Filologia Romanza 3 LEZ 5-7 PDF

Title Filologia Romanza 3 LEZ 5-7
Author Ilaria Gatti
Course Filologia e Linguistica Romanza
Institution Università telematica e-Campus
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FILOLOGIA ROMANZA 3 DI FEBO MARTINA...


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○ Le lingue della Penisola Iberica ▪ Espansione del castigliano fuori della Penisola Iberica Il giudeo-spagnolo. La diffusione dello spagnolo fuori della Spagna è dovuta a due grandi avvenimenti storici. Il primo è la creazione di un impero oltre Oceano, comprendente buona parte dell’America centromeridionale, alcune regioni di quella settentrionale e le isole Filippine. La seconda è la cacciata degli Ebrei dalla Spagna nel 1492: accolti nell’Impero ottomano, si sono sparsi nei Balcani, in Romania, nell’Anatolia e nell’Africa settentrionale. Queste comunità di Ebrei – detti sefarditi, dall’ebraico sĕfāraddi’ ‘di Spagna’ – hanno conservato almeno fino alla metà del Novecento o poco oltre un castigliano arcaico arricchito lessicalmente con forme delle lingue locali, che viene indicato dai parlanti come ladino (da non confondere con l’omonima varietà romanza parlata in alcune vallI dolomitiche) o judezmo e dagli studiosi in genere come ‘giudeo-spagnolo’ (sp. judeoespañol). Le comunità nei Balcani furono quasi interamente distrutte durante la Shoah. Quelle dell’Africa settentrionale sono state in gran parte espulse dai governi nazionalisti arabi nel secondo dopoguerra. Alcuni gruppi permangono ancora in Grecia, in particolare a Thessalonikí, nei Balcani (BosniaErzegovina) e soprattutto in Turchia. Spagnolo d’America. Il secondo fenomeno di diffusione è quello conseguente alla scoperta dell’America e alla conquista e colonizzazione spagnola di immensi territori nell’America centrale e meridionale. Lo spagnolo d’America presenta una fisionomia linguistica moderna, perché le ondate di colonizzatori si sono succedute per secoli: la base comune è un castigliano meridionalizzato, comprendente generalmente i fenomeni fonologici tipici di tali varietà (yeismo, seséo per cui vd. avanti). Ci sono stati poi fenomeni innovativi più o meno generali. Negli sviluppi fonetici locali, l’importanza dell’influenza delle lingue indigene di sostrato è modesta. Oggi lo spagnolo è parlato in diverse regioni degli Stati Uniti (Texas, New Mexico,Arizona, Florida, California, Stato di New York) per colonizzazione antica o per immigrazione recente, e, da nord a sud, nei seguenti stati dell’America centrale e meridionale: Messico, Cuba, Repubblica Dominicana, Guatemala, El Salvador, Honduras,Nicaragua, Costa Rica, Panama; Colombia, Venezuela, Guyana, Suriname, Ecuador, Perú, Bolivia, Cile, Paraguay, Uruguay, Argentina. Come resto di colonizzazione, lo spagnolo è noto in Africa settentrionale, in Marocco e nel Sahara Occidentale, e in Asia, nelle Filippine, dove si sono formati anche dei creoli spagnoli. È parlato inoltre nelle isole Canarie e nelle enclaves spagnole di Ceuta e di Melilla (Marocco), tutte dipendenti dalla Spagna. ▪ Espansione d del el castigliano nella Penisola Iberica La lingua che si avvantaggiò maggiormente nella Reconquista fu il castigliano, che occupò tutta la parte centrale meridionale della penisola (Castilla-La Mancha, Madrid, Murcia, Andalucía), decuplicando nell’arco di tre secoli la sua area di diffusione. Nel 1253, Alfonso X el Sabio (1252-84) scelse come lingua della cancelleria regale quella della capitale, Toledo, riconquistata nel 1085, stabilendo così la supremazia del castigliano in ambito amministrativo sulle altre lingue del regno, il galego e l’asturo-leonese. La politica di espansione del castigliano a scapito delle altre varietà linguistiche della penisola andò di pari passo col rafforzamento del potere centrale. Il grande prestigio del castigliano, lingua della corte reale e dell’amministrazione, ma anche veicolo di una già fiorente tradizione letteraria, favorì la sua diffusione presso l’aristocrazia e il clero, e nelle istituzioni civili e giuridiche locali. L’unità politica raggiunta dai Re Cattolici (1479) ampliò l’area di influenza del castigliano all’Aragona, alla Catalogna e al Valenciano. Sotto gli Asburgo (secc. XVI-XVII) ilcastigliano si diffuse nelle Americhe e in Asia (Fillipine). Carlo V lo proclamò «lingua

ufficiale della diplomazia e lingua comune a tutta la cristianità». Il processo di accentramento e di repressione delle autonomie locali iniziato con i Borboni (1700-1931) ebbe pesanti ripercussioni anche sul piano linguistico, portando ad un ulteriore consolidamento del castigliano nelle zone di lingua basca, catalana e galega. Nel 1780 Carlo III stabilì che lo spagnolo fosse l’unica lingua ammessa nell’insegnamento primario, e nel 1813 questa disposizione fu estesa agli altri livelli di insegnamento. Col movimento romantico, si svilupparono in varie regioni movimenti di recupero e di promozione delle varietà linguistiche locali. Dopo la dittatura di Miguel Primo de Rivera (1923-1930), che osteggiò le autonomie locali, si aprì una nuova fase, che portò, con l’avvento della Repubblica e colla promulgazione della Costituzione democratica (1931) al riconoscimento del catalano (1931), del galego (1936) e del basco (1936). Il processo di castiglianizzazione riprese vigore sotto la dittatura franchista (1939-1975), che proibì l’uso delle lingue regionali in ambito pubblico e impose l’uso esclusivo del castigliano nell’amministrazione, nella scuola e nei media. La costituzione democratica del 1978 ha stabilito che lo spagnolo è la sola lingua ufficiale della Spagna. LEZ. 5 ▪ Asturo-leonese e navarro-aragonese 1. L’asturo-leonese : Nel XIII secolo il regno di León comprendeva le Asturie, il terzo occidentale della Cantabria, le province di León, Zamora e Salamanca (in León), il quarto nord-occidentale della provincia di Cáceres (in Extemadura). L’espansione verso sud non comportò sempre la diffusione omogenea della lingua, perché alcune zone (per es. Salamanca) vennero ripopolate con popolazioni provenienti da diverse regioni della Spagna. Dopo l’unione del León con il regno di Castiglia (1230) l’asturo-leonese perse progressivamente terreno rispetto al castigliano, lingua ufficiale della cancelleria reale e di grande prestigio culturale. Già in età medievale il castigliano cominciò a diffondersi nelle pianure meridionali e nei principali centri urbani del León, spingendo il confine linguistico verso ovest. La progressiva riduzione del dominio dell’asturoleonese è continuata in Età moderna, toccando anche altre aree. Nella Cantabria occidentale e nell’Extremadura settentrionale è stato sostituito da parlate di base fondamentalmente castigliana. In León si è ritratto sempre più nord e a ovest, in zone rurali e montuose, sparendo completamente dai centri urbani. Maggiore è stata la sua resistenza nelle Asturie, dove, almeno fino all’inizio del Novecento, l’espansione del castigliano ha interessato quasi esclusivamente le classi urbane medio-alte. Nei decenni seguenti, tuttavia, i profondi mutamenti sociali e politici (industrializzazione, scolarizzazione, immigrazione) e, soprattutto, la politica repressiva del regime franchista hanno portato anche qui ad una rapida regressione della lingua. Nelle Asturie, dagli anni Settanta, è attivo un movimento culturale di difesa e recupero del patrimonio linguistico locale. 2. Il navarro-aragonese L’Aragona raggiunse gli attuali confini territoriali agli inizi del sec. XIII. L’unione con la Catalogna (1137-1410) favorì in un primo tempo l’influenza catalana sulla regione. Già nel secolo XIV, tuttavia, appare predominante l’influsso linguistico castigliano, che diventerà ancora più forte dopo l’unione della corona d’Aragona con quella di Castiglia (1479). Da quest’epoca inizia una lenta ma costante ritrazione della frontiera linguistica verso nord che, dopo avere oltrepassato le città di Teruel e Zaragoza (sec. XV), e di Huesca (inizio del sec. XX), relegherà verso la metà del sec. XX la varietà autoctona nell’area pirenaica settentrionale. Il regno di Navarra, che in vari momenti del Medioevo fu unito all’Aragona e che con questa formava originariamente un territorio linguistico unitario, fu castiglianizzato nel secolo XV. La Rioja, che in parte rientrava nel dominio linguistico navarro-aragonese, venne castiglianizzata già nel XII-XIII secolo.

▪ Il catalano dal Medioevo alla fine del franchismo Dopo aver inglobato le isole Baleari (1229-1235) e Valencia (1238), l’espansione catalana si fermò poco più a sud di Alicante, frenata dall’espansione castigliana e aragonese nella regione murciana. La dominazione, tra XIII e XV sec., su ampi settori del Mediterraneo centrale (Sicilia, Sardegna, regno di Napoli) e orientale (ducato di Atene e di Neopatria) non ha lasciato tracce linguistiche, con l’eccezione della città di Alghero, in Sardegna, che fu ripopolata da catalani nel 1372 e in cui il catalano si conserva ancor oggi. Con il passaggio della corona d’Aragona nelle mani della dinastia castigliana dei Trastámara (1412), e soprattutto con l’unificazione dei regni aragonese e castigliano nel regno di Spagna (1479), il catalano cominciò a subire la concorrenza del castigliano. Dalla fine del sec. XV inizia la penetrazione del castigliano presso l’aristocrazia e la classe colta catalana. Il catalano continuò, tuttavia, ad avere un uso sociale molto ampio fino agli inizi del sec. XVIII, quando il forte centralismo dei Borboni comportò, sul piano linguistico, l’imposizione dell’uso esclusivo del castigliano nell’amministrazione, nella giustizia, nell’insegnamento, ecc. Questa politica produsse l’instaurarsi di una situazione di diglossia, e ebbe come conseguenza la parziale castiglianizzazione della borghesia commerciale (sec. XIX) e industriale (sec. XX) del paese. Fino all’inizio del Novecento, la media borghesia, le classi popolari e la popolazione rurale rimasero comunque prevalentemente catalanofone. I movimenti di rinascita culturale sviluppatisi tra gli anni Trenta e Ottanta dell’Ottocento (Renaixença) posero le basi teoriche per gli esperimenti di autogoverno degli annni 1914-1925 e 1932-1939, che sancirono la coufficialità di castigliano e catalano in Catalogna. Il processo di castiglianizzazione riprese vigore durante la repressione anticatalana operata dal regime franchista (1939-1975) e fu favorito anche dalla massiccia immigrazione di popolazione di lingua castigliana, che, iniziata già sul finire del secolo XIX, toccò il culmine nel ventennio 1950-1970. Questo processo fu particolarmente intenso nei centri urbani della regione valenciana (Valencia, Alicante), che già da secoli aveva inglobato a occidente territori aragonesi di lingua castigliana. Dopo la fine del regime franchista, il catalano è ritornato ad essere lingua coufficiale nelle comunità autonome di Catalogna (1979), del País Valenciano (1982) e delle Isole Baleari (1983), riprendendo vigore e ampliando il suo uso sociale. ▪ Il catalano oggi La zona di diffusione del catalano comprende (procedendo da sud verso nord): in Spagna, una piccola area nel nord-est della Regione di Murcia (El Carche), le Comunità autonome del País Valenciano (cat. País Valencià), delle Isole Baleari (sp. Islas Baleares, cat. Illes Balears) e di Catalogna (sp. Cataluña, cat. Catalunya), la fascia orientale dell’Aragona (Franja Oriental); il principato di Andorra; in Francia, gran parte del dipartimento dei Pirenei Orientali (Pyrénées Orientales); in Italia, la città di Alghero, in Sardegna, dove è stato importato ai tempi della dominazione aragonese, nel sec. XIV. In Europa lo parlano oltre 7 milioni di persone. Nel nord-est della Región de Murcia, in un’area montuosa situata a cavallo tra le comarcas Oriental e dell’Altiplano nota come El Carche (cat. El Carxe), il catalano è parlato da qualche centinaio di persone. Non ha alcun riconoscimento ufficiale e si trova in una situazione di pre-estinzione. Dal 1982 il valenciano è lingua co-ufficiale del País Valenciano, accanto al castigliano. Si tratta di una varietà di catalano che si differenzia da quella parlata in Catalogna per alcuni tratti fonetici e morfologici. La distribuzione geografica dei parlanti catalano (valenciano) in questa regione non è omogenea. È usato prevalentemente dalla classe media e bassa gode di prestigio sociale inferiore al castigliano, che è usato dalla

maggioranza della popolazione sia in ambito pubblico, sia nella sfera privata. Nelle Isole Baleari il catalano (chiamato anche balear o mallorquín) è lingua ufficiale dal 1983. Il suo uso è meno ampio che in Catalogna, dal momento che gran parte della vita pubblica si svolge in castigliano. In Catalogna, il catalano è lingua co-ufficiale assieme allo spagnolo dal 1979. Nella Comunità autonoma di Aragona (Aragón) il catalano si parla in una stretta fascia di territorio che costeggia il confine con la Catalogna (La Franja Oriental). Non è lingua coufficiale, ma dal 1990 è riconosciuto e tutelato dalla legislazione regionale. Nel Principato di Andorra, il catalano è l’unica lingua ufficiale. È usato in tutti i settori della vita pubblica, anche se la lingua primaria più diffusa nel principato è il castigliano. Il dominio linguistico del catalano in Francia corrisponde alla quasi totalità del dipartimento dei Pirenei Orientali (Pyrénées Orientales). Sebbene goda di un certo grado di riconoscimento, in quest’area la lingua catalana è in rapido regresso rispetto al francese. Il catalano parlato ad Alghero, nel nord-ovest della Sardegna, è riconosciuto dalla legislazione italiana come lingua minoritaria. LEZ. 6 ▪ Il galego-portoghese Nel Medioevo il portoghese e il galego costituivano due varianti della medesima varietà linguistica, ma i diversi destini di Portogallo e Galizia hanno influito notevolmente sullo sviluppo delle due lingue. La riconquista della Galizia ad opera dei re del León può dirsi terminata già nell’VIII secolo. Nel X secolo, i confini meridionali della regione avevano oltrepassato il fiume Minho, raggiungendo il fiume Douro (sp. Duero) e spingendosi quasi fino al fiume Mondego. Nel 1093, nei territori a sud del Minho venne creata la contea del Portogallo, che dal 1143 diventò un regno indipendente. Alla fine del secolo XII nella regione del Minho venne elaborata una koinè linguistica, detta dagli studiosi galego- portoghese, che nei due secoli seguenti (XIII-XIV) diverrà il veicolo di espressione della lirica di ispirazione trobadorica in Galizia e in Portogallo, e inizialmente anche in Castiglia. Oltre che in campo letterario, in questo periodo il galego-portoghese fu usato ampiamente anche in ambito documentario, amministrativo e ecclesiastico, sia a nord che a sud del Minho.

▪ Il galego dal Medioe Medioevo vo a oggi In Galizia – che, a parte un breve periodo di indipendenza tra 1065 e 1071, ha sempre fatto parte del regno di León, poi di Castiglia (1230), infine di Spagna (1479) – il galego continuò ad essere usato fino al tramonto del Medioevo, subendo sempre di più la pressione egemonica del castigliano. Già sul finire del secolo XIV, la diffusione del castigliano in ambito amministrativo e ecclesiastico appare notevole. Il processo continuò

nel secolo seguente, favorito dalla massiccia presenza nelle istituzioni ecclesiastiche, politiche e civili di persone di origine castigliana. Nel XVI secolo, il castigliano si affermò definitivamente come lingua dell’aristocrazia locale. Dalla metà del ’500 inizia il periodo di decadenza del galego, che durerà almeno fino alla seconda metà del sec. XIX. Tra XVI e XVIII secolo la castiglianizzazione si estende anche alla borghesia urbana, riducendo l’ambito del galego alle classi popolari e alle aree rurali. In questo periodo il galego fu percepito come una varietà dialettale di tipo rurale, priva di qualunque prestigio sociale. I movimenti politici e culturali che, tra la fine dell’Ottocento e gli anni Trenta del Novecento, si impegnarono a diffondere l’uso della lingua, e il breve periodo di autogoverno (1932-1936) non riuscirono a frenare la diffusione del castigliano, che anzi aumentò ulteriormente in seguito alla politica assimilazionista della dittatura franchista e all’industrializzazione degli anni ’60. Dagli anni ’70 è iniziato il processo di recupero e di normalizzazione del galego, che ha portato al suo riconoscimento ufficiale e alla sua introduzione nell’ambito pubblico. Il Galego è lingua co-ufficiale nella Comunità autonoma di Galicia dal 1981, accanto al castigliano. È usato in tutti gli ambiti della vita pubblica (amministrazione locale, scuola, Università). In Spagna, il dominio del galego si estende anche ad est dei confini della Galizia propriamente detta, nella cossiddetta Franxa Exterior, che comprende: l’estremo occidentale del Principado de Asturias (cosiddette Tierras del Eo-Navia); alcune aree occidentali delle regioni di Castilla y León e di Sanabria, nella Provincia di Zamora. La lingua parlata in questa fascia orientale viene in genere indicata come galego estremeiro (o anche g. exterior, g.-asturiano, g.-leonés). Si parlano varietà galege anche più a sud, nel Val do Río Ellas (o Valle de Jálama), nella provincia di Cáceres (Extremadura). ▪ Il portoghese dal M Medioevo edioevo a oggi Nel 1093, nei territori conquistati a sud del Minho venne creata la contea del Portogallo, che dal 1143 diventò un regno indipendente. Dopo la separazione del Portogallo dal León (e quindi dalla Galizia), il galego a nord e il portoghese a sud hanno avuto una storia e uno sviluppo autonomo. La koinè galego-portoghese divenne il veicolo di espressione di tutta la lirica di ispirazione trovadorica della penisola iberica nei secoli XIII e XIV, e poi lingua ufficiale del Portogallo. In tale regione, diversamente che in Galizia, con l’avanzare della reconquista, il centro politico e culturale dello stato si spostò sempre più a sud, prima a Coimbra (1139), poi a Lisbona (1255). Questo ha avuto effetti sulla lingua ufficiale del regno, che è stata influenzata dalle varietà romanze parlate nei territori riconquistati e ha assunto tratti linguistici nuovi, allontanandosi dall’antica koinè linguistica galego-portoghese. Nel 1249, con la conquista dell’Algarve, il portoghese raggiungerà la sua attuale estensione territoriale. L’espansione del portoghese al di fuori del Portogallo prenderà avvio nel XV secolo, con la cacciata degli ebrei dal regno, e nel sec. XVI, con la colonizzazione di vasti territori in America (Brasile), Africa e Asia. Dal punto di vista dialettale possiamo distinguere oggi un gruppo di dialetti settentrionali (che corrispondono alla zona di formazione del portoghese e alle zone riconquistate più anticamente), e un ampio gruppo di dialetti centromeridionali (che corrispondono alla zona di colonizzazione, alla zona cioè dove il portoghese è stato impiantato su un territorio originariamente mozarabico).

Il portoghese è la lingua ufficiale del Portogallo, che conta oltre dieci milioni di abitanti. Per il Portoghese in Brasile e in altri continenti. In Portogallo, il portoghese è parlato come seconda lingua solo in alcuni comuni del nord- est del Paese in cui si parla un dialetto di transizione di tipo asturiano (Miranda do Douro, Vimioso, cosiddeto mirandés). Al di là del confine con la Spagna, il portoghese è parlato in tre enclaves, che sono (da nord verso sud): la zona di La Alamedilla e La Bouza, nella provincia di Salamanca (Castilla y León); una stretta porzione di territorio posta all’estremo occidentale dell’Extremadura; la cittadina di Olivenza, sempre nella provincia di Badajoz. In queste aree il portoghese non ha riconoscimento ufficiale. ▪ Il portoghese fuori d d’Europa ’Europa Il portoghese, oltre a essere la lingua del Portogallo, è anche la lingua di alcune ex-colonie, la più importante delle quali è certamente il Brasile, e la base di varie lingue creole asiatiche e africane. Contando solo Portogallo e Brasile, il portoghese è attualmente parlato da oltre 200 milioni di persone (10 milioni in Portogallo, più di 190 in Brasile) ed è la seconda per diffusione tra le lingue romanze dopo lo spagnolo (e la sesta in assoluto). Il principale centro di espansione coloniale del Portogallo è stato il Brasile. Colonia dapprima, poi viceregno e regno (1815), poi impero (1822) e quindi repubblica indipendente (1889), il Brasile ha conservato la lingua degli antichi colonizzatori e ha mantenuto e mantiene tuttora un’unità culturale molto forte con la madrepatria, testimoniata dall’adozione della medesima norma ortografica. Il portoghese del Brasile conserva alcuni aspetti del portoghese arcaico e provinciale e presenta innovazioni, alcune delle quali si trovano anche nei dialetti portoghesi. Il portoghese espo...


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