Filologia Romanza PDF

Title Filologia Romanza
Author Luigi Bevilacqua
Course Lettere moderne
Institution Sapienza - Università di Roma
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Summary

Nel file, vi è una spiegazione generica della filologia romanza e, di seguito, vengono elencate le principali caratteristiche del provenzale, francese antico, guascone, gallego-portoghese. In aggiunta, si tratta della coblas e della sua struttura e dell'origine del sonetto. ...


Description

FILOLOGIA ROMANZA La filologia romanza ha per oggetto lo studio storico e comparato delle lingue e delle letteratura romanze o neolatine. Nessuna ricerca filologica è possibile senza solide basi linguistiche. Nasce con il movimento culturale del romanticismo nel 18 secolo. La filologia romanza è una disciplina a carattere prevalentemente medievalistico perchè il sorgere e l’affermarsi delle lingue neolatine avviene in pieno medioevo. Il primo a riconoscere un’affinità tra le varie lingue romanze è stato Dante. Egli ha inoltre riconosciuto l’importanza del latino, come lingua artificiale dei dotti, prodottasi in seguito alla confusione babelica. Le lingue romanze costituiscono la normale continuazione del latino volgare e conservano tutte lo stesso archetipo comune (latino). Originariamente il latino era solo la lingua di Roma e delle sue immediate adiacenze. Il latino poi si espande come conseguenza diretta dell’espansione politica. Inizialmente il concetto di romanità era soprattutto politico perchè i romani non imposero mai la loro lingua, ma ciò iniziò a cambiare con le invasioni barbariche. Il latino, seppure fosse unitario, si differenziava ovviamente da zona a zona. - Anticamente il popolo romano era costituito dalle gentes, poi iniziarono a diventare compartecipi anche i plebei e i clienti. Dunque l’aggettivo romanus aveva in origine un valore etnico e politico, ma quando il diritto di cittadinanza iniziò ad estendersi all’intera penisola, perse il valore etnico e conservò quello giuridico e politico (vs. barbari). Quando si affacciarono i barbari, si iniziò ad utilizzare il termine Romania per opporsi alla Barbaria (regione dell’impero romano vs. regione dei barbari). Il termine Romania è testimoniato dal 5 secolo. ROMANUS > ROMANICUS (Romanicus vs. Barbarus) > ROMANICE (avverbio) > ROMANCE (per sincope del proparossitono) > ROMANZO. Già all’epoca delle Tre Corone, il termine romanzo iniziò ad essere utilizzato per indicare la disegnazione letteraria di componimenti in volgare, perchè già si percepiva il distacco tra il latino vero e proprio e una nuova lingua che latino non era più (lento processo di sviluppo). - Il latino deriva dall’indoeuropeo (idioma del 3 secolo a.C.) La lingua latina offre fenomeni di semplificazione rispetto all’indoeuropeo (es. monottongazione ei>i e oi>u; la declinazione si semplifica e si perdono il locativo e lo strumentale; la coniugazione si semplifica perchè l’ottativo si fonde col congiuntivo). Già da subito abbiamo la differenza tra il latino classico (latino scritto della letteratura) e il latino volgare (latino parlato da tutte le classi sociali con infinite sfumature).

•CLASSIFICAZIONE DELLE LINGUE NEOLATINE (nasce nell’800): -lingue italo-romanzo: italiano, sardo, latino, romeno -lingue ibero-romanze: galiego (Galizia), portoghese (Portogallo), castigliano (=spagnolo), catalano (si interseca anche con le lingue gallo-romanze) -lingue gallo-romanze: lingua d’oc (provenzale), lingua d’oil (francese), lingua francoprovenzale *Nella penisola iberica, troviamo anche il basco, che però non è una lingua romanza.

•LEGGI UNIVERSALI - LEGGE DELLE 8 SILLABE (Benoit de Cornulier): Oltre le 8 sillabe, il cervello umano deve inserire una cesura, perchè non riesce a concepirne di più a livello cognitivo. Di solito questa cesura cade in quarta posizione. - LEGGE DI DARMESTETER: Nelle parole quadrisillabiche, la vocale intertonica (tra accento primario e secondario) cade, ad eccezione della A. - La RIMA (equivalenza fonica di due parole a partire dall’ultima vocale accentata) viene coniata da Guglielmo IX ed è una figura retorica, non metrica (omoteleuto). La REPETITIO di rime va evitata, eccetto quando c’è stesso significante, ma diverso significato (EQUIVOCATIO) > La repetitio non può esserci, eccetto che non sia rima equivoca. - ISOMETRIA: i versi devono avere lo stessa misura metrica (lunghi uguale) e dunque sono isosillabici (l’isosillabismo deriva dall’isocolia, che era la norma prosodica di matrice classica). - ISOSTROFISMO: mantenimento di coblas di uguale lunghezza. Ogni cobla ha sempre bisogno di un’altra per completarsi (mai isolate)

- LEGGE DI FRANK: ogni verso ha una rima e ogni rima ha un verso. Dunque, in una poesia non ci può essere un rimante isolato (eccetto Rudel che non rispetta questa regola). - Lo SCHEMA GONICO definisce il genere delle rime, se sono maschili o femminili (inventato da Billy). - LENIZIONE ROMANZA: La dentale T sorda diventa D sonora.

PROVENZALE Il provenzale è la lingua d’oc (oc era il modo in cui dicevano sì in provenzale < HOC). Visse nel medioevo tra il 12 e 13 secolo, grazie a questa brillante letteratura. La crociata contro gli Albigesi (inizio 13 secolo) sopprime il provenzale. Oggi è un dialetto e si estende nel Sud della Francia, nell’Italia Nord-occidentale, e la Spagna settentrionale. • Nel provenzale, cadono tutte le vocali finali atone tranne la A, invece nell’italiano si mantengono intatte (es. VERSUS > ita: verso / prov. vers). Infatti, nelle lingue gallo romanze c’è una tendenza all’OSSITONIA (accento sull’ultima sillaba = tronca), mentre nell’italiano alla parossitonia (accento sulla penultima sillaba = piana). • L’accento cade sulla stessa vocale del latino. Anche se la parola si tronca (come avviene in provenzale), l’accento resta lì e non ritrae. • Si mantengono i dittonghi del latino (AURUM > aur) • Sincope della vocale postonica nei proparossitoni. es. DOMINA > domna • La LABIOVELARE (qu- e gu-) in posizione iniziale perdono dappertutto l’elemento labiale, riducendosi a semplici labiali. • FUTURO: > (dal latino) habeo + infinito. es. farai > farò • Laterale + consonante = U + consonante (la laterale si vocalizza, perchè si pronuncia velare, causa del sostrato celtico). es. FOLDAT > FOUDAT • DECLINAZIONE BICASUALE: E’ formata da un caso retto (nominativo e vocativo) e un caso obliquo (tutti gli altri) e si declina a chiasmo. La formula è S O O S (in ordine, retto sing, obliquo sing, retto plur, obliquo plur). Nelle parole femminili (e quindi piane), non vi è una declinazione bicasuale, ma c’è solo una distinzione tra singolare e plurale tramite l’applicazione di una S. (sing. -A / plur. -AS). Dopo la dentale, la S si può scrivere Z. • OPPOSIZIONE DI GENERE: le parole femminili sono piane, mentre le parole maschili tronche. Ma non si considera il genere reale della parola. (Di conseguenza, la rima tronca si chiama anche rima maschile e la rima piana rima femminile). • In provenzale, TR > IR. • Scompaiono tutte le H iniziali

• DIFFERENZE TRA PROVENZALE E ITALIANO ANTICO • Infatti, nel provenzale c’è una tendenza all’OSSITONIA (accento sull’ultima sillaba = tronca), mentre nell’italiano alla parossitonia (accento sulla penultima sillaba = piana). Una diretta conseguenza è che in provenzale abbiamo una maggioranza di parole tronche, in italiano piane. • Nel provenzale c’è la generalizzazione delle rime tronche, mentre in italiano delle rime piane. Nella tradizione poetica italiana, le rime tronche (con accento sull’ultima sillaba) non sono ammesse e dunque si generalizzano le rime piane. Questa è una grande differenza tra la lirica provenzale e quella volgare (prov> rime tronche / ita> rime piane). • Nel provenzale, cadono tutte le vocali finali atone tranne la A, invece nell’italiano si mantengono intatte (es. VERSUS > ita: verso / prov. vers). • RIMA A COBLA UNISSONANS (rime identiche tra le successive coblas) molto utilizzata nel provenzale, mentre nell’italiano si cambiano le rime ad ogni strofa (RIMA A COBLAS SINGULARS). La rima a cobla unissonas ha un’implicazione estetica: rischio di ripetizione e limita la scelta della rima. Guglielmo IX, infatti, utilizzando le coblas unissonans, deve trovare 27 rimanti in -en. • NOMENCLATURA VERSI: Il provenzale conta il numero delle sillabe fino all’ultimo accento, lo traduce in greco + -sillabo (ultimo accento sulla 5° > pentasillabo). L’italiano conta il numero delle sillabe fino all’ultimo accento e aggiunge 1 (se l’ultima sillaba accentata è la 6°> settenario). Per quanto riguarda l’endecasillabo italiano, questo può essere composto da 10,11,12,13 sillabe: deriva dal decasillabo provenzale.

• FRANCESE Deriva dalla lingua d’oil (> HOC ILLE: era il modo di dire sì in questa zona) ed è la lingua più evolutiva tra le lingue romanze. - il francese monottonga ou>u ai>e nella pronuncia (perchè a volte nella grafia si scrivono > grafia conservativa), mentre il provenzale conserva i dittonghi. - Le vocali finali nel francese cadono, eccetto la A che si evolve in E (predominanza di E finale), mentre nel provenzale resta la A. - Nel francese antico, la E finale si leggeva chiaramente, mentre nel francese moderno la E finale non si legge. Sappiamo questo perché il verso deve avere un proprio schema metrico che coincida con gli altri (dunque quella sillaba va contata). - La U si pronuncia come la U francese. - OI nel francese moderno si pronuncia UA, mentre nel francese antico UE. (dalla rivoluzione francese)

• GUASCONE E’ una lingua occitanica ed è testimoniata per la prima volta in letteratura attorno al 1200 da Raimbaut de Vaqueiras. Adesso è un dialetto. Era parlata in Guascogna o Vasconia, che era la zona dove vivevano i baschi (cioè in Francia fino a Bordeaux, poi i Baschi si spostano in Spagna attuale, dunque rimane un sostrato del basco nel guascone). Adesso è considerata una lingua rustica, tant’è che guascone è sinonimo di rozzo. - F > H = Trasformazione di F iniziale in H (spirantizzazione o aspirazione). - Rotacismo L > R (laterale liquida si fa vibrante) - Betacismo V > B

• GALLEGO-PORTOGHESE

All’epoca non c’era distinzione, tra il gallego e il portoghese. Nord-Occidentale penisola iberica. - Il dittongo AI > EI - La vocale finale o si conserva o si evolve (quindi è più vicino all’italiano) - Il nesso -CT- evolve in -IT- (come in tutte le altre lingue del sostrato celtico.

•COBLAS Secondo Dante, cobla significa stanza (qualcosa di chiuso in se stesso). 1) COBLA INDIVISA (sub una oda continua usque ad ultimum progressive): è un unico respiro sintattico e dunque non ci sono divisioni interne. Utilizzata principalmente da Arnaut Daniel. 2) COBLA CON DIESIS (divisione, cesura) - Se la cobla presenta ripartizioni prima della diesis, allora ha due piedi. - Se la cobla presenta ripartizioni dopo la diesis, allora ha due volte. - Se la cobla è indivisa prima della diesis, ha la fronte. - Se la cobla è indivisa dopo la diesis, ha la sirma o cauda. (COLBA 2 PEDES + SIRMA, COBLA 1 FRONTE + 2 VOLTE, COLBA 2 PEDES + 2 VOLTE) *CANZONE SECONDO DANTE: Dante fornisce quindi una definizione metrica e una stilistica: la prerogativa della canzone è quella di essere costituita di strofe uguali, di non avere il ritornello, di trattare argomenti elevati. Dante passa poi alla descrizione della stanza della canzone: essa consta di più versi e di uno schema rimico preciso. I versi possono essere organizzati all'interno della stanza in modo che questa risulti divisibile o che invece sia indivisibile.

•ANALISI PUNTOMETRICA (Benoit de Cornulier): è il rapporto dialettico tra struttura metrica e sintassi. si attribuisce alla punteggiatura valore numerico e si fa lo schema tra versi e coblas. La punteggiatura debole (,) vale 1, quella media (; :) vale 2, quella forte (. ? ! …) vale 3. Se non vi è punteggiatura, si mette 0.

•SONETTO: E’ una forma molto rigida ed è quella che ha avuto più successo nei secoli. E’ universale. E’ formato da 14 versi endecasillabi. La diesis è presente al verso 8 > 14=8+6 (ottetto+sestetto). La grande novità rispetto alla cobla è l’ulteriore divisione di terzine e quartine (4+4 + 3+3). Inizialmente il sonetto sembra non rispondere al principio di isostrofismo (cioè che per ogni strofa ne serve un’altra identica), ma in realtà il sonetto è un componimento strofico virtuale. Inizialmente non era del tutto virtuale perchè si scrivevano le tenzoni, ma poi questo si perde e dunque diventa del tutto virtuale. - E’ una struttura monostrofica e geometrica, che nasce dalla cobla esparsa (è un componimento isolato, che corrisponde a una stanza di canzone). E’ di fatto una strofa e si comporta come tale. (Dante avrebbe detto che il sonetto presenta due piedi e due volte). - Il sonetto nasce con un procedimento moltiplicativo (dunque se Rudel usa 7 versi in una strofa, Da Lentini ne mette 14 e se la diesis era al verso 4, ora è al verso 8). - Dal punto di vista rimico, abbiamo per le quartine due opzioni: ABAB ABAB (rima incrociata) oppure ABBA ABBA (rima a chiasmo). ABAB ABAB è quella più antica ed è quella che Da Lentini concepisce all’inizio, perchè va a moltiplicare la rima di Rudel dei primi due piedi (ABAB). Per le terzine, Da Lentini raddoppia la sirma (formata da 3 versi in Rudel): CDC DCD (come se fosse la naturale prosecuzione delle rime incrociate delle quartine: CD/CD/CD) oppure CDE CDE. In ogni caso, la cosa fondamentale deve essere l’equilibrio degli elementi (tot. elementi di C = tot. elementi di D). Dunque il sonetto è un misto tra tradizione e innovazione. JAUFRE RUDEL : Sono tutti ottosillabi GUGLIELMO IX: Sono 11-11-14 sillabe RAIMBAUT DE VAQUEIRAS: Sono tutti ottosillabi...


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