Hor. Od. I,4 - traduzione e commento dell\'ode I,4 di Q. Orazio Flacco PDF

Title Hor. Od. I,4 - traduzione e commento dell\'ode I,4 di Q. Orazio Flacco
Author giulia campailla
Course Letteratura Latina
Institution Università degli Studi di Parma
Pages 8
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Summary

Ode I, 4 : ode non politica e dai toni quasi diatribici. È un’ode che parla del ritorno della primavera, anche in ambito umano, tutte le attività che si rinnovano, questo almeno nella prima parte; c’è una scansione molto precisa nell’organizzazione delle singole strofe dove nelle prime 3 è dedicata ...


Description

Ode I, 4 : ode non politica e dai toni quasi diatribici. È un’ode che parla del ritorno della primavera, anche in ambito umano, tutte le attività che si rinnovano, questo almeno nella prima parte; c’è una scansione molto precisa nell’organizzazione delle singole strofe dove nelle prime 3 è dedicata all’immagine del trascorrere delle stagioni; le altre 2 strofe invece, continuano il periodo legate all’enjambemant, con un senso comunque chiuso, in unico periodo che trasla da una strofa all’altra ma comunque appaiono ben staccati, dove la tematica cambia per contrasto, in cui viene inserito il tema della morte, in antitesi tra la rinascita della primavera e la morte che invece non permette di godere delle gioie di questa rifioritura della vita. Per quanto riguarda lo stile del componimento, per l’attenzione ai particolari, l’ode sembra essere composta seguendo un gusto più alessandrino ed ellenistico e dalla descrizione minuziosa, un gusto quasi “miniuaturistico” che è meno tipica della poesia arcaica. È un’ode non famosissima, che si ricollega spesso, soprattutto per la prima parte, con degli antecedenti greci Quest’ode spesso viene collegata a Catullo 46 (56 a.C. composto al ritorno di una spedizione) sia per l’analogo uso di Iam, sia per il tema della rinascita della primavera e l’entusiasmo1 del risveglio dei ritmi dell’uomo; e Lucrezio sul tema della ciclicità delle stagioni TESTO: Solvitur2 acris hiems grata vice veris et Favoni trahuntque siccas machinae carinas, ac neque iam stabulis gaudet pecus aut arator igni nec prata canis albicant3 pruinis. Iam Cytherea choros ducit Venus imminente luna

5

iunctaeque Nymphis Gratiae decentes alterno terram quatiunt pede, dum gravis Cyclopum Volcanus ardens visit officinas. Nunc decet aut viridi nitidum caput impedire myrto aut flore, terrae quem ferunt solutae;

10

nunc et in umbrosis Fauno decet immolare lucis, seu poscat agna sive malit haedo. Pallida Mors aequo pulsat pede pauperum tabernas regumque turris. O beate Sesti, vitae summa brevis spem nos vetat inchoare longam4.

15

Iam te premet nox fabulaeque Manes et domus exilis Plutonia, quo simul mearis, 1 Lo ritroviamo anche in Lucrezio. 2 È una valenza propria: è lo sciogliersi della neve, ma anche riferito al mondo umano che si “libera” dalla casa e esce fuori. 3 “bianco” è un bianco più opaco (albius), rispetto a canditus, che si riferisce a un bianco più lucido. 4 Con 2spem” è un aggettivo molto poetico.

nec regna vini sortiere talis nec tenerum Lycidan mirabere, quo calet iuventus nunc omnis et mox virgines tepebunt.

20

TRADUZIONE MINARINI: il freddo inverno (=il gelo d’inverno, acris hiems) si scioglie (solvitur) per il lieto (=gradito grata) avvicendarsi (vice) della primavera (veris) e del Favonio5 (et favoni), e me le macchine (et machinae) trascinano (trahunt) [in mare] le carene secche (siccas carinas)6 e né il bestiame (neque pecus) gode (gaudet7) più (iam) delle stalle (stabulis)8 o [l’aratro] del contadino (arator =dell’aratore) del fuoco (igni), né i prati (nec prata) biancheggiano (albicant9) di bianche (=candite canis) brine (pruinis). Già (iam) Venere Citeria (venus cythera) conduce (ducit) le danze [delle ninfe] (choros), al sorgere della luna (imminente10 luna) e le grazie (gratiae) unite (iunctae) alle ninfe (nymphis) belle (decentes11) battono la terra con piete alterno (quatiunt12 terram altero pede =danzano) mentre (dum) Vulcano infuocato (Vulcanus ardens) visita (visit= “va a vedere”)13 le gravose officine dei ciclopi (gravis officinas Cyclopum). Ora (nunc) è il momento di (è bene che decet) o (aut) legare il capo splendente (impedire caput nitidum14) di verde mirto (viridi myrto) oppure (aut) [di legare (=impedire) coi fiori (flore lett: singolare collettivo) che producono (quem ferunt ) le terre (terrae) sciolte (solutae 15=rinate). Ora (nunc) è il momento (decet) di fare sacrifici a Fauno (immolare16 Fauno) nei boschi ombrosi (in ombrosis17 lucis = bosco sacro18) sia che richieda (seu poscat) un agnello (agna), sia che preferisca (sive malit) un capretto ( haedo; + agna 5 È lo Zefiro, vento di primavera molto mite. 6 L’immagine è quella delle navi che, dopo l’inverno, vengono rimesse in mare, pronte per la pesca; l’immagine è molto ben resa dall’uso di carinas che è quella parte della nave, il ventre, che solitamente sta sempre in acqua. 7 Ind, pres. 3° sing da gaudĕo, gaudes, gavisus sum, gavisum, gaudēre semi dep. 8 Il quadro qui presentato è quello degli animali, col clima favorevole, vegono lasciati pascolare al di fuori delle stalle. 9 Albicant...


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