Appunti sviluppo territoriale PDF

Title Appunti sviluppo territoriale
Author Manuel Urli
Course Sviluppo territoriale
Institution Università degli Studi di Torino
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Summary

SVILUPPO TERRITORIALELEZIONE 1MATERIALI DIDATTICI. Salone (2007) Politiche territoriali. L’azione collettiva nella dimensione territoriale. Conti, Giaccaria, Rossi, Salone (2014). Geografia economico-politica , Milano, Pearson, cap. 3-6- Geografia economica e politica (cap. 3) Gli altri in pdfConsid...


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SVILUPPO TERRITORIALE LEZIONE 1 MATERIALI DIDATTICI. Salone (2007) Politiche territoriali. L’azione collettiva nella dimensione territoriale. Conti, Giaccaria, Rossi, Salone (2014). Geografia economico-politica, Milano, Pearson, cap. 3-6-7 Geografia economica e politica (cap. 3) Gli altri in pdf Consideriamo alcune parole chiave: territorio, attori (soggetti che usano le risorse nel contesto geografico), politiche, sviluppo come concetto “trasversale”. Spazio geografico --> Nel tempo le società umane occupano e modificano lo spazio territoriale; nell’interazione tra territorio e società c’è un processo di differenziazione spaziale e nascono le disuguaglianze. Istituzioni politiche --> esercitano una funzione di controllo nello spazio; l’autorità è data alle istituzioni dai cittadini: lo Stato può esercitare legittimamente la violenza per evitare screzi interni e garantire la convivenza civile. Vediamo quali sono le discipliche che considereremo: GEOGRAFIA REGIONALE. Consiste dell’interpretazione degli spazi terrestri: le caratteristiche morfologiche accomunano e differenziano. Le risorse, materiali e non, concorrono nella differenziazione degli spazi geografici. Occorre adottare una visione in divenire, dinamica del territorio. GEOGRAFIA DELLO SVILUPPO. Il tema dello sviluppo non è prettamente economico; considereremo il periodo dell’economia del benessere (’45-’70). Influenza il modo con cui l’Italia affronta i problemi dell’economia nazionale. Vedi mezzogiorno, distretti industriali. Tratteremo poi il paradigma dello sviluppo locale. GEOGRAFIA POLITICA. Separare ciò che accade in scala locale e in scala globale non è facile: evidentemente il globale esercita pressioni sul locale, lo influenza; ma l’interazione è anche dal basso verso l’alto (la volontà di avere indipendenza influenza chi è più in alto). Le relazioni tra globale e locale sono biunivoche; gli attori locali formano coalizioni di sviluppo che mettono sul tavolo proposte, appunto, di sviluppo, superando momenti di crisi in termini locali (pensiamo a quello che è successo a Torino negli anni ’90, nel momento di transizione dall’economia basata sul settore automobilistico a un altro modello più efficace). Gli attori, trovando delle convergenze di interessi, trovano modi per superare fasi di transizone particolarmente dolorose (ci si confronta anche con realtà esterne per cogliere sempre più occasioni). Immaginiamo la multiscalarità con riferimento alla governance (la transcalarità è un concetto più complesso che vedremo in seguito). APPORTO DELLE POLITICHE TERRITORIALI. Le alleanze tra attori sono, come abbiamo detto, fondamentali; inoltre, consideriamo come si affermano i sistemi locali.

LEZIONE 2 LO SPAZIO IN H. LEFEBVRE Lefebvre è un teorico sociale difficile dal punto di vista disciplinare: tratta un sacco di tematiche, ma in particolare porta la propria riflessione sul modo in cui lo spazio viene prodotto dalla società, dalla storia, dalle varie forme di organizzazione sociale. Ogni società produce il proprio spazio (spazializzazione) e in base ai valori si producono spazi diversi in modo diverso. Riflette inoltre relativamente al diritto alla città, tema che sta a cuore ai movimenti che rivendicano l’uso di spazi pubblici abbandonati tramite i permessi del comune (i cittadini attivi

hanno il diritto di usare la città). L’altropologo francese opera negli anni ’70 circa, tempi di contestazioni studentesche, e magari ispira anche le rivoluzioni in atto. Scrive La Production de l’Espace: è il lavoro che più di altri ha condizionato e influenzato la concezione di spazio; secondo l’autore, ogni società nel corso della storia, ogni organizzazione sociale, produce la propria concezione di spazio, quindi la spazializzazione è un concetto che si diversifica nel corso del tempo, è prodotto dalla società sulla base di valori culturali, simbolici ecc. Secondo l’autore, la dimensione spaziale deve essere vista in una sorta di rappresentazione triplice (trialettica dello spazio): ➔ Spazio vissuto (espace vécu). È frutto delle pratiche spaziali quotidiane, è lo spazio delle esperienze di tutti i giorni, quello che ci appartiene in maniera più spontanea e che non ha bisogno di essere spiegato perchè è interno alle relazioni umane. È la pratica spaziale di ogni giorno che nasce dalle relazioni. ➔ Spazio concepito (espace conçu). Sono le modalità con cui lo spazio è interpretato da coloro che devono descriverlo; non necessariamente è lo spazio vissuto: è lo spazio descritto da urbanisti e geografi, per esempio. E’ proprio del sapere esperto, nasce da una concezione razionale soggetta a certe regole di rappresentazione, seleziona certi elementi e non altri. ➔ Spazio delle rappresentazioni (espace perçu). È lo spazio percepito dagli utenti che non necessariamente è lo spazio vissuto. Lo spazio delle rappresentazioni è quello intuito tramite l’occhio di abitanti e artisti, che considera anche le immagini dello spazio. In termini storici, possiamo immaginare lo spazio come un soggetto in evoluzione in stadi: attribuiamo una complessità crescente allo spazio, da allora ad oggi; la visione storicistica ed evoluzionistica può sembrare, oggi, un po’ meccanica, mentre la visione precedente è sempre un po’ più semplicistica. Gli stadi di evoluzione del concetto di spazio nella sua visione sono i seguenti: •

Spazio assoluto. Non confondiamolo con quello astratto. ‘Assoluto’ vuol dire sciolto da qualunque “legame con”; è frutto di una concezione magico-religiosa che influenza le culture pastorali originarie, le quali a propria volta influenzano la cultura contemporanea. Lo spazio assoluto non può essere influenzato dagli esseri umani in quanto in mano ad esseri superiori: è una visione che divinizza, che considera solo la natura e le divinità che sacralizzano lo spazio tramite relazioni magiche tra le componenti di tali rapporti.



Spazio astratto. È lo spazio pensato di Cartesio, quello della res extensa, od oggetto pensato, per intenderci; è conoscibile solo tramite una rappresentazione che è la terna cartesiana (R3, che dà la posizione degli oggetti nello spazio, tramite una coordinata in tre dimensioni, ma non esaurisce la complessità dello spazio e non dà informazioni sulle caratteristiche del luogo). Lo spazio astratto non appartiene solo alla geografia tradizionale, nel periodo delle grandi esplorazioni, ma si spInge sino ai giorni nostri; Christaller studia, negli anni ’30, le regioni urbanizzate nell’area meridionale, alla ricerca di regolarità insediative che dimostrino una sua tesi, che il mondo a lui contemporaneo e industrializzato, dal punto di vista delle strutture territoriali, si sviluppi gerarchicamente,

con il sorgere di centri urbani di dimensione variabile a seconda dell’area di influenza dei prodotti e dei servizi che si commercializzano nell’area (è interessato all’area della Germania postbellica). È interessante in Christaller la formula che sta alla base della sua ripartizione dello spazio, che ha una struttura ad alveare; individua un insieme di strutture esagonali che hanno ai propri vertici i centri urbani, collegati da linee di flusso di beni o servizi (è una rappresentazione astratta dello spazio regionale: ovviamente lo spazio non è così ripartito, nella realtà). La stella rossa è la località centrale principale, sotto la quale si colloca il triangolo nero intermedio, a seguire il rombo blu ecc. Con l’aumentare della complessità dei beni e servizi forniti, questi ultimi sono prodotti e commercializzati in centri urbani di rango sempre più alto (più alto è il rango della località urbana considerata, più complesso e alto e raro è il livello dei beni e servizi in esso erogati). Il numero delle grandi città è basso, altrimenti le città non potrebbero mantenere un controllo dello spazio così ampio rispetto ai beni e servizi che ospitano; i beni e servizi sono forniti nei centri urbani di alto rango, quindi i cittadini si devono spostare di conseguenza; la maglia esagonale che emerge in questa teoria è del tutto astratta: le aree di mercato di cui ogni singolo polo è elemento dominante sono circolari, sempre in una visione astratta (si immagina uno spazio isotropico, senza ostacoli; Christaller disegna le aree di domanda del bene o servizio con un compasso, e sovrapponendo i cerchi questi si sovrappongono e creano degli esagoni, e così emerge la figura ottenuta). Chiaramente, il modello di riferimento di carattere empirico è quello della regione da lui studiata in Germania meridionale; l’economista dichiara che questo studio però sia estendibile universalmente, date certe ipotesi, quindi da un’intuizione induttiva si costruisce una teoria tipicamente deduttiva, applicabile ai singoli casi, anche se molto diversi tra loro. Notare che se ci sono poteri centrali che pianificano la costruzione dello spazio (vedi regimi comunisti dell’est europa), la struttura inseditiva è molto più regolare; se le radici insediative sono più antiche, la struttura è meno regolare, perchè lo spazio, meccanismo dominante, prende forma spontaneamente. Se lo stato centrale nasce tardi, non si può imporre un modello centralista: pensiamo all’Italia, dal punto di vista non solo economico, ma anche politico



Spazio sociale. Un esempio di spazio sociale risiede nell’interdipendenza tra città e campagna: il rapporto tra spazio urbano e spazio rurale è tutt’ora dibattuto. È un prodotto di rapporti sociali che si inserisce in una realtà inerente ai rapporti di proprietà (della terra) e alle forze produttive (che lavorano la terra); si parte dalla natura, la materia prima, per creare degli spazi strategici, dove si dispiegano relazioni e progetti che si strutturano attraverso relazioni di potere.



Spazio contraddittorio. Si cercano di mettere insieme tutti gli elementi dello spazio contemporaneamente, riducendo la tridimensionalità della superficie; la prospettiva è alterata, con la messa in evidenza di diversi elementi del medesimo spazio, rendendo lo spazio franto, disarticolato e simultaneizzato. Vi è un’opposizione tra linee e piani: il significante, cioè l’elemento che contribuisce alla creazione dello spazio, ciò che si vede e si tocca, si scinde dal significato, cioè da ciò che quell’oggetto rappresenta in realtà, il suo motivo d’essere. La tridimensionalità, di cui ora lo spazio è aprioristicamente privo, torna tramite la giustapposizione dei molteplici aspetti dell’oggetto dipinto (la simultaneità crea tridimensionalità). Consideriamo uno spazio che sta subendo una trasformazione: occorre notare che lo spazio sia influenzato anche dal tempo, che è parte integrante dell’analisi. Il sistema capitalistico frammenta lo spazio tramite la suddivisione in livelli gerarchici: c’è una segmentazione della produzione, è imposta una specializzazione dei lavoratori che perdono di vista il prodotto finale, concentrandosi sul proprio ruolo e alienandosi. Questi squilibri, questo spaccarsi del mondo non solo nella produzione, ma anche nello spazio, si ripercuote a diversi livelli, sia locale che globale. Lo spazio contraddittorio riflette le relazioni di classe, che sono di tipo conflittuale (centro-periferia, capitalista-proletario ecc).



Spazio differenziale. È quello spazio che noi conosciamo dalla nostra esperienza quotidiana; è uno spazio in cui all’apparente fluidità delle relazioni si impongono improvvise fratture, spaccature all’interno delle quali si manifestano fenomeni sociali non riconducibili all’ordine della società così come noi la conosciamo: si rifiuta così l’omogeneità dello spazio astratto, nel riconoscere le differenze, qualunque natura abbiano. Facciamo un esempio: una favela a due passi da un’area residenziale molto ricca; in uno stesso territorio possono riconoscersi molte realtà adiacenti coesistenti, sta a chi guarda far caso alle differenze o ignorarle. La vicinanza non implica omogeneità economica o sociale: un solo muro può dividere contesti sociali molto distanti. Spazi di diversa natura possono quindi coesistere: pensiamo alla Place des Vosges (dove c’è circolazione pedonale, le attività economiche sono prossime e si può parlare di spazio sociale) a due passi dalla Place della Concorde (dove circolano i veicoli, in quanto snodo della mobilità, e lo spazio è astratto). Space e place sono due concetti diversi: spazio e luogo non sono la stessa cosa; lo spazio sociale è più vicino a un luogo, per intenderci (magari cercati un approfondimento). Lo spazio differenziale emerge nelle connessure imperfette, dai punti liminali e dai margini delle strutture dello spazio astratto: dalle aree urbane di frangia, dalle baraccopoli, dalle pratiche proibite.

LEZIONE 3 LUOGO E TERRITORIO SPAZIO (quello di Christaller, per capirci) - Astrattezza - Metrica topologica - Esterno

LUOGO - Concretezza - Metrica topografica - Interno

LUOGO --> possiamo definire il luogo in modi diversi, con diverse concezioni. -

Luogo come localizzazione fisica. Ci sono elementi materiali che poggiano su una superficie fisica e sono circondati da una linea, da un perimetro, qualcosa che li circoscrive. La georeferenziazione è il criterio di identificazione del luogo.

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Luogo come localizzazione culturale o sociale. Ha un’accezione metaforica che si accompagna a quella materiale; le persone sono localizzate all’interno di reti di relazioni che ne definiscono l’identità e la posizionalità: quello che c’è all’interno di reti di relazioni, le quali definiscono l’identità e la posizionalità degli oggetti, delle persone, delle cose che stanno all’interno della rete, costituisce il luogo. Nello spazio e nel tempo, i diversi gruppi sociali e culturali sono pensati come appartenenti a specifici luoghi: donne, immigrati, infedeli ecc. Per esempio, la donna è associata a determinati luoghi (come quelli domestici). Si può ritrovare la propria identità NEL luogo stesso.

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Luogo come contesto. In base a dove gli oggetti si collocano, questi assumono un’identità; se prima il luogo associato a certi soggetti definiva un’identità nel luogo stesso (le donne in casa, per dire), adesso, in questo contesto areale di eventi, oggetti e azioni, che plasma e modella l’identità di questi elementi dello spazio, possiamo parlare di identità del luogo, di interazioni di persone con soggetti animati e inanimati. In altre parole, persone e luoghi condizionano a vicenda la propria identità, per cui si può parlare di identità DEL luogo.

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Luogo come costrutto sociale. Il luogo è l’esito di una costruzione sociale fondata su elementi materiali e relazionali. Quando il sistema economico parla di riforme, si guarda all’identità del paese, per creare un modello di sviluppo che favorisca le differenze che sono parte integrante della società; l’identità, in un tempo di globalizzazione, il quale porta un rischio di omologazione, è continuamente richiamata, ma questo è un fattore di pericolo perchè se la si richiama è perchè è in difficoltò. In ogni caso, un’identità che appartiene ai luoghi è un’identità mutevole, che cambia in quanto cambiano le componenti che la costituiscono, infatti ci basiamo sulla precedenta acceziona di luogo per rappresentarlo come la combinazione di elementi materiali e relazioni, costruzione che subisce un’evoluzione del tempo in quanto frutto di una stratificazione. Come evolve la società, evolvono anche i luoghi.

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Luogo come processo sociale. Non è solo un costrutto, qualcosa con caratteristiche ben definite, ma è qualcosa che ha a che fare con una dimensione processuale. Il luogo si compone di tre elementi, secondo Agnew (1984): la localizzazione (location), determinata da coordinate fisse; qualità fisiche (locale), caratteristiche di un luogo: anche se un luogo è pensato come un costrutto sociale, ci sono elementi imprescindibili come il terreno, la morfologia, il clima ecc; un terzo aspetto riguarda l’attaccamento emozionale soggettivo a un luogo (sense of place). Questi tre elementi definiscono il luogo come noi lo cogliamo all’interno del nostro discorso disciplinare. Potrebbe essere domanda di esame.

Spazio e luoghi nella globalizzazione Lo spazio è visto da un lato come qualcosa di enorme, dall’altro come qualcosa di piccolo e famigliare; abbiamo due diverse cosmologie: lo spazio come superficie uniforme (un mezzo da attraversare per raggiungere un punto: pensiamo ai conquistadores che attraversano l’oceano per raggiungere le colonie; ci si focalizza sui flussi e sulle reti di relazione a lungo raggio) da un lato, e dall’altro come un desiderio di protezione e resistenza rispetto a una dimensione spaziale in quanto omologante (è la sfera delle pratiche quotidiane, una trincea in cui le comunità si difendono dalle minacce esterne, la dimensione del piccolo e del famigliare). Un esempio di cui possiamo parlare, riferito a tutti i giorni, è una tipica frase estratta da una pubblicità di mobili: “transforming space into place”: inserendosi in uno spazio lo si modifica, tramite azioni materiali o immateriali, caratterizzando e, nel nostro esempio, personalizzando, lo

spazio. Si può banalmente avere un gruppo di persone che si insediano in un certo luogo, modificandolo e scambiandosi conoscenza reciprocamente. Un caso molto interessante sul diverso modo che abbiamo di guardare al contesto geografico, in base alle radici culturali, è rappresentato dall’aneddoto che segue: è la storia di una missione imperiale britannica della fine del ‘700, e di un vascello, Discovery, relativa alla conquista di territori in Canada; lo strumento principale è la mappa, l’appropriazione sulla carta di uno spazio non ancora caratterizzato dal diritto di proprietà di altri. Quando mi impadronisco del posto, lo battezzo e gli conferisco un senso. Se per i britannici il mare è uno spazio vuoto, è per i nativi un luogo: il comportamento in mare dei nativi è un movimento zigzagante, si muovono come ubriaci vicino alla costa; il mare è vissuto dai nativi come un luogo anche di religione e di famigliarità. Ad ogni modo, i conquistatori hanno reso lo spazio (per altri già) luogo dandogli una denominazione sulla mappa.

TERRITORIO Il territorio è un concetto ambiguo. “Territory” rimanda all’antica etimologia latina; “... territory is a compromise between a mythical aspect and a rational or pragmatic one. It is three things: a piece of land, seen as a sacred heritage; a seat of power; and a functional space. It encompasses the dimensions of identity (...)... of authority (the state as an instrument of political, legal, police and military control over a population defined by its residence); and of administrative bureaucratic or economic efficiency in the management of social mechanisms, particularly of interdependence The strength of the national territorial state depends upon the combination of these three dimensions.” (Hassner, 1997, p. 57) Il territorio è mythical perchè, volendoglisi dare confini, caratteristica principale del territorio, c’è bisogno di elevare le istituzioni, appellandosi a un’autorità superiore (c’è sempre un esercizio di potere e sopraffazione nelle relazioni umane, che siano la famiglia o la politica). Sacralizzare un pezzo di terra implica creare potere legato ad uno spazio funzionale, usato tutti i giorni, quindi si crea il diritto all’uso esclusivo e comune. Tornando alla definizione di territorio, questo abbraccia le dimensioni dell’identità, dell’autorità e dell’efficienza: abbiamo già parlato di identità; nell’autorità, il perno centrale è lo stato come mezzo di controllo, di polizia su una popolazione definita in base alla sua residenza (se la popolazione sta nei confini definiti, è sotto la mia giurisdizione); l’efficienza riguarda l’amministrazione del territorio, quindi è una dimensione organizzativa dal punto di vista territoriale dello spazio limitato. La forza dello stato territoriale nazionale dipende da queste tre dimensioni. La geopolitica ha per prima affrontato sistematicamente il controllo sul

territorio; con la pace di Westfalia (1648) e il Congresso di Vienna si comincia a parlare di stato nazionale, quindi assumiamo come periodo indicativo l’800. “Territorio” è un concetto ambiguo; a volte ci si rifer...


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