Italia Fascista: il consolidamento del regime e la costruzione del consenso PDF

Title Italia Fascista: il consolidamento del regime e la costruzione del consenso
Author Arianna Babini
Course Storia contemporanea
Institution Università degli Studi di Ferrara
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Summary

L’ITALIA FASCISTAIl fascismo fu un regime totalitario?È importante fare la distinzione fra autoritarismi e totalitarismi. Regimi autoritari => possono ammettere limitate forme di pluralismo , quando queste risultano funzionali alle strategie di controllo sociale e politico.  Regimi totalitari =...


Description

L’ITALIA FASCISTA Il fascismo fu un regime totalitario? È importante fare la distinzione fra autoritarismi e totalitarismi.  

Regimi autoritari => possono ammettere limitate forme di pluralismo, quando queste risultano funzionali alle strategie di controllo sociale e politico. Regimi totalitari => concentrano tutti i poteri nel partito unico, nel suo capo o in un ristretto gruppo dirigente e tendono a dominare l’intera società grazie al controllo centralizzato dell’economia, della politica e della cultura, oltre che in virtù della spietata repressione poliziesca.

Se un regime autoritario si limita a pretendere atteggiamenti conformistici dai suoi cittadini, un regime totalitario deve ottenere dal popolo la fedeltà assoluta e un amore incondizionato. Secondo i principali storici del fascismo il regime di Mussolini non può essere definito totalitario, vediamo perché.  

Il fascismo conservò fino alla fine parte delle istituzioni liberali, mantenendo il senato e lo statuto albertino. Il fascismo, almeno formalmente, doveva condividere il potere con la Monarchia e scendere a patti con la Chiesa cattolica, sua massima rivale nella produzione dei valori morali e sociali.

Anche se non fu un regime totalitario, il fascismo può essere, però, definito un regime a tendenza totalitaria, perché aveva l’ambizione di diventarlo. Già dagli anni Venti questa “tendenza” era particolarmente evidente, esprimendosi nelle manifestazioni esteriori (adunate in uniforme, continue campagne propagandistiche, amplificazione della parola e dell’immagine del capo, ecc) L’Italia fascista era, però, caratterizzata dal sistema “duale” del potere, vi era la sovrapposizione di due strutture parallele: il partito e lo stato, che conservò l’impalcatura esterna di stato monarchico. Nonostante le proteste ricorrenti di alcune personalità del partito fascista, per volere di Mussolini, l’apparato dello stato rimase prevalente rispetto alla macchina del partito. Il punto di raccordo fra lo stato e il partito rimaneva Mussolini, capo del Governo e duce del fascismo.

Lo statuto albertino svuotato dall’interno Lo statuto Albertino faceva parte delle carte octroyées, quelle carte costituzionali direttamente dipendenti dalla volontà del re, carte dal carattere concessivo e limitato, pensate per definire e salvaguardare i privilegi del sovrano. Fu proprio la vaghezza e l’elasticità dello statuto Albertino ad aver permesso l’affermazione del regime parlamentare di tipo liberale. Il fascismo per affermarsi non dovette, quindi, abrogare lo statuto, gli fu sufficiente approvare una serie di leggi ordinarie che finirono per svuotare lo statuto dall’interno. COLPIRE IL LAVORO ORGANIZZATO SINDACALMENTE - 2 ottobre 1925: Patto di Palazzo Vidoni, con il quale gli industriali riconoscono i sindacati fascisti come unici rappresentanti dei lavoratori. - Legge 3 aprile 1926: divieto di sciopero e possibilità solo per i sindacati riconosciuti di poter stipulare contratti collettivi. LEGGI “FASCISTISSIME” CHE RIDISEGNANO L’ARCHITETTURA DELLO STATO E RAFFORZANO IL CONTROLLO POLIZIESCO - Legge 26 novembre 1925: tutte le associazioni di cittadini furono obbligatoriamente sottoposte al controllo della polizia (dovettero consegnare statuti e regolamenti, elenco dei soci e dei dirigenti). - Legge 24 dicembre 1925: il Presidente del Consiglio, ora chiamato Primo Ministro, divenne responsabile solo di fronte al re, ottenendo anche il potere di nomina e di revoca dei ministri; con questa legge inoltre si stabiliva anche l’allontanamento dal servizio di tutti i funzionari pubblici che rifiutassero di prestare giuramento di fedeltà al regime. - Legge 31 dicembre 1925: i giornali poterono essere diretti, scritti e stampati solo se era ben individuabile un responsabile riconosciuto dal prefetto (quindi dal governo); fu anche imposta la chiusura dei giornali

antifascisti e istituita una severa censura. - Legge 31 gennaio 1926: diede al potere esecutivo, quindi al governo, la facoltà di emanare norme giuridiche. - Legge 4 febbraio 1926: i sindaci elettivi furono sostituiti dai Podestà, nominati direttamente dal governo. - Regio decreto del 6 novembre 1926: il partito fascista fu dichiarato il solo partito legale in Italia; venne promulgato il Testo Unico di sicurezza, con il quale si ampliavano i poteri dei prefetti; poi fu istituito il confino, ovvero la condanna a vivere per lunghi periodi in località sperdute del paese, come sanzione principale nei confronti degli antifascisti. - Legge 25 novembre 1926: fu reintrodotta la pena di morte, furono aumentate le pene per i reati di opinione, fu istituito il Tribunale Speciale per la difesa dello Stato, con competenza sui reati contro la sicurezza dello Stato e un collegio giudicante formato da membri della Milizia e da militari; fu costituito il primo nucleo dell’OVRA, la polizia segreta. GLI ORGANI COSTITUZIONALI Il sistema politico mantenne l’ambiguità del rapporto con la Monarchia. Il re era il capo dello stato, nominava i senatori, aveva il comando delle forze armate e le prerogative in politica estera, non era subordinato al Duce. Il sistema quindi, si reggeva sulla necessaria collaborazione tra Duce e Sovrano. 1. La costituzionalizzazione del Gran Consiglio del Fascismo (7 febbraio 1928) irritò molto Vittorio Emanuele III, che però non ruppe con Mussolini. Il Gran Consiglio del Fascismo aveva così il potere di fornire un parere riguardo alla delicata questione della linea di successione monarchica. 2. Marzo 1939: sostituzione della Camera dei Deputati con la Camera dei Fasci e delle Corporazioni, composta da circa 600 consiglieri nominati dal Partito nazionale fascista e dal Consiglio delle Corporazioni; ai consiglieri era chiesto di fornire pareri tecnici utili a favorire l’azione del governo.

LA COSTRUZIONE DEL CONSENSO Cercando di costruire e rafforzare il consenso, il fascismo fu parecchio innovativo, inventando di fatto il concetto di partito-stato. Innanzitutto aumentò la discrezionalità politica nell’assegnazione dei posti di lavoro, poi dilatò e burocratizzò il Partito nazionale fascista, che divenne una sorta di amministrazione parastatale con decine di migliaia di dipendenti. Ad esempio, per accedere ai concorsi pubblici, dal 1931, bisognava appartenere al Partito nazionale fascista e aver giurato fedeltà. I diversi gradi del consenso Il regime mira a creare un uomo nuovo

1. 2. 3.  

Volontariamente inquadrato nelle strutture del regime Pronto a rispondere agli appelli del capo Pronto a combattere per la grandezza della nazione Maggior successo presso la media e la piccola borghesia, favorita dalle scelte economiche fasciste, più sensibile ai valori esaltati dal fascismo e più disposta a metterli in pratica. Poca presa sulle classi popolari e sull’alta borghesia, che mantengono in realtà i rispettivi schemi mentali e delle proprie strutture sociali.

Le organizzazioni collaterali Per inserire il maggior numero di italiani nello stato fascista, il regime organizzò una fitta rete di organizzazioni collaterali, il loro compito era quello di veicolare la mentalità e la politica fascista.  Opera Nazionale Dopolavoro, fu istituita nel 1925 e organizzava il tempo libero degli italiani, promuovendo moltissime attività ricreative.  Opera Nazionale Maternità e Infanzia, fu istituita nel 1925 e organizzava nei dettagli il sistema di assistenza alla maternità.  Comitato olimpico nazionale, che organizzava in modo gerarchico e ordinato l’intero sistema sportivo.

 Opera Nazionale Balilla, fu istituita nel 1926 e si occupava di tutte le organizzazioni giovanili del partito. Alle organizzazioni collaterali del regime spettava anche il compito di promuovere un “corretto” modello di italiano: nella propaganda l’uomo fascista doveva essere sportivo e atletico, semplice e austero, tradizionalista e pronto a servire il paese in guerra; la donna fascista doveva prepararsi per il principale compito, ovvero essere una buona madre di famiglia, attenta ad educare i figli, poiché questi avrebbero dovuto essere sani, il regime insisteva affinché le italiane curassero molto la loro forma fisica; l’eccessiva cura del proprio aspetto fisico era visto con grande sospetto, si incoraggiava quindi la donna alla semplicità nel vestire e si scoraggiava l’uso del trucco. Gli strumenti della propaganda Furono sfruttati a pieno i nuovi mezzi di comunicazione di massa. Mussolini prestò molta attenzione alla stampa, controllandola tramite un sistema efficiente di incentivi e punizioni. Si interessò molto anche alla radio e al cinema, quest’ultimo fu definito da Mussolini “l’arma più potente”. Nel 1927 avviò le proprie trasmissioni radio, l’EIAR, che dal 1935, grazie all’installazione di migliaia di apparecchi acustici negli edifici pubblici, si trasformò in un canale essenziale di propaganda di regime. Il regime finanziò la nascita di Cinecittà, inaugurata a Roma il 18 aprile 1837, e potenziò la produzione di cinegiornali dell’Istituto Luce.

I patti lateranensi e la “benedizione” papale al fascismo La stipula dei Patti lateranensi (11 febbraio 1929) fu un passaggio fondamentale nella costruzione del consenso. Era un evento storico che poneva fine all’originale dissidio fra stato italiano e Vaticano, infatti per la prima volta la Chiesa riconosceva la sovranità italiana su Roma, in cambio l’Italia si impegnava a pagare una forte indennità a titolo di risarcimento. I Patti lateranensi però furono anche un vero e proprio concordato per regolare i rapporti fra stato e Chiesa. Grazie ai Patti lateranensi alla Chiesa fu assicurato uno status di assoluto privilegio, ponendo fine al principio liberale di laicità. Infatti, al matrimonio religioso furono attribuiti effetti civili; ai tribunali ecclesiastici venne riconosciuto il diritto di sanzionare lo scioglimento del vincolo coniugale, sottratto ai tribunali civili; i sacerdoti furono esonerati dal servizio militare, mentre chi abbandonava la tonaca era punito con l’esclusione dall’accesso ai pubblici uffici. La religione cattolica fu riconosciuta come religione di stato. Fra i vari vantaggi vi fu anche la rafforzata presenza dell’Azione cattolica, con la quale il fascismo competeva nell’educazione dei giovani. I Patti lateranensi erano però anche molto utili ai fascisti, in quanto la Santa Sede acconsentiva a sottoporre i candidati vescovi e arcivescovi al gradimento del governo, chiedendo, prima della nomina, di giurare fedeltà, inoltre s’impegnava a proibire al clero ogni partecipazione alla vita politica. Soprattutto, i Patti lateranensi rappresentarono un grande successo personale di Mussolini, definito dallo stesso pontefice come “l’uomo della Provvidenza”. I Patti lateranensi sancirono una stabilizzazione definitiva, perché creavano un’alleanza con l’unica autorità fin lì rimasta indecisa sul tipo di rapporto da instaurare con il fascismo. Il 24 marzo 1929, il consenso ottenuto con i Patti lateranensi fu immediatamente messo alla prova, si tenne il primo plebiscito fascista. Ai cittadini elettori fu sottoposta un’unica lista di futuri deputati, questa, redatta dal Gran Consiglio del fascismo, ottenne il 98% dei consensi.   

Trattato internazionale => la Chiesa riconosce lo Stato italiano e le viene riconosciuta piena sovranità. Convenzione finanziaria => l’Italia si impegna a pagare al papa una forte indennità a titolo di risarcimento per la perdita dello Stato Pontificio. Concordato => regola i rapporti tra stato e Chiesa, intaccando il carattere laico dello stato.

Vantaggi per la Chiesa    

Posizione di indubbio privilegio nei rapporti con lo stato Rafforzamento della propria presenza nella società Autonomia operativa con l’Azione Cattolica Possibilità di competere con il fascismo sul terreno dell’educazione dei giovani (scontro nel 1931, enciclica “Non abbiamo bisogno”)

Vantaggi per il Fascismo  Grande successo personale di Mussolini, artefice della conciliazione e “uomo della Provvidenza”  Stabilizzazione definitiva del regime, attraverso l’alleanza con l’unica autorità morale (a parte la Monarchia che aveva già fatto la sua scelta) rimasta fin lì indecisa sul rapporto da instaurare con il fascismo  Marzo 1929, elezioni plebiscitarie: il 90% degli aventi diritto vota e il 98% vota il Partito nazionale fascista

La politica italiana fra arretratezza e sviluppo Nonostante la politica ruralista promossa dal regime, negli anni Trenta si registrò un sostenuto trasferimento di risorse dall’agricoltura all’industria e al sistema finanziario. Le ricorrenti crisi economiche furono sostanzialmente pagate da operai e contadini, che videro i loro stipendi reali contrarsi drasticamente. Per cercare di compensare questa decurtazione il regime fascista mise a disposizione un sistema di servizi per il lavoratore. I lavoratori potevano ottenere una serie di agevolazioni, come ad esempio asili per i bambini, incentivi fiscali, assistenza medica, solamente in cambio della pubblica dimostrazione di adesione al regime.

IL PERIODO LIBERISTA (1922-25) La politica economica è gestita da Alberto De Stefani, un politico liberale liberalista, quindi che cerca (in soldoni) di esportare, l’obiettivo della politica economica di questo periodo è quello di creare le condizioni per poter esportare all’estero. Naturalmente perché le merci italiane possano essere competitive all’estero, occorre creare una serie di precondizioni: le merci devono costare poco (molto spesso un modo per farle costare poco è pagare di meno gli operai, compressione salariale) e occorre una pace salariale che consenta agli imprenditori di organizzare al meglio il processo produttivo. Gli obiettivi: 

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raggiungere il pareggio di bilancio - tagli drastici sulla spesa pubblica - abolizione di molte imposte del tempo di guerra - nuove imposte dirette (così facendo si allarga la base di contribuzione) contenere la dinamica salariale (licenziamenti) incrementare la produttività oraria

1. Produrre un forte incremento delle esportazioni 2. Facilitare la riapertura dei canali di credito

LA SVOLTA PROTEZIONISTA Una volta assestata la situazione economica, si assiste ad un cambio di politica economica, l’adozione di una politica sempre più protezionista. Giuseppe Volpi diventa Ministro dell’Economia, grande industriale che ha interessi nel settore petrolifero e nell’energia elettrica. 





Antefatto Nel luglio 1926 il tasso di cambio con la sterlina è di 1/153, quindi Mussolini impone di raggiungere 90 lire per sterlina (“quota 90”) Perché la svolta deflazionistica? 1. L’Italia ha contratto cospicui prestiti da banche statunitensi, indispensabili per ristrutturare il sistema industriale 2. Prestigio nazionale impone il ristabilimento del Gold Exchange Standard Come si attua la svolta deflazionistica? Restringendo la massa monetaria circolante, per consolidare il debito pubblico Conseguenza: la scelta danneggia profondamente il comparto industriale più evoluto (quello che sporta) Per compensare: 1. Dazi, interventi fiscali, mano libera sul lavoro e concentrazioni industriali 2. Incremento della produzione di massa al mercato interno 3. “autarchia”, da qui la battaglia del grano

LA POLITICA ECONOMICA  Prima fase politica economica del governo Mussolini => stampo liberalista Perché? - per necessità politica, quindi per rassicurare gli alleati liberali dei fascisti, anche attraverso l’azione di provvedimenti tesi a favorire il libero mercato - ragioni congiunturali, debole produttività, causata dagli eccessi dei primi anni dei dopoguerra  Sofferenza della bilancia commerciale => decisa politica di aiuto alle esportazioni italiane, per avvicinare l’obiettivo del pareggio di bilancio dello Stato Quindi: drastici tagli della spesa pubblica, riattivare i canali di credito estero  La fase liberista durò poco  Fase successiva => decisa politica di intervento sull’economia, protezionismo e autosufficienza finanziaria

La battaglia del grano - Per incrementare la produzione cerealicola fu varato un vasto programma: 1. 2. 3. 4.

Propaganda, per spingere gli agricoltori a preferire la coltura granaria e a produrne maggiormente Inasprimento dei dazi doganali 20 giugno 1925: discorso alla Camera per la battaglia del grano Risultati concreti: 1939 incremento medio annuo del grano prodotto del 50%, riduzione delle importazioni del 70% 5. Risvolto della medaglia: penalizzazione ulteriore delle colture ortofrutticole del Meridione, la cui esportazione subì una drastica contrazione

La battaglia per la difesa della Lira - 1925: Il governo britannico aveva deciso di ristabilire il Gold Exchange Standard => sistema che affiancava la sterlina all’oro come mezzo di pagamento internazionale, rendendo possibile alle banche centrali scegliere se ancorare la propria valuta solo all’oro o anche alla sterlina - Italia, partner della Gran Bretagna, era obbligata ad avviare rigorose politiche deflazionistiche, per non svalutare fortemente la propria moneta - Il Gold Exchange Standard però pretendeva anche che i tassi fissi di cambio si mantenessero     



Luglio 1926: tasso di cambio tra lira e sterlina era 1/153 Il governo decise di intervenire Agosto 1926: Mussolini annuncia che il paese avrebbe raggiunto un tasso di cambio di 90 lire per sterlina (“Quota 90”) Svolta deflazionistica comportò il restringimento del credito alle imprese Le minori esportazioni furono compensate dai dazi, dagli incentivi fiscali, dalla mano libera concessa agli imprenditori rispetto al tema dello sfruttamento del lavoro e dalla possibilità di operare concentrazioni industriali Conseguenze: - notevole incremento della produzione di massa rivolta al mercato interno (elaborato il concetto di autarchia => preferenza per tutto ciò che veniva prodotto in Italia) - notevole miglioramento delle condizioni economiche del ceto medio, aumentò il suo potere d’acquisto e si salvaguardò il risparmio

LA RISPOSTA ALLA CRISI DEL 1929   

Effetti della crisi attutiti anche grazie alle misure adottate Fine del 1930: recessione internazionale raggiunse anche il nostro paese, causando sottocupazione e caduta della produzione industriale Provvedimenti di emergenza: - programma di lavori pubblici, quindi infrastrutture (strade, ferrovie, scali portuali, ospedali, edifici pubblici), impegno nella bonifica rafforzato (progetto più importante Agro Pontino, area a sud di Roma dove

tra il 1931 e il 1934 fu avviata l’edificazione di nuovi centri urbani) - garantito un sostegno non occasionale da parte dello stato nei confronti dei settori economici più in difficoltà, quindi fu istituito l’Istituto Mobiliare Italiano (MBI, 1931), che aveva il compito di erogare credito a medio e lungo termine alle banche, e nel 1933 creato l’Istituto per la ricostruzione industriale (IRI), che assunse il controllo delle tre principali banche d’Italia (Credito Italiano, Banca Commerciale e Banco di Roma); quest’ultima nel 1937 fu trasformata in una struttura permanente e assunse anche il controllo di molte imprese indebitate con quelle banche; queste furono le basi per un’economia mista, pubblica e privata; - promossa l’autarchia, incrementando la produzione di beni sostitutivi delle merci di produzione straniera (surrogati) e imponendo una quantità massima importabile per ogni prodotto; nel 1934 fu istituito il monopolio della valuta, che impediva ai cittadini di detenere moneta straniera.

LA POLITICA ESTERA Due fasi distinte:

La politica del “peso dominante”, 1922-1934  



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Forti elementi di continuità con la politica estera liberale, linea di condotta prudente e moderata La politica estera di Mussolini mirò a fare dell’Italia un “peso dominante”, cioè un elemento di equilibrio dell’ordine europeo e quindi in un eventuale stallo di competizione tra varie potenze l’Italia sarebbe stata un soggetto di mediazione Numerosi successi: - patto di amicizia italo-yugoslavo (accordo su Fiume, che fu annessa pacificamente all’Italia nel 1924, con l’abbandono di ogni pretesa sulla Danimarca; - febbraio 1924: reciproco riconosci...


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