Introduzione epistemologia pedagogica PDF

Title Introduzione epistemologia pedagogica
Author Laura D'Agostino
Course Lingua Inglese 
Institution Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale
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introduzione all'epistemologia pedagogica...


Description

Epistemologia: introduzione Statuto epistemologico della pedagogia. Il programma indaga il rapporto teoria-prassi che rappresenta un nodo crociale dell’epistemologia pedagogica, attraverso due tematiche, tue teorie pedagogiche: l’ascolto e la cura, la praxis curae, cura intesa come categoria pedagogica. (ascoltare l’educazione + aver cura di sé). Luigina Mortari: ha scritto molti libri sulla cura, specializzata nell’affrontare questa teoria pedagogica avvalendosi del pensiero filosofico classico e contemporaneo. Epistemologia: in generale di occupa dello studio critico, preciso, approfondito che riguarda la natura e i limiti della conoscenza scientifica; è studio critico sulla conoscenza scientifica. Va ad esaminare le metodologie utilizzate da quella data scienza e studia l’oggetto di studio della data scienza. Ogni scienza per essere tale deve avere un proprio oggetto di studio, ma è fondamentale il dialogo interdisciplinare riferito allo stesso oggetto. In ambito pedagogico, si evince che la pedagogia ha vissuto specie a inizio 900 un periodo critico, cioè ha dovuto lottare per avere un proprio statuto scientifico, perché spesso è stata soprattutto nel periodo dell’illuminismo gentiliano, è stata fatta cadere nella filosofia, annullata in essa. Negli primi anni del 900 i pedagogisti lottano, aprono un dibattito per costruire la pedagogia come un sapere scientifico, per conferire dignità alla pedagogia posta al secondo piano o annullata. Cominciarono ad esservi i primi contributi scientifici, epistemologici che trattano della scientificità della pedagogica; i riferimenti potrebbero essere tanti ai pedagogisti e filosofi dell’educazione come ad esempio Raffaele Resta, filosofo dell’educazione, rappresentante del realismo, filosofo e pedagogista, fu uno dei primi che parteciparono a questo dibattito (Educarsi al meglio di sé, Claudia Spina). Ad oggi, anche se non molto noto, Raffaele Resta, diete un grande contributo all’epistemologia in ambito italiano. Negli anni 50’ del 900 si visse un cambiamento in riferimento all’epistemologia pedagogica, questo impegno a costruirsi come sapere scientifico si accende sempre più: tra i vari pedagogisti Casotti. Si parlava nei dibattiti della natura della pedagogia, sul modo in cui poteva affermarsi come scienza: -

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Destinatario della pedagogia, chi è? L’essere umano ovviamente, si ragiona sul concetto di uomo (Edda Tucci scisse molte pubblicazioni sull’umano); si riflette anche a livello terminologico: è più giusto parlare di uomo, di individuo, di persona… L’oggetto di studio, qual è? : l’educazione (pedagogia è studio sull’educazione, la teoria è teoria e l’educazione è pratica, la pedagogia è la riflessione sulla prassi educativa). Si ragiona molto sui termini anche in questo caso; La ricerca pedagogica: che ricerca deve portare avanti? Come? Rientra il discorso della metodologia, qualitativa e quantitativa…

Una svolta epistemologica è il Documento Granese-Bertin, due pedagogisti, (fine degli anni 80); con esso si ebbe la svolta epistemologica, la questione divenne più centrale nel dibattito nazionale e in seguito alla sua pubblicazione si aprì un forte dibattito sull’epistemologia pedagogica che porterà a utili risultati, a rinforzare lo statuto dell’epistemologia epistemologica. Questo non è un vero documento, sono due articoli del 1986 pubblicati sulla rivista “Scuola e Città” fondata da Codignola nel 50’. Questi due articoli arrivano a 16 pagine circa e con questi due, uno di Granese (che cos’è la pedagogia?) e uno di Bertin (Postille a un dibattito), divennero talmente significativi da dare l’input a una discussione più seria dell’epistemologia pedagogica italiana. Un nodo importante di cui si occupa l’epistemologia pedagogica è il rapporto teoria- prassi.

Libro luigina mortari: al centro vi è la cura, la cura di sé, la praxis curae, la pratica di cura intesa come categoria pedagogica, letta come qualità essenziale che fa parte della struttura ontologica umana: cura come qualità essenziale della struttura ontologica dell’uomo. Cos’è l’ontologia? È lo studio dell’essere. Mortari riflette sull’arte d’esistere, sulla possibilità di dare un senso al tempo che viviamo, vissuto e di dare significato anche alla conoscenza di sé, perché prendersi cura di sé vuol dire anche conoscere se stesso (se non si prende cura di sé non ci si può prendere cura dell’altro, del mondo). Quando noi possiamo conoscerci sempre più? Nel momento in cui noi siamo in grado di riconoscere la relazione autentica con l’alterità, perché questo riconoscersi nell’alterità? Nella relazione con l’alterità vi è rispecchiamento di sé e retroazione dell’atto empatico (Edith Stein( ambito fenomenologico Husserl)- empatia come vissuto non originario: “mettersi nei panni di”, ma la filosofa nel “problema dell’Empatia” nega questa affermazione, è un vissuto non originario perché ciò che si prova nell’atto empatico non deriva da sé stessi, ma ha origine nell’altra persona; il mio dolore è un vissuto originario, il mio percepire il dolore dell’altro è un percepire, un vissuto non originario perché quel dolore non è il mio, posso entrare in comprensione empatica anche in luce al mio vissuto, ma quel dolore non mi appartiene; permane sempre una sana distanza, separazione, non c’è mai una identificazione tra io e tu. Retroazione dell’atto empatico: l’empatia non è importante solo per il tu perché si sente capito, supportato ecc…ma anche per l’io che empatizza: nel momento in cui entro in empatia con l’altro conosco meglio me stesso e il mio sentire), riconoscimento (Paul Ricoeur) che si può raggiugere solo nella relazione. Luigina Mortari si sofferma sul valore etico e sociale della cura e lo affronta facendo interagire dialogamente filosofi sia dell’età classica (Socrate, Platone) sia del 900 (fenomenologia, Husserl, Stein…). La tematica della cura non nasce in ambito pedagogico, ma filosofico e viene alimentata dal dibattito filosofico e americano (John Tronto; Marta Nussbaum…), successivamente tale tematica viene letta anche in ambito pedagogico, grazie anche a Mortari, ma è necessario comunque il riferimento ai filosofi che hanno introdotto tale concetto. “Aver cura di sé” consta di 4 capitoli: 1. Riferimento a vari miti; 2. Essenza della cura di sé, riferimento a Socrate (filosofo della cura secondo Foucault; apologia di Socrate il dialogo di Platone, apologia di Platone: un passo in cui Socrate invita gli ateniesi a prendersi cura non delle loro ricchezze ma della propria anima, cura di sé come cura dell’anima; paideia socratica); Cura di sé come pratica 3. Vita della mente 4. Coltivare delle pratiche spirituali: riferimento alle filosofie antiche, così come insegnano le filosofie antiche ogni essere umano può migliorare la propria forma d’essere grazie alle pratiche spirituali, preziose per le posture della mente, posture cognitive (tra queste dare attenzione, fare silenzio interiore. Concedersi tempo, cercare l’essenziale, scrivere il pensare…), la pratica spirituale più importante è la cura, il dare attenzione a se stesso (al mondo interno, emotivo, soggettivo), all’altro (mondo altro esterno al mio, alla realtà circostante) e al mondo. Il dare attenzione è una tipologia di ascolto e l’ascolto è una tipologia di cura. L’ascolto che l’uomo non reclama solo per se stesso, ha bisogno dell’ascolto (esigenza personale), ma anche da rivolgere all’altro (bisogno di curare l’altro da sé, di rivolgere attenzioni all’alterità), con l’ascoltarsi reciproca vi è un reciproco arricchimento spirituale (in luce la cura, anche l’ascolto, è da intendere come un dono oblativo (senza chiedere nulla in cambio) autentico: se non vi è scambio materiale, cosa ci si scambia nella relazione di cura? Cosa avviene in questa relazione) che tipologia di scambio? La relazione di cura è una relazione (caregiver, colui che dà cura, and care recever, chi la riceve ) asimmetrica perché vi è una figura manchevole, che ha bisogno, si trova “avvantaggiato” il caregiver; nella relazione di cura (e ve ne sono di diversi tipi, infermieristica, amicale…) chi riceve cura è perché ne ha bisogno e ciò caratterizza l’asimmetria relazionale. Nella pratica di cura uno scambio c’è, chi dona cura dona se stesso, soprattutto il suo tempo (io che mi prendo cura dono il mio tempo) e vi è un reciproco arricchimento personale, non solo si arricchisce spiritualmente il carereceving, ma anche il caregiver, infatti, Nietzsche affermò che colui

che dona cura deve ringraziare, non chi riceve cura, perché il dono è proprio nel dare cura; oltre al tempo si scambia anche l’essere, scambio d’essere, un dialogo di anime. Stoicismo, dare attenzione non è qualcosa di passivo, non è da intendere come contemplazione, ma è un’azione (pratica, reale, autentica, riflessiva) dare attenzione è un agire etico, etico perché significa il proprio essere, essere altrui e il proprio esserci nel mondo e permette di concentrarsi sul presente, far attenzione a ogni minimo atto, reagire realmente: 1. Dare attenzione =agire etico, se metto in atto questo vuol dire che mi sto mettendo in ascolto, sto concentrando la mia attenzione sull’attimo che vivo in questo istante. Emergono 3 dimensioni: realtà propria (sé e l’alterità del se, rif. “sé come un altro” Ricoeur, in noi stessi esistono il se e l’altro sé), altrui(rif. Lévinas “etica del volto” fuori di sé, l’altro, il volto dell’altro, impone una responsabilità nei suoi confronti, per devo dedicargli cura; nel momento in cui l’altro si presenta a me col volto, con gli occhi, nello stesso istante ne divento responsabile, non posso girarmi dall’altra part0, lo devo ascoltare. Concetto di conferma e di disconferma dell’essere di chi mi è di fronte es. quando vedo una persona chiedere l’elemosina e io mi giro corrisponde a un atto di disconferma e di non riconoscimento dell’altro come persona (tu per me non esisti, non vedo il tuo volto, non ti vedo come persona, negazione dell’etica del volto, non se ne vuole prendere cura è più facile disconfermare, non prendersi la responsabilità. Conferma come persona: riconoscimento della persona portatrice di dignità ontologica, dignità collocata a livello dell’essere, propria dell’essere, nel momento in cui sono al mondo, secondo alcuni già allo stato embrionale, nel momento in cui l’essere umano è, è già portatore di questa dignità non legata ad alcuno status o caratteristica) e storico-culturale (riferito al mondo circostante in cui ognuno è inserito). Quando la Mortari fa riferimento a queste 3 dimensioni, quando diciamo che l’essere umano di relaziona con se, con l’altro e col mondo, parliamo dell’uomo come sistema aperto, Pati affermava che era necessario studiare l’uomo e le relazioni umane con prospettiva sistemica (TGS: teoria generale dei sistemi, l’uomo non è una realtà chiusa in sé, ma si relaziona è aperto al mondo e con piano axiologico, cioè con i valori- axiologia studio dei valori-.). Se io mi predispongo bene verso l’altro e istaurare una relazione autentica (epochè, concetto fenomenologico, no pregiudizi, no idee precostruite) può portare ad eliminare e ridurre le recinzioni ontologiche (pericolose ai fini dell’inclusione, esclusione dell’altro dalla mia realtà. Queste posture cognitive, pratiche spirituali, possono portare al vantaggio di limitare le recinzioni ontologiche che caratterizzano l’uomo contemporaneo. È importante coltivare le pratiche spirituali....


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