Le Fiabe, Marazzini PDF

Title Le Fiabe, Marazzini
Author Valentina Colle
Course Educazione Letteraria
Institution Università degli Studi di Trieste
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riassunto libro...


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LE FIABE (Marazzini) Capitolo 1 - Che cos’è una fiaba 1.1 Origini e scoperta delle fiabe. Il problema dell’origine delle fiabe non è a tutt’oggi risolto e forse non lo sarà mai; si potrebbe pensare ad un’origine comune, a un archi-favola dalla quale siano derivate tutte le altre. Sono state formulate diverse ipotesi, in riferimento alla “monogenesi” (teoria di Theodor Benfey attraverso l’individuazione di una sola zona di origine geografica, dalla quale le fiabe si sarebbero sviluppate in tutte le direzioni. Posizione sostenuta dai Grimm) e alla poligenesi (attraverso l’invenzione casuale di storie analoghe o uguali, in luoghi diversi, in base ad un’identica capacità di invenzione e di combinazione propria degli uomini – gli uomini in quanto uomini si pongono le stesse domande e può essere che vi siano similitudini tra le loro risposte). Addirittura le teorie psicoanalitiche hanno cercato di spiegare l’origine della fiaba a partire dal sogno, dall’inconscio. Alla luce di tale ipotesi, possiamo supporre che:  l’origine delle fiabe sia dovuta alla trasmissione storica di racconti da un unico popolo o centro geografico;  che l’origine sia poligenetica, fondata su tradizioni o caratteri psicologici comuni a tutta l’umanità, o derivata da identiche funzioni proprie dell’inconscio;  che la poligenesi sia sempre sia sempre dovuta al caso e non sia determinata da fondamenti sociali e psicologici comuni Le fiabe sono state spesso utilizzate, immesse in contesti diversi, ma l’interesse per esse, intese come oggetti specifici degni di per sé di attenzione nacque solo nel 19° secolo (periodo romantico) ad opera soprattutto dei fratelli Grimm (raccolta Kinder und- hausmärchen). Presto quest’opera fu imitata in tutta Europa. Tra gli esponenti che hanno sostenuto l'origine monogenetica abbiamo i Grimm, Harner e Krohn e altri studiosi. Inizialmente si concentravano sulla origine greco-romana basata delle favole di Esopo e Fedro, successivamente è stata fatta un'analisi chiamata antologia comparata dove mettevano insieme tutti i testi raccolti e li confrontavano per vedere i punti in comune e allora il punto precedente si sposta vesto l'oriente scoprendo che c'era un collegamento con il sanscrito (cioè una lingua sacra dell'india)  relazione tra sanscrito e lingue indoeuropee. Al sanscrito fu anche attribuito un primato assoluto di antichità e di perfezione naturale – per molti linguisti, l’India rappresentò la culla della civiltà. Il Pancatantra è la più antica silloge di racconti indiani; riconducono le fiabe europee ad un’origine indiana (monogenesi). PROPP  “Morfologia della fiaba” (definisce il genere) + “Le radici storiche” (definisce l’origine della fiaba). Per Propp, la fiaba ha origine in un tempo remoto ed è collegata con i miti ed i riti magici primitivi  egli operò all’interno di una visione unitaria, storica e strutturale, ad esempio: le forme di divieto all’interno della fiaba sono analoghe, per Propp, ai tabù e ai divieti imposti nelle società primitive. Es. il cavallo rappresenta simbolicamente un animale totemico che fa da intermediario tra i vivi e i morti. 1.2 Fiabe e mitologia comparate La mitologia comparata ha cercato nei miti indiani l’origine delle fiabe europee, cadendo anche in eccessi di semplificazione. Ne furono principali esponenti il tedesco Max Muller e l’italiano Angelo de Gubernatis, professore di sanscrito, glottologia e letteratura italiana nelle università di Firenze e Roma. Nel 1883 egli pubblicò il settimo volume della Storia universale della letteratura, nel quale un gran numero di fiabe popolari italiane erano ricondotte a un’origine comune, quella dei miti solari indiani. Per esempio si soffermò più volte sulla storia di Cenerentola che fugge. Va riconosciuto a De Gubernatis il merito di aver collegato lo studio della fiaba a quella del mito e dunque, di aver compreso che essa ha origini profonde nell’umanità. Il ricorso alla mitologia è stato successivamente ridimensionato e ridicolizzato. Bèdier  critica della teoria indianista, trattando le esagerazioni di coloro che volevano ricondurre tutto ad un’influenza orientale. L’orientalismo rimase una parte attivo. Perché contiene qualche elemento di verità. Metodo della mitologia comparata  consisteva di accostare narrazioni diverse e lontane sulla base di singole analogie, cercando al tempo stesse il significato delle forme archetipe, ricondotte a pochi elementi universali. 1.4 Uno spazio senza confini / 1.5 La classificazione di tipi e motivi

Nacque l’esigenza di confrontare diverse versioni della stessa fiaba, raccolte in luoghi lontani tra loro. Nella seconda metà dell’800 si sviluppò in maniera notevole il comparativismo applicato alle fiabe popolari. Lo stesso. Le ricerche sulla fiaba avevano assunto una dimensione sovranazionale e mondiale. Aarne e Thompson, con i loro amplissimo cataloghi di “tipi” e di “motivi”, hanno offerto un supporto insostituibile a questo ambito di studi. Essi hanno fatto una classifica delle varie fiabe.  Tipo: una fiaba con un’esperienza indipendente, riconoscibile per un certo numero di motivi  consiste nell’unicità della fiaba  Motivo: piccolo elemento del racconto, costituito da un personaggio, un animale, un oggetto magico, un particolare episodio  elemento che la caratterizza. Lo scopo era quello di creare un catalogo di tipi per una classificazione delle fiabe in 3 gruppi principali: 1. fiabe di animali (a seconda dell’animale che vi compare) 2. fiabe “normali” si dividono in fiabe magiche o meravigliose, religiose, romantiche; 3. fiabe umoristiche che consistono in aneddoti con sarcasmo ed umorismo Dopo gli studi di Propp sulla morfologia della fiaba, qualcuno ha ritenuto che la classificazione di AarneThompson fosse troppo soggettiva. 1.6 Fiabe e linguistica Il rapporto tra le discipline linguistiche e lo studio scientifico delle fiabe è sempre stato molto stretto. Principio: le fiabe si trasformano e vivono in maniera simile alla lingua. Il linguista possiede pertanto la chiave per interpretarne e spiegarne i meccanismi di mutamento e di conservazione  distinzione tra langue (cioè insieme di norme e di convenzioni accettate nella lingua) e parole (lingua individuale, usata da ogni singolo parlante). Le parole diventano langue quando vengono accettate dalla collettività nel suo complesso. 1.7 Il pubblico: adulti o bambini? La fiaba autentica non era rivolta ad in pubblico solo di bambini, ma faceva parte di un patrimonio narrativo e letterario proprio della cultura popolare orale destinato all’intera comunità. Si pensi alle raccolte letterarie del passato, come quella secentesca di Giambattista Basile, Lo cunto de li cunti, noto anche come Pentamerone, che ha come sottotitolo trattenemiento de’peccerille, intrattenimento per i fanciulli. Ma già, Benedetto Croce nella traduzione nella lingua italiana di Basile, spiegava che si ingannava chi pensava che la fiaba fosse un’opera composta per bambini. Quando infatti il pubblico si è ristretto ai bambini è cominciata la decadenza della fiaba. 1.8 Valore della fiaba Oggi la fiaba non è più vitale come un tempo, ma la sua validità e la sua capacità educativa sono riconosciute anche nelle società industrializzate. Capitolo 2 - La raccolta delle fiabe 2.1 Raccolte più importanti. Le fiabe sono patrimonio del popolo e sono state trasmesse per secoli per via orale, ma la cultura ufficiale arriva ad esse solo mediante la trascrizione. La tecnica della raccolta è dunque di fondamentale importanza se vogliamo essere sicuri di aver tra le mani un prodotto di grande importanza. Ogni nazione europea ha una o più raccolte importanti di fiabe e molto materiale è stato reperito in molti altri paesi del pianeta. Tuttavia mantengono importanza artistica e documentaria le raccolte antiche, le quali permettono di conoscere la tradizione narrativa orale in epoche lontane dalla nostra. Tra i maggiori scrittori possiamo citare il napoletano Giambattista Basile, vissuto tra il 1500e 1600. Nel 1634 scrisse il libro Pentamerone, il cunto de li cunti, il quale racconta 5 storie in 5 giornate diverse che si collegano l'una con l'altra. Egli scrive in dialetto napoletano, è indirizzato ad un pubblico medio alto e le sue fiabe, erano chiamate i racconti da viaggio. Egli mescola uno stile barocco ed alcune parole latine all'interno dei suoi racconti, i suoi manoscritti sono stati tradotti da Benedetto Croce nel 1924 sempre per un pubblico molto alto. Nelle fiabe di Basile la narrazione lascia spazio al fantastico.

La raccolta dei Grimm è la più importante di tutta la storia del folclore  hanno fatto una raccolta folcloristica (oltre ad aver inventato fiabe d'autore). Loro hanno raccolto tutte le fiabe della Germania mettendo in evidenza l'aspetto caratteristico di quel luogo (sono importanti per questo). A questa raccolta si deve l’eccezionale promozione degli studi sulla fiaba che avvenne nel primo ‘800. Molti dei personaggi dei Grimm sono noti tutt’ora: Cappuccetto Rosso, Cenerentola, Biancaneve… Alcune delle raccolte nazionali:  la più famosa proviene dalla Russia (Afanas’ ev);  le fiabe norvegesi che si inseriscono nella riscoperta delle origini popolari della Norvegia;  fiabe inglesi che provengono da zone celtiche, in Irlanda, Galles e Cornovaglia.  in Italia nessuno ha mai combattuto la fiaba popolare; spesso furono maestri di scuola, sacerdoti fornitori di aiuto agli accademici che andavano alla ricerca di fiabe;  in Francia ha avuto importanza la raccolta di Perrault, uno dei best seller della letteratura dell’infanzia;  in Spagna fu importante la raccolta di Espinosa, risalente agli anni 20 del novecento e seguite da varie edizioni. 2.2 Raccolte italiane Un ricco repertorio si trova nelle regioni italiane: è stato studiato fin dall’ Ottocento, ma è noto al largo pubblico solo grazie ad un celebre volume allestito da Italo Calvino. L’interesse degli studiosi italiani dell’età romanica si rivolse al canto popolare. Le raccolte importanti italiane si collocano nella seconda metà del secolo. Tutte le aree regionali italiane, nel 1900, avevano le loro raccolte di fiabe, più o meno ricche di contenuto, ma prive di un volume nazionale. Fu Italo Calvino a raggrupparle in un volume perché si accorse che mancava un volume nazionale complessivo:” le Fiabe italiane”. Il suo tentativo non diede all’Italia solo la raccolta più ampia, ma produsse anche un interesse rinnovato per la fiaba. Calvino si è ispirato ai Grimm ma non ha avuto lo stesso successo in quanto i tempi erano diversi. 2.3 Tecnica della raccolta: il problema della fedeltà / 2.4 Scelta della trascrizione Grandi raccolte di fiabe sono state trascritte in maniera poco fedele per mancanza di mezzi tecnici adeguati. Solo recentemente sono diventati di largo uso gli strumenti per la registrazione della voce, realizzata tempo fa su nastro magnetico e oggi trasferita su supporto digitale. Seconda ipotesi  Si possono usare strumenti che uniscono sonoro e immagino, come le videocamere, anche se poco vantaggiose poiché disturbano il narratore, lo imbarazzano. Il vantaggio della registrazione vocale, invece, sta nella invisibilità dello strumento. La registrazione della voce serve per passare alla trascrizione su carta. Gli strumenti digitali permettono di passare rapidamente da un punto all’altro della registrazione, permettendoci di ascoltare più volte la stessa frase, la stessa parola ed inoltre permettono la manipolazione dei suoni anche per eliminare disturbi e migliorare la qualità dell’audio. I dialettologi, però, nella trascrizione si servono dell’alfabeto fonetico. La tecnica più usata è quella dell’IPA (= International Phonetic Alphabet)  l’IPA permette di scrivere qualunque lingua con grande fedeltà, utilizzando una sofisticata trascrizione assolutamente univoca, ricchissima, la quale può anche dare conto dei fenomeni di intonazione tramite caratteri speciali e segni diacritici. La trascrizione del testo orale nei caratteri dell’IPA garantisce la fedeltà pressoché assoluta e l’intenzionalità: può essere letta in qualunque parte del mondo. Il pubblico a cui ci si rivolge pubblicando una raccolta di fiabe non è quello dei linguisti e dei dialettologi che hanno familiarità con l’IPA. La trascrizione mediante IPA è piuttosto faticosa:  trascrizione larga – registra solo le particolarità fonologiche  trascrizione stretta – registra tutte le particolarità fonetiche (più complessa) passaggio testo orale – testo scritto  si perderanno comunque sempre tanti elementi! 2.5 Fiabe dei popoli evoluti – 2.6 Fiabe dei popoli primitivi Nelle civiltà moderne sopravvive solo lo sfruttamento della fiaba da parte dell’industria culturale, nei libri, nel cinema, in tv ecc. Nel caso dei “popoli ricchi”, dobbiamo ricordare che la fiaba popolare fu vitale quando la ricchezza non era ancora diffusa. La fiaba, di generazione in generazione, si è adattata a nuove condizioni, si è incivilita.

Nelle fiabe italiane ed europee sembra determinante il passaggio attraverso il Medioevo, quando è avvenuta la cristianizzazione di temi e motivi (entrano nelle fiabe le figure del diavolo e della Madonna). La fiaba dei paesi evoluti, dunque, risente dell’influenza di eventi culturali di grande portata, come la penetrazione tra il popolo del sentimento religioso, che ha sostituito il primitivo sentimento magico. Altri due elementi dei paesi evoluti sono: a) la pressione della scuola (ha condizionato lo stile di alcuni narratori, li ha aiutati a rendere la fiaba più vicina agli stili di vita della popolazione cittadina e borghese); b) l’effetto dei media. Popoli primitivi se si guarda alle fiabe dei popoli non europei bisogna distinguere: a) i racconti della tradizione occidentale che si sono diffusi tra in popoli primitivi – fenomeno causato dalla colonizzazione (capacità della fiaba di viaggiare attraverso il mondo) b) patrimonio autoctono delle popolazioni esotiche Le fiabe europee furono portate anche in Indonesia ed in Africa.  Indonesia, il canale di penetrazione non fu solo quello dei colonialisti, ma molti racconti arrivarono attraverso altre vie, come per esempio dalle tradizioni indiane.  In Africa c’è invece una profonda differenza tra la parte del continente più a nord (deserto del Sahara) in cui è stato forte il contatto con la cultura europea ed islamica perciò vi è una tradizione narrativa non primitiva, e la parte sud, dove le tradizioni sono rimaste autoctone. 2.7 La sopravvivenza della fiaba. In Europa le fiabe sono sopravvissute nel mondo contadino dei paesi ricchi fino alla fine del ‘900. In qualche modo, parte della favola sopravvive ancora oggi ed è utilizzata sia dal cinema che dalla televisione, magari anche nei giochi digitali. Oggi la fiaba non vive, ma sopravvive isolata, se ancora viene raccontata in qualche luogo sperduto. Capitolo 3 - Come si legge una fiaba 3.1Temi e Motivi: la grammatica del fantastico La fiaba arriva a noi dopo un processo di adattamento, essendo stata raccolta, trascritta e rielaborata. La fiaba è il regno del fantastico dove accadono cose impossibili:si manifestano forze magiche, si viaggia in regni lontani. In genere all’inizio della fiaba i protagonisti sono poveri (riferimento al mondo contadino), non hanno mezzi sufficienti per vivere, hanno troppi figli da mantenere, oppure qualche cosa rende difficile la vita dei protagonisti. Occorre dunque andare alla ricerca di qualche oggetto magico o di qualche persona rapita, o andare verso qualche luogo lontano dove si incontreranno personaggi pericolosi, oppure l’eroe guadagnerà l’aiuto dei personaggi magici. Una regola fondamentale è che il racconto sia a lieto fine. Contaminazione  cioè la mescolanza, permette al meccanismo narrativo di innovarsi combinando quanto offre la tradizione e non secondo libero estro. La contaminazione è un fenomeno importantissimo e avviene in molti modo: spesso involontariamente – il narratore, per un difetto di memoria, inserisce una fiaba (o parte di essa) in un’altra. Attenzione!!! Le variazioni del narratore NON possono intaccare la sostanza del racconto, poiché questo sarebbe ritenuto un errore inaccettabile. Vi è un diverso tipo di cambiamento che deriva invece dall’adeguamento della fiaba alle condizioni culturali della società. La narrazione della fiaba dunque, non è casuale, ma si incanala in un percorso prestabilito, individuato da Propp come una vera e propria morfologia. Le variazioni morfologiche vengono riconosciute attraverso una “grammatica del fantastico”  la lingua può dire un’infinità di cose combinando un numero limitato di parole, come la fiaba può raccontare tante storie, partendo da un repertorio chiuso di personaggi, forme, oggetti e situazioni. 3.2La morfologia della fiaba L’interpretazione morfologica della fiaba è nata con il libro di Propp, il quale prende spunto dalla classificazione delle piante. Come è possibile classificare le piante osservando le loro forme e indicandone i rapporti reciproci, così deve essere possibile classificare le fiabe. Propp intendeva stabilire i principi di base per lo studio della fiaba, ritenendo che fosse necessario definirne la natura e che tale definizione dovesse

essere ricavata in maniera analitica dal materiale fiabesco. Si trattava quindi di classificare la pluralità delle fiabe esistenti  analisi condotta su un corpus di 100 fiabe dalla raccolta russa di Afanas’ev (dalla n° 50 alla 151). Propp era convinto che ulteriori fiabe non avrebbero aggiunto funzioni! NB: Le funzioni sono in numero limitato ed esse sono in grado di descrivere TUTTE le fiabe di magia possibili (Att.ne solo quelle di magia) anche se in esse manca qualche funzione. Esse assolvono al compito di classificare le fiabe in maniera strutturale senza riferimento allo specifico contenuto, riconoscendo la loro sostanziale uniformità! Propp alla fine della sua analisi arriva ad affermare che la sostanziale uniformità può derivare da un’origine unica, anche se non necessariamente storica o geografica: la monogenesi può essere anche determinata da caratteri psicologici dell’uomo, comuni a tutti gli uomini in qualsiasi condizione. Analisi  Lo stesso Propp ha proposto diversi modelli di analisi. Il suo metodo ha persino prodotto una branca della teoria della letteratura che si definisce “narratologia” (= studio critico delle strutture e delle forme della narrativa). La narratologia, oggi, fa parte del bagaglio didattico comune ed arriva persino ai bambini. 3.4 Linguaggio della formula e prosodia dell’oralità Svolgimento della narrazione  entrano in gioco elementi ripetitivi, in gran parte prevedibili  si può parlare di “linguaggio per formule”, anche se esso non è esclusivo della fiaba poiché lo si trova nei testi generali in genere, nei canti, nei poemi epici. Un tipo di meccanismo ripetitivo che nella fiaba si presenta come formula, è la ripetizione triadica degli eventi (questa struttura richiede che un’azione sia ripetuta 3 volte): tre è un numero magico come il sette. Le strutture triadiche non costituiscono un caso isolato anzi, è normale che esse esistano all’interno della fiaba. Attenzione!!! La ripetizione triadica non deve essere confusa con un altro meccanismo di ripetizione, mediante il quale vengono costruite le “fiabe a formula”, in cui la stessa situazione si ripete all’infinito e in modo ciclico. In questo caso la ripetizione assume un tono scherzoso. In questo seconda caso, la struttura narrativa è prevedibile – il divertimento sta nel gustare tutte le avventure (imprevedibili) che si collocano tra due punti (prevedibili) di inizio e fine. L’incipit “C’era una volta …” è un segnale di inizio usato per avvertire che cessa la conversazione normale e inizia il racconto fantastico  alla fine della narrazione troviamo nuovamente una formula – è frequente il finale che sottolinea un lieto fine (“… e vissero tutti felici e contenti”). Le formule finali hanno anche il compito di riportarci alla realtà, alla nostra vita quotidiana. Capitolo 4 - Fiabe e letteratura 4.1 Impiego letterario della fiaba: le tracce Anche prima della scoperta romantica della fiaba, si era già manifestato interesse per essa e fu utilizzata da autori molto colti. Occorre però distinguere tra un: a) reimpiego casuale o parziale = quando un singolo motivo fiabesco entra in un’opera letteraria b) reimpiego sistematico = quando uno scrittore riscrive una serie di fiabe, realizzando un’opera omogenea * * Questo è il cas...


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