Title | Eugenio Montale approfondimento \"Ti libero la fronte dai ghiaccioli\" |
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Author | Ferdinando Violante |
Course | Letteratura Italiana |
Institution | Università telematica e-Campus |
Pages | 3 |
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Ti libero la fronte dai ghiaccioli...
L’incipit introduce il lettore in medias res: in un interno protetto, il poeta accudisce teneramente la donna-angelo, che ha compiuto un lungo e faticoso viaggio attraverso gli abissi siderali. Il ghiaccio di quegli spazi si è addensato sulla fronte di lei; violente tempeste le hanno lacerato le ali: l’essere numinoso (e tuttavia fragile) si abbandona, allora, a un sonno interrotto da continui sussulti. All’esterno, un’umanità cieca vive inconsapevole del miracolo. Un’inedita tensione visionaria contamina i tratti incarnati della donna con quelli angelici: «se angelo è» avverte infatti Montale «mantiene tutti gli attributi terrestri» (SMA, p. 1498); e poi ancora: «mi sono affidato a lei, donna o nube, angelo o procellaria» (ivi, p. 1483). L’immagine della procellaria – l’uccello che vola anche in mezzo alle tempeste, come dichiara l’etimo latino – contribuisce a definire i tratti inquieti di questo «visiting angel» (ivi, p. 1498). E non è estranea forse a questa suggestione un’ascendenza della gozzaniana Invernale («Le piacque, alfine, ritoccare il suolo; / e ridendo approdò, sfatta le chiome, / e bella ardita palpitante come / la procellaria che raccoglie il volo», vv. 33-36), (Blasucci, comunicazione orale). Questo dualismo di spirito e corpo gioca infatti esplicitamente con la continua sovrapposizione di fonti letterarie, iconografia sacra e biografia. Siamo al primo gradino di una metamorfosi che si dispiegherà pienamente tra Nuove stanze e la terza raccolta montaliana, La bufera. Il testo è pubblicato su rivista nel 1940; nello stesso anno viene incluso nella seconda edizione delle Occasioni. METRICA Due quartine di endecasillabi di cui due sdruccioli (vv. 5, 7). Nella prima quartina assuonano 1 ghiacciOlI : 4 ciclOnI; quasi rimano 2 AlTE : 3 lacerATE e poi ancora 2 ALTe : 4 soprassALTi; rimano all’interno 2 raccogliesti : 4 desti. Alla rimicità fonica di questa prima strofa subentra la rimicità ritmica della seconda, tutta giocata sul contrappunto delle sdrucciole (5 nespolo : 7 scantonano : 8 vicolo) con le tronche (5 Mezzodì : 8 qui), che incorniciano la quartina (Blasucci, comunicazione orale).
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Ti libero la fronte dai ghiaccioli
che raccogliesti traversando l’alte nebulose; hai le penne lacerate dai cicloni, ti desti a soprassalti.
Mezzodì: allunga nel riquadro il nespolo l’ombra nera, s’ostina in cielo un sole freddoloso; e l’altre ombre che scantonano nel vicolo non sanno che sei qui.
1-4. fronte: tratto caratteristico della donna-angelo (cfr. «il piumaggio della tua fronte senza errore»; Elegia di Pico Farnese, v. 39); qui l’immaginario stilnovista si sovrappone al volto (dotato appunto di un’alta fronte) di Irma Brandeis, ispiratrice di questo personaggio poetico. nebulose: masse celesti, composte di stelle, gas e pulviscolo cosmico. hai... soprassalti: le due frasi sono coordinate per asindeto in modo da porre sullo stesso livello sintattico e di significato la natura numinosa della donna (le «penne») e la sua umanissima fisicità (il sonno agitato). le penne lacerate: “le ali ferite”. Sono il dettaglio che svela la natura angelica della donna. ti desti a soprassalti: “ti svegli a scatti”. L’irrequietezza di questo riposo ricorda il tipico sonno nervoso e intermittente di chi ha compiuto un lungo viaggio. E forse la donna-angelo ha coperto con il suo volo magico la distanza transoceanica che separa gli Stati Uniti (la patria di Irma Brandeis) dall’Italia. In una lettera inviata a lei dopo la definiva separazione del 1938 (cfr. Introduzione) si può forse cogliere la genesi esistenziale dell’apparizione magica: «only, from time to time, I dive you in your light-stream and try to have you present, flesh and bone, in my life» (Montale a Brandeis, 19-9-1938). 5-8. allunga... nera: “il nespolo proietta la sua ombra nera all’interno della cornice della finestra”. Solo in inverno le ombre si allungano a mezzogiorno («Mezzodì»). La scena va dunque collocata in questa stagione (cfr. anche il «sole / freddoloso»), che potenzia con il suo clima freddo e le sue ombre scure l’estraneità del mondo esterno al miracolo privato. un sole freddoloso: “un sole che non scalda” e dunque “un sole invernale”. L’ossimoro, qui enfatizzato dall’enjambement, ricorre in La rana, prima a ritentar la corda... e poi in altri luoghi della Bufera. altre: l’aggettivo indefinito assimila le ombre umane a quella inanimata del nespolo. ombre: sono «gli altri uomini, [...] quelli
che non sanno, che ignorano la possibilità di simili eventi» (Montale a Guarnieri); con un rimando implicito agli «uomini che non si voltano» di Forse un mattino andando in un’aria di vetro... (Ossi di seppia). scantonano: “svoltano l’angolo”. Alla dimensione claustrofobica degli individui chiusi nel ristretto spazio di un vicolo si oppone l’aerea e vertiginosa discesa dell’angelo-procellaria sulla Terra....