prima parte di Storia Medievale- Andrea Zorzi PDF

Title prima parte di Storia Medievale- Andrea Zorzi
Course Storia Del Pensiero Cristiano I
Institution Sapienza - Università di Roma
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Prima parte riassunti del manuale di Andrea Zorzi, Storia medievale ...


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CAPITOLO 1: L’idea di medioevo e le sue interpretazioni 1.1 UN’ETA’ DI DECADENZA Il medioevo è un’invenzione La nozione di medioevo è un’invenzione intellettuale posteriore a quel lungo millennio; è infatti un’invenzione moderna formulata nell’ambito di un forte pregiudizio negativo. Il medioevo è stato poi rivalutato come un periodo capace di esprimere esperienze e valori positivi. Al medioevo indagato ci si affianca una varietà di preconcetti che affondano le loro radici nei luoghi comuni. L’età di mezzo Tra XIV e XV secolo, gli umanisti italiani iniziarono a formulare il pensiero che un lungo intervallo di molti secoli li separasse dalla cultura degli antichi. Alla metà del XV secolo cominciò a diffondersi l’espressione ‘età di mezzo’, un periodo per lungo tempo interpretato come ‘decadenza della civiltà’. La polemica protestante L’idea di una decadenza culturale e artistica fu rielaborata su più fronti nella Germania del XVI secolo, dove la riforma protestante era in corso. Per i protestanti la causa del declino del mondo antico andava individuata non nell0. e invasioni barbariche ma nella mondanizzazione della Chiesa (legata all’affermazione del papato). 1.2 UN PERIODO DELLA STORIA La reazione cattolica La cultura cattolica rispose alla polemica dei protestanti con una ricostruzione della storia della Chiesa fondata su documentazione storica originale e intesa a rivendicare i valori positivi della fede e del cattolicesimo. Nel 1643 un gesuita belga, Jean Bolland, avviò il progetto di raccogliere a stampa le testimonianze scritte sulle vite dei santi ( Acta Sanctorum). Nel 1681 il benedettino francese Jean Mabillon pubblicò il De re diplomatica, che stabiliva delle regole per distinguere i documenti autentici da quelli falsi, distinguendo per periodi la scrittura latina: l’opera pose le basi della paleografia e della diplomatica. Charles du Fresne du Cange redasse, nel 1678, il primo vocabolario del latino medievale (Glossarium ad scriptores mediae et infimae latinitatis). Una nuova periodizzazione Nella seconda metà del XVII secolo maturò l’idea che l’età in cui stavano vivendo era ormai ‘originale’ rispetto al passato. Nel 1666 un docente dell’università di Leida, Georg Horn, pubblicò una storia universale che proponeva una periodizzazione inedita; l’evo antico (vetus) era separato da quello recente (recentior) da un intermedio medium aevum. L’autore fissò i termini cronologici tra la caduta dell’impero romano d’Occidente nel 476 e di quello d’Oriente nel 1453. Questa periodizzazione fu ripresa da più autori, tra i quali un docente dell’università di Halle, il tedesco Christoph Keller (anche detto Cellario) che nel 1688 pubblicò “Historia medii aevi”, un manuale ad uso didattico che tracciava un profilo coerente del millennio. Le interpretazioni globali L’illuminismo rielaborò a propria volta l’idea di medioevo; nel 1758 il filosofo francese Voltaire ne diede un’interpretazione di tenore polemico nel suo Saggio sui costumi e lo spirito delle nazioni e sui principali fatti storici da Carlomagno a Luigi XIII. Per lui le invasioni barbariche e il potere della Chiesa avevano promosso un’epoca di rozzezza, violenza e superstizione, di cui la società aveva cominciato a liberarsi solo nel XVIII secolo grazie ai dettami della ragione e della giustizia. La Chiesa e il feudalesimo avevano fondato un modello di società basato sul privilegio, sull’autoritarismo e sull’oppressione. Nel 1776 lo storico inglese Edward Gibbon interpretò il millennio come la storia del lungo declino e della caduta dell’impero romano, rilevando come il medioevo espresse comunque valori propri e fenomeni originali (le crociate e le trasformazioni religiose). 1.3. LA RIVALUTAZIONE DI UN’EPOCA L’erudizione storica Nel corso del XVIII secolo l’immagine negativa del medioevo fu sottoposta a revisione. Di grande rilievo fu l’opera di Ludovico Antonio Muratori che tra il 1723 ed il 1751 elaborò e diresse una raccolta di gronache relative al periodo compreso tra il VI ed il XVI secolo, i Rerum Italicarum Scriptores. Muratori si rese conto che l’Italia condivideva una storia comune (pur non essendo politicamente unita) che si era formata proprio durante il medioevo. Si dedicò a ricostruirne quindi i luoghi comuni servendosi di cronache e documenti d’archivio- Tra il 1738 e il 1742 compose le Antiquitates italicae medii aevi: 75 dissertazioni che costituiscono la prima indagine sulla civiltà medievale italiana. Il Romanticismo e il mito medievale La diffusione di un’immagine positiva del medioevo maturò nel clima culturale del Romanticismo (fine XVIII secolo). Il movimento fu attirato dagli aspetti passionali e irrazionali del medioevo, rivalutato come età di fede religiosa rassicurante e pacificatrice. François-Auguste René de Chateaubriand sceisse un’apologia del cristianesimo che esercitò grande influenza (1802). Nel 1760 James MacPherson pubblicò i Canti di Ossian, una raccolta di poesie ispirate all’antica epica gaelica. Si diffuse il gusto per i ruderi di abbazie e castelli come soggetti pittorici. Notevole fortuna ebbero anche i romanzi storici (come Ivanhoe, scritto da Walter Scott). Il medioevo delle nazioni Il Romanticismo contribuì a sviluppare un’originale interpretazione del medioevo, visto come epoca in cui rintracciare le origini delle nazioni. La cultura tedesca fu la prima a rivendicare la peculiarità delle popolazioni germaniche. La cultura francese si appropriò del mito di Carlo Magno. Il risorgimento italiano vide nel medioevo l’epoca in cui la penisola aveva subito le prime dominazioni straniere ed esaltò l’epoca dei comuni.

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Rivendicare il predominio di una popolazione sulle altre significava rivendicare la prevalenza di una nazione nella formazione e nell’identità d’Europa. 1.4 IL MEDIOEVO DEGLI STORICI Il metodo storico Nel primo Ottocento, la riflessione sul ruolo dell’identità germanica fu sostenuta dfa una ricostruzione storica fondata sui documenti conservati negli archivi e nelle biblioteche. Nel 1818 fu creata la Società per la documentazione dell’antica storia tedesca che aveva come scopo di pubblicare sistematicamente e in forma critica le fonti della storia medievale tedesca. Nel 1826 vennero pubblicati i primi volumi di una collana intitolata Monumenta Germaniae Historica. Leopold Ranke, professore all’università di Berlino, definì i criteri di metodo per l’utilizzo delle testimonianze scritte, attribuendo maggiore attendibilità ai documenti emessi da istituzioni pubbliche rispetto a testi cronistici e letterari. La promozione della ricerca Nel 1858 François Guizot, storico e politico francese, ravvisò le origini della civiltà moderna nella fusione delle popolazioni germaniche con quelle romane avvenuta nel corso del medioevo sotto l’influenza cristiana. Come ministro, promosse la costituzione della Società de l’histoire de France, che aveva il compito di pubblicare documenti inediti. Sostenne poi l’Ecole des Chartes (1821) per formare specialisti del patrimonio documentario nazionale. In Italia nel 1842 fu fondato, a Firenze, l’Archivio storico italiano, il primo periodico scientifico dedicato alla promozione dello studio della storia nazionale. L’allargamento degli interessi Con il clima del Positivismo nella seconda metà del XIX secolo, gli storici puntarono ad individuare nel passato le leggi di funzionamento delle società (avevano il presupposto che esse avessero tutte la stessa natura oggettiva). Nuovi interessi per la storia del diritto, della società e dell’economia medievale. Inghilterra: Frederic William Maitland cominciò a studiare la formazione del common law Germania: forte interesse per le istituzioni cittadine e per l’origine dei poteri pubblici dello stato nel medioevo. Italia: l’interesse per la storia economica e sociale si concentrò sullo scontro di interessi tra le classi, sulle condizioni giuridiche dei contadini e sulle corporazioni dei mestieri. Francia: lo storico Numa-Denis Fustel de Coulanges evidenziò l’importanza dello studio della proprietà fondiaria per spiegare le funzioni di potere esercitate dalle istituzioni pubbliche nel medioevo in continuità con l’età antica. 1.5. UN MILLENNIO UNITARIO O PLURALE? Interpretazioni unitarie Nella prima metà del XX secolo alcuni storici si impegnarono a fornire interpretazioni coerenti o unitarie del medioevo tese a rivendicarne l’originalità. Grandi sintesi Ricostruzioni generali del medioevo furono compiute da due grandi storici di lingua francese, il belga Henri Perenne e il francese Marc Bloch. Henri Pirenne, nella sua opera “Maometto e Carlomagno” (1937) indagò il passaggio dal mondo antico a quello medievale rifiutando l’ipotesi che fossero state le invasioni barbariche a mutare il sistema economico antico e affermando, invece, che fosse stata l’espansione islamica nel Mediterraneo a porre fine alle relazioni commerciali. Marc Bloch presentò invece nella sua opera “La società feudale” (1939-1940) la società francese dal IX al XIII secolo, evidenziando i legami di solidarietà e dipendenza, le forme di organizzazione sociale e le raffigurazioni mentali che la tenevano insieme. In una sua altra opera, “I re taumaturghi”, Bloch approfondì l’atteggiamento psicologico collettivo nei confronti dei sovrani, a cui venivano attribuiti poteri miracolosi (come la capacità di guarire mediante il tocco delle mani). Gli incontri di civiltà Nei decenni più recenti gli storici hanno rinunciato alle interpretazioni organiche del medioevo, privilegiando singoli temi (sempre più influenzate dall’antropologia). Lo storico italiano Giovanni Tabacco ha qualificato il medioevo come un’età di sperimentazione di possibili soluzioni ai problemi della convivenza civile. Si parla ormai di civiltà (plurale) del medioevo. La globalizzazione del mondo attuale induce gli storici a superare il punto di vista eurocentrico e a considerare fenomeni come le migrazioni, le diaspore, le reti economiche e sociali. Il medioevo è ora studiato anche nelle connessioni con altri mondi e altre culture. 1,6 MEDIOEVI IMMAGINARI Reinventare il medioevo Negli ultimi secoli si sono diffuse nella società occidentali altre immagini del medioevo. Le trasformazioni del XIX secolo sollecitarono la ricerca di stili artistici e architettonici che si proponevano di salvaguardare l’entità del passato. In Inghilterra lo studio degli edifici medievali diede vita a un revival gotico nella progettazione di nuove chiese e dei collages universitari. L’immaginario di massa In Inghilterra inoltre si diffuse una narrativa di argomento medievale che sfociò nel genere fantasy, grazie soprattutto ai romanzi di R.R. Tolkien, che derivava i propri elementi dalle saghe e dalle mitologie nordiche e dalla letteratura anglosassone medievale. Ambientati nel medioevo sono anche alcuni bestsellers recenti; basti pensare al Nome della rosa di Umberto Eco, alla trilogia di Ken Follett e ai thriller di Dan Brown.

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La cultura di massa statunitense ha attinto al medioevo prima per rivisitare le radici della civiltà occidentale, poi per esorcizzare paure e angosce del presente. Medievalisti e luoghi comuni Alle tendenze che dall’Ottocento hanno diffuso un’immagine ideale e reinventata del medioevo si usa dare il nome di medievalismo: la sua presenza nella società è pervasiva e anche la politica se ne serve per elaborare esempi ritenuti utili per capire il presente. Il medioevo è presentato come un modello perfetto per spiegare i ‘nuovi barbari’ e ‘lo scontro di civiltà’. Il medievalismo è una fabbrica di luoghi comuni.

CAPITOLO 2: Quadri generali 2.1 SPAZI Una storia europea La storia medievale è innanzitutto una storia europea. Il medioevo rappresenta un periodo del passato che è parte integrante di un divenire più lungo attraverso il quale è venuta costituendosi l’identità storica dell’Europa come un insieme di realtà e di ideali che l’hanno distinta dalle altre parti del mondo. “Medioevi” non europei? Se il medioevo è un periodo che ha senso solo se riferito alle vicende storiche dell’Europa in formazione, l’estensione della sua nozione in senso analogico ad altre città appare impropria. “World history” La storia in Occidente è stata per secoli narrata da un punto di vista eurocentrico. Di conseguenza alcuni storici hanno preso posizione schierandosi in una polemica antieurocentrica (metà XX secolo) tesa a rivendicare la ricostruzione del passato secondo una prospettiva mondializzante, nella quale la questione centrale è quella di integrare alla storia del mondo i paesi extraeuropei. Di conseguenza, muovendo da presupposti che non pongono più l’Europa come punto focale d’analisi ma come una delle diverse realtà della storia, i decenni recenti hanno conosciuto un forte sviluppo nella conoscenza delle storie delle altre parti del mondo. Quale storia medievale? Per quanto soggette a ibridazione reciproca, le civiltà possiedono un’originaria pluralità, e il mondo è rimasto a lungo sostanzialmente policentrico. E’ dunque possibile valorizzare le conoscenze specifiche della storia d’Occidente senza che questo significhi postulare la superiorità occidentale sulle altre culture. Incontri di civiltà D’altra parte va osservato come la storia del medioevo prenda origine proprio da una serie di incontri tra civiltà. Il vasto spazio geografico eurasiatico e africano entrato in contatto con l’impero romano costituiva un’area multiculturale cui la romanizzazione aveva fornito una cornice di forti relazioni e influenze reciproche. Determinante si rivelò la funzione civilizzatrice del cristianesimo. Fu l’incontro tra questi nuclei di civiltà a generare la trasformazione del mondo romano tra IV e VII secolo, e a dare forma all’Europa come area di civiltà originale che spostò il proprio baricentro dal bacino del Mediterraneo alla regione continentale gravitante intorno al fiume Reno. Mondi connessi L’europa cristiana fece del Mediterraneo uno spazio di connessioni con le due grandi civiltà che si affacciarono, tra VII e VIII secolo, sulle sue sponde: quella bizantina ortodossa e quella araba islamica. Tra queste aree di civiltà dal XI secolo si imposero una serie di conflitti crescenti per il controllo delle risorse economiche nel Mediterraneo orientale e per l’accesso ai luoghi di culto della cristianità in Terrasanta (le crociate). L’impero bizantino entrò tra XIII e XV secolo in una crisi irreversibile, culminata con la caduta di Costantinopoli (1453). Dal cuore dell’Asia erano giunti in Europa ricorrenti flussi migrator: gli ungari e poi i mongoli. L’Europa orientale L’espansione dell’Europa cristiana si volse anche verso Gerusalemme, ma anche, dal XI secolo, al recupero dei territori della Spagna musulmana. Fu nelle regioni non romanizzate del continente che fu intrapresa, dalla metà del XII secolo, un’azione sistematica di conquista, colonizzazione e cristianizzazione. Prese corpo così un’Europa orientale che mantenne caratteristiche specifiche (predominio delle popolazioni slave e economia\società prevalentemente agrarie). Più a est tra i mari Baltico, Nero e Caspio emerse nel corso del XIV e XV secolo il principe di Mosca che alla caduta di Costantinopoli raccolse l’eredità della Chiesa ortodossa, divenendo il centro indiscusso del cristianesimo orientale. La prima mondializzazione Nel corso del XV secolo le società europee si trovarono inserite in una dinamica di interconnessioni che operava su scala mondiale. Il mondo era organizzato in grandi dominazioni; in altre regioni le dominazioni territoriali erano meno estese e quasi sempre suddivise al proprio interno. Questi mondi erano talora indifferenti gli uni agli altri. Più spesso le civiltà erano a conoscenza della loro esistenza reciproca: le maggiori zone di scambio erano l’oceano Indiano, i territori musulmani e il Mediterraneo. 2.2 TEMPI La periodizzazione Quando comincia e quando finisce il medioevo? L’attività dello storico è sempre stata quella di periodizzare in modo da presentare il passato in modo ordinato e comprensibile. I periodi non sono realtà storiche autonome, ma l’esito di un’operazione intellettuale di conoscenza che è necessariamente arbitraria (in quanto presuppone giudizio storico). L’interpretazione di medioevo come periodo unitario è ora rifiutata: il divenire storico non è uniforme e conosce cicli e crisi. Le cronologie

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Il primo autore che periodizzò il medioevo, Georg Horn, ne fissò i termini cronologici tra la fine dell’impero romano d’Occidente (476) e la caduta di quello d’Oriente (1453). D’allora ogni storiografia nazionale ha definito una propria cronologia. Storiografia italiana: inizio del medioevo con l’arrivo dei longobardi nella penisola (596) e la sua fine con lo sbarco di Colombo nei Caraibi (1492). Storiografia francese: l’inizio con la conversione del re franco Clodoveo al cattolicesimo (496) e la fine con la guerra dei Cent’anni (1453). Anche la data del 410 (sacco di Roma da parte dei visigoti) è stata spesso utilizzata come data di inizio del periodo. Sono più varie le date per tracciare il suo termine: per la storiografia inglese l’avvento della dinastia Tudor (1485), per quella spagnola la conquista dell’ultimo emirato musulmano a Granata (1492), per la tedesca la ribellione di Lutero e l’elezione imperiale di Carlo V (1517-1519). L’inizio Non è quindi possibile indicare una data precisa per l’inizio o la fine del medioevo: vanno individuati in un arco cronologico ampio nel quale si colgono trasformazioni sostanziali a livelli diversi dell’esperienza storica. L’inizio del medioevo si può collocare quindi dal IV al VII secolo in cui si verificarono la crisi istituzionale ed economica dell’impero romano, la diffusione e istituzionalizzazione del cristianesimo, le invasioni barbariche. Questo periodo rientra in gran parte nella tarda antichità ed è considerato un’epoca di originali novità. La fine La fine del medioevo si può collocare in un periodo di un paio di secoli, tra XIV e XV secolo, in cui si verificarono una profonda crisi demografica delle società europee, una serie di crisi economiche, la perdita di prestigio delle istituzioni universalistiche (papato e impero) su cui si erano fondate l’ordine politico e la coesione sociale, l’aspirazione a nuovi criteri religiosi, lo sviluppo dell’Umanesimo, la ricerca di nuovi criteri di verità che generarono nuove conoscenze scientifiche e innovazioni tecnologiche. Un’insieme di età Il medioevo appare privo di coerenza interna. Gli storici tendono a individuare come momenti diversi, e bene identificabili, la parte iniziale da quella centrale e da quella finale del millennio. La prima (V-IX secolo) appare caratterizzata da: insediamento delle popolazioni germaniche nell’impero romano, predominio dei ceti militari, economia signorile e prime sintesi di civiltà tra tradizioni germaniche, cristiane e romane. Il periodo intermedio (X-XII secolo) appare caratterizzato da: attività economiche più varie, nuove figure sociali come il mercante ed il chierico, assorbimento della spiritualità cristiana nelle forme della vita laica e maggiore ricchezza economica. La parte finale (XIII-XV secolo) appare caratterizzata da: più complessa articolazione della società, distinzione in classi e gruppi diversi e spesso contrapposti, crisi ecclesiastica e culturale dell’unità cattolica e depressione economica. 2.3 CLIMA, AMBIENTE, EPIDEMIE I mutamenti climatici Nel corso di millenni il nostro pianeta ha subito continue variazioni climatiche con un’alternanza tra periodi freddi e caldi. Queste evoluzioni hanno ovviamente influenzato gli andamenti delle produzioni agricole e delle attività economiche connesse, condizionando di conseguenza l’incremento\decremento della popolazione. Durante l’impero romano fu raggiunto l’optimum climatico (lunga fase calda), seguita da un peggiorramento tra il IV e VIII secolo. Dal IX al XIII secolo vi fu la fase detta optimum climatico medievale dove grazie all’arretramento dei ghiacciai fu possibile la colonizzazione della Groenlandia da parte dei vichinghi e rese possibile la coltivazione della vite del nord dell’Inghilterra. Dall’inizio del XIV secolo vi fu un brusco calo delle temperature che inaugurò la “piccola età glaciale” destinata a durare fino alla metà del XIX secolo. L’ambiente L’abbassamento delle temperature del IV secolo determinò una contrazione delle aree di sopravvivenza nell’emisfero settentrionale e si accompagnò alle migrazioni delle popolazion...


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