Erodoto di Alicarnasso PDF

Title Erodoto di Alicarnasso
Author Giulia Strano
Course Storia greca
Institution Università degli Studi di Catania
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ERODOTO DI ALICARNASSO L'opera di Erodoto ci è rimasta per intero. 9 libri chiamati con i nomi delle Muse → la sua divisione si deve al filologo alessandrino Aristarco di Samotracia che ne ha redatto anche un commento. Le più importanti notizie sulla vita di Erodoto si trovano nella Suda → secondo questa fonte: –

Erodoto era di origine aristocratica e originario di Alicarnasso



La sua famiglia non apparteneva alla nobiltà del luogo, ma era di origine Caria



Erodoto dovette andare in esilio a Samo a causa della sua partecipazione al tentativo di rovesciare il tiranno Ligdami.



Ritornato dall'esilio, collaborò attivamente alla caduta del tiranno



Più tardi Erodoto lasciò di nuovo la città a causa di divergenze con i suoi concittadini ed emigrò nella colonia panellenica di Turii



Erodoto è morto ed è sepolto a Turii

Da una notizia fornita dallo storico Diillo, sappiamo che Erodoto ha tenuto ad Atene pubbliche letture della sua opera e per questo ha ricevuto 10 talenti.

Apollodoro afferma che Erodoto aveva 53 anni quando scoppiò la guerra nel Peloponneso → –

Erodoto è nato quindi nel 484.



L'anno di morte è incerto, ma Erodoto ha vissuto i primi anni della Guerra del Peloponneso da lui più volte menzionata.



Nel 425 deve aver pubblicato la sua opera storica , diventata talmente conosciuta tra gli ateniesi che Aristofane ne fece la parodia di alcuni brani → Erodoto potrebbe avere vissuto dal 484 al 425 circa

I lunghi viaggi di Erodoto sono di particolare importanza per la comprensione della sua opera. La cronologia e la successione di questi viaggi sono incerti. –

Erodoto fece un viaggio nelle terre del Mar Nero e si stabilì ad Olbia. Da lì intraprese una spedizione nella terra degli Sciti e conobbe anche la costa meridionale del Mar Nero, la Tracia e la Macedonia.



Ha soggiornato per circa 4 mesi in Egitto. Ha visto le piramidi e Menfi e ha risalito il corso del Nilo fino ad Elefantina → questo soggiormo ha avuto luogo dopo la Battaglia di Papremi, quando i Persiani riconquistarono l'Egitto.

E'incerto se la visita a Cirene sia stata fatta durante il viaggio in Egitto o durante un viaggio a parte. –

Erodoto intraprese anche un viaggio nel Vicino Oriente. Dopo il soggiorno in Egitto si è recato a Tiro, sull'Eufrate e a Babilonia.



Ovviamente Erodoto ha viaggiato anche nella madrepatria greca e in quasi tutta l'area delle Colonie Greche. In relazione al suo soggiorno ad Atene sono importanti due fatti: 1) la sua amicizia con il poeta tragico Sofocle, che a 55 anni (nel 441 circa) ha composto un' ode su di lui. Sofocle fa riferimento diretto all'opera di Erodoto in molte sue tragedie. 2) va ricordata la sua conoscenza personale di Pericle e l'appartenenza alla cosiddetta “Cerchia Periclea”

E' chiaro perchè Cicerone abbia definito Erodoto “Pater Historiae” → Erodoto è il primo scrittore a fare della storia dell'uomo il tema principale della propria opera, riconducendola a una grande idea guida: il conflitto tra Greci e non Greci e le sue cause, escludendo l'epoca mitica.

Ecateo invece, nelle sue Genealogie ha essenzialmente narrato l'epoca mitica degli dei e dei semidei, mentre ha relegato in secondo piano la storia dell'uomo.

Osservazioni sul Proemio di Erodoto: –

Erodoto chiama la sua esposizione una Histories Apodexis → il suo significato originario è “voler sapere, ricerca, esplorazione”. La parola è quindi qui da intendere con il senso di “ricerca” come in Ecateo, sulle cui orme si pone Erodoto. Solo con Aristotele si passa al significato di “storia o storiografia”.



Erodoto afferma l'esigenza di descrivere “ciò che è stato fatto dagli uomini” → ciò significa che alla base della sua esposizione c'è una concezione storica universale con al centro il conflitto tra Oriente e Occidente. Un'opera di orientamento universale segna l'inizio della storiografia greca.



Con “ciò che è stato fatto dagli uomini” bisogna intendere la storia e la civiltà umana nel senso più ampio: vi rientra dunque la descrizione di terre e genti, l'illustrazione di usi e costumi, culti e religioni, stranezze e curiosità ed eventi politici e militari.



Il Proemio rende al tempo stesso evidente lo scopo per cui Erodoto scrive la storia: egli si vede nel ruolo di un rispettoso custode della tradizione.



Erodoto sottolinea che vuole spiegare soprattutto la ragione o la colpa del grande conflitto: ambedue indicate con la parola greca aitìe → ciò dimostra che egli attribuisce grande importanza alla causalità degli eventi.

Subito dopo il Proemio, Erodoto parla della causa del conflitto tra Greci e Barbari. •

Ricorda che stando ai narratori persiani furono i Fenici i responsabili di questa guerra dato che in uno dei loro viaggi mercantili, rapirono Io, la figlia del Re di Argo e la portarono in Egitto.



Secondo questi narratori, i Greci si sarebebro vendicati di questo misfatto, rapendo a loro volta Europa, la figlia del Re della città fenicia di Tiro.



In seguito i Greci sarebbero passati dalla parte del torto, rapendo Medea, la figlia del Re della Colchide sul Mar Nero.



Due generazioni dopo, Paride, il figlio del re troiano Priamo, rapiva Elena. Ma i Greci si resero responsabili di una grave ingiustizia perchè organizzarono una vasta spedizione di guerra in Asia che distrusse il regno di Priamo.



Subito dopo Erodoto fornisce una versione dei fenici del ratto di Io.



Segue la storia di Creso, re della Lidia, il primo ad aver sottomesso i Greci dell'Asia Minore, imponendo loro un tributo.

Nel suo libro, Meier si è chiesto cosa abbia indotto Erodoto a porre la questione delle cause del conflitto tra i Greci e i Persiani all'inteerno di un tema generale, il racconto cioè di “ciò che è stato fatto dagli uomini” e a dare a ciò la forma “storica” che possiamo constatare. 1) Meier ricorda che la guerra contro i Persiani e le sue ripercussioni hanno costituito un importante impulso per la nascita della storiografia greca. La grandezza della vittoria dei Greci sui Persiani spinse a una continua discussione su come sia stato possibile tale successo. 2) Esiste uno stretto rapporto tra la nascita della storiografia e l'affermarsi della democrazia ateniese alla metà del V sec a.c. → l'uguaglianza dei cittadini di fronte la legge e la partecipazione della polis comportava una comprensione dei rapporti politici e storici. 3) Importante è la situazione politica che si creò dopo le guerre persiane. Con la fondazione della Lega delio-attica, Atene era andata oltre i confini della polis e si era apera ad una politica in grande che imponeva di ragionare in termini di rapporti esteri. 4) Con l'affermazione della Sofistica nel V sec. Si intendeva anche insegnare agli uomini l'arte politica e di farne bravi cittadini.

Con la creazione della sua opera di storia universale, con l'esposizione di “ciò che è stato fatto dagli uomini” Erodoto si è fatto portavoce di questo interesse e di questa esigenza ed è per questo che è diventato il “Padre della Storia”

Erodoto si rivela essere un prosecutore della tendenza inaugurata da Ecateo. Erodoto rifiuta le costruzioni e le schematizzazioni teoriche di Ecateo perchè incompatibili con l'empiria.

Dopo l'Introduzione, Erodoto comincia a raccontare la storia dell'uomo che ha iniziato per primo le ostilità contro i Greci il re della Lidia Creso. –

La successione dei re barbari che hanno cercato di assoggettare i Greci, diventa così il filo conduttore dell'esposizione.



A questa narrazione principale è connessa un'immensa quantità di materiale geografico, etnografico e storico nella forma di excursus lunghi e brevi, alla fine dei quali si riprende il racconto principale esattamente nel punto dove lo si era interrotto.



I singoli popoli, i loro costumi e usi, la natura e la storia dei paesi sono sempre presentati nel momento in cui entrano per la prima volta in contatto con la potenza conquistatrice – nel caso specifico la Persia.



La storia della madrepatria Grecia non è invece trattata in un unico excursus ma in più momenti coordinati tra loro. Così il grande conflitto tra Persiani e Greci viene raccontato da Erodoto con una tecnica narrativa parallela, che alterna il racconto degli antefatti nell'uno e nell'altro campo fino allo scontro finale.

Una questione discussa è se l'opera sia compiuta nella forma in cui oggi la conosciamo. Quelli che la considerano incompiuta, adducono a sostegno della loro tesi soprattutto il fatto che Erodoto fa in 2 punti promesse che poi non mantiene: 1) annuncia una storia dei re assiri 2) annuncia il racconto della morte di Efialte Di entrambe non c'è traccia nell'opera. Inoltre il carattere aneddotico del capitolo finale non si adatterebbe a concludere nel modo adeguato un'opera così vasta. Ad un esame più attento queste argomentazioni si rivelano poco plausibili: –

le citate dimenticanze potrebbero essere semplici sviste



il capitolo finale, contrapponendo il lusso orientale alla semplicità greca, riprende per l'ultima volta uno dei grandi temi di Erodoto e potrebbe costituire un'indirretta esortazione agli Ateniesi a non eccedere nel loro dominio.



Dal punto di vista formale, questa conclusione corrisponde ai principi compositivi arcaici che facevano seguire ad una esposizione smisuratamente vasta un finale molto breve.

Genesi dell'opera: Jacoby ha formulato la tesi secondo cui Erodoto abbia avuto all'inizio soltanto interessi geografici ed etnografici come Ecateo e abbia intrapreso lunghi viaggi con questo spirito. Avrebbe perciò scritto ampi logoi etnografici, concepiti in origine come opere autonome. Solo sotto l'influsso dell'Atene periclea Erodoto si sarebbe tasformato in storico e avrebbe deciso di narrare le guerre persiane e le gesta gloriose degli ateniesi. Di conseguenza nella sua opera storica sarebbe confluito un materiale molto eterogeneo. Questa posizione è maggiormente rafforzata in Von Fritz il quale sostiene che in Erodoto mentre la critica geografica ha una sua logica coerenza, la critica storica risulta appena abbozzata.

Contro la tesi di Jacoby e von Fritz: –

ragioni formali attestano che gli excursus non erano affatto concepiti come scritti autonomi e poi cuciti assieme in un secondo momento, ma costituivano sin dall'inizio parte integrante dell'opera: 1) Erodoto stesso osserva esplicitamente che la sua opera era formata da digressioni. 2) Gli excursus si trovano sempre nel punto in cui si innesta la descrizione di un nuovo popolo. 3) Il principio compositivo di Erodoto non costituisce un'anomalia ma è riscontrabile altrove nella letteratura arcaica greca, specie in Omero.



ragioni contenutistiche ci fanno supporre che il materiale geografico e storico formasse fin dall'inizio un tutto unitario: 1) Se Erodoto ha inserito nella sua narrazione questo ampio materiale etnografico e geografico, ciò si spiega da un lato con l'aspirazione a correggere le idee di Ecateo, dall'altro con il desiderio di dare informazioni al suo pubblico. 2) I logoi che si presumono di origine autonomi dimostrano che Erodoto fin dall'inizio ha lavorato da storico: su 182 capitoli del logos egizio, ben 80 sono dedicati alla storia e al passato degli Egiziani. Bisogna dunque supporre in lui un grandissimo interesse storico che lo ha guidato nella raccolta del materiale. 3) Anche gli excursus minori non vanno considerati come corpi estranei ma inseriti nella sua concezione del mondo e della storia.



è priva di solide basi l'ipotesi che sia stata solo la conoscenza di Pericle e dell'Atene periclea ad indurre Erodoto a narrare le guerre persiane, strasformandolo in uno storico.

Metodo storico di Erotodo: Riguardo l'utilizzo di Erotodo di fonti scritte, vanno fatte 2 considerazioni negative: 1) Non conoscendo le lingue, egli non poteva prendere in esame testi antico-orientali ed egiziani. 2) Per quanto riguarda le fonti da lui usate, nelle parti etno-geografiche della sua opera come la descrizione dell'Egitto, Erodoto si è ampiamente rifatto ad Ecateo. E' invece possibile solo di rado identificare i corrispondenti modelli per le parti storiche. Il racconto della Battaglia navale di Salamina si basa in parte in ultima analisi sui Persiani di Eschilo. Erodoto deve anche aver utilizzato una raccolta di responsi oracolari. Ha anche esaminato documenti, come la lista delle satrapie sotto Dario. In più punti fa anche ricorso alle iscrizioni, come la Colonna ofitica di Delfi con i nomi delle città greche che avevano preso parte alle guerre persiane. 3) Erodoto distingue tra indagine personale (per le parti etno-geografiche) da un lato e il racconto di tradizioni orali a lui riferite (per la storia dell'Egitto) dall'altro. Formulazioni ricorrenti in Erodoto del tipo “gli ateniesi dicono”, “gli spartani affermavano” fanno pensare a fonti orali.

Riguardo al grande tema generale della storia dell'umanità e del conflitto tra Greci e Persiani, va notato che Erodoto descrive gli usi, i costumi e la storia dei popoli non greci con grande interesse e oggettività, senza alcun sentimento di superiorità ellenica nei confronti dei barbari.

Per quello che riguarda il grande conflitto tra Greci e Persiani, secondo Erodoto la lotta tra questi 2 popoli si pone come –

una scelta tra dospotismo orientale e libertà greca



tra soggezione servile e la volontaria subordinazione al nomos (la legge)



tra lusso e la vita onesta e sobria



tra la massa anonima e la libertà individuale.

Ma sarebbe errato vedere in Erodoto un celebratore della “guerra nazionale” e considerarlo quindi come il primo storci dell'Occidente. Per lui la guerra è stata un'immensa disgrazia per la Grecia

Erodoto è anche consapevole dei difetti dei Greci: per es. le loro continue lotte interne o il passaggio di alcune poleis al campo persiano. La sua ammirazione va invece al valore spartano e al nomos della città, tuttavia, secondo Erodoto,

sono stati gli Ateniesi i veri vincitori e salvatori della Grecia nelle Guerre Persiane.

Inesatta è la tesi sostenuta da numerosi studiosi per es. Jacoby secondo la quale Erodoto è stato un fanatico ammiratore di Pericle e della democrazia ateniese e che dunque il suo entusiasmo per essa lo ha indotto a raccontare le guerre persiane, dando vita a un'opera che risulta essere una sorta di scritto propagandistico ateniese. Questa opinione è stata respinta da Strasburger sulla base dei seguenti argomenti: –

In Erodoto non c'è assolutamente una visione manichea delle cose (si dice di ogni dottrina o atteggiamento che contrappone nettamente il bene e il male o che tende ad approfondire le divergenze tra posizioni tra loro dissimili), sia che si parli di popoli, di stirpi, popoli o singoli personaggi.



Per quanto riguarda l'atteggiamento di Erodoto nei confronti di Pericle, questi è menzionato solo una volta nella sua opera, e cioè alla fine del grande excursus sugli Alcmeonidi.



Il soggiorno di Erodoto ad Atene fu solo di breve durata ed egli preferì emigrare a Turii in Italia meridionale.



Infine, numerosi passi dell'opera dimostrano che Erodoto era consapevole delle debolezze di qualsiasi sistema democratico.

Caratteri della Concezione Erodotea del Mondo: •

Erodoto eleva l'idea della caducità di tutte le cose terrene a motivo conduttore della sua narrazione.



Altra caratteristica del suo pensiero: la sua fede nell'opera della divinità nella storia. Per Erodoto è fuor di dubbio l'intervento di potenze divine nella storia, mentre è poco influenzato dalle correnti sofistiche di impostazione razionale. La potenza divina si manifesta sia nella fatale direzione del corso degli eventi, sia nell'idea dell'invidia e dell'ira degli dei (nemesis): tutto ciò che sorpassa la misura, l'umana Hybris, incorre nella Nemesis e quindi nella rovina. → Per es. la storia di Serse che costituisce uno dei temi principali dell'opera di Erodoto: la divinità punisce l'hybris di un uomo che ha voluto estendere in modo sacrilego il suo dominio al di là dei territori che gli sono stati assegnati e ha ridotto in cenere i santuari sull'acropoli ateniese.



La fede nell'intervento delle potenze divine non significa però che Erodoto tenga in poco conto le motivazioni e decisioni umane. Si riscontra anzi spesso l'idea che gli eventi sono messi in moto tanto dagli uomini quanto dagli dei → Per es. nel caso della decisione di Serse di intraprendere l'offensiva contro i Greci: il re anelava la guerra, ma la voce del consigliere sarebbe stata più forte se non fosse

intervenuto un sogno, inviato dalla divinità, a spingere definitivamente il sovrano incerto verso la decisione fatale.



Dall'epoca di Cicerone, Erodoto è considerato non solo come il primo storico, ma anche come il primo narratore di storia dell'Occidente.



Erodoto recepisce nella sua opera la forma narrativa della novella, che per definizione racconta un fatto straordinario. Questi racconti costituiscono un elemento integrante della sua opera. Lo stesso vale per i numerosi colloqui, dialoghi e discorsi diretti.



La lingua e lo stile di Erodoto riflettono la ricchezza dei contenuti.

Fortuna di Erodoto: –

Erodoto ha avuto un grande influsso sulla successiva storiografia greca e romana.



Gli autori che hanno scritto dopo Erodoto hanno attinto a tutte le pagine della sua opera → per es. Tucidide, che prende spesso le distanze da Erodoto, deve a lui molto. Egli ha formulato i principi della sua critica storica in chiara polemica con la visione di Erodoto.



Va menzionato lo scritto di Plutarco, “Sulla malignità di Erodoto”. Egli lo definisce “amico dei barbari”, rimproverandogli di essere parziale e di travisare l verità. Tuttavia gli argomenti con cui cerca di provare la malignità di Erodoto sono inconsistenti.



In epoca Umanistica e Rinscimentale, Erodoto era conosciuto nella traduzione latina di Valla, ma veniva per lo più considerato come un inattendibile novelliere. Rappresenta un'eccezione Melantone, secondo cui Erodoto vince tutti per contenuto e stile.



Anche nel XIX secolo, quando nacque la storiografia scientifica, Erodoto non riuscì a superare il rigido vaglio di un'esposizione critica e conforme ai fatti.



Erodoto sconta il frequente paragone con Tucidide, venendo giudicato in base al metodo critico di quest'ultimo.



Negli ultimi anni Erodoto è stato rivalutato per diverse ragioni, tra queste, il fatto che si faccia spazio la cosiddetta dimensione antropologica della storia (Erodoto) rispetto a un interesse limitato ai fatti politici e militari (Tucidide).



Il metodo erodoteo della Relata rèfero, ("riferisco cose riferite [da altri]", per evidenziare l'estraneità di chi sta parlando alle responsabilità comportate da ciò che sta dicendo, sottolineando come quello non sia necessariamente il suo pensiero, ma stia semplicemente riferendo quanto detto da qualcun altro.) trova sempre maggiore considerazione come principio euristico....


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