1. microsociologia, macrosociologia, ecc PDF

Title 1. microsociologia, macrosociologia, ecc
Course Storia dell'educazione e della pedagogia  
Institution Università degli Studi di Verona
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appunti sociologia
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Introduzione alla sociologia, 24-25 settembre:

"Manuale di sociologia", cap.I La sociologia, nata in Europa nel XIX secolo, è lo studio scientifico della società, delle sue istituzioni e dei rapporti sociali. Le indagini sociologiche seguono un metodo scientifico (formulazione di ipotesi, raccolta dati, confrontare ipotesi e dati raccolti per confutare o confermare le ipotesi iniziali) -> fattori che fanno della sociologia una scienza sociale; lo scopo conoscitivo della sociologia è la ricerca delle ragioni profonde che presiedono all'interazione e alle istituzioni sociali. La sociologia nacque, infatti, per studiare i problemi sociali legati all'industrializzazione e all' urbanizzazione; in modo particolare di ciò si occupò la sociologia americana di fine ‘800. (Prima opera di sociologia: 1897 "Il suicidio, studio di sociologia" E. Durkheim) La nascita di tale disciplina è stata influenzata da tre rivoluzioni: 1. rivoluzione scientifica: suggerì di studiare i fenomeni sociali con i metodi delle scienze naturali, ovvero il metodo sperimentale e l'osservazione empirica; 2. rivoluzione industriale: mutò radicalmente le condizioni materiali di milioni di persone, generando un'area di interesse per economisti e ricercatori sociali; 3. rivoluzione francese: in quanto scardinò la credenza relativa all' immutabilità dell'ordine sociale. Si può dunque affermare che la nascita della sociologia sia frutto del cambiamento della società, quando i fondamenti di questa furono messi in discussione. Esistono cinque prospettive sociologiche per la spiegazione dei fatti sociali: 1.la prospettiva demografica: i fatti sociali sono spiegati a partire da variabili che investono la popolazione (nascite, morti, migrazioni,..); 2.la prospettiva psicosociale: i fatti sociali sono spiegati a partire dal significato che rivestono per le persone in termini di credenze, motivazioni atteggiamenti, senso di identità 3.la prospettiva delle strutture collettive: rivolta principalmente allo studi di gruppi, organizzazioni, comunità; 4.prospettiva delle relazioni: 5.prospettiva culturale:

Cosa influisce maggiormente sulla vita sociale? I sociologi non concordano tra loro nell’individuazione dei fattori che influenzano maggiormente la vita sociale. Da qui una decisiva divisione tra microsociologia e macrosociologia. MICROSOCIOLOGIA -> Weber: i sostenitori di tale posizione si concentrano sulle interazioni quotidiane tra individui. L’ordine sociale è spiegato a partire dalle interazioni sociali. Gli attori delle interazioni, durante il corso di queste, forniscono un significato ai vari comportamenti umani alla base delle società-> costruttivismo MACROSOCIOLOGIA -> Durkheim: i sostenitori di tale posizione si concentrano sulle strutture che sorreggono la società (es. famiglia, ordinamenti religiosi..). L’ordine sociale è spiegabile in termini di rapporti tra tali strutture e a partire dai cambiamenti che in tali strutture avvengono. Tali strutture esistono oltre l’individuo. Le principali differenze tra le due posizioni risiedono: VERIFICARE, spiegato velocemente Le principali teorie microsociologiche: 1.teoria dello scambio (di Homans): gli individui basano l’interazione sulla considerazione del rapporto costi-benefici (=regola dello scambio), ovvero interagiscono l’uno con l’altro fino a quando è utile, producente, positivo. 2.teoria etnometodologia (di Garfinkel): gli individui basano l’interazione sulla condivisione di regole di senso comune (=etnometri), volte a orientare il proprio comportamento e a comprendere

quello altrui. 3.modello drammaturgico (di Goffman): prevede che gli individui operino come su un palcoscenico teatrale, agendo in modo formalizzato sul palco, alla “ribalta” e in modo non formale nel retroscena, ovvero quando si prepara l’interazione. 4.teoria del interazionismo simbolico: ne fu precursore Mead (1934) e successivamente sviluppata da Blumer (1969); tale teoria suggerisce che la risposta individuale agli stimoli sociali trovi una mediazione decisiva nell’attribuzione di significati agli stimoli. L’interazione di routine si basa sulla condivisione di tali stimoli. Le principali teorie macrosociologiche: Le principali teorie macrosociologiche sono il funzionalismo e la teoria del conflitto. Le principali differenze tra tali teorie risiedono nella concezione stabile, ordinata, integrata della società da parte dei funzionalisti (il fine delle interazioni è produrre integrazione e, dunque, stabilità sociale); mentre, al contrario, i teorici del conflitto ritengono la società un luogo di scontro tra portatori di interessi diversi: chi prevale produce istituzioni di dominio, da ciò deriva l’ordine sociale. Esistono però anche dei punti in comune che permettono alle due teorie di completarsi a vicenda. In tutte le aggregazioni sociali esiste un certo grado di disaccordo sui valori e la teoria del conflitto evidenzia tale carattere, il funzionalismo invece offre invece risposte sul perché le società riescano a restare unite e a funzionare discapito dei mutamenti. 1.funzionalismo: nasce con Spencer nel 1897 e viene rifinita da Durkheim. Nel ‘900 i principali esponenti di tale posizione furono Persons e Merton. I funzionalisti vedono la società come un organismo vivente composto di parti (es. sfera economica, politica, religiosa) ciascuna delle quali svolge una funzione specifica. Se una parte smette di funzionare, il corpo sociale subisce a sua volta dei problemi o addirittura smette di funzionare. Dunque, emerge qui il perché sia così importante l’interazione per i funzionalisti: il tutto funziona (società) se ogni sua singola parte funziona adeguatamente. Per spiegare un fatto sociale è necessario mostrare la funzione che esso gioca all’interno della società -> partire dagli effetti per giungere alle cause. Principali presupposti del funzionalismo contemporaneo: 1. una società è un sistema di parti interrelate; 2. i sistemi sociali sono tendenzialmente stabili e integrati, grazie al consenso diffuso intorno a un certo insieme di valori e alla presenza di meccanismi di controllo sociale specifici (polizia, ecc.); 3. la dinamica sociale produce ricorsivamente delle disfunzioni fisiologiche che però vengono risolte per dissoluzione o integrazione nel sistema; 4.il mutamento sociale tende ad essere graduale anziché rivoluzionario. 2. teoria del conflitto: deriva dal pensiero di Marx (1848). Secondo Marx il motore della dinamica sociale è il conflitto tra la classe dei capitalisti e quella dei proletari. Queste due classi non hanno valori comuni: una classe sfrutta l’altra o ne è sfruttata. Per tale ragione queste due classi si scontrano incessantemente tra loro: solo la rivoluzione proletaria può trasformare la società. Una delle più influenti reinterpretazioni del pensiero marxista è offerta da Dahrendorf (1957). Secondo Dahrendorf, Marx riduce il conflitto sociale al contrasto tra classi economicamente diverse mentre egli ritiene che il conflitto emerga tra coloro che possiedono il potere e coloro che ne sono esclusi. La sua teoria del conflitto prevede degli elementi essenziali: 1. la struttura sociale si basa sul dominio di alcuni gruppi rispetto ad altri; 2. ogni gruppo sociale ha degli interessi comuni, diversi da quelli di altri gruppi; 3.acquisita la consapevolezza di interessi comuni, gli individui possono diventare una classe sociale;

4. l’intensità del conflitto di classe dipende d: a) dl grado di concentrazione del potere nelle mani di qualcuno, b) dalla possibilità di acquisire potere per i gruppi che non ce l’hanno, c) libertà di formare gruppi politici.

La ricerca sociologica: La ricerca inizia spesso da un’idea sulla causa di un evento o comportamento. A partire da tale idea si costruisce un enunciato. Tale enunciato è l’ipotesi. Le ipotesi vengono formulate in modo da poterne provare la veridicità o falsità. Esse non sono isolate ma radicate all’interno di enunciati che, a loro volta, contengono diverse ipotesi interrelate su un medesimo argomento; queste “costellazioni” di ipotesi si dicono teorie. Ipotesi e teorie sono gli ingredienti base della ricerca sociologica; esse vengono convalidate o rigettate attraverso l’impiego di regole e procedure di lavoro chiamate metodi. La maggior parte dei progetti di ricerca mira a scoprire e misurare le variazioni di un dato fenomeno e a spiegarne la possibile relazione con un secondo. Il primo fenomeno è detto variabile dipendente, mentre il secondo variabile indipendente. Ogni volta che si stabilisce una relazione tra variabile dipendente e indipendente, i ricercatore formulano un’ipotesi. 1.Indagine campionaria: scopo acquisire informazioni, dati sul campionario. Funziona secondo il seguente schema: 1.definizione della popolazione; 2.definizione del campione; 3.formulazione di domande da sottoporre ai componenti del campione; 4.codifica ed elaborazione dei dati -> macrosociologia...


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