Riassunto - Etica delle professioni legali (Isabel Trujillo) PDF

Title Riassunto - Etica delle professioni legali (Isabel Trujillo)
Course Diritto processuale amministrativo
Institution Università degli Studi di Napoli Federico II
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Buon riassunto libro...


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Etica delle professioni legali Di Isabel Trujillo

Riassunto

Prof. Fabio Ciaramelli Cap. 1 – Etica e deontologia Etica: Ethos – comportamento di un individuo; branca della filosofia che studia le norme morali. Deontologia: Deontos – dovere; ramo dell’etica che pone le basi dei doveri di una persona in termini di moralità. La deontologia professionale è un codice che si applica a tutti i professionisti, l’etica professionale è soggetto A nella professione A. ● Etica professionale e generale: L’etica professionale si contrappone al consequenzialismo ed è espressione di uno sviluppo della moralità detto particolarismo morale per cui valori morali sono relativi a contesti particolari. Abbiamo un’etica differenziata (di ruolo) e una meno differenziata (generale). Si ritiene che coloro che svolgono una professione considerino l’etica di ruolo come molto differenziata ed escludano alcuni principi validi nell’etica generale; al contrario, coloro che non la svolgono tendono a giudicare il comportamento dei professionisti come legato alla generale. Vi può essere distacco tra quello che la professione vuole e quello che l’etica generale vuole; ad esempio l’avvocato mantiene l’obbligo di confidenzialità sulle info del cliente e ciò può sembrare come contrario al dovere etico di dire la verità. Legal ethics: Secondo la standard conception (o neutral partisanship) in un contesto fortemente accusatorio come quello statunitense gli avvocati optano per un’etica fortemente differenziata basata su neutralità rispetto ai fini del cliente (A non è responsabile della moralità di C) e parzialità verso il cliente (A persegue i fini di C con ogni mezzo a disposizione). → Esigenza di non accountability: principio per cui l’avvocato non risponde personalmente delle sue azioni processuali, né giuridicamente poiché è legittimato a fare ciò e né moralmente poiché la morale differenziata prevale sulla generale. Secondo la visione alternativa le due etiche invece sono unite; la generale guida quella di ruolo. Judicial ethics: Il cittadino obbedisce al diritto in base a un ragionamento prudenziale per due ragioni: una giuridica (che da sola non basterebbe poiché sarebbe autoreferenziale se “D è obbligatorio perché D così stabilisce) e una morale; questa deve valere per tutti. Quando il giudice obbedisce al diritto ne garantisce prevedibilità e certezza. Il giurista è “qualificato” ovvero è esperto, quindi ha una partecipazione alla pratica giuridica diversa dal cittadino, prende decisioni qui ed ora tramite capacità di ragionamento pratico e presenta: ▪ Disposizione personale: abilità a riposo, siano morali o professionali. ▪ Abilità: autodeterminazione in circostanze di tempo e spazio (percezione di fatti e norme, risposta ad azioni concrete e problem solving in generale).

● Etica pubblica: Insieme dei principi che regolano una comunità politica ed è il massimo della universalità morale, superata solo dall’etica generale della natura umana. Perché? Perché non discrimina in relazione ai ruoli ma lo fa in relazione alla comunità politica, quindi entro i confini statali. Pubblica e professionale Privata e generale

→ →

valore teleologico valore umano

Charles Taylor: nel ‘900 il rapporto tra pubblica e privata viene analizzato sotto l’ottica del pluralismo dei valori; si valorizza il legame individuo-collettività mettendo in discussione secoli di visione atomistica del singolo con conseguenze come: problematica distinzione tra pubblico e privato, sfera privata sempre più privatizzata, sfera pubblica sempre più interventista e messa in discussione del principio liberale della neutralità di S. John Rawls: poiché il pluralismo permea anche i principi degli ordinamenti, implica molte più concezioni morali e dunque non va d’accordo con l’etica pubblica; i due potrebbero se si rinunciasse al bene e ci si concentrasse sulla giustizia tra individui (tesi del giusto sul bene) così avremmo un’etica pubblica politica e non metafisica. Etica deontologica dei doveri: azioni morali = doveri categorici; ne è modello l’etica kantiana. Difetto: vede casi concreti dietro ad ogni modello astratto di azione. Etica teleologica di utilità: valore dell’azione dipende da sua conseguenza; ne è modello l’etica utilitarista che calcola vantaggi e svantaggi. Difetto: bassa determinatezza. Etica delle virtù: Ha come target il superamento di etica kantiana e utilitarista; al dibattito partecipano metaetica analitica ed etica aristotelica. Difetto: soggettivizza l’etica (anche se ha il pregio sulle altre di recuperare i rapporti umani). Uomo → ragione → bene → vita sensata e felice. Atteggiamento e abitudine, non singolo atto / Come devo vivere, non cosa devo fare. Nell’Etica Nicomachea Aristotele parla di ogni individuo come caratterizzato da un armonioso amore di sé guidato dalla ragione che si completa nell’amicizia e nella comunità politica. L’ambito professionale è terreno di esercizio per la virtù dove si formano buon carattere ed equilibrio (in molti paesi le cariche giuridiche vengono affidate a persone di buon carattere). La virtù professionale è eccellenza del buon carattere in campo professionale e mira al bene della comunità; la morale accompagna il buon carattere (es. nella Law Society of Upper in Canada). Integrità morale: La morale va unificata per evitare alienazione e frammentazione dell’individuo. A) Rinviando costantemente dall’etica professionale alla moralità ordinaria. B) Creando un unico quadro di riferimento in cui professionale e generale sono autonome nel particolare e legate nell’universale. Avendo etica generale, professionale e pubblica bisogna ricorrere alla virtù dell’integrità, tant’è che nei codici deontologici si distinguono regole di ruolo e regole di integrità Essa viene definita anche high order virtue poiché articola i diversi livelli della ragione, nel senso che non individua l’azione corretta ma trova un equilibrio. Integrità è anche agire personale nel rispetto al contesto generale. Per questo si dà fiducia pubblica a chi è equilibrato e coerente nel cercare il bene generale. - Integrità personale: A agisce in un ruolo ed è fedele ad esso. - Integrità morale: A ha consapevolezza di dover fissare limiti, pur vivendo in ossequio del ruolo.

Cap. 2 – Elementi dell’etica Responsabilità: É legata a diversi elementi: - Soggetto: in epoca romana è responsabile semplicemente colui che ottiene un risultato antigiuridico a seguito di un comportamento (resp. oggettiva); in epoca moderna rispondono Huig de Groot e Samuel von Pufendorf che non basta il danno ma occorre anche la colpa intesa come Infrazione del dovere + conoscenza della norma + padronanza dell’atto (resp. soggettiva). Per la prof. Trujillo è responsabile anche colui che non abbia cercato di evitare i rischi di un risultato antigiuridico, per questo quando si parla di responsabilità etica si parla di responsabilità progettuale; diversamente da quella del professionista legale. - Accountability: quest’ultima è verso il cliente e verso la società a causa delle aspettative sociali verso chi riveste quel ruolo, quindi è sociale, intersoggettiva e definibile come accountability ovvero “attività di dar conto”; può avere esiti positivi e negativi, diversamente dalla concezione che lega responsabilità e sanzionabilità. - Sanzionabilità: R civile è esposizione a sanzione nel DC, R penale è esposizione a sanzione nel DP e R disciplinare è esposizione a sanzione nel regime disciplinare. Pufendorf separa R giuridica e morale: le sanzioni giuridiche sono esterne ed istituzionalizzate, le morali sono interne. Tutti siamo potenzialmente responsabili di omicidio ma solo l’omicida è attualmente responsabile; la radice di questa concezione è l’imputazione che nel vocabolario kelseniano è illecito→sanzione. - Imputabilità: idoneità al reato, condizione sufficiente ad attribuire ad un soggetto un fatto antigiuridico (legata ad esclusioni come l’incapacità di intendere e volere e ad aggravanti). Lealtà: Persistenza nell’impegno richiesto da relazioni, è opposta all’imparzialità e opera a livello morale quando le relazioni diventano particolari. Questa particolarità porta a dubitare che la lealtà sia una virtù e a considerarla un attaccamento emozionale che andrebbe tenuto a bada dall’imparzialità. “Dare per scontata la preferenza ai connazionali senza esaminarla criticamente significa assumerla come dogma” (as. mafioso). Se la lealtà pone attenzione sul soggetto leale, la fedeltà pone attenzione sull’oggetto che la riceve (es. religione); la centralità del soggetto fa preferire la lealtà nella cultura etico-politico-giuridica moderna diversamente dall’epoca medievale. Non è monolitica quindi siamo leali a più legami i quali però possono contrastare: - Conflittualità continua: se sono amico di A non posso esserlo di B (limitatezza umana). - Conflittualità trasversale: se sono leale alla famiglia non posso esserlo alla patria (interviene l’integrità che coordina le varie istanze morali). Lealtà all’ordinamento: verso coloro che formano la comunità politica. Lealtà = obbligo verso qualcuno (elemento del vincolo) + appartenenza (giustifica il vincolo). Se ci fosse solo il primo allora essa sarebbe mera osservanza della legge. Loyalty: correttezza con le regole del gioco / Fairness: esigenza di rispettare le regole del gioco. Quindi essere leale all’ordinamento è saper lavorare con le regole acquisendo un metodo e imparando a “pensare da giurista”: una soluzione è giuridica quando le regole la impongono e pensare da giurista è preferire la soluzione imposta da regole alle altre. Egli ha carattere autoritativo (fa ragionamenti giuridici e non naturali) e questo è simbolo della svolta teoricogiuridica del ‘900 che supera la teoria oggettivista del diritto e preferisce l’approccio pratico. Lealtà alle persone: La lealtà dell’avvocato è divisa tra lealtà al diritto, lealtà al cliente e lealtà alla propria ideologia: la seconda è stata equiparata a quella verso un amico e può sfociare nel paternalismo che può diventare slealtà quando C ha una visione diversa dalla migliore offerta da A ed in più A incorre nel problema dell’informazione, principio in ogni caso mediato dall’ordinamento.

Imparzialità: Elemento strutturale del diritto, con il quale limita il potere e fa prevalere la ragione sulla volontà. Aristotele: “Imparzialità è ragione senza passioni”. É equilibrio tra ipotesi e parti. Simile a: obiettività [dal punto di vista epistemologico] e giustizia [dal punto di vista morale] Platone: “É più facile comprendere cosa è ingiusto di cosa è giusto, e in questo l’imparzialità e simile alla giustizia”; ma la prima guarda alle parti, la seconda all’elemento soggettivo. Diversa da: lealtà: le appartenenze possono ostacolare il giudizio. Isabel Trujillo: “Si rende giustizia alle parti quando il giudizio a favore è fondato”. Obiettività: É imparziale il giudizio obiettivo che non favorisce nessuno. L’obiettività di giudizio si ricollega alla motivazione delle decisioni: nel diritto inglese vi è imparzialità del giudice (nessun giudice è giudice in causa propria) e right to a hearing (nessuno è condannato se prima non è ascoltato). L’obbligo di motivare obiettivamente è caposaldo anche dell’imparzialità continentale. Neutralità: l’imparzialità implica una presa di posizione, la neutralità implica che un soggetto volutamente non la prenda (es. la p.a. valuta complessivamente tutti gli interessi pubblici e privati, primari e secondari, per il raggiungimento del miglior interesse pubblico ma tra questi l’interesse pubblico della p.a. ha valore primario). Lo stato liberale non può apparire neutrale perché in esso per scelta pubblica vi è distinzione tra pubblico e privato. Piuttosto lo stato liberale dovrebbe cercare l’imparzialità. Giustizia: Lavorando su essa , si accorciano le distanze tra retorica del diritto e pratica giuridica. Aristotele: l’uomo virtuoso è misura della giustizia. La teoria kelseniana esclude la giustizia dalla scienza giuridica poichè irrazionale; essa si applica a più concetti in un’ottica comune, ovvero: - Giustizia delle azioni: caso concreto. - Giustizia degli agenti: portatori di virtù di giustizia, compiono il giusto in concreto e in costante. - Giustizia delle regole: sono importanti in relazione alle azioni. - Giustizia delle istituzioni: nozione politica di giustizia, distinta dalla nozione giuridica. ▪ Formale/procedurale: problemi sociali; la giustizia sociale elimina le disuguaglianze. ▪ Legale: diritti, sicurezza personale, punizione degli illeciti, ecc. ▪ Distributiva: per Aristotele è “dare a ciascuno il suo” in base alla proporzione ovvero secondo il rapporto che vige reciprocamente tra individui. Geometrica: dà onori e meriti a chi li merita. Riguarda un bene comune che va distribuito prima del diritto (ex ante). ▪ Correttiva: fa perno sull’uguaglianza tra individui e ripara i danni subiti indipendentemente dalle differenze tra essi. L’equità è garantita da un giudice capace che nel nome del “giusto mezzo” toglie a colui che si sia avvantaggiato con iniquità e ridà a chi ha perso. Aritmetica: ripara a danni. É propria del diritto poiché tocca anche spettanze, doveri e poteri. Francesco Viola: la determinazione di ciò che spetta a ciascuno non è qualcosa di arbitrario, appartiene ad un diritto formato da ordine sociale e legge naturale: diritto naturale; se smarrito, viene meno il rapporto tra diritto e giustizia, la quale in età moderna non ha più il compito classico di dare a ciascuno il suo, bensì di determinarlo prima → giudizio determinato del diritto. Deborah Rhode: l’America ha bisogno di più giustizia, non per forza di più lavoro per i giuristi ai quali sono imputabili le deficienze di accesso alla giustizia (ritardi burocratici, costi delle procedure, abuso di potere, ecc.). Kofi Annan: occorre approccio comprensivo a giustizia e rule of law che comprenda non solo la giustizia criminale ma anche polizia, avvocati, p.m., giudici, ecc. Infatti un programma delle Nazioni Unite promuove lo sviluppo dell’accesso alla giustizia il quale, in senso ampio, viene facilitato da attività pro-bono degli avvocati e diffusione delle class actions. Ease of doing business index 2004: misurando le performance economiche di 129 paesi risulta che quelli di common law ottengono risultati migliori di quelli di civil law; alla base di tale ricerca vi è l’idea per cui il principale fattore di differenziazione tra paesi sviluppati non sia il sistema giuridico ma quanto più un sistema istituzionale sia accessibile ai cittadini....


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