C\'era una volta - Ungaretti PDF

Title C\'era una volta - Ungaretti
Author Jessica Muci
Course Letteratura italiana contemporanea
Institution Università degli Studi di Napoli Federico II
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Summary

Parafrasi e analisi del testo...


Description

C’era una volta – Giuseppe Ungaretti Contenuta nella raccolta Allegria, la poesia presenta nel titolo “C'era una volta”, la tipica espressione utilizzata come introduzione in numerose fiabe: Ungaretti a tal proposito, adotta parole dolci e serene tipiche del mondo fiabesco e dei sognatori. Inoltre il "c'era una volta" si usa per raccontare storie di un passato molto lontano e, quindi, Ungaretti che è in guerra e si sta riposando all'aperto, ripensa a quando si poteva rilassare in luoghi più confortevoli. Sebbene la guerra sia un tema dominante in molte poesie di Ungaretti, in questa sembra non essere presente, perché non vi sono riferimenti a trincee, distruzione, dolore e morte. Tuttavia, andando a rivedere la data in cui è stata scritta "1 agosto 1916" vi è già un riferimento alla prima guerra mondiale, e anche il luogo "Quota Centoquarantuno" è un altro riferimento, in quanto è il nome di una località del fronte.

Quota Centoquarantuno l' 1 agosto 1916

Bosco Cappuccio ha un declivio di velluto verde come una dolce

Nell'arido pomeriggio carsico, in piena guerra, il poeta, osserva l'improvviso cambiamento del colle di Bosco cappuccio lasciandosi trasportare in un primo momento dall'immaginazione e poi dai ricordi. Egli non vede più l'arido paesaggio intorno a sé, bensì un declivio verde, un terreno in pendenza ricoperto di erba verde, morbida e folta, come il velluto, che gli richiama alla mente la comodità di una dolce poltrona.

poltrona si trova a Parigi, in un caffè remoto e appartato, in cui gli sarebbe piaciuto appisolarsi alla luce di una lampada a bassa luminosità, come il chiarore della luna che imbianca Bosco Cappuccio.

Appisolarmi là solo in un caffè remoto con una luce fievole come questa di questa luna.

E quando il poeta pensa alla poltrona, egli fisicamente si trova nel paese straziato dalla guerra (il Carso), invece spiritualmente, comincia a desiderare di appisolarsi su quella poltrona che si trova “là”: il deittico serve ad allontanare, a rimandare a un luogo diverso rispetto a quello in cui si trova il poeta. Quel là è Parigi, in un caffè remoto e appartato, in cui gli sarebbe piaciuto appisolarsi alla luce di una lampada a bassa luminosità, come il chiarore della luna che imbianca il Bosco Cappuccio. In questo componimento, la luna non ci dà la sensazione di estraneità come in “Veglia” (dove con un’accezione tragica illuminava la bocca digrignata del compagno), ma anzi qui ha una presenza più amichevole che rischiara il paesaggio....


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