Kant, analitica trascendentale PDF

Title Kant, analitica trascendentale
Course Filosofia politica
Institution Sapienza - Università di Roma
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Sintesi di Kant sull'analitica trascendentale molto chiaro e preciso. OTTIMO...


Description

Spazio e tempo non derivano dall’esperienza: noi non abbiamo esperienza dello spazio e del tempo, ma di oggetti nello spazio e di stati d’animo vissuti nel tempo. Per poter rappresentare i contenuti dell’esperienza dobbiamo possedere a priori (in un “prima” logico) lo spazio e il tempo. “Lo spazio non è un concetto empirico, proveniente da esperienze esterne. Infatti, affinché certe sensazioni siano riferite a qualcosa fuori di me (ossia a qualcosa che si trovi in un luogo dello spazio diverso dal mio), e affinché io possa rappresentare come esterne e accanto l’una all’altra – e quindi non soltanto come differenti ma come poste in luoghi diversi – deve già esserci a fondamento la rappresentazione dello spazio.(…) Non è possibile farsi una rappresentazione che non ci sia spazio, mentre si può benissimo pensare che non ci sia in esso alcun oggetto. (…) Il tempo non è un concetto empirico, derivante da una qualche esperienza. Infatti la simultaneità o la successione non potrebbero neppure mai costituirsi come percezioni se non ci fosse a priori, quale fondamento, la rappresentazione del tempo. Il tempo è una rappresentazione necessaria, che si trova a fondamento di tutte le intuizioni. Rispetto ai fenomeni in generale, non è possibile sopprimere il tempo come tale, mentre è possibilissimo togliere tutti i fenomeni dal tempo. Il tempo è dunque dato a priori. Solo in esso è possibile una qualunque realtà dei fenomeni. ” (Kant, Critica della ragion pura).”

Kant prova che queste due intuizioni a priori determinano la scientificità della geometria e della matematica perché la prima si basa sui giudizi sintetici resi possibili dall’a priori dello spazio, la seconda sui giudizi sintetici resi possibili dall’a priori del tempo. Spazio e tempo sono forme a priori del soggetto ma nello stesso tempo comuni a tutti i soggetti individuali e dunque realizzano una conoscenza universale. Difatti i singoli soggetti, pur affrontando individualmente lo studio delle teorie matematiche, devono assentire sul carattere oggettivo delle singole dimostrazioni. Per Kant dunque la conoscenza umana può essere solamente fenomenica (=ciò che appare), ossia può riferirsi soltanto ai dati empirici, costituiti grazie alle forme a priori dell’intuizione sensibile. Fenomeno è infatti l’oggetto della sensibilità che si mostra nello spazio e nel tempo. Al di fuori di questo apparire spazio-temporale dell’oggetto non c’è conoscenza possibile: la cosa in sé è inconoscibile e costituisce il noumeno (=puro pensiero dell’intelletto) ossia un “concetto limite” Kant, Critica della ragion pura, Analitica trascendentale Nell’Analitica trascendentale Kant indaga l’intelletto, la seconda delle facoltà conoscitive dell’uomo per ricercare i principi a priori della sua attività conoscitiva. L’intelletto è la facoltà che pensa in modo attivo e spontaneo ossia mette in relazione, collega, formula giudizi mettendo in relazione un soggetto e un predicato. L’intelletto non può pensare contenuti astratti, ma solamente le intuizioni che gli sono date dalla sensibilità. Più rappresentazioni unificate dell’attività intellettuale producono i concetti: l’intelletto pertanto pensa i concetti. Kant chiama i principi a priori dell’intelletto, che conferiscono universalità e necessità alla conoscenza intellettiva, “concetti puri” o categorie che sono individuati esaminando tutti i tipi di giudizi possibili esistano nella logica: a ogni tipo di giudizio corrisponde la categoria che ha reso possibile la formulazione. I tipi di giudizi esistenti sono dodici ordinati riuniti da Kant in una tavola quadripartita, relativa alla quantità, qualità, relazione e modalità, cui fa riferimento la tavola quadripartita delle categorie che di fatto è una risistemazione di quelle aristoteliche. Attraverso di esse l’intelletto è in grado di ordinare le rappresentazioni sensibili che sono di per sé prive di relazione. (cfr. schema p. 670). Le categorie costituiscono le forme a priori che, nella sintesi conoscitiva, si uniscono alla materia dell’intuizione sensibile; esse sono le condizioni della possibilità del costituirsi dell’esperienza, perché senza di esse non sarebbe possibile alcun processo di unificazione. Tra le dodici categorie un ruolo di rilievo ha la categoria di causalità che è alla base di ogni spiegazione scientifica della scienza moderna ed era stata indagata da Hume che le aveva negato ogni oggettività, riducendola ad un modo puramente soggettivo di mettere in relazione le impressioni sulla base dell’abitudine. Kant rovescia il ragionamento humiano sostenendo che il giudizio di causa (x è causa di y) è oggettivamente valido perché la categoria della causa, che lo rende possibile, è un a priori dell’intelletto, cioè uno dei modi a priori con cui l’intelletto pensa le relazioni tra fenomeni, un principio di classificazione dei dati empirici che gli è costitutivo. Successivamente Kant affronta la deduzione trascendentale (deduzione intesa in senso giuridico =giustificazione di un diritto - trascendentale: inerente le forme soggettive con cui l’intelletto pensa); egli si propone di provare la legittimità del modo di agire delle categorie a priori rispetto ai dati oggettivi dell’esperienza, ossia giustificare la pretesa oggettiva di categorie soggettive a priori.

Kant individua pertanto il principio che unifica il molteplice dell’esperienza e rende possibile la sintesi conoscitiva, il fondamento delle stesse categorie, la funzione della conoscenza che sintetizzi tutte le nostre rappresentazioni: l’ “Io penso”, autocoscienza o appercezione trascendentale (=attività della coscienza che deve accompagnare tutte le sue rappresentazioni) che raccoglie ed unifica tutti i contenuti dell’esperienza individuale. L’io penso è dunque il centro unificante dell’attività del pensiero di ogni soggetto, ma è anche il principio della soggettività universale, perché è una funzione uguale in tutti i soggetti che consente alla mia ragione di pensare nello stesso modo in cui pensano tutte le altre ragioni. Attraverso la deduzione trascendentale Kant dimostra la possibilità dei giudizi sintetici a priori in fisica evidenziando che l’ordine della natura che percepiamo è l’insieme dei fenomeni sottoposti alla legge universale dell’intelletto. L’ordine che percepiamo nella natura non appartiene ad essa, ma dipende dalle leggi che le vengono imposte. Infine la deduzione trascendentale illustra l’unificazione e l’ordinamento dell’esperienza attraverso la dottrina dello schematismo trascendentale o della facoltà dell’immaginazione produttiva. Lo schema trascendentale è una rappresentazione mediatrice, da un lato intellettuale e dall’altro sensibile, che permette di applicare la categoria al fenomeno. Kant definisce gli schemi “le regole assegnate dall’intelletto all’intuizione perché essa si determini a priori secondo un concetto”. Nello schema trascendentale l’intelletto determina la forma del tempo e, attraverso il tempo, assegna le proprie regole a tutti gli oggetti dell’esperienza. La facoltà che produce gli schemi trascendentali è l’immaginazione, che rende possibile l’applicazione all’esperienza di ogni categoria attraverso lo schema corrispondente: vi saranno perciò tanti schemi quante sono le categorie. Così, per esempio, la categoria di sostanza determina il tempo secondo lo schema della “permanenza nel tempo”; quella di causa secondo lo schema della “successione del molteplice”; la categoria di esistenza secondo lo schema di “presenza in un dato tempo”; la categoria di necessità secondo lo schema della “presenza in ogni tempo”. Pertanto lo schematismo trascendentale vede le categorie tradotte in un linguaggio temporale. Kant enuncia poi i “principi dell’intelletto puro”, ovvero le proposizioni di fondo della scienza in cui si incarna la conoscenza a priori della natura e corrispondenti ai quattro gruppi di categorie: 1) Gli assiomi dell’intuizione (corrispondenti alle categorie della quantità): tutti i fenomeni intuiti sono quantità estensive; 2) Le anticipazioni della percezione (corrispondenti alla categoria della qualità): ogni realtà percepita ha una quantità intensiva, ossia un grado; 3) Le analogie dell’esperienza (corrispondenti alle categorie della relazione): l’esperienza è possibile solo mediante una trama necessaria basata sulle categorie di sostanza, causa e azione reciproca; 4) Postulati del pensiero empirico in generale (corrispondenti alle categorie della modalità): definiscono come possibile, reale e necessario ciò che si accorda, rispettivamente, con le condizioni formali, materiali e universali dell’esperienza. Alla fine dell’Analitica trascendentale Kant sottolinea la distinzione tra fenomeno e noumeno (o cosa in sé). L’intelletto può fare solo un uso empirico dei concetti a priori, mai trascendente (cioè al di là dell’esperienza), ossia può applicarli solo a fenomeni, mai a cose in sé. Il noumeno è qualcosa che non è oggetto della nostra intuizione sensibile e di cui non si può avere alcuna intuizione intellettuale che è fuori della nostra capacità conoscitiva. Il noumeno è sì necessario ma problematico in quanto esprime il limite della nostra sensibilità: esso è costituito da una realtà diversa da quella sensibile. Esso è un concetto-limite e circoscrive le pretese della sensibilità....


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