12 Gli anni \'60 e \' 70 in Italia PDF

Title 12 Gli anni \'60 e \' 70 in Italia
Author Bear Baloo
Course STORIA CONTEMPORANEA
Institution Università degli Studi di Sassari
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Gli anni ’60 e ’70 in Italia. L’inizio degli anni ’60 in Italia è caratterizzato dal Boom Economico che ha investito il paese. Ciò fu permesso dalla presenza di grandi imprese gestite da importanti famiglie Italiane (Agnelli, Pirelli, Falk, Costa, Ansaldo) che agevolate dall’IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale) favorirono un maggiore slancio verso l’industrializzazione. Questo periodo vide inoltre la nascita di enti pubblici quali l’ENI (Ente Nazionale per gli Idrocarburi) fondata da Enrico Mattei che consentì di avviare un programma di raffinazione e di distribuzione di petrolio e gas da distribuire sull’intera rete nazionale. Si poté quindi assistere ad un clima di generale benessere e nelle famiglie italiane iniziarono ad essere presenti i primi elettrodomestici permettendo così all’Italia di trovare un posto tra i primi produttori ad esempio di Frigoriferi e di lavatrici. Nelle famiglie italiane comparvero anche le prime automobili che consentirono visto il loro largo uso di investire nelle infrastrutture e così di ampliare la rete stradale nazionale con la costruzione dell’Autostrada del Sole che collegava inizialmente Milano a Roma e successivamente Napoli e Reggio Calabria. Tuttavia questo periodo fu caratterizzato da profondi squilibri tra Nord e Sud dove in quest’ultimo non si poté assistere al quel processo di modernizzazione che aveva investito il Nord la cui crescita era stata caratterizzata da una massiccia migrazione interna proveniente dalle terre meridionali e che portarono ad un’esponenziale crescita della popolazione nelle città, a volte caratterizzata da fenomeni di discriminazione. Durante questo periodo si assistette, a livello politico ad un’apertura verso il centro sinistra, agevolato sia dalla fase distensiva della Guerra Fredda, nonché dalle trasformazioni che si stavano verificando nella società italiana. Promotori di questa apertura furono Amintore Fanfani e Aldo Moro (DC), che compresero quanto fosse necessario avvicinare la politica italiana ai pensieri riformatori della sinistra, la quale aveva preso le distanze dall’URSS dopo i fatti successi in Ungheria. Il pensiero di un possibile Governo di centro sinistra tuttavia costituì un elemento di rottura all’interno della DC e che caratterizzò nel marzo 1960 alla formazione di un Governo monocolore rappresentato per intero dalla DC e che vedeva al vertice Fernando Tamboroni il quale autorizzò un congresso del Movimento Sociale Italiano a Genova (Città notoriamente di sinistra). Nel luglio del 1960 si verificarono in tutta Italia numerose manifestazioni di protesta antifascista che vennero represse dalla polizia. Tali manifestazioni erano partecipate da numerosi giovani che pur non avendo mai vissuto il fascismo e la guerra abbracciavano l’ideologia ed i valori antifascisti. Le continue proteste costrinsero Tamboroni alle dimissioni e fu chiaro il segnale per la DC come la democrazia in Italia fosse stata fortemente minacciata sia ad un’alleanza di governo alla componente comunista che ad un’alleanza di governo con la componente neofascista. Nonostante questi timori Aldo Moro (Segretario DC) decise che il paese aveva la necessità di svoltare politicamente ed allargò il suo governo verso il partito socialista creando nel 1962 il primo governo di Centro Sinistra che venne definito programmatico in quanto prevedeva diverse riforme tra cui la nazionalizzazione dell’industria dell’Energia Elettrica (nacque l’ENEL), la modifica della scuola media (che non prevedeva più l’indirizzo all’avviamento professionale e che vedeva elevato il limite a 14 anni). La nuova composizione del Governo non ebbe grande successo alle urne (aprile 1963), ma nonostante ciò la DC riuscì ad avere la maggioranza dei voti consentendo così ad Aldo Moro nel 1963 a formare un nuovo governo di centro sinistra (Governo Organico) coinvolgendo il PSI (Partito Socialista Italiano). Moro riuscì a guidare tre governi di centro sinistra dal 1963 al 1968 riuscendo solo in parte a portare a termine le riforme. Nel clima generale della politica del contenimento USA, crebbe in Italia il timore che questa apertura a Sinistra potesse costituire una seria e concreta minaccia di un’avanzata Comunista, il cui timore venne manifestato anche dall’allora Presidente della Repubblica Antonio Segni da sempre contrario ad un governo di centro sinistra. Nell’estate del 1964 l’Italia si assistette ad un clima di profonda crisi politica che culminò con un tentativo di colpo di stato (la notizia venne resa pubblica solo nel 1967 dopo un articolo sul periodico l’Espresso e dopo le rivelazioni di un parlamentare il quale riferì di un “inconsueto tintinnio di sciabole” riferendosi alla manifestazione della parata militare per la Festa Nazionale del 2 giugno 1964) ad opera del Comandante Generale dei Carabinieri Generale di Corpo d’Armata Giovanni De Lorenzo, il quale attraverso il Piano Solo (denominato così in quanto solo l’Arma dei Carabinieri avrebbe dovuto parteciparvi)

si sarebbe dovuto procedere con l’arresto degli esponenti di spicco della politica comunista italiana. Il Piano Solo non venne mai attuato, ma riuscì a bloccare i progetti riformatori del governo e nel 1964 Antonio Segni si dovette dimettere per lasciare spazio al neo eletto Giuseppe Saragat. Lo stesso anno vede a Yalta la morte di Palmiro Togliatti, Segretario del Partito Comunista, a cui succederà Luigi Longo. Quel contesto storico fu il terreno fertile per la nascita dei primi segnali di contestazione che videro nei giovani i protagonisti. Contestazioni alimentate dagli echi delle proteste d’oltreoceano delle università e delle lotte per i diritti, ma anche contestazioni di natura politica influenzate dagli avvenimenti internazionali come la Guerra nel Vietnam, la morte del “Che” e delle rivoluzioni culturali che avevano interessato il mondo. I campi di discussione di queste contestazioni erano le università. L’inizio delle contestazioni universitarie ebbe luogo a Roma all’Università La Sapienza nr. 1966 dove un gruppo di estremisti di destra aggredì alcuni giovani di sinistra provocando la morte dello studente socialista Paolo Rossi. Nella primavera del 1968 le università furono il terreno di numerosi sconti come accadde a Roma presso la facoltà di Architettura a cui seguirono numerose altre contestazioni e occupazioni. I movimenti studenteschi che animavano le proteste con il passare del tempo si divisero in diversi gruppi dando luogo a movimenti come Potere Operaio e Lotta continua. Alla protesta studentesca si aggiunsero poi le proteste dei lavoratori con le lotte operaie le cui manifestazioni venivano organizzate dai sindacati metalmeccanici. Da queste lotte ne derivò lo statuto dei lavoratori (maggio 1970) che garantiva diritti politici e sindacali. Questo periodo fu segnato dall’avanzata delle ideologie fasciste che chiudevano il decennio del 1960 con atti di terrorismo come nel 12 dicembre 1969 con la strage di piazza Fontana a Milano presso la Banca dell’Agricoltura, dando vita alla stagione della strategia della tensione, che si poneva come obiettivo quello di impedire l’avanzare della spinta riformatrice delle proteste studentesche. In questo contesto furono portate in avanti delle innovazioni sotto il profilo sociale che costituirono l’inizio di un processo di modernizzazione. Provvedimenti che prevedevano l’ampliamento dell’accesso alle facoltà universitarie a tutti i cicli di scuola secondaria. Tra i vari movimenti di protesta si fece spazio il movimento femminista attraverso il quale si ottennero numerose conquiste sul piano sociale e dei diritti. In quegli anni molte donne riuscirono ad essere elette in Parlamento ed attraverso una legge di parità venne eliminata ogni discriminazione gettando le basi per il futuro concetto di Pari Opportunità. Il movimento femminista fu il promotore di importanti riforme tra le quali quelle sulla modifica del reato di adulterio, e sul referendum che istituì il divorzio. Altro importante traguardo fu l’impegno per una maternità consapevole e che permise la promulgazione della legge sull’aborto (1978). Le proteste giovanile proseguì nel corso degli anni e le frange più estremiste dei movimenti studenteschi e operai confluirono in una componente clandestina che faceva della lotta armata la sua principale attività di contrasto allo Stato. Nel 1970 nacquero le Brigate Rosse che negli anni a seguire attraverso sequestri di persona ed attentati vari terrorizzarono il paese. Anche la componente della destra neofascista ebbe momenti di intensa attività attraverso azioni di rivolta, attraverso stragi (Treno Italicus 1974) e azioni eversive come il rocambolesco tentativo di golpe promosso da Junio Valerio Borghese già comandante della X^ flottiglia M.A.S. che con una compagnia di Allievi del Corpo Forestale dello Stato (Colpo di stato noto come Golpe Borghese/ dei Forestali / Dell’Immacolata) tentò nella notte tra il 07-08 Dicembre 1970 di occupare le sedi del Viminale, del Ministero della Difesa e della RAI, senza ottenere tuttavia alcun esito favorevole. L’orientamento politico italiano si spostò nuovamente a destra sia grazie all’elezione di Giovanni Leone (DC) come Presidente della Repubblica che alle elezioni anticipate nel 1972 che portarono all’aumento dei voti il MSI. In questo contesto il PCI guidato da Enrico Berlinguer, elaborò una politica finalizzata sia ad un’apertura con i democristiani che ad un distacco dai principi dettati dal PCUS. Berlinguer formulò il concetto di compromesso storico rafforzando i rapporti con i partiti comunisti di Francia e Spagna dando quindi vita all’Eurocomunismo e permettendo quindi l’avvicinamento alla DC. L’aumento del prezzo del petrolio a livello mondiale determinò l’inizio di una crisi economica che colpi anche l’Italia che dovette attuare dei provvedimenti di austerità (1973).

Nelle elezioni amministrative del 1975 e 1976 si assistette nuovamente ad uno spostamento a sinistra dove il PCI ottenne un guadagno di voti rispetto alle precedenti elezioni. Il mondo politico italiano si era posto il problema della “questione comunista” ovvero del coinvolgimento del PCI nel governo. Il PCI ottenne un importante risultato con le dichiarazioni che fece Berlinguer in relazione al Patto Atlantico, riferendo che per l’Italia era importante e che non ne doveva uscire. In questo scenario Aldo Moro comprese come fosse necessario avere un confronto con il PCI che nel frattempo aveva raccolto consensi anche tra i non comunisti, rassicurando così sia i dirigenti della DC che il presidente americano Ford e Kissinger, preoccupati per un’eventuale ingresso nel governo dei comunisti e del fatto che vi fosse incompatibilità circa la permanenza dell’Italia nella NATO. Nel 1976 il PCI entra a far parte del governo con il governo di solidarietà nazionale. In questo scenario di austerità, si fece sempre più violenta la protesta dei giovani e degli operai che formarono un’area denominata autonomia operaia e nei cortei iniziarono ad essere presenti delle armi. Molto incisiva fu la seconda fase delle Brigate Rosse, che ebbe come obbiettivo l’attacco al cuore dello Stato, e che si concretizzò con una serie di omicidi dei personaggi di spicco della politica e della magistratura. Nel marzo del 1978 in via Fani a Roma si consumò ad opera di un commando delle BR il rapimento di Aldo Moro. Durante l’azione vennero uccisi cinque uomini della scorta. Moro venne chiuso in un carcere del popolo e processato dai suoi carcerieri con l’accusa di essere il teorico e lo stratega di un regime democristiano oppressore del popolo italiano. In un comunicato le BR facevano sapere che Moro era stato condannato a morte. Il suo cadavere verrà trovato il 9 maggio 1978 in Via Caetani di Roma non lontano delle sedi della DC e del PCI. Contro il terrorismo di ogni colore venne attuata da parte del Governo una lotta serrata in quanto le attività criminali e le stragi non avevano accennato a diminuire (strage di Bologna, Treno Napoli Milano). Tale lotta al terrorismo venne intrapresa dal Coordinatore Generale dell’Antiterrorismo Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, che venne nominato prefetto di Palermo. Nel settembre del 1982 verrà ucciso in un attentato mafioso a Palermo assieme alla moglie. Nel 1978 venne eletto alla presidenza il socialista Sandro Pertini mentre la Chiesa vedeva la nomina quale pontefice un papa polacco Carol Wojtyla che assunse il nome di Papa Giovanni Paolo II. La crisi economica si faceva sempre di più sentire nel paese ed in questo clima il governo dovette usare misure sempre più rigide. In questo contesto di austerità il PCI decise di uscire dalla maggioranza ponendo fine al governo di solidarietà nazionale. Nelle elezioni che seguirono la crisi di governo, venne eletta la prima donna quale Presidente della Camera Leonilde Iotti....


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