Filologia Romanza A - 5 cfu - Prof. Bensi Mario PDF

Title Filologia Romanza A - 5 cfu - Prof. Bensi Mario
Author Luca Cattaneo
Course Filologia romanza A
Institution Università degli Studi di Bergamo
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Appunti precisi ed esaustivi per l'esame di Filologia Romanza A, tenuto dal prof. Mario Bensi. Su questi appunti voto assicurato: 30...


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FILOLOGIA ROMANZA MODULO A 04/10/16 - Il 58% del lessico della lingua inglese è composto da parole di origine neolatina (soprattutto francese) - La continuazione medievale e moderna del latino è una continuazione divergente. - Il latino in origine fu un dialetto della penisola italica - (Elenco delle lingue neolatine: SCHEDA 1) - La lingua portoghese nasce dal galego, in seguito alla discesa galega verso sud durante la “Reconquista” - Il galego (o gagliego, o galiziano) diede vita alle “cantigas”, liriche di tipo trobadorico, cioè dal tema prevalentemente amoroso. - Per quanto riguarda il catalano, il valenziano è una varietà di esso. - Oïl è la fusione di hoc con ille. - La parola “provenzale” ha un uso esclusivamente italiano ed è fallace, poiché è usato per indicare tutte le lingue della Francia meridionale (e non solo in Provenza). Sarebbe più corretto chiamare questo insieme “occitanico”. - La differenza tra nord e sud del francese ha una giustificazione storica relativa a due periodi diversi di conquista romana. 10/10/16 - “FILOLOGIA”: filos (=amico, amante) + logos (=parola, discorso) - Filologos = uomo facondo, gran parlatore; assunse spesso l'accezione negativa di “chiacchierone”. Nel greco più recente assume il significato di “erudito”, “conoscitore della lingua letteraria”. - “Filologia” ha un significato accessorio, poiché assume un significato definito quando è accompagnata dall'aggettivo “testuale”. Una traduzione sarebbe “critica testuale”, “critica del testo” o “ecdotica” (=dare alla luce, pubblicare), ovvero la scienza della pubblicazione di un testo. Questo termine fu introdotto dal monaco benedettino francese Henry Quentin nel 1926. - La filologia testuale si occupa, a livello pratico, di curare e di essere strumento utile e necessario alla compilazione di testi critici o, a un livello superiore, alla migliore riproduzione possibile di un testo relativamente antico (spesso attraverso il confronto con testi contemporanei al testo sotto studio) - La filologia può essere definita sia come la somma di due discipline (linguistica e letteratura), sia come la zona di sovrapposizione tra esse. - Al di fuori dell'Italia, la filologia romanza è lo studio di tutte le lingue e letterature romanze ed è oggetto di studio all'interno di uno specifico dipartimento ad essa tutto dedicato, nel quale lo studente sceglie quale specificazione affrontare. In Italia, invece, è un settore di studi molto ampio, che si presenta sotto forma di disciplina e dove la lingua è vista 1) nel suo processo di derivazione dal latino e 2) la letteratura presa in esame è quella medievale (questo perché fino al Medioevo le varie letterature si fondano ancora su certi dati culturali comuni, come la religione cristiana o la classicità. - Romània: insieme dei territori nei quali si sono sviluppate le lingue originate dal latino (in origine chiamato orbis romanus) - Latinus: deriva da latinum e designava due cose: 1. al plurale, i Latini, ovvero i popoli di cui i Romani facevano parte e contro i quali combatterono nei primi secoli successivi alla fondazione di Roma; 2. la lingua parlata dai Romani, i quali non usavano l'aggettivo “romano”, preferendo usarlo in ambito etnico e politico-giuridico. - 212 d.C.: editto di Caracalla. Viene conferita la cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell'Impero (schiavi esclusi). Da questa data romanus inizia a esser utilizzato per designare la lingua e si inizia

anche a parlare di Romània (uno dei primi a utilizzarla fu lo studioso Paolo Orosio). Per designare la lingua iniziano a diffondersi nuovi termini, sul calco del termine romanus: romane e romanice (= “alla maniera dei romani”). Successivamente si utilizza romanicus in relazione alla Romània, al posto di romanus in relazione all'Impero romano. - Dopo la coniazione del verbo romanice parabolare (= “parlare come gli abitanti della Romània”), romanice diventa il nome proprio della lingua parlata dagli abitanti della Romània. Da qui rumantsch (romancio), romanz (il francese antico secondo la metà settentrionale), romans (provenzale antico). 11/10/16 - La sincope della postonica è il processo attraverso la quale si passa da romanice alle denominazioni successive. Si effettua con la caduta della vocale atona successiva alla sillaba tonica. - En romancier in antico francese significava tradurre dal latino alla lingua romanza. In spagnolo romanzar. - Li romanz de Renart fa parte di una serie di scritti con scopo di intrattenimento, molto brevi, narrativi e composti in versi. Si chiama “romanz” perché appunto scritto nell'omonima lingua del francese antico. - Per lo stesso motivo, in Italia sono denominati “romanzi” molte opere di Dante e alcuni sonetti di Petrarca ROMANIZZAZIONE: assimilazione culturale dei territori conquistati da Roma - Con questo termine si intende anche la conquista da parte dei Romani: 272 a.C.: vengono sottomesse le popolazioni latine e Roma ha conquistato gran parte del territorio italiano (dagli Appennini in giù; dal Magra e dal Rubicone in giù) 241 a.C.: fine della Prima Guerra Punica e conquista della Sicilia 238 a.C.: occupazione della Sardegna e della Corsica 215 a.C.: conquista delle Tre Venezie (tridentina, eugànea e giulia) 197 a.C.: Hispania 191 a.C.: Gallia cisalpina 167 a.C.: Dalmazia 120 a.C.: Gallia meridionale 50 a.C.: Gallia settentrionale 15 a.C.: Rezia 107 d.C.: Dacia Queste date sono solo approssimative. 12/10/16 - Dal confronto tra le lingue romanze e dal discorso sulla romanizzazione appare chiaro che queste lingue sono continuazioni del latino parlato (sebbene si preferisca parlare di latino volgare). - Non abbiamo nessun testo intero, di una certa consistenza, scritto in quel latino volgare parlato dal popolo romano. Questo perché quando si scriveva si cercava sempre di attenersi – anche spontaneamente – alla grammatica e alle norme tipiche del latino classico usato dai grandi della letteratura latina. Ma ci sono delle eccezioni: 1. Graffiti pompeiani, incisioni scoperte su alcune mura delle rovine di Pompei. 2. Defixionum tabellae (= tavolette di maledizione), sono delle formule magiche di maledizione 3. alcune opere di carattere tecnico e manualetti di veterinaria (Mulomedicina Chironis) 4. iscrizioni funerarie 5. le avventure di Trimalcione raccontate da Petronio nel Satyricon, testo letterario in cui viene preso in giro il popolino (probabilmente a scopo umoristico) 6. alcuni testi in cui parlanti di elevata condizione (primi enunciatori del Cristianesimo) si sono lasciati a concessioni per andare incontro ai limiti dei loro ascoltatori e lettori - APPENDIX PROBI (= appendice a Probo) è un testo che, sebbene abbia la consistenza di un'appendice, non è propriamente tale e inoltre non fa alcun riferimento al testo di grammatica di un

certo Probo, vissuto intorno al III-IV sec. Questo Appendix è datato tra il III e il VII sec e sono probabilmente gli appunti di un insegnante di scuola elementare, che avrebbe stilato un elenco di forme fallaci che trovava negli scritti dei suoi alunni, accompagnate dalle corrispondenti forme corrette 18/10/16 - Non è sbagliato dire che a un certo punto del suo corso il latino classico sia in qualche modo entrato in crisi e che siano in esso subentrati modificazioni e “errori” tipici del latino parlato; tuttavia, non è nemmeno molto veritiera come cosa. Piuttosto è indubbio che al suo fianco sia sempre esistito un latino parlato. - Nelle frasi semplici affermative, l'ordine delle parole nelle lingue romanze è SOGG-VERBOC.OGG.-C.IND. In latino classico, invece, l'ordine è SOGG.-C-OGG.-C.IND.-VERBO - L'ordine nelle lingue romanze compare sin dall'inizio della lingua latina (in contemporanea con l'ordine classico), intorno al VII-VI sec a.C. La più antica attestazione, a noi pervenuta, del primo latino è un'iscrizione posta su una spilla chiamata “fibula prenestina” (= fibbia ritrovata a Preneste, l'attuale Palestrina): «Manios med vhevhaked Numasioi» ↓ «Manius me fecit Numerio» (= Mario mi fece per Numerio) - Un'altra testimonianza dell'ordine S-V-O risale a Cicerone, alla prima frase della prima delle sue quattro orazioni contro Catilina: «Quosque tandem abuteris, Catilina, patientia nostra?» (= fino a qual punto infine abuserai, o Catilina, della nostra pazienza?) L'ordine qui non è quello classico perché Cicerone vuole enfatizzare l'accusa e mostrare un'ira tale da sconvolgere la sintassi classica. - Le tracce del vocalismo romanzo risalgono anch'esse agli albori del latino. - Nel latino classico si avevano 5 vocali, ciascuna con una doppia forma fonetica (quindi 10): SISTEMA DELLE VOCALI LUNGHE E BREVI Pălus – Pālus = «palo» – «palude»; vēnit – vĕnit = «egli venne» – «egli viene» - Nel corso del I sec d.C. le vocali lunghe iniziano a diventare chiuse e le brevi a diventare aperte (da un sistema vocalico basato sulla quantità, si passa gradualmente a un sistema sull'apertura) - Successivamente, da 10 vocali si passa a 9 (la 'a' è una sola). Poi al sistema a 7 (ĭ, ē → 'e' chiusa; ŭ, ō → 'o' chiusa), il quale è quello del latino volgare. - Attraverso l'alternanza di vocali lunghe e brevi si realizzava la versificazione latina e greca. 19/10/16 - I mutamenti vocalici hanno iniziato a comparire nelle campagne, prima di raggiungere la capitale. Si oppose così uno stile linguistico della rusticitas a quello della urbanitas. - Il passaggio ĭ, ŭ → 'e', 'o' chiusa avviene intorno al I sec d.C nell'ambiente urbano, ma era già presente in campagna molto tempo prima. - Altre modificazioni sono: ae → 'e' aperta; au → 'o' chiusa. Quest'ultima compare a partire dal VI-V sec a.C in ambiente rurale ed era un tipico tratto di distinzione tra l'ambiente di Roma città e quello dei popoli limitrofi (come gli Umbri). Questa 'o' chiusa giunge a Roma solo intorno al II sec a.C e si è diffuso tra la popolazione più povera della città. Testimonianza di questa riduzione ci è presentata da un fatto relativo alla storia romana: Claudius Pulcher, che, nonostante fosse di ceto elevato, si era allineato alle posizioni dei plebei e aveva iniziato a farsi chiamare “Clodius”. - Anche molti circoli politici e artistici legati all'urbanitas subirono le modificazioni vocaliche della campagna, spesso per convenienza. - Lo stesso Cicerone, in alcuni suoi testi – in particolare nella raccolta Epistulae ad familiares –, non evita alcune forme rustiche (olla invece che aula)

- Si registrano anche casi inversi, come quello di Plauto, che, nonostante fosse scrittore di commedie, plebeo e umbro, non usa la 'o' chiusa, ma il dittongo 'au', probabilmente per occultare la propria origine umile e campagnola e quindi per poter emergere nell'ambiente artistico romano. - L'infiltrazione della modificazione 'au' → 'o' chiusa, dalla campagna fin anche alle stanze patrizie, avvenne per mezzo di cuoche, contadine e nutrici. - Tra i ceti più elevati si affianca, al latino classico, un “latino colto dell'uso”. - Un altro grande autore classico che usa il linguaggio rustico fu Orazio, che se nelle Odi usa una lingua solenne, nelle Satire utilizza la lingua parlata. - Esiste una linea di pensiero che propone una distinzione tra latino classico, latino popolare e latino volgare attraverso tre parole per lingua: classico: edere, pulcher, -ior (comparativo di maggioranza) popolare: comedere, formosus, magis_quam (perifrasi comparativa) volgare: manducare, bellus, plus_quam -ior è ancora presente per alcuni aggettivi: migliore, peggiore, maggiore...(in ITA e nelle versioni della maggioranza delle lingue neolatine) comedere: commestibile (ITA) formosus: hermoso (SPA), frumos (ROM) magis_quam: mas (SPA), mai (ROM) manducare: manducare, manicare (ant.ITA), manger (FRA), a mânca (ROM) bellus: bello (ITA), beau (FRA) plus_quam: più (ITA), plus (FRA) A proposito di magis_quam, era già utilizzato negli ambienti aristocratici per quegli aggettivi in cui non si usava, per ragioni di pronuncia, la desinenza -ior (strenuus - *strenuior) 24/10/16 - Il passaggio da una forma sintetica a una analitica del comparativo di maggioranza ha come probabile ragione l'esigenza di maggior espressività. - Nella storia della letteratura latina si è progressivamente fatto più uso delle costruzioni analitiche: patri (dat.) → ad patrem A partire da Plauto (III-II sec a.C.) si trova più spesso questa modifica. - Qualcuno può quindi pensare che le costruzioni analitiche siano state causate dalla scomparsa delle declinazioni, ma non è vero, perché queste costruzioni erano già presenti a fianco di quelle sintetiche. - Un altro esempio di passaggio da un costrutto sintetico a uno analitico si trova nel futuro: Seneca e Cicerone scrivevano dicere habeo invece di dicam. Il sistema sintetico del futuro è scomparso probabilmente perché veniva quasi a collidere con il perfetto: amabit VS amavit, dove il suono della b e della v si avvicinavano fonicamente. Oppure per la somiglianza fonica tra presente e futuro: dicĭs, dicĭt VS dices, dicet, dove anche qui ĭ e e si avvicinavano fonicamente, tenuto anche conto della trasformazione ĭ → e chiusa. - Le forme del futuro delle lingue romanze derivano da una sorta di fusione tra l'infinito e l'accompagnatore al presente: amare + habeo = amare + ho = amerò cantare + habeo = chanter + (j')ai = chanterai

SOSTRATO E SUPERSTRATO - Le lingue romanze non hanno origine solo dal latino parlato, ma hanno subito nella loro evoluzione influenze extra-latine, sia perché il latino si impose in territori dove si parlavano altre lingue oltre al latino, ma anche in seguito alle invasioni barbariche. - SOSTRATO: quando una popolazione entra in conflitto con un'altra e prevale nettamente, non solo impone la propria lingua sul territorio straniero, ma sostituisce quella autoctona. Ciò non toglie, però, che quest'ultima lasci nella nuova lingua delle influenze, dette di sostrato. - SUPERSTRATO: quando le popolazioni germaniche si trovavano in conflitto con i Romani, al tramonto dell'Impero Romano, non riescono a soppiantare con le loro lingue il latino, né tanto meno

a estinguerlo, ma riescono naturalmente a lasciare tracce ed influenze, dette di superstrato. - Si usa parlare anche dell'influsso AD STRATO, nel caso in cui la lingua del sostrato continui a vivere accanto a quella del conquistatore. Ad esempio l'Iberico (il cui erede è il Basco), da lingua di sostrato continua a vivere accanto allo spagnolo. - Non c'è alcun dubbio riguardo all'influsso del sostrato per quel che riguarda la toponomastica e il lessico. Si ha invece qualche obiezione nel campo della fonetica: « come è possibile che nel territorio gallo-romanzo la u lunga sia diventata ü nel francese e nei dialetti del nord Italia?» Probabilmente questa è più una tendenza fonetica – di palatalizzazione della u lunga – tipica delle popolazioni gallo-romanze, piuttosto che una modificazione di origine celtica. Anche perché questa tendenza specifica compare nell'VIII sec., cioè tre secoli dopo l'estinzione della lingua gallica. - Per quanto riguarda il lessico, in spagnolo e portoghese risultano presenti suffissi diffusi come -rro, -rdo, -rda: izquierda e esquerda derivano dall'iberico ezker zorro deriva da azeria - Gli elementi lessicali del sostrato celtico possono essere distinti in due classi: 1) le parole penetrate già nel latino e dal latino passate alle lingue romanze (es. carrum da kar; breies e chemise da bròk e hameithja) 2) le parole insinuate nel latino regionale delle Gallie e continuate solo nel Gallo-romanzo. Sono circa 180, soprattutto nella terminologia domestica e agricola (es. *bertium → berz → berceau; *rusca → ruche (=alveare); *carruca → charrue (=aratro); glenare → glaner (=spigolare)) - Anche “Parigi” deriva dal celtico. I romani la chiamavano Lutetia, ma spesso veniva specificato Lutetia parisiorum, perché abitata dalla tribù dei Parisi. Idem per “Reims”, che si chiamava Durocortorum, ma poiché ci abitavano i Remi... “Lione” e “Verdun” provengono da Lugdunum e Verodunum dove dunum è latinizzazione di oppidum (=città). - Ci sono poi dei germanismi del superstrato di fondo comune: sapo (=sapone), werra (=guerra), wardon (=guardare, in origine nel senso di “custodire”), blank, blund, brun

LE COMUNICAZIONI - Le comunicazioni sono state importanti per l'origine e la diffusione delle lingue romanze. In particolare, è stato importante il mantenimento delle comunicazioni tra una zona e l'altra della Romània, così come anche la loro interruzione. - Una teoria enunciata dal morfologo tedesco Heinrich Morf nel 1909 si proponeva di spiegare le origini dei confini linguistici dialettali all'interno del territorio gallo-romanzo. Essa si basava sul fatto che i confini delle diocesi in Francia corrispondevano con i confini propri delle circoscrizioni amministrative di età romana, che a loro volta corrispondevano a quelli delle tribù galliche. - Dialetti franco-provenzali: il centro di questa parlata è Lione. A 33 km a sud di Lione c'è una città chiamata Vienne e il Franco-provenzale si è diffuso nella zona compresa tra le due città, all'interno della stessa arcidiocesi. - “Mirandese”: in Portogallo esiste la località di Miranda, dove il dialetto parlato è una variante del dialetto parlato in Leòn. Non è un caso, dato che fino al XII sec. Leòn e Miranda facevano parte della stessa diocesi (quella di Astorga) - Ecco alcuni esempi dai lessici ecclesiastici, prendendo in considerazione la Diocesi di Coira (nel cantone dei Grigioni) e quelle di Milano e Como: • pentecoste si dice “pentecost” (dal greco “cinquantesimo giorno”) e “tschunqueismas” (dal latino “quinquagesima”) • chiesa si dice “cesa” (dal greco “ecclesia”) e “baselgia” (dal latino “basilica”) • padrino si dice “güdaz” (dal Longobardo “gudazzo”) e “patrin” (dal latino “patrino”) - Esempi di area francese: natale in francese si dice “noël” (dal latino “notalis”) nei dialetti del nord si dice “noël” in Franco-provenzale si dice “tsalende” (dal greco “calende”)

Il confine tra le zone in cui si dice “noël” e quelle in cui si dice “tsalende” corrisponde a Besançon e Basilea. - Dopo queste analisi, Morf giunge alla conclusione che le diocesi non sono mai state un fatto eminentemente spirituale, ma anche di organizzazione sociale: il vescovo non era solo un'autorità religiosa, ma anche amministrativa; celebrazioni e feste religiose non si svolgevano solo in chiesa e rappresentavano delle occasioni per far incontrare la gente e permettere alle novità linguistiche di essere apprese e diffuse anche nelle zone periferiche. - Un altro fattore importante, che indirettamente favorì e ostacolò le comunicazioni tra le diocesi e che ebbe un ruolo diretto per il sorgere delle lingue romanze, fu la RELIGIONE CRISTIANA - Il Cristianesimo ebbe sia una forza collegatrice, sia una dissolutrice. La prima si riferisce al fatto che la Chiesa, fin dall'inizio dell'era cristiana, ha adempiuto ad una funzione centralizzatrice anche dal punto di vista linguistico, diffondendo la propria dottrina e convertendo i barbari attraverso l'uso del Latino e di nessun'altra lingua (mentre in Oriente fu affiancato dal Gotico, dal Copto e dal Greco), tant'è che la cristianizzazione è considerabile come una seconda romanizzazione. La forza dissolutrice, invece, si riferisce al fatto che il Cristianesimo ha sostenuto una tendenza al particolarismo che ha contribuito alla nascita delle lingue nazionali. - Durante il Regno dei Franchi si era accentuata la differenza tra il latino classico e il latino popolare, tanto che la Chiesa dovette prendere delle decisioni. Papa Zaccaria (741-742) fu informato del fatto che in alcune parrocchie francesi erano stati impartiti dei battesimi secondo formule diverse da quelle del latino classico, ma decise comunque di riconoscere i battesimi , pur condannando gli errori linguistici. - Quando i Carolingi ascesero al potere promossero la Rinascenza carolingia: Carlo Magno invitò persone di alta cultura e di conoscenza del latino nei principali centri del suo impero per consolidare l'insegnamento del latino (Alcuino da York, Paolino Diacono), ma questa iniziativa ebbe successo solo in pochi centri, mentre rimase e si accentuò il distacco tra latino classico e quello popolare. - Nell'813 alcuni vescovi francesi e tedeschi riuniti a Tours in un concilio locale presero diverse decisioni: nell'art. 17 si prescrisse l'utilizzo della rustica romana lingua nelle omelie, ufficializzando di fatto l'esistenza di una nuova lingu...


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