Il Giornalino di Gian Burrasca di Luigi Bertelli detto PDF

Title Il Giornalino di Gian Burrasca di Luigi Bertelli detto
Author Domenico Carnevale
Course Psicologia generale
Institution Università degli Studi di Macerata
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Summary

analisi de "il Giornalino di Gian Burrasca" con analisi dei capitoli e vita autore;...


Description

Il Giornalino di Gian Burrasca di Luigi Bertelli detto “Vamba”.

Giornalino fittizio. Anche lui autore fiorentino, giornalista, Vamba è lo pseudonimo del buffone di corte di “Cedric Il Sassone” nell’ “Ivanhoe” di Walter Scott. Ha una produzione ampia, tra cui anche “Ciondolino”, la storia di un bambino che è un po’ simile a Pinocchio, il quale afferma che preferirebbe diventare un insetto per non dover andare a scuola piuttosto che restare un bambino ed essere costretto a studiare. Ed è così che viene trasformato in formica e seguono poi vicende di vita nel formicaio di cui diventa un capo, avendo però il desiderio di tornare a casa e riunirsi con i suoi genitori e i suoi fratelli, quest’ultimi a loro volta trasformati in insetti. Riprende il tema della metamorfosi (da essere umano a animale) molto frequente in letteratura, opera relativamente noiosa, quasi più un trattato di entomologia, ovvero la narrazione della vita e caratteristica degli insetti. Bertelli lo pubblica in volume nel 1912, pur essendo già uscito in rivista nel 1905. Diario immaginario dove lo scrittore-narratore è Giovanni Stoppani, detto Giannino (soprannome dato dalla famiglia), bambino di 9 anni, il quale riceve un giornalino bianco dalla sua mamma per il suo compleanno e porta avanti una narrazione che va da settembre fino a marzo/aprile. Lui finge di avere un amico immaginario a cui scrivere. È un opera ambientata nei primi del ‘900 , nel 1905, quindi prima della I Guerra Mondiale e si svolge in 6 mesi. L’ambientazione è Firenze, ma in parte anche a Roma e al collegio Pierpaoli (a qualche ora di carrozza da Firenze). Giovanni “Giannino” Stoppani, soprannominato Gian Burrasca dai parenti per i vari guai che combina, è il quarto e ultimo figlio di una famiglia medio borghese di Firenze; ha tre sorelle maggiori: Ada, Luisa e Virginia. Ha due genitori, i cui nomi non verranno mai scritti, una serva di nome Caterina che vive in casa con loro e una zia zitella, zia

Bettina. Tutta la vicenda è vista nell’ottica di Giannino il quale è protagonista e narratore, è scritta a posteriori ed egli narra cosa ha fatto e cosa è successo, cercando, in maniera simile ad Anna Frank (ovviamente lei si trova in un contesto più drammatico), un po’ di comprensione, solidarietà e conforto da parte di questo essere inanimato che diventa un amico immaginario , ovvero il giornalino. L’ opera è ambientata a Firenze, ma non vi sono descrizioni vere e proprie del paese; è invece molto più descritta, sebbene non in maniera ampissima, la città di Roma, dove Giannino si reca per alcune settimane presso la sorella Luisa che nel frattempo si è sposata con il medico Dottor Collalto. Romanzo di minor valore rispetto a Pinocchio, ma che presenta comunque degli elementi interessanti, con un’impennata di valore letterario nell’ultima parte in cui Giannino si trova in collegio. Anche in questo caso il romanzo ha due piani di lettura: -uno più semplice, che è quello più adatto ai lettori primari (bambini), ovvero di divertimento, in cui si ride per le monellerie di Giannino. - uno più profondo, in cui ci viene mostrato come Giannino sia un bambino poco amato e poco seguito, nonostante sia l’unico maschio, probabilmente perché è l’ultimo figlio, forse non voluto e arrivato molto dopo rispetto alle sorelle. È considerato dalle sorelle e dai genitori come un fastidio, ed è infatti spesso abbandonato a se stesso, addirittura una volta rischia di annegare in mare, un’altra volta è coinvolto in un incidente d’auto con Cecchino Bellucci, il quale subisce gravi danni che lo porteranno a restare zoppo per sempre. Giannino viene continuamente sottoposto a delle punizioni per le sue marachelle, a volte molto gravose, come essere preso a cinghiate dal padre, essere messo a digiuno o costretto a mangiare cibo che non gli piace. La madre è invece sottomessa. Anche in questo romanzo la scuola è essenzialmente assente, Giannino ci va pochissimo , anche perché all’epoca le vacanze duravano di più rispetto ad ora ; probabilmente l’assenza o chiusura della scuola, la quale regola , scandisce e in certo senso

controlla la vita di un bambino, porta a creare o accentuare il disagio sociale o personale del bambino. Per quel poco che Giannino ci va non impara quasi nulla, addirittura viene espulso e la scuola non fa quasi nulla per recuperarlo. Quando Giannino viene spedito nel collegio Pierpaolo Pierpaoli dal padre, stanco delle sue birbonate, si trova sotto la custodia di due personaggi, marito e moglie, direttore e direttrice, Stanislao e Gertrude, che in realtà sono dei farabutti, truffatori e anche dei creduloni, visto che organizzano delle sedute spiritiche nel collegio, al alle quali partecipa anche il cuoco del collegio, col tentativo di invocare l’ anima del defunto fondatore del collegio Pierpaolo Pierpaoli. Quindi, anche all’ interno di questa istituzione scolastica dal carattere più totalizzante del collegio, avvengono truffe e furberie di assoluta mancanza di volontà positiva di tipo didattico e pedagogico. Non sempre, ma nella maggior parte dei casi, le birbonate di Giannino, (madre figura di donna piangente sottoposta al padre, uomo burbero sempre arrabbiato con il figlio) hanno un origine, un moto positivo. Giannino è mosso da volontà positive, commette guai perché vorrebbe fare una sorpresa alle sorelle, o per amore di verità e giustizia e via dicendo. Quindi il moto che lo porta a agire non è un moto di desiderio volontario di fare del male essendo insolente, ma queste sue buone intenzioni si scontrano con due elementi: -la sua irruenza, quindi incapacità di calcolare quello che fa, le conseguenze e la portata delle sue azioni - lo scontro tra spontaneità del bambino e ipocrisia del mondo degli adulti. Giannino a volte è ingenuo ma comunque è un bambino di nove anni abbandonato a se stesso. 20 SETTEMBRE, MERCOLEDI Inizio della storia, nel giorno del suo compleanno , curioso errore di Vamba nelle date: dato che nasce nel 1897 dovrebbe compiere 8 anni ma si dice che ne compie 9. A volte i romanzieri si distraggono.

Animo post-romantico (d’annunziano= descrizione sorelle che scrivono sul diario prima di andare a letto). Ada è corteggiata da Adolfo Capitani, uomo ricco ma che lei non apprezza e non ama , perché lei ama un impiegato che i genitori non le vogliono far sposare (nessun interesse per l’amore ma solo per i soldi). Giannino è sempre vestito con un vestito a quadri e il colletto, riceve il giornalino e avendo un sacco di pagine bianche e senza sapere come riempirle, va a prendere il diario di Ada e copia delle righe. Quando Adolfo va a trovare la famiglia, per mostrare un finto interesse verso Giannino, si fa dare il giornalino e legge quello che aveva scritto Ada sul suo diario. Quando a Giannino viene chiesto perché abbia scritto quelle stupidaggini lui risponde che non sono stupidaggini perché le ha copiate dal diario di Ada. Il Capitani se ne va e il fidanzamento finisce. Dagli abiti si nota l’epoca storica in cui avviene la vicenda. Importante è chiarire l’origine del nome del signor Adolfo, il nome è di origine germanica “Adolf” ma nella campagna toscana in particolare, era un nome diffuso ed era un nome di basso ceto. Quindi ciò indica che Adolfo era un uomo di basso ceto che successivamente si era arricchito, tale ricchezza non ha però aggraziato i suoi modi dalla sostanza piuttosto rozza.

8 OTTOBRE L’episodio del ballo: Uno degli episodi d’apertura avviene allorquando le sorelle (in età da marito) decidono di organizzare un ballo a casa loro e mandano gli inviti alle loro conoscenze maschili, i corteggiatori, le persone che hanno incontrato nei salotti. Sennonché Giannino, frugando tra i cassetti delle sorelle alcuni giorni prima, ha trovato delle foto di questi corteggiatori con scritti dei commenti acidi delle sorelle riguardanti i ragazzi invitati al ballo. Giannino, per amor di verità, si reca dai corteggiatori dando loro le foto commentate dalle sorelle. Quando poi viene organizzato questo ballo,ovviamente la maggior parte dei ragazzi non si presenta, tranne quei pochi che avevano ricevuto un commento

lusinghiero, e alcuni addirittura mandano gli inservienti a portare indietro la foto che li ritraeva con il commento crudele. Si presenta solo in 3 di cui uno fidanzato. Le sorelle capiscono che è stato Giannino e, insieme ai genitori, lo puniscono molto severamente, senza che nessuno capisca che la colpa in realtà era delle sorelle, le quali si erano comportate in maniera maligna. Qui quindi si sottolinea lo scontro tra il desiderio di verità di Giannino e l’ipocrisia del mondo adulto. Il romanzo si svolge per una serie di episodi iniziali che riguardano le birbonate di Giannino,con al culmine una prima fuga di Giannino; infatti più volte Giannino tenta di redimersi poichè i genitori gli hanno promesso un premio, ovvero una bicicletta, la quale spinge spesso Giannino a tentare di comportarsi bene, pur non riuscendoci per la sua irruenza e il suo scontro con l ipocrisia del mondo adulto La prima fuga di Giannino: Giannino si reca, a seguito di una punizione (chiuso in camera mangiando pane e minestra ) dalla Zia Bettina, un’anziana parente della quale non si capisce bene il legame di parentela, che vive in campagna nella Villa Elisabetta. Lì Giannino arriva nascondendosi su un treno, nella garritta del macchinista, per poi essere scoperto e portato, tutto sporco di fumo, dal macchinista a casa della zia. La zia, che anche fisicamente viene descritta secondo gli stereotipi del tempo della zitella, ovvero molto magra, vestita con lunghe vesti nere e il naso adunco, lo accoglie inizialmente con buona disposizione. Giannino compie però due disastri: il primo è il disastro del dittamo (che si collega alla tematica dello spiritismo e del colloquio con le anime dei defunti tipico di fine 800 e inizio 900) Il dittamo è una piantina che la zia Bettina tiene sul suo davanzale; ascoltando i colloqui della zia, si accorge che lei parla con la pianta e che è convinta che li si trovi l’ anima di un tale Ferdinando, che le aveva regalato quella piantina e pensa che sia un suo vecchio fidanzato defunto, motivo per il quale lei non si era risposata. Allora Giannino, un po’ per burla e un po’ per farla contenta, si nasconde sotto il vaso di dittamo e vi nasconde un bastoncino;

quando la zia lo annaffia, Giannino lo fa crescere istantaneamente spingendolo dal basso. La zia ne è stupita, ma quando questo fenomeno si ripete, lei ne resta stravolta e inizia a invocare l’ anima di Ferdinando, credendo che il dittamo si sia animato e che stia miracolosamente crescendo sotto i suoi occhi poiché contiene l’anima del defunto. Giannino però poi, esagerando, sradica il dittamo e rompe il vaso e la zia Bettina capisce lo scherzo e si adira molto, sia per il danno, sia perché Giannino l’ aveva ascoltata e aveva capito che lei aveva questo fidanzato che era morto. Tanto che lo invita a tacere e a non riferire nulla della storia, cosa che lui non farà poiché dirà tutto ai genitori quando lo andranno a riprendere a casa della zia, che intanto li aveva avvertiti che lui era li. Questo episodio è rilevante anche per quanto riguarda lo spiritismo e il colloquio con le anime dei defunti, tema che ritroviamo anche nella seduta spiritica nel collegio, che avviene in una parte del romanzo che precede la fine e che è particolarmente interessante poiché il quoziente letterario del romanzo aumenta in queste ultime parti. All’interno di alcuni romanzi italiani è frequente la presenza del tema delle sedute spiritiche come ne “Il fu Mattia Pascal” di Pirandello, in cui Adriano, alias Mattia Pascal, si trova in una seduta spiritica beffarda durante la quale si renderà poi conto di essere stato truffato. Nella novella “La casa del Granella” di Pirandello, una famiglia abbandona la casa che avevano preso in affitto perché in questa vi sono degli spiriti. Dino Campana chiama la sua opera “Canti Orfici” riprendendo il mito di Orfeo che va negli inferi per liberare sua moglie. C’è una seduta spiritica anche nella “Coscienza di Zeno” in cui Zeno muove il tavolino con la gamba per dare soddisfazione ai partecipanti anche se poi tutti capiscono che è stato lui, e c’è una seduta spiritica ben più drammatica in “Piccolo mondo antico”, romanzo di Antonio Fogazzaro, nel quale i protagonisti perdono la loro bambina che affoga in un lago . Il padre si rassegna a questa perdita, la madre non trova pace e chiede a un amico, il professor Gilardoni di aiutarla nell’invocare lo spirito di sua figlia Maria.

Anche nelle opere straniere si riprende questo tema come in “Frankenstein” o in “Dracula”. Tutti romanzi composti tra fine ‘800 e inizio ‘900 perché in questo periodo le grandi scoperte di tipo scientifico ma anche medico e anatomico , portano alla nascita di nuove domande di tipo teologico e filosofico (il cattolicesimo e il cristianesimo escludono la possibilità di poter parlare con i defunti attraverso sedute spiritiche, ma questo dialogo avviene con la preghiera e nelle offerte ad esempio). Viene fondata in quegli anni la Società Teosofica (di cui faceva parte anche Margherita Hack) che si interroga sulle possibilità e i limiti della scienza, chiedendosi se sia possibile abbattere la barriera che separa i defunti dai vivi e quindi dialogare direttamente, tramite sistemi di comunicazione, con i defunti. Queste domande nascono, ad esempio, dal fatto che in quegli anni si conosce meglio il cervello umano e quindi ci si chiede quando smette davvero l’attività cerebrale, quando una persona sia veramente morta e se esista la possibilità di far resuscitare un morto , cioè di invertire il meccanismo e far ripartire l’attività cerebrale (cosa che si chiede anche Mary Shelley in “Frankenstein” e la risposta che si da è che è possibile, ma che si crea un mostro). Per quanto riguarda quindi’episodio di Gian Burrasca e il dittamo, vediamo come questo si inserisca in una tradizione tardo ottocentesca e primo novecentesca di studi sullo spiritismo e di domande su confini tra vita e morte molto profonde. (orfismo = si interroga sui misteri dell’ aldilà e su cosa ci aspetti dopo la morte). IL SERRAGLIO Nella proprietà della zia Bettina, Giannino vede una famiglia di contadini che descrive in maniera molto colorita: si tratta di un bambino e una bambina molto più grandi e un terzo figlio molto più piccolo, Pietrino. Questi bambini sono considerati da Giannino del tutto ingenui, come persone che non sanno niente del mondo, quindi Giannino si propone di istruirli, in particolare sugli animali. Essendo andato allo zoo egli vuole parlar loro degli animali esotici che loro non conoscono perché conosco solo quelli di campagna,

quindi lui decide di prendere della vernice e inizia a dipingere gli animali da fattoria in modo da renderli simili a un leone, a un coccodrillo e via dicendo. Dipinge anche Pietrino tutto di nero e gli attacca una coda fittizia, in modo da farlo sembrare una scimmia per poi prendere il cane della zia Bettina , Bianchino e dipingerlo tutto di rosso per farlo assomigliare a un leone. Quando la zia si accorge, insieme ai contadini, di cosa ha fatto Giannino, non apprezzano la sua buona intenzione di istruire i bambini ma anzi, la zia Bettina sollecita il padre di Giannino ad andarlo a riprendere e si arrabbia specialmente per il suo cagnolino (Giannino le replica che se il problema è che Bianchino sia diventato tutto rosso basterà cambiargli il nome e chiamarlo Rossino). L’EPISODIO DI MARIA: Maria è una bambina parente dell’avvocato Maralli, il promesso sposo di Virginia, la più giovane delle sorelle di Giannino, la quale viene invitata insieme alla madre Merope Castelli, a trovare la famiglia di Giannino, in vista del matrimonio. Giannino è costretto a giocare con la bambina con la quale ha però poco a che spartire, vista anche l’educazione diversa che hanno ricevuto, Maria ha giocato con bambole e merletti, Giannino è abituato ad una vita più rude. I due bambini vengono lasciati soli, cosa che avviene spesso all’interno dell’opera (assenza degli adulti e solitudine del bambino) e Giannino inizialmente gioca con la bambina con le bambole, per poi però coinvolgere la bambina in un gioco maschile che però degenera: lui è il padrone e lei lo schiavo (ispirato a “Robinson Crusoe” di Daniel Defoe) , veste la bambina da maschio e le rasa i capelli e infine,per rendere più credibile tutto il gioco la abbandona probabilmente nel cortile di casa sua, o su un parco pubblico, e per giunta si scatena un temporale. L’accoglienza è un totale disastro e gli ospiti fuggono; Giannino perde la bicicletta che gli avevano promesso i genitori se si fosse comportato bene, metodo educativo comunque sconsigliato. Giannino si chiude in camera per evitare l’arrivo del padre che lo picchierebbe, dato che la punizione sono sempre le botte e il digiuno.

L’INCIDENTE E IL SOGGIORNO A ROMA: Giannino viene coinvolto in un incidente stradale con un suo amico, Cecchino Bellucci, il quale è di famiglia ricca, possiede una delle prime auto e la sua vanteria è tale da portarlo a rubare l’auto e a farci fare un giro a Giannino. I due perdono il controllo del mezzo e fanno un incidente che provoca a Giannino la rottura di un braccio e in Cecchino quella della gamba,elemento del dramma perché è un danno permanente per un bambino di 9 anni. Giannino, per curare il braccio, viene spedito a Roma, dove vive la sorella Luisa che ha sposato il dott. Collalto, perché lì c’è un medico in grado di curare meglio questa lesione. Giannino va in treno a Roma (ci mette alcune ore) in compagnia di un amico di famiglia rappresentante di vernici: il signor Dirinnanzi. La particolarità di quest’ultimo è quella di aver cambiato il suo nome nel biglietto di presentazione con una serie di Y in modo da dare un senso di modernità al proprio cognome. Appare come un uomo rozzo e questa è una grande modernità all’epoca, e viene appunto molto apprezzata anche per il fatto che ci si trova in epoca Giolittiana, pre-fascista. Nel 1906 avere un nome con sembianze grafiche straniere poteva apparire “chic”, in fondo era una ventata di libertà all’epoca. Al contrario, con il fascismo, fu vietato l’uso di nomi stranieri (seppur “Benito” sia la versione spagnola di Benedetto). Durante il viaggio con il sign. Dirinnanzi compie diverse marachelle. Il soggiorno a Roma: Anche nella prima parte del suo soggiorno a Roma combina diversi guai, ma viene perdonato perché convince una ricca cliente del dott Collalto, una marchesa, di essere stato guarito dal dottore, fingendo di avere il problema della voce nasale (in realtà imitava la marchesa) e dicendo che il dottore lo aveva aiutato a riavere una voce normale, aumentando così la fiducia della marchesa nel dottore, dato che lei lo sente prima parlare con voce nasale e poi con voce normale. Permette così a Giannino di rimanere li e non essere punito dal padre. Dopo altre marachelle viene però rispedito a casa.

8 GENNAIO Gian Burrasca compie una serie di birbanterie che però nascono da un atto di bontà,come spesso succede. Per esempio quella di liberare il canarino, non calcolando le conseguenze de proprio atto, che per altro ricorda di aver già visto in un libro della seconda elementare (leggera polemica per l’ipocrisia dell’educazione scolastica che insegna delle cose che però non sono apprezzate nel mondo adulto). Nel momento in cui il canarino esce dalla gabbia, macchia la tovaglia e viene mangiato dal gatto e il protagonista interpreta il gesto del gatto come “punizione” in quanto il piccolo animale liberato ha macchiato la tovaglia, anche se in realtà il gatto voleva solo mangiare (se si sbaglia si viene violentemente puniti. Giannino decide di mettere in atto questo insegnamento e mette il gatto sotto l’acqua per punirlo ed educarlo, così come viene, in un certo senso,educato anche lui (chiuso in camera e picchiato) sentendo la necessità di mettere in atto una forma di autorità come quella dei suoi genitori. Tuttavia seguono diverse conseguenze: l’acqua non si chiude e si allaga il piano di sotto della casa, il tappeto persiano viene sciupato dall’acqua, il gatto che salta da tutte le parti ecc. Il servitore Pietro fa poi un tragico elenco delle 5 cose che erano i pilastri della vita della sorella di Collalto, la sora Matilde e che in un quarto d’ora Gian Burrasca ha distrutto : il ca...


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