Disegnare il mondo, De Vecchis-Morri PDF

Title Disegnare il mondo, De Vecchis-Morri
Course Geografia
Institution Università degli Studi di Salerno
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Riassunto completo del libro "Disegnare il mondo" di De Vecchis -Morri per l'esame di geografia della prof.ssa Plutino...


Description

DISEGNARE IL MONDO CAP. 1 1. Il linguaggio cartografico: un codice per rappresentare lo spazio Jean Jacques Russeau, nelle pagine del libro “Emilio”, offre spunti di riflessione geografica molto utili per l’insegnamento, in particolare nel capitolo “Lezione attiva di Geografia”, considerato tuttora un nodo essenziale della pedagogia, dedica un parte all’insegnamento geografico basato principalmente su segnali tratti dalla natura e dalla realtà cui il ragazzo (cioè Emilio) viene a contatto. Nell’ultima parte del capitolo vi è un brano dedicato proprio alla carta geografica: Russeau (1762,trad.it p.227): “il bambino non deve sapere esattamente la topografia del paese, ma deve sapere come impararla; non importa che abbia delle carte in testa, purchè concepisca bene ciò che rappresentano e abbia un’idea dell’arte che serve per tracciarle. La differenza tra i vostri allievi, e l’Emilio sta nel fatto che essi sanno carte, lui le fa”. Ci si stacca quindi da quella che fino ad allora era una geografia libresca, nozionistica, per proporne una tipologia nuova impegnata non solo sul sapere, ma anche sul saper fare. Saper “fare le carte geografiche“, comprende altre competenze come leggerle e saperle interpretare. L’importanza delle carte geografiche sta nel fatto che esse sono presenti fin dai primi anni di vita, non soltanto sui libri ma le troviamo infatti nei giornali, riviste, internet, negli allegati agli elenchi telefonici come il tutto città, la loro funzione è quella di aiutare a trovare un luogo, un servizio e ci accompagnano quando ci spostiamo per brevi percorsi o lunghi viaggi. Le competenze riguardanti le carte geografiche rivestono un ruolo fondamentale nella formazione oltre che nella pratica quotidiana, ed è per questo motivo che devono essere acquisite a partire dai primi anni della scuola. Se non si contribuisce a sviluppare tali competenze si corre il rischio di un analfabetismo spaziale, i bambini devono costantemente essere accompagnati dalla presenza totale della carta, essa attiva la memoria visiva e agisce da facilitatore per l’immagazzinamento di dati e la localizzazione di nozioni. Tutto ciò è utile soltanto se si riesce a coinvolgere i ragazzi in un discorso geografico più ampio, che è anche storico e sociale, attento alle relazioni tra gli uomini e la natura. In quest’ottica va inserito il disegno cartografico aperto e stimolante. Giuseppe Isnardi, L’insegnamento della Geografia nelle Scuole Elementari: “di solito la pigrizia mentale, l’abitudine delle cose vedute e usate ci considerare la carta geografica come qualcosa di preesistente all’insegnamento”. 1.1 Le competenze spaziali nelle Indicazioni Nazionali Le indicazioni Nazionali 2007, nella presentazione generale dell’area storico-geografica, affermano l’importanza del linguaggio della geograficità, considerata come espressione grafica dell’intelligenza spaziale ed essenziale per la descrizione e l’interpretazione sia dei sistemi territoriali sia di fenomeni storicosociali. Rispetto al passato, abbiamo bisogno di conoscere più linguaggi e quello geografico è fondamentale per educare gli aspetti visivo–spaziali della comunicazione umana, esso inoltre è universale quindi comprensibile a tutti coloro in possesso delle abilità relative alla lettura, realizzazione di piante, schizzi, carte, grafici ecc. Non vi è differenza tra le diverse lingue, nella lettura del linguaggio geografico, esso è molto efficace e immediato pertanto deve essere conosciuto per ottenere il maggior numero possibili di informazioni che devono essere decodificate. Sulla carta geografica possiamo vedere bene la posizione di una città es. Milano, rispetto agli altri centri urbani indicati, anche la posizione di un monte sia rispetto agli altri monti sia rispetto alle città. In pratica riusciamo a vedere chiaramente e direttamente il rapporto spaziale di ogni oggetto rispetto a tutti gli altri e il loro collegamento nel territorio. L’importanza della carta geografica resta quella di dare informazioni spaziali indispensabili attraverso uno specifico codice, non traducibile in linguaggi verbali e numerali. TABELLA 1 Nuclei tematici e Obiettivi di apprendimento della geografia nelle Indicazioni Nazionali del 2007 Nuclei tematici Obiettivi di apprendimento al termine della classe terza della scuola primaria • Carte mentali Acquisire la consapevolezza di muoversi e orientarsi nello spazio, grazie alle proprie carte

mentali, che si strutturano e si ampliano man mano che si esplora lo spazio circostante • Linguaggio della geograficità Saper rappresentare in prospettiva verticale oggetti e ambienti noti ( es aula,stanza, cortile ecc), percorsi esperiti nello spazio circostante. Leggere e interpretare la pianta dello spazio vicino attraverso punti di riferimento fissi Nuclei tematici Obiettivi di apprendimento al termine della classe quinta della scuola primaria • Orientamento Sapersi orientare nello spazio e sulle carte geografiche utilizzando la bussola e i punti cardinali • Carte mentali Estendere le proprie carte mentali al territorio italiano e a spazi più lontani, utilizzando strumenti dell‘osservazione diretta ( filmati, foto, documenti cartografici ecc ) • Linguaggio della geograficità Analizzare fatti e fenomeni locali e globali, Saper intepretare carte geografiche a diversa scala, Localizzare la posizione delle regioni fisiche e amministrative sulla carte geografica dell’italia La carte geografica quindi è una parte di questo ampio e complesso linguaggio geografico, in essa si concentra tutta una serie di operazioni preliminari, da essa si sviluppano nuovi passaggi grazie anche al rinnovamento delle tecnologie del settore. All’interno dei traguardi della scuola primaria è scritto infatti che lo studente utilizza il linguaggio della geograficità per interpretare le carte geografiche e per realizzare semplici schizzi cartografici e carte tematiche. Con gli allievi dobbiamo sviluppare un percorso che si sviluppa per gradi e si snoda su diversi concetti: l’orientamento, la dimensione spaziale, la visione prospettica, zenitale. 1.2 L’Orientamento Il senso dell’orientamento è molto importante e pertanto deve essere sviluppato fin dalla scuola primaria in quanto ha una valenza significativa per la didattica stessa, indipendentemente dalla carta geografica. L’orientamento ci è utile nella vita quotidiana, ad esempio quando dobbiamo scegliere la direzione da prendere in luoghi a noi conosciuti e è un’azione che noi mettiamo in atto in modo automatico. Quando invece i luoghi sono sconosciuti, per trovare la direzione ci serviamo di indicazioni e segnali stradali, oppure chiediamo informazioni a qualche abitante del luogo, il quale ci da informazione su come raggiungerlo. Orientare, significa “volgere a oriente”, deriva dal latino oriri = sorgere del sole, ossia trovare la direzione giusta, riconoscere la via da seguire attraverso alcuni punti fissi detti punti cardinali, ne basta trovarne uno solo di questi per ricavare tutti gli altri. In passato, la nascita del sole era di fondamentale importanza per la sua capacità di evocare la vita, greci e romani allineavano i loro templi con la faccia volta a oriente. I nativi americani ponevano l’entrata della loro tenda conica (tipì) sempre a oriente, in modo che al mattino uscendo potevano salutare il sole che sorgeva. Nella realtà il solo sembra sorgere a est, il tramonto a ovest soltanto nei due giorni degli equinozi di primavera e d’autunno; il punto cardinale che il sole indica tutti i giorni è il sud, esso viene individuato dal punto più alto, detto culminazione dell’apparente percorso che il sole compie nella volta celeste, a mezzogiorno in punto. Di notte quando il sole scompare, vi sono le stelle ad essere preziose per l’orientamento: se si osservano le stelle si può vedere come esse sembrano girare sopra le nostre teste, tale sensazione è dovuta al movimento di rotazione della terra intorno all’asse polo nord, polo sud, questo asse passa molto vicino alla stella polare, quest’ultima apparentemente immobile ci indica la direzione del nord. La forma della Terra La configurazione della terra presenta varie forme di superficie, dette anche geoforme, che possono essere piane concave o convesse, questi lineamenti vengono specificati nella carta geografica che fornisce indicazioni relative all’altitudine attraverso sistemi di segni es. tinte altimetriche e isoipse. La configurazione della terra è stata oggetto d’interesse della mitologia e della poesia segnando le relazioni tra il nostro spazio e quelli cosmici. Un esempio significativo è quello dei nativi americani , in cui il cerchio e l‘anello hanno una valenza fortemente simbolica,in quanto in natura tutto è rotondo, per essi il cerchio rappresenta la comunione

degli uomini che insieme siedono intorno ad un fuoco, all’interno di un accampamento di forma circolare, per loro vi era una piccola parte dell’universo: terra, sole e stelle tutti rotondi mentre la luna, l’arcobaleno e orizzonte sono cerchi più piccoli contenuti in uno più grande e rappresentano l’armonia tra la vita e la nature. Anche i filosofi si sono interessati alla forma della terra: Anassimandro, discepolo di Talete, viene considerato l’autore della prima carta geografica, risultato immediato della sua concezione della terra. Per il filosofo, la superficie terrestre era concepita come disco circondato dall’oceano e distinta in due continenti Europa e Asia, separati dal mar Mediterraneo. Eratostene riuscì a misurare in modo straordinario le dimensioni della terra calcolando con una precisione sorprendente per quel tempo, la lunghezza dell’arco del meridiano. Noi sappiamo che la terra ha una forma molto vicina alla sfera e appare leggermente schiacciato verso i poli. Il solido geometrico che più le somiglia è l’elissoide di rotazione, ottenuta dalla rotazione di una semiellisse intorno al suo asse minore. La terra in realtà è un solido più preciso ed è simile solo a se stesso, prendendo il nome di geoide, esso ha una definizione fisica rigorosa ma non è descrivibile matematicamente e quindi non può essere usato per la cartografia che invece usa l’elissoide di rotazione (vedi immagine pagg. 16/17). Paralleli = circonferenze che tagliano perpendicolarmente i meridiani, così chiamati perché paralleli all’equatore, sono simmetrici rispetto all’equatore cioè uguali a due a due, uno nell’emisfero settentrionale e l’altro in quello meridionale. Sono fondamentali per disegnare la terra e per realizzare carte geografiche. Per rappresentare la terra abbiamo bisogno di misure e in base a queste fare delle operazioni matematiche, dobbiamo quindi considerare la terra come su solido geometrico regolare. Per effettuare i calcoli consideriamo la terra come una sfera e prendiamo come base il raggio medio, se invece la consideriamo un ‘elissoide di rotazione effettueremo calcoli su più basi: il raggio equatoriale e quello polare. ( vedi immagine pag. 19). Le coordinate geografiche Il reticolato geografico serve per stabilire con precisione la posizione di qualsiasi località della superficie terrestre, esso è attraversato in ogni punto da un solo meridiano e un solo parallelo. Inoltre grazie al reticolato possiamo misurare le coordinate geografiche di un punto ossia la latitudine e la longitudine. Latitudine = distanza angolare di un punto dall’equatore che è il parallelo zero , si parla di latitudine nord e sud a seconda di dove sia situate tale punto. Essa si misura da 0 a 90 gradi Longitudine = è la distanza angolare di un punto dal meridiano zero, che può essere a est o a ovest del meridiano. I meridiano sono tutti uguali pertanto quello definito come zero deve essere indicato in modo preciso. Nel 1844, durante la conferenza internazionale dei meridiani, si stabilì il meridiano zero, quello di Greenwich, ossia quello passante per l’osservatorio astronomico di Londra. Essa si misura da 0 a 180 e bisogna precisare se è a est o a ovest del meridiano zero. I paralleli non sono 180 così come i meridiani non sono 360, essi sono infiniti come i numeri naturali, 180 e 360 sono i paralleli e i meridiani che hanno il valore di un grado. Nei bambini potrebbe svilupparsi l’idea, che tali elementi siano effettivamente tracciati sul suolo terrestre così come sono rappresentati sul globo e sulle carte geografiche. Un altro errore che i bambini potrebbero compiere è quello di considerare i meridiani e i paralleli come immaginari, ma per distorcere tale concezione è necessario far riflettere sul fatto che essi risultano da calcoli ben precisi e quindi non possono essere il frutto della fantasia. Sono come le rotte degli aerei, non le vediamo tracciate ma sappiamo bene che vengono seguite rigorosamente all’interno di una mappa, dai piloti. I fusi orari L’importanza dei meridiani è da collegare all’orario, che si basa proprio su essi, il termine meridiano infatti deriva dal latino meridies = mezzogiorno. Si può suddividere l’intera superficie terrestre mediante i meridiani in 24 spicchi, ognuno dei quali viene detto, fuso orario, il quale assume per convenzione l’ora del suo meridiano centrale, ossia quello che lo taglia esattamente a metà. Quando si parla di ora solare, ci si riferisce ad una ora convenzionale differente da quella legale e distinta dai fusi orari. La situazione riguardo ai fusi orari è molto complessa perché i 24 spicchi, corrispondenti ai loro fusi orari non sono regolari e possiamo accorgerci di questo fenomeno se osserviamo una carte geografica dei fusi : i confini delle zone di

fuso orario seguono i confini degli stati (vedi immagine 5 pag. 21). Un‘ora per l’Italia L’Italia fa parte del fuso orario dell’Europa centrale, insieme a Francia, Germania e Svizzera ecc., per quanto riguarda il nostro fuso esso e compreso tra due estremi che hanno una differenza di circa 40 ° di longitudine, ossia una distanza angolare comprensiva di quasi tre fusi orari. Prima dell’istituzione dei fusi orari nelle varie zone della Terra si usava l’ora solare locale, che produceva orari differenti da città a città. Questa disomogeneità dell’orario, in passato non veniva considerato come un problema in quanto la popolazione era abituata a trasferimenti lenti. L’esigenza di cambiamento si fece sentire agli inizi del xix secolo, quando con lo sviluppo di nuovi mezzi di trasporto e l’invenzione del telegrafo, gli spostamenti si fecero più rapidi, si sentì quindi la necessità di stabilire un sistema di coordinamento delle diverse ora locali. Il 12 dicembre 1866 Roma e Milano adottarono un’ora legale comune stabilita sull’ora corrispondente al meridiano passante per il Campidoglio. Nel 1867 Torino e Bologna si adeguarono al nuovo sistema e si passo quindi ad una vera e propria ora nazionale. Decisiva fu la Conferenza dei meridiani tenuta il 1° novembre 1884, all’interno della quale si stabilirono le regole generali del sistema assunto come standard valide per tutti. La carta geografica Una prima difficoltà che s’incontra durante la lettura di una carta geografica sta nella difficoltà di immaginare i vari elementi disegnati, in modo diverso da come siamo abituati a fare solitamente, infatti quando osserviamo gli oggetti li vediamo in modo tridimensionale, di fronte a noi e riusciamo persino a vedere le altitudini reali come per esempio un palazzo. All’interno della carta geografica gli oggetti appaiono bidimensionali e sono rappresentati come se fossero visti dall’alto. In questo modo un palazzo a forma cubica è rappresentato come un quadrato e le strade vengono delineate su una o al massimo due linee parallele. Gli oggetti reali, quindi sulla carta si trasformano in segni, questo perché siamo costretti a ridurre le dimensioni per poterli rappresentare graficamente. Questo passaggio non è così semplice per un bambino abituato all’osservazione prospettica, pertanto per agevolare tale approccio sarebbe opportuno, sin dalla scuola dell’Infanzia stimolare questa capacità di utilizzare più punti di vista attraverso il gioco, per esempio stando a carponi o in ginocchio e guardare la realtà da sopra. Un altro problema della carta geografica è da collegare alla forma della terra che, essendo simile ad una sfera non può essere ridotta in piano mantenendola inalterata; quindi essa è inevitabilmente approssimata per definizione. Di conseguenza maggiore è la superficie da disegnare maggiore sarà la sua approssimazione, infatti il planisfero rappresenta proprio questo divario rispetto alla realtà. Attraverso le proiezioni, che sono sistemi che consentono di tracciare il reticolato geografico della sfera, è possibile riprodurre in piano, limitando l’errore grazie all’utilizzo di tre proprietà: -

equidistanza, ossia la corrispondenza data dal rapporto tra le lunghezze grafiche della carta geografica e quelle reali equivalenza, ossia la corrispondenza del rapporto tra le aree grafiche della carta geografica e quelle reali isogonia, ossia la corrispondenza tra i valori angolari.

Ciascuna di queste proprietà viene applicata in base alla proiezione scelta, questo ci consente di prevedere i limiti di errore e quindi di essere in grado di leggere e interpretare in modo corretto la carta geografica. La carta geografica è ridotta poiché trasferisce su carta la superficie reale totale o parziale del pianeta, questa riduzione viene effettuata mediante una scala, che esprime il rapporto tra le distanze sulla carte e nella realtà. Inoltre la carta geografica utilizza segni e simboli che costituiscono un vero e proprio linguaggio attraverso cui possiamo individuare: gli elementi fisici e antropici sulla superficie terrestre (es. monte, fiume, confine politico, città, non solo ma anche le manifestazioni non visibili direttamente sul territorio come per esempio il clima, gli indici sociali ed economici. Tali simboli costituiscono un codice specifico da conoscere, in quanto stabilito e utilizzato con valore internazionale. Il linguaggio delle carte può essere ingannevole perchè lo spazio che abbiamo sulla carta per rappresentare la realtà è limitato e quindi fatto di simboli che possono mal interpretati e di conseguenza portare ad una conoscenza distorta.

Il gioco delle scale L‘approccio all’utilizzo della carta geografica può essere proposto in una classe in due modi, sia come lettura di un testo, sia come realizzazione di una rappresentazione. Per far questo è necessario che gli alunni abbiamo acquisito e sappiano padroneggiare il concetto di scala. Innanzitutto esistono diversi tipi di scale: 1) scala numerica, viene espresso attraverso un rapporto, al numeratore vi è sempre il numero 1 che indica l’unità di misura presa come riferimento ( mm, cm dm ecc), e al denominatore è presente un numero che indica quante volte le distanze sono state ridotte . Esempio 1: 2.000 si legge “uno su duemila”. Per far acquisire una maggior dimestichezza agli alunni è fondamentali che essi abbiano acquisito competenze nell’esecuzione dell’equivalenza: è importante quindi la comprensione del meccanismo in base al quale se si aumenta il numero al denominatore, la misura della riduzione è sempre minore. In altre parole, tanto è più piccolo il numero al denominatore tanto è maggiore la superficie rappresentata, questo spiega il motivo per cui le carte a grande scale sono quelle con un piccolo denominatore, mentre quelle a piccola scala sono quelle con un grande denominatore. Per avere idea di quanto misurino effettivamente nella realtà le lunghezze ridotte sulla carta , bisogna effettuare delle equivalenze, per esempio nelle carte topografiche 1:25.000 significa che un centimetro sulla carta equivale a 25.000 centimetri nella realtà, e quindi 250 metri, così come 4 cm corrispondono a 1 km. 2) scala grafica, è rappresentata da un segmento diviso in tante unità, ognuna corrispondente a determinate lunghezze sulla superficie reale, esempio: per disegnare la scala 1 :10.000 si può dividere un segmento in 10 cm , in 10 unità da 1 cm, ognuna corrispondente a 100 metri nella realtà, quindi l’intera linea corrisponderà ad un 1 km. Presenta due vantaggi: il suo valore rimane inalterato e consente di risalire rapidamente alle lunghezze reali, partendo dalle distanze misurate sulle carte. (ved pag. 28). Se facciamo misurare ai bambini lo spazio che vi è tra due punti, possiamo far utilizzare un compasso o semplicemente una striscia di carta per determinare la distanza che li separa nella realtà, bisogna far coincidere...


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