Influenza Delle TRE Corone PDF

Title Influenza Delle TRE Corone
Author elenasofia ludovici
Course Letteratura
Institution Liceo (Italia)
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Summary

inquadramento storico-letterario...


Description

INFLUENZA DELLE TRE CORONE: LA POESIA: Il trecento venne profondamente segnato dall’opera dantesca, che modificò la lingua, lo stile, il pubblico e le tematiche della poesia del tempo. Prima di tutto troviamo il centro di diffusione nel Veneto, in quanto molti poeti toscani, per via dell’esilio, girarono per l’italia, trovando terreno fertile al nord per diversi motivi. Primo fra tutti vi erano diversi scambi mercantili tra la Toscana e il Veneto, che successivamente divennero anche culturali di vario genere, promuovendo la diffusione di libri e scambi linguistici. Qui si instaurò dunque il proseguimento dello stilnovo duecentesco. Questa unione si dimostra in un’opera in particolare: Il barberiniano Latino 3953 scritto da Nicolò de Rossi, il quale, soprattutto per il tema romantico attuò una grande modifica, trattandolo con toni prettamente comici. Nicolò gioca inoltre con la lingua e la parola, dimostrando una grande vena sperimentalista. Troviamo nei suoi testi la fusione tra Dante e Cecco Angiolieri, la più antica testimonianza di questo nuovo stilnovismo veneto. Il barberiniano è’ un’ampia antologia che racchiude la maggior parte della poesia stilnovista toscana, con gli autori più importanti. Gli altri poeti stilnovisti veneti, invece, rimasero più attaccati alla tradizione, alcuni si limitano ad essere imitatori, ma in generale vengono trattenuti solo le parti meno impegnative del dolce stilnovo toscano. Lo possiamo definire uno stilnovo debole, sono molto più attaccati alla grammatica, facendola diventare tipica di quella “nuova” La disgregazione e la dispersione dei poeti, però, fece sì che non si potè mai creare una scuola o identificare un singolo filone o uno stile comune.Questo venne aiutato dal fatto che Dante, con la sua Commedia, spinse ad un nuovo eclettismo tematico e stilistico, riconosciuto come il tratto più appariscente di questa nuova stagione poetica, questo portò i nuovi autori del 300 ad avere una letteratura più aperta, che accettava diversi stili e diverse tematiche . L’amore non sarà più al centro della

poesia, verrà affiancato da altri elementi politici, filosofici, morali e religiosi. Come abbiamo potuto notare la poesia del 300 è dominata dalla figura dantesca, a tal punto che cambia completamente lo stile ed i gusti dell’epoca, portando così l’attenzione su un nuovo genere letterario: un genere allegorico didascalico ed enciclopedico, repertori storico-mitologici tutti sulla falsariga della commedia. Questo nuovo stile, soprattutto metrico, basato sulla terza rimane risulta molto versatile, in grado di funzionare con tutti i generi. La poesia prende quindi nuove strade, anche allontanandosi dal genere stilnovista, sviluppando uno degli aspetti più importanti della poetica trecentesca: il polimorfismo. La mescolanza di stili diventa un fenomeno di grande portata,

la poesia cortese arriva ad un livello “medio” e il linguaggio comico viene adottato per trattare anche gli elementi più elevati. Vien da se che cambia anche il pubblico della poesia, la terzina viene adottata da non pochi rimatori, creando così dei componimenti relativamente brevi e semplici divisi in “stazioni” o “quadri”, diventando più semplice ed adatto a qualsiasi tipo di pubblico. Non è un caso che proprio nel trecento si andò a sviluppare la letteratura nelle piazze, dove sempre più lettori, che presero il posto dei giullari duecenteschi, cantavano le storie in piazza, dando così vita all’avvento della polifonia. Nacque il bisogno di creare della musica che andasse bene per i testi, e molte opere che fino ad

allora erano state scritte vennere adeguate per essere messe in musica e per poter essere diffuse anche tra i ceti medio-bassi, anche se molto spesso le funzione del rimatore e quelle del musicista rimanevano distinte. Niccolò Neri Soldanieri si impone in questa tradizione non solo per l’enorme corpus di componimenti creati, ma anche per le sue famose cacce, ossia un nuovo genere, forse inventato da lui stesso, basato sul racconto in forma di ballata dove, secondo uno schema molto spesso libero e caotico, si parla di episodi di caccia, di incendi, temporali ecc.. Un’altra invenzione trecentesca saranno i cantari in ottava rima, un genere che conoscerà una grande fortuna per almeno i due secoli successivi con Pulci,Boiardo e Ariosto.

I cantari furono poemetti narrativi di lunghezza variabile, creati per una recitazione orale, nati possiamo dire principalmente in Toscana (basti pensare al Filostrato di Boccaccio) sulla base di fonti non solo medievali ma anche classiche (metamorfosi di Ovidio) , che trattavano di svariati temi. Inoltre per via di questa separazione, per via delle crisi delle grandi istituzioni e dei comuni, e per il sorgere dei nuovi stati signorili, nacquero anche nuovi tipi di letterati e un nuovo tipo di diffusione culturale, e questo non ha permesso la formazione di una scuola o di uno stile ben preciso, in quanto ogni luogo avrà una storia a se. I letterati non sono più borghesi d’alto rango, ma iniziano ad essere anche funzionari di corte,

professionisti al soldo delle istituzione, o ancora persone del popolo.

LA PROSA: Nel trecento troviamo una piena emancipazione del volgare rispetto al latino, conquistando ambiti della vita letteraria e pratica.

Questo era dovuto soprattutto alla nuova classe mercantile e borghese, che si era instaurata e aveva preso il potere nelle città. I giovani borghesi volevano essere intellettuali, volevano avere le stesse conoscenze degli aristocratici, dei funzionari o dei clericali, e dimostrare che erano alla pari. Al centro di questa scolarizzazione della nuova classe dirigente troviamo la volgarizzazione delle opere latine. Firenze è stata senz’altro uno dei massimi centri di diffusione, il che ha aiutato anche a far girare il volgare toscano all’interno dei comuni di tutta italia, inoltre la diffusione della nuova prosa avviene proprio in Toscana perché è lì che troviamo il più alto tasso di alfabetizzazione, nonché una delle più importanti classi borghesi e mercantili d’Italia, persone cosmopolite, istruite e con la voglia di imparare sempre di più. Per quanto riguarda la lingua della prosa in tutta Italia, il processo fu diverso: di fatto in quest’ambito i dialetti comunali italo-romanzi erano molto più radicati e difficili da cambiare, e con questa lingua si produssero anche dei testi di grande importanza, come un’enciclopedia. Questo ci fa notare come ormai il volgare fosse attuato in tutti gli ambiti e come potesse trattare tutti i temi, dal genere scientifico-enciclopedico, a quello storico-romanzesco. Inoltre la letteratura religiosa prese particolarmente piede nel 1300, soprattutto tramite gli exemplum. Grazie a questa “nuova” lingua i diversi insegnamenti religiose e morali

potevano essere diffusi anche alle più basse classi sociali.

In sintesi il volgare nel trecento ,a livello di prosa, divenne una lingua adatta per qualsiasi tipo di tematica, veniva applicato a qualsiasi tipo di testo, ed ad usufruirne e a farne richiesta era soprattutto la nuova classe borghese. Era il mezzo privilegiato della comunicazione letteraria in prosa. Se pe la poesia i modelli erano Dante, principalmente, e Cecco Angiolieri, per la prosa il protagonista indiscusso fu Boccaccio con il suo Decameron. Lo stile della novella venne rivalutato, ed anche questa venne applicata in diversi ambiti, assumendo così una propria dignità letteraria. Anche in questo caso, purtroppo, i termini innovativi portati da Boccaccio vennero messi da parte, perché troppo complessi da imitare, il suo stile venne quindi semplificato. Il mescolamento di stili, la psicologia dei personaggi e la loro ambiguità morale, la critica organica all’ideologia cortese, subiscono un forte ridimensionamento all’interno dei nuovi scrittori. Sempre dalla Toscana ci arrivano le opere più importanti di questo periodo, ne analizziamo in particolare 3:

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Il pecorone, Ser Giovanni: Sono una parodia al decameron di Boccaccio. Le novelle si dimezzano (da 100 a 50) e la trama è completamento diversa nonostante la struttura sia la stessa. Un giovane ragazzo decide di prendere i voti perchè innamorato di una suora. I due si incontrano la notte di nascosto, e per intrattenersi e non cadere in tentazione si raccontano delle novelle, ovviamente i due non resisteranno e alla fine avranno rapporti carnali Il novelliere, Giovanni Sercambi: Si racconta la storia di una comunità in fuga dalla peste. Durante il viaggio gli avvenimenti danno modo al giullare, che non solo è il narratore, ma è anche lo scrittore stesso, di raccontare 150 novelle. La comunità in fuga rispecchia per molti aspetti la corte lucchese a cui Sercambi era strettamente legato le trecento novelle, Franco Sacchetti: Cerca di “gareggiare” con Boccaccio scrivendo un’opera che secondo il piano doveva essere composta da 300 novelle, anche se l’opera non è stata mai portata a termine. Tutt’oggi abbiamo 222 novelle, che presentano anche diversi buchi di trama. Il libro si basa sulla critica contro il presente tempo rovinato dalle guerre civili. Per Sacchetti il male è una condizione costante dell’uomo, all’interno della quale tutti sono immersi. Il materiale novellistico è ampissimo, non abbiamo un filo narratore o un nucleo, di fatti le novelle raccontate sono scene di vita che il narratore aveva vissuto in prima persona o che aveva sentito parlare. Il narratore è l’autore stesso, che alle volte diventa anche protagonista o spettatore oculare.

Infine il tema storiografico in volgare prende molta importanza durante l’arco del secolo, sviluppandosi come letteratura autonoma. Questo nuovo tema portò un interessa maggiore da parte dei letterati e dei cittadini, di ogni appartenenza sociale, all’interno della politica. Lo scopo della storiografia era quello di raggiungere un pubblico più ampio possibile, di spinta universalistica (ecco il perchè del volgare), ma che allo stesso tempo si rivolgesse in particolar modo all’ambito cittadino. Al centro di tutto c’era la voglia di creare un senso di appartenenza municipale, raccontando la biografia della propria città. Ovviamente ogni comune e ogni area geografica aveva la propria storia prediletta, che non solo guardava al presente, ma gettava l’occhio anche al passato, raccontando così non solo l’attualità, ma tutta la vita, dalla nascita alla morte,

mischiando anche storia e mito. Anche in questo caso Firenze rimane il centro propulsore di questo stile, sottolineando la sua importanza a livello politico e culturale....


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