La completa dottrina di marx PDF

Title La completa dottrina di marx
Course Filosofia Teoretica
Institution Università Ca' Foscari Venezia
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Summary

MARXSguardo sulla storia che ha cambiato il modo di guardare la realtà. È allievo di Hegel da cui deriva categorie concettuali. Importante in campo sociologico, parlerà di classe sociale (lavoro alienato). Analisi sul modo di produzione capitalistico industriale mettendo a punto alcuni concetti econ...


Description

MARX Sguardo sulla storia che ha cambiato il modo di guardare la realtà. È allievo di Hegel da cui deriva categorie concettuali. Importante in campo sociologico, parlerà di classe sociale (lavoro alienato). Analisi sul modo di produzione capitalistico industriale mettendo a punto alcuni concetti economici (merce, valore lavoro,..) Dal punto di vista politico è il teorico del comunismo, ha svolto ruolo chiavi nella storia del 900. Marx ci presenta un’immagine di filosofia non come riflessione teorica ma come prassi (praxis) = la filosofia deve tradursi in azione politica, non volta a comprendere il mondo (per Hegel) ma deve agire sul mondo, la comprensione deve tradursi in azione (di cambiamento). Alle armi della critica bisogna sostituire la critica delle armi (cambiamento che si ottiene attraverso le armi). VITA: Nasce nel 1818 in Germania ed ebbe un’educazione con principi liberali, senza restrizioni religiose o razziali. Nel 1836 si fidanza con quella che sarà sua moglie e con la quale avrà tre figli, che avranno una morte prematura. Nel 1843 fondò gli “Annali franco-tedeschi” e instaura amicizia con Engels. Scrive per un giornale che si stampava a Parigi in lingua tedesca in cui attacca l’assolutismo prussiano. Nel 1844 scrive i Manoscritti economico-filosofici. Viene espulso dalla Francia per le sue idee rivoluzionarie e si trasferisce a Bruxelles. Nel 1845 pubblica le Tesi su Feuerbach in cui vi è un distacco dalla filosofia feuerbachiana. Nel 1846 porta a compimento l’Ideologia tedesca e delinea la concezione materialistica della storia. L’INTERPRETAZIONE DELLA RELIGIONE: Temi principali della sua filosofia: situazione dell’uomo nella società capitalistica. Mira a fornire un’interpretazione complessiva della società borghese e capitalistica. Metà 800: sviluppo economico e creazione masse di sfruttati ossia la classe operai, sulla quale il filosofo si concentra. Critica l’aspetto conservatore della filosofia di Feuerbach sull’origine umana della religione e dell’idea di Dio e sull’indagine dell’uomo concreto. Secondo Marx, Feuerbach non riesce a spiegare veramente l’origine dell’alienazione religiosa. Secondo Marx gli uomini sono portati a trasferire il proprio essere in un principio religioso esterno (Dio) perché stanno male nella realtà in cui sono costretti a vivere. Nella religione si riflette il bisogno di consolazione dell’uomo sofferente e oppresso nella vita sociale. La religione è “l'oppio del popolo” che ricorre alla fede perché trova in essa una condizione artificiale per poter meglio sopportare la propria condizione materiale. Per Feuerbach: la religione favorisce l’instaurarsi della dipendenza e dello sfruttamento. Per abbattere l'oppressione materiale occorreva abolire la religione. Per Marx: è la condizione di sfruttamento che fa sì che l'uomo crei, attraverso la religione, una dimensione alternativa grazie alla quale poter continuare a vivere e a sperare. Per abbattere l'oppressione materiale è necessario trasformare la realtà (critica società).

ALIENAZIONE: Obiettivo di Marx: ricercare le radici profonde dell'alienazione. L’alienazione non è un fenomeno spirituale ma è un fatto concreto, l'espressione storica di quella “disumanizzazione” che caratterizza i rapporti lavorativi nella società capitalistica. Il termine denota la situazione dell'operaio nella società capitalistica. Questo fenomeno è l'effetto delle profonde lacerazioni e scissioni che caratterizzano il sistema capitalistico e che pesano in particolare sulla classe operaia. Vi sono 4 tipi di alienazione dell’operaio: nei confronti del prodotto del suo lavoro, in relazione alla sua attività lavorativa, nei confronti della sua stessa essenza, in rapporto agli altri uomini. Alienazione dal prodotto del suo lavoro: il sistema capitalistico implica che il lavoratore produca oggetti che non gli appartengono perché spettano a un'altro, il capitalista. Alienazione dalla sua attività: anche la sua stessa capacità produttiva ossia la sua forza lavoro, è proprietà del capitalista; quest'ultimo ne dispone come vuole, imponendo ritmi disumani e obiettivi dettati unicamente dai propri interessi egoistici. Il lavoro assume così un carattere costrittivo. Alienazione dalla sua stessa essenza: egli si trova espropriato di qualcosa che costituisce la sua stessa essenza. Rivela una concezione estremamente elevata dall'attività lavorativa. Secondo Marx, l'uomo è un essere che realizza compiutamente la propria natura soltanto nel lavoro. Quest'ultimo costituisce il modo più autentico di essere al mondo, in quanto consente al soggetto di appropriarsi della natura, creando un universo dotato di senso, per sé e per gli altri. Il lavoro segna la differenza tra l'uomo e l'animale (lavoro dipendente dall’istinto) in quanto quella dell'uomo è la produzione libera e intenzionale, costituisce l'atto con cui egli si affranca dall’oggettività, costruendo i suoi stessi mezzi di sussistenza e determinando le proprie condizioni di vita materiali. Nel sistema capitalistico il lavoro perde tale connotazione positiva: non è più l'ambito di realizzazione della libertà e della creatività, ma una modalità di sfruttamento. Gli operai salariati, vendendo al capitalista quella attività in cui risiede il significato autentico del loro essere, si trovano a condurre un'esistenza simile alle bestie, in quanto rimane loro come ambito di realizzazione personale soltanto la sfera dalle funzioni animali (mangiare, bere, procreare,…). Alienazione dai suoi simili: nel sistema produttivo capitalistico il lavoratore è escluso da ogni forma di vita sociale autenticamente umana. Il salariato si relaziona soltanto con il capitalista, che è proprietario dell'attività di colui che produce, della sua esistenza e della sua umanità. LA PROPRIETÀ PRIVATA E IL SUPERAMENTO: Ne “L’ideologia tedesca” del 1846 Marx afferma la sua concezione materialistica della storia e la teoria delle ideologie. Scritta in collaborazione con l’amico Engels. Suddivisa in 4 parti, ognuna dedicata a esponenti sinistra hegeliana e socialismo utopistico. Marx giunge alla consapevolezza che per uscire dallo stato di alienazione è indispensabile modificare la base materiale della società. Passare dalla filosofia alla rivoluzione, dalle idee alla loro realizzazione concreta. Significa individuare e sradicare la causa che ha determinato la condizione di alienazione. Marx identifica la causa con il sistema della proprietà privata, il quale affonda le proprie radici nel principio della divisione del lavoro. Motivo divisione tra lavoro intellettuale e quello manuale: uomo passato da vivere nella natura alla società quindi i bisogni e le esigenze si sono fatte più complesse e per soddisfarle era necessario una produzione diversificata. Divisione lavoro ha generato ricchezza e progresso ma anche scissione e disuguaglianze.

Condizione di alienazione dipende dal sistema dello sfruttamento. Superamento implica eliminazione della proprietà privata dei mezzi di produzione. Ciò comporta la negazione radicale della società borghese e delle sue istituzioni (moderno liberismo). Secondo Marx tale sistema (moderno liberalismo) sancisce e giustifica egoismo e individualismo perché i cittadini diventano uguali di fronte alla legge ma differenti nella società civile. Sono uguali di diritto (formalmente) e disuguali di fatto (a livello materiale). Nei “Manoscritti Marx”, egli promuove una rivoluzione sociale che abbia come protagonista il proletariato e che distruggi lo Stato borghese per realizzare la società comunista, in cui è abolita la proprietà privata ed è soppressa la divisione in classi. DISTACCO DALLA SINISTRA HEGELIANA: Idea di fondo di Marx: storia ha delle determinanti di tipo economico sociale che Hegel non riconosce. Oltre alla filosofia classica tedesca, altre influenze sono quelle che si rifanno all’economia politica borghese. Come terzo punto il pensiero socialista utopico da Saint Simon a Owen e Proudhon. CONCEZIONE MATERIALISTICA DELLA STORIA: Marx elabora concezione meditando su posizioni di Feuerbach e Hegel (accusate di essere ideologiche). Feuerbach: ha giustamente riportato attenzione su individuo concreto ma ha sbagliato nel considerare l’essenza dell’uomo come qualcosa di compiuto e nel pensare la realtà sensibile come un oggetto già conosciuto e non come il prodotto dell’attività umana. Hegel: ha riconosciuto essenza dialettica dell’uomo e della realtà ma ha sbagliato nel ricondurre il processo storico a uno sviluppo ideale, considerando lo spirito come suo unico soggetto. La storia ha delle determinanti di tipo economico sociale che Hegel non riconosce. Posizione di Marx: occorre riprendere la visione dialettica di Hegel riportandola però nella concretezza del mondo e dunque correggendola con la teoria di Feuerbach. Questo si può definire materialismo storico: prospettiva secondo cui le forze motrici della storia non sono di carattere spirituale (come voleva Hegel e quindi l’idealismo) ma di carattere materiale. La storia vista come un processo dialettico, che si evolve e si trasforma sotto la spinta di dinamiche concrete di natura socio-economica. Essa coincide con il processo di trasformazione dalle forme di produzione, cioè con il variare di epoca in epoca delle modalità con cui gli uomini soddisfano i propri bisogni (= modi di produzione). Compito filosofia di Marx: comprendere il reale movimento della storia e analizzarlo in modo oggettivo e scientifico, rimuovendo le ideologie che tendono a nascondere la verità. Ideologia: termine usato da Marx per indicare dottrine e teorie che offrono un'immagine mistificata e deformata della realtà (per lui ha significato negativo). La cultura è vista da Marx come uno strumento ideologico di potere in quanto è espressione della classe dominante (solo lei ha tempo e possibilità di diffondere prodotto). Lo smascheramento delle ideologie non è sufficiente, è necessario passare alle critiche. I CONCETTI DI STRUTTURA E SOVRASTRUTTURA: Secondo Marx il motore della storia coincide con i modi di produzione i quali presentano due elementi fondamentali: le forze produttive e rapporti di produzione. Forze produttive: componenti che consentono la produzione come la forza lavoro, i mezzi

utilizzati e le conoscenze tecniche e scientifiche. Rapporti di produzione: coincidono con l'organizzazione stessa del lavoro e con le relazioni che si stabiliscono tra i soggetti coinvolti. L'insieme di tali elementi costituisce quella che Marx definisce la struttura o struttura socio economica della società ovvero la sua ossatura economica. Essa determina la sovrastruttura o sovrastruttura ideologica: insieme delle produzioni spirituali (le teorie filosofiche scientifiche, le dottrine etiche, le istituzioni giuridiche religiose, l’arte, la morale,...) che derivano da una determinata struttura economica e ne sono espressione più o meno diretta. Le formazioni sovrastrutturali possono, di riflesso, influenzare quelle strutturali, e quindi il rapporto tra i due livelli non deve essere interpretato in modo deterministico. Un esempio sono le idee sulla morale o sulla funzione dalla famiglia (prima sempre patriarcale). Mutando la base materiale della storia (le condizioni di vita degli individui), cambiano anche i modi di valutare le cose e i comportamenti privati e sociali. Il filosofo è convinto che le stesse produzioni culturali e intellettuali possano a loro volta agire sulla struttura da cui derivano trasformando esse stesse in prassi La struttura, cioè i modi di produzione, sta alla base della storia. La struttura determina la sovrastruttura, cioè l'insieme delle varie produzioni culturali, che riguarda gli aspetti spirituali e ideologici della storia. DIALETTICA TRA FORZE PRODUTTIVE E RAPPORTI DI PRODUZIONE: Dinamica della storia spiegata da Marx attraverso legge dialettica: Marx riprende da Hegel idea che storia e realtà siano regolate da una legge di tipo dialettico. La storia è una realtà dinamica. Il dinamismo è dato dal rapporto dialettico tra forze produttive e rapporti di produzione. Può capitare che le forze produttive si modificano con una velocità maggiore dei rapporti di produzione (che sono più statici). Per esempio pre rivoluzione francese: forze produttive (borghesia in ascesa che stava cominciando a sviluppare industria e commercio) si trovava ingabbiata in rapporti di produzione ancora di tipo quasi feudale (aristocratici e clero con potere mentre borghesia che non contava nulla). Entrano quindi in conflitto. Il conflitto che si viene a creare sarà quello che porterà alla rivoluzione e quindi alla dinamica della storia. Il sistema capitalistico è destinato a crollare perché in esso agiscono forze oggettive e autodistruttive che lo porteranno inevitabilmente alla dissoluzione. Una di tali contraddizioni è appunto quella tra forze produttive e rapporti di produzione. Delle contraddizioni e della crisi profonda della società borghese si occupa “Il capitale”. CRITICA DELL’ECONOMIA POLITICA CLASSICA: Marx ritiene che la vera comprensione della società moderna si possano ottenere soltanto spiegando i meccanismi economici che la determinano. Ritroviamo cIò né “Il capitale”: fin dal sottotitolo “Critica dell'economia politica” è evidenziata la rottura rispetto agli economisti classici. In particolare critica Smith e Ricardo: tali pensatori hanno elaborato alcune categorie economiche fondamentali, come quelle di valore, di accumulazione capitalistica e di profitto. Tuttavia hanno descritto il sistema di produzione capitalistico come se fosse l'unico possibile. Essi lo hanno presentato come un sistema che possiede una sorta di necessità naturale, come

una forza immutabile e razionale di creazione e distribuzione della ricchezza, senza coglierne la storicità e quindi la genesi umana. L’ANALISI DELLA MERCE: Secondo Marx (ne “Il manifesto”) la merce ha un duplice valore: un valore d'uso e un valore di scambio. Valore d'uso: ognuno di essi ha una qualità specifica, grazie alla quale appaga un bisogno umano. Le merci possono essere scambiate tra loro direttamente o tramite la mediazione del denaro. Valore di scambio: rende confrontabili ed equiparabili le merci. Riprendendo l'equazione valore = lavoro, elaborata dall'economia classica, rileva che merci differenti per qualità e quantità possono essere scambiate in quanto presentano un valore comune: la quantità di lavoro socialmente necessaria per produrle. Marx prende in considerazione non i singoli tempi di lavorazione delle merci, ma il tempo socialmente necessario, vale a dire il tempo medio di produzione in un determinato periodo. Mars non identifica totalmente il valore con il prezzo delle merci, perché è consapevole che su quest'ultimo possono influire altri fattori come l'abbondanza o scarsità dei prodotti disponibili. La somma complessiva dei prezzi delle merci tende comunque a coincidere con il valore effettivo. IL PLUSVALORE: Dall'analisi delle merci, Marx è condotto studiare quella che considera una merce del tutto particolare e unica, la merce uomo. Merce uomo: l'operaio che viene acquistato dal capitalista affinché produca altre merci. In cambio il capitalista paga all'operaio un salario. Il capitalista paga l'operaio sulla base del valore dei corrispondenti beni necessari per la sopravvivenza sua e dalla sua famiglia. Dunque il salario dell'operaio proletario è l'equivalente del valore dall'operaio, che consiste essenzialmente nel costo dei mezzi necessari al suo sostentamento. Nel momento in cui l'operaio vende la propria forza lavoro al capitalista, tutto quello che produce nella fabbrica non gli appartiene più, in quanto è proprietà del padrone. Se per esempio l'operaio lavora effettivamente 12 ore al giorno ma in 8 ore riesce a produrre una quantità di merce capace di coprire le spese del mantenimento di se stesso e dalla propria famiglia (tempo di lavoro necessario), il suo salario corrisponderà a quello di 8 ore lavorative. Le rimanenti quattro ore di lavoro costituiscono un tempo di lavoro supplementare, in cui l'operaio produce merce non pagata dal capitalista. Questo lavoro non pagato, che crea valore non pagato, viene definito da Marx plusvalore. Plusvalore: valore che deriva dal lavoro svolto dall’ operaio in più rispetto a quello retribuito. Dal plusvalore discende il profitto del capitalista, che pertanto sfrutta la forza-lavoro dell'operaio a proprio vantaggio. Il plusvalore dipende dal pluslavoro: lavoro in più svolto dall’operaio offerto gratuitamente al padrone. D - M - D’ D = Denaro speso per l'acquisto della merce. M = Merce ossia la forza-lavoro e i mezzi di produzione. D’ = Denaro guadagnato, incremento di denaro che è la caratteristica essenziale dell'economia

capitalistica. Modo di produzione pre-capitalistico: M - D - M. Il modo di produzione capitalistico è finalizzato alla produzione di una quantità di denaro maggiore rispetto a quello investito. Il denaro genera più denaro di quello speso. Il profitto non si identifica con l'intero plusvalore; distinzione tra capitale costante e capitale variabile. Capitale costante: capitale investito nel macchinario della fabbrica e nelle materie prime. Capitale variabile: capitale investito nei salari pagati agli operai. Per calcolare il profitto del capitalista dobbiamo sottrarre dal plusvalore gli investimenti necessari per l'acquisto, il rinnovo e la manutenzione delle macchine. In definitiva il profitto è sempre una quantità inferiore rispetto al plusvalore, dal quale deriva.

CONTRADDIZIONI DEL SISTEMA CAPITALISTICO: Obiettivo: aumentare il plusvalore e incrementare la produttività. L'aumento della produttività genera plusvalore e ricchezza che viene reinvestita per migliorare la tecnologia: passaggio dall'industria manifatturiera alla grande industria meccanizzata. Conseguente: peggioramento situazione dei lavoratori, aggravando fenomeno dell’alienazione; macchine determina organizzazione del lavoro che lo rende unilaterale e ripetitivo. Tutte le diverse operazioni necessarie sono ormai svolte dal sistema integrato operaio-macchina, di cui il lavoratore diventa un mero ingranaggio. Il progresso raggiunto con l'industria finisce per ritorcersi contro il capitalista stesso, poiché si affermano forze che si rivelano oggettivamente autodistruttive. Caduta tendenziale del saggio di profitto: legge in base alla quale il profitto del capitalista, a un certo punto dello sviluppo produttivo, anziché aumentare tende a cadere; ciò dipende dalla diminuzione del capitale variabile in relazione all'aumento del capitale costante; questo determina la diminuzione del plusvalore e dunque del profitto che ne deriva. Questa legge è considerata il punto debole dell'economia capitalistica. La conseguenza è la crescente disoccupazione che vuol dire maggiore povertà dei consumatori. I consumatori vedono diminuire il loro potere di acquisto delle merci: contraddizione fatale per il sistema. Il capitalista non potrà sfuggire a quella che Marx considera una tendenza inevitabile della storia: il collasso del modo di produzione borghese-capitalistico. L'esito di tale situazione è la divaricazione sempre più netta tra la classe dei capitalisti e quella dei proletari, destinata ad aumentare. Nel capitalismo estremo si assiste da un lato alla creazione di una minoranza industriale con immensa ricchezza e potere, dall'altra all'aumento della massa dei salariati e quindi alla formazione di una maggioranza proletaria sfruttata. RIVOLUZIONE SOCIALE E ABBATTIMENTO DELLO STATO BORGHESE: In questa situazione la rivoluzione proletaria appare come uno sbocco inevitabile. Concezione che rivela il debito di Marx nei confronti di Hegel, in quanto ripropone l’idea di un processo dialettico orientato verso una risoluzione definitiva.

La soluzione del conflitto insito nel capitalismo è, per Marx, l'avvento del comunismo, che la classe proletaria è chiamata a proclamare dopo aver abbattuto le forme istituzionali dallo Stato borghese. Comunismo: modello di società senza classi, in cui abolita la proprietà privata attraverso la collettivizzazione dei mezzi di produzione e in cui vengono abbattute le disuguaglianze tra gli uomini. Essa appare come la negazione dei principi che hanno portato al sistema dello sfruttamento. Secondo Marx una posizione revisionista, cioè che miri a riformare le istituzioni presenti, non è sufficiente in quanto esse sono fondate su quegli stessi principi che sono al...


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