Riassunto libro Soft Skills PDF

Title Riassunto libro Soft Skills
Course Laboratorio sulle competenze trasversali
Institution Università degli Studi di Macerata
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Riassunto completo con schemi. ...


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INTRODUZIONE Stiamo attraversando una crisi che non è solo economica, ma anche di: - valori - rapporti - dignità - prospettive - futuro - autorevolezza = crisi esistenziale Colpisce anche i lavoratori: devono saper rispondere alle frequenti richieste di cambiamento, anche radicale, in termini di mansioni, di azienda o addirittura di professionalità. In passato il percorso di carriera prevedeva uno sviluppo verticale piuttosto lento all’interno di un’unica azienda, mentre gli spostamenti orizzontali nell’organigramma erano molto limitati. Oggi le carriere sono basate su una successione di incarichi in funzioni o in aziende diverse. Occorre ripensare il concetto di posto fisso, che ormai non riguarda una sola professionalità, spesso inerente al mestiere preferito e sempre nella stessa azienda; la fedeltà alla propria professione sta sostituendo quella tradizionale nei confronti dell’azienda, con la quale il legame diventa sempre più debole. La carriera per i dipendenti non è rappresentabile semplicemente come una serie di gradini della scala gerarchica sulla quale arrampicarsi. Da considerare, ancora, che la crisi economica favorisce rapporti precari, di breve durata; di conseguenza le aziende tendono a ridurre l’investimento a lungo termine sulle persone, privilegiando nella gestione dei dipendenti i vantaggi economici anche a scapito dello sviluppo della “persona come risorsa da valorizzare”. Così la formazione professionale è sempre più a carico del singolo.

CAPITOLO 1 Dalle conoscenze alle competenze Competenza: una condizione raggiunta al termine di un percorso di sviluppo personale. Le varie tappe consistono nella progressiva acquisizione di conoscenze, capacità e abilità, le quali nel loro insieme costituiscono una condizione necessaria, ma ancora non sufficiente affinché un individuo possa essere riconosciuto come competente. I concetti che ne costituiscono il prerequisito: conoscenza, capacità, abilità. Conoscenze Riguardano il sapere, sono il risultato dell’acquisizione di informazioni (tramite apprendimento), generate dall’attività teorica e dalla ricerca scientifica dell’uomo. Normalmente le conoscenze sono riferite a un particolare settore di studio o di lavoro. A differenze delle competenze, le conoscenze hanno la rilevante caratteristica di essere facilmente verificabili. Da notare che la conoscenza non debba essere confusa con la comprensione, la capacità di rapportare o riprodurre informazioni non significa necessariamente averle comprese. Capacità o abilità Di frequente si sente parlare di capacità e abilità, tuttavia la differenza tra i due concetti non è né chiara né definita. Capacità e abilità riguardano il saper fare. La capacità designa l’idoneità di un soggetto a svolgere un’attività o ad assolvere un compito. Deve essere distinta dall’attitudine, che è una caratteristica innata. Per capacità e abilità si intendono il saper applicare le conoscenze acquisite. Le abilità vengono affinate, consolidate e sviluppate attraverso la ripetizione. Il saper fare riguarda l’aspetto operativo, procedurale, cognitivo e pratico, come il possedere un’esperienza professionale specifica per fronteggiare i problemi che si incontrano nella prassi lavorativa.

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Volendo trovare una distinzione tra la capacità e abilità si può affermare che nel cercare la soluzione ad un problema, le capacità si riferiscono alla ripetizione di conoscenze, mentre le abilità oltre al saper fare comprendono anche le ragioni di questo fare. Competenze Le competenze si riferiscono al saper essere di una persona. La radice del termine deriva dal latino “cum-petere”, ovvero chiedere, dirigersi a. Indica l’essere pienamente in grado di orientarsi in determinati campi e legittima l’autorità di eseguire un mandato; evoca anche l’italiano competere, cioè far fronte ad una situazione sfidante. La prima teorizzazione significativa sul tema risale all’inizio degli anni ’70, negli Stati Uniti, nell’ambito della psicologia dell’organizzazione. Nel 1973 McClelland introdusse il termine competenza riferito all’opportunità di impiegare la valutazione delle competenze dei candidati invece dei test di intelligenza nel processo di selezione del personale. “Capacità di assumere comportamenti non predisposti in contesti imprevedibili”. La presenza di una competenza è di per sé indice che l’individuo ha acquisito adeguate conoscenze, capacità ed abilità: non esiste competenza a prescindere alla loro incorporazione. Tuttavia, essa non corrisponde ad una semplice sommatoria. La competenza non corrisponde al possesso delle conoscenze e capacità da impiegare, ma al loro utilizzo nella pratica; in concreto significa saper cosa fare, quando e perché, anche in situazioni nuove o impreviste. La persona competente sa adattarsi al contesto, affrontare in maniera adeguata le diverse circostanze, utilizzare certe abilità e non altre. In sostanza le competenze riguardano l’essere di ciascuno: per questo solo in minima parte si possono insegnare e trasferire ad un’altra persona, mentre conoscenze, capacità e abilità si possono trasmettere tramite l’insegnamento o l’esercizio. Le competenze non sono innate o ricevute come dote naturale: si acquisiscono tramite un lungo processo di apprendimento continuo a cui contribuiscono la famiglia, la scuola, gli ambienti sociali e la sfera lavorativa, oltre all’impegno di ogni individuo. Devono essere costantemente aggiornate e stimolate. Ogni persona deve impegnarsi a possedere almeno le competenze di base, quelle che permettono di fornire una prestazione accettabile. I percorsi di carriera basati sulla competenza devono prevedere una successione di ruoli tali da consentire l’assunzione di responsabilità crescenti. Stretto legame tra competenze e formazione continua: in un mondo in costante trasformazione, le competenze non si acquisiscono “una volta per sempre”, ma diventano presto obsolete, sono una risorsa deperibile. Di conseguenza la formazione è indispensabile per coloro che vogliono salvaguardare e sviluppare la propria professionalità-. Il carattere sociale della competenza la quale, per essere tale, necessita del riconoscimento degli altri, almeno all’interno del gruppo di appartenenza. Un aspetto problematico della competenza: la sua valutazione oggettiva è complessa. Competenze di base Queste competenze, anche dette generiche, di soglia o essenziali. Dovrebbero essere possedute da chiunque perché fondamentali in quanto consentono l’acquisizione di competenze successive. Tre tipi di competenze (documenti ufficiali della Confederazione Elvetica): 1) Professionali: saper applicare le conoscenze specifiche di una professione; 2) Metodologiche: sapersi organizzare e avere consapevolezza del proprio ruolo; 3) Sociali o personali: capacità di lavorare in gruppo e di relazionarsi in modo positivo. Classificazione Fabbri:

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1) 2) 3) 4)

Cognitive (problem solving, raccogliere/elaborare informazioni, innovazione e padronanza di tecniche) gestionali (orientamento ai risultati, spirito d’iniziativa, abilità di espressione, flessibilità operativa) relazionali; di efficacia personale (autocontrollo, fiducia in sé)

Classificazione Carretta, Murray e Mitrani 1) 2) 3) 4) 5) 6)

di realizzazione; di servizio (sensibilità interpersonale, ascoltare, capire) d’influenzamento (prestigio personale, influire sugli altri) manageriali; cognitive (pensiero analitico, pensiero concettuale) di efficacia personale (fiducia)

Classificazione Buquicchio, due macro-aree 1) Competenze funzionali e manageriali: a) l’orientamento al risultato b) la conoscenza dei mercati di riferimento c) l’orientamento strategico d) la competenza funzionale 2) Competenze organizzative e gestionali: a) la collaborazione b) la leadership c) lo sviluppo dei collaboratori d) la gestione del cambiamento e) l’orientamento al cliente

Verso le competenze trasversali: Le competenze trasversali non riguardano specifici contenuti professionali, ma sono riferibili a dimensioni di adeguatezza con le quali una persona risponde alle esigenze particolari dell’ambiente in cui è chiamato ad operare; sono utilizzabili di conseguenza in tutte le posizioni lavorative.

CAPITOLO 2 Le competenze trasversali Soft skills: insieme di abilità e capacità aspecifiche che fanno riferimento al saper essere di ogni individuo. Sono intangibili, riferite alla sfera individuale e alle caratteristiche soggettive, o “competenze sociali” perché sono collegate al benessere personale e collettivo. Sono anche denominate “competenze per la vita o life skills” (cfr. lifelong learning) dato che interessano ciascuna area della conoscenza e l’insieme delle esperienze di vita di una persona. Si chiamano trasversali perché si utilizzano in tutti i contesti in cui operiamo. Cosa sono Differiscono dalle competenze tecniche, ovvero l’insieme di conoscenze e capacità che una persona deve possedere per svolgere il proprio ruolo lavorativo. Boyatzis, 1982: “insieme di caratteristiche individuali causalmente correlate con una prestazione lavorativa efficace o superiore, di natura realizzativa, relazionale o cognitiva. Essendo trasversali non sono riferibili a job specifici, bensì attivabili in ogni posizione professionale che le richieda”

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Non è sufficiente un elevato QI, neppure essere dotati di notevoli conoscenze e abilità tecniche, ma occorre possedere un adeguato livello di intelligenza emotiva. Goleman: l’intelligenza emotiva si fonda su due tipi di competenza, (a) una personale, che riguarda l’autocontrollo, e (b) una sociale, riferita alla gestione delle relazioni con gli altri. È possibile affermare che le competenze trasversali sono l’insieme di capacità comportamentali e caratteristiche personali utilizzate nel contesto lavorativo e in quello delle relazioni interpersonali. Le capacità comportamentali sono quelle esercitate verso gli altri, mentre le caratteristiche personali comprendono le qualità della persona, il suo modo di essere. Quali sono Non sempre ben delineate. Due grandi aree: competenze relazionali e competenze personali. Le competenze relazionali a loro volta si dividono in quattro categorie (importanza decrescente): 1) Leadership, capacità di gestione dei conflitti, negoziazione, capacità di gestione di gruppi di lavoro e di team spirit; 2) Comunicazione; 3) Capacità di lavorare in team, collaborazione e cooperazione, capacità di relazionarsi con capi, colleghi, clienti e fornitori; 4) Empatia, capacità di ispirare fiducia, di ascoltare. Le competenze personali risultano maggiormente rilevanti rispetto a quelle personali. Anche le competenze personali si possono dividere in quattro gruppi: 1) Capacità di gestire le proprie emozioni, autocontrollo, consapevolezza e padronanza di sé, fiducia in sé stessi; 2) Motivazione, orientamento al raggiungimento degli obbiettivi di tensione al risultato, dinamicità, intraprendenza, spirito di iniziativa; 3) Flessibilità o capacità di adeguarsi alle varie situazioni in cui si è chiamati ad operare; 4) Affidabilità, etica ed integrità, ottimismo, creatività, autonomia, capacità di assumere decisioni, disponibilità, adattabilità, prudenza, gestione dello stress, gestione del tempo, tolleranza e capacità di assumere i rischi. Sintesi: Le competenze trasversali sono l’insieme di: a)

Capacità comportamentali, che si esercitano verso gli altri: - comunicare - motivare gli altri - esercitare la leadership - negoziare - empatia, riconoscere e gestire le emozioni altrui b) Caratteristiche personali, che si riferiscono alla qualità della persona, al suo modo di essere: - fiducia in sé stessi - ottimismo - tensione al risultato - flessibilità - creatività - intraprendenza

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CAPACITÀ COMPORTAMENTALI CAPITOLO 3 La comunicazione Costituisce la base su cui poggiano le altre capacità. Ciò che si comunica è ciò che gli altri capiscono, quindi comunicare significa farsi capire. La comunicazione strumentale L’approccio pragmatico ha una visione relazionale della comunicazione, considerata come un dialogo bidirezionale. Comunicare, dal latino communis = che appartiene a tutti, significa condividere, rendere comune, far conoscere, trasmettere. La comunicazione è dunque intesa come scambio. Proverbio americano: “Se io e te abbiamo un dollaro ciascuno e ce lo scambiamo, alla fine ognuno resterà con un dollaro; ma se io e te abbiamo un’idea ciascuno e ce la scambiamo, alla fine ognuno resterà con due idee.” La comunicazione implica vantaggi: lo scambio sociale si verifica per interesse personale. Il punto debole della comunicazione consiste nell’essere facilmente manipolabile. Una buona comunicazione deve rispondere a principi etici. Comunicazione a 1 e 2 vie Nella comunicazione ad 1 via esiste un rapporto diretto di causa-effetto: qualsiasi informazione proveniente da un soggetto giunge al ricevente il quale, dopo averla decodificata, formula una risposta. Mira ad ottenere un determinato effetto e riflette un rapporto gerarchico (solo messaggio). Nella comunicazione a 2 vie, invece, è dato un messaggio proveniente dall’emittente, è prevista un’informazione di ritorno da parte del ricevente, il quale reagisce con un feedback. Significa conoscere con certezza gli effetti della comunicazione (messaggio + feedback = attenzione all’interlocutore; tuttavia, la comunicazione a 1 via può essere appropriata in alcune situazioni). Le proprietà della comunicazione 3 proprietà: 1.

Non si può non comunicare: se intendiamo la comunicazione come comportamento, non esiste una noncomunicazione come non esiste un non-comportamento. La comunicazione avviene anche senza intenzionalità o efficienza. Rifiutare di comunicare = comunicare che non si vuole comunicare. Watzlawick, pragmatica della comunicazione: la relazione è centrale. Ogni gesto o azione ha valore di messaggio. Anche gli altri non possono evitare di rispondere ai nostri atti comunicativi.

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2.

Applicazione: nei rapporti di lavoro tutte le attività implicano un’interazione comunicazionale. L’eventuale segnale di mancanza di volontà comporta ripercussioni negative sugli altri. Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e uno di relazione: comunicazione intesa come impegno relazionale in quanto non si limita a trasmettere informazioni, ma è soprattutto un comportamento. Contenuto del messaggio = cosa viene comunicato; Aspetto della relazione = come viene comunicato (definisce come percepiamo l’interlocutore, come ci consideriamo nei suoi confronti e come intendiamo impostare il rapporto); Il rapporto è tale che il secondo qualifica il primo (la modalità con cui si esprime la notizia costituisce un’ulteriore comunicazione relazionale che si aggiunge a quella dei contenuti). RELAZIONE (qualifica) CONTENUTO

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Le persone comunicano sia con il linguaggio verbale che con quello non verbale: linguaggio simbolico (gesti, mimica facciale, postura, tono e inflessioni della voce, ritmo e cadenza delle parole, …) Il contenuto è espresso mediante il linguaggio verbale, mentre l’aspetto relazionale prevalentemente da quello non verbale. La comunicazione non verbale deve essere interpretata. Normalmente le persone definiscono la natura delle loro relazioni attraverso il linguaggio non verbale. Mehrabian, USA 1967: i risultati della ricerca evidenziano come in una comunicazione l’efficacia della ricezione del messaggio ò data solo per il 7% dalle parole, per il 38% dai toni di voce (paraverbale) e per il 55% dal linguaggio non verbale. Importante è la coerenza fra il linguaggio verbale e quello non verbale: il linguaggio non verbale riflette l’inconscio = difficile da controllare, può inviare a nostra insaputa messaggi in contrasto con il linguaggio verbale (fattore recepito negativamente dall’interlocutore).

La comunicazione efficace La maggioranza dei problemi nei rapporti interpersonali è di natura comunicativa. Soprattutto nell’ambiente lavorativo il controllo dei canali di comunicazione come fonte di potere personale, derivante dal possesso di informazioni che altri non hanno, è una pratica distorta e scorretta che si verifica di frequente. La capacità di comunicare in modo efficace si può acquisire (anche se esiste un’attitudine naturale). Comunicazione e primo impatto Una comunicazione efficace dipende molto dall’impatto iniziale (riuscire a dare subito una buona immagine di sé). Il miglior modo è focalizzarsi sull’interlocutore; esprimere cordialità, apertura e un reale e genuino interesse; fondamentale è un atteggiamento rispettoso. L’arte di ascoltare La comunicazione efficace richiede un’elevata capacità di ascoltare. Abile comunicatore = abile ascoltatore; chiunque comunica efficacemente dedica molto tempo all’ascolto. In ogni comunicazione il messaggio deve adattarsi alla persona cui si rivolge, quindi è necessario conoscere l’interlocutore; conoscenza che si può ottenere solo attraverso l’ascolto. La prima regola è saper mettere in secondo piano il proprio punto di vista, il desiderio di aver ragione, e soprattutto essere rispettosi della persona che si ha di fronte. Quando si ascolta è importante interpretare il linguaggio non verbale di chi parla e riuscire a concentrarsi sulla globalità del discorso anziché sulle singole parole. È opportuno focalizzarsi e mostrare interesse anche con delle domande di approfondimento. Se ci sono dei dubbi occorre riformulare il contenuto o sintetizzarlo in forma interrogativa e resistere alla tentazione di esprimere le proprie idee o conclusioni prima di aver attentamente ascoltato le opinioni altrui. Nelle comunicazioni interpersonali solo un corretto atteggiamento verso l’interlocutore permette di trasformare le parole in dialogo. Coppie di atteggiamenti nello stile di comunicazione

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DIFESA VALUTAZIONE SUPERIORITÀ INDIFFERENZA MANIPOLAZIONE INFLESSIBILITÀ

FIDUCIA ACCETTAZIONE PARITÀ COINNVOLGIMENTO SPONTANEITÀ FLESSIBILITÀ

Come sviluppare la capacità di comunicare Si possono acquisire delle tecniche che possono migliorare la competenza comunicativa. Sul luogo di lavoro è opportuno:         

Adottare il linguaggio usato dal nostro interlocutore; Mettersi allo stesso livello; Evitare di alzare la voce; Stabilire una comunicazione “a due vie”; Fare attenzione alla comunicazione non verbale; Ascoltare prima di parlare; Non cercare di esprimere subito tutti i contenuti; Concedere spazio all’altro; Condividere le informazioni possedute.

Quando invece dobbiamo parlare in pubblico:          

Atteggiamento sorridente: trasmettere fin dall’inizio vicinanza con gli ascoltatori; Evitare lo sguardo nel vuoto o diretto solo ad alcune persone; Contatto visivo sicuro e rivolto a tutti; Gestualità spontanea e disinvolta; Postura eretta; Esprimere personalità ed entusiasmo; Volume di voce adeguato e tonalità variabili; Linguaggio semplice e sintetico con intelligente gestione delle pause, usare aneddoti, esempi e analogie; Controllare l’emozione; Sapere che il compito non finisce al termine dell’esposizione, ma alla chiusura del dibattito successivo all’esposizione dei contenuti.

CAPITOLO 4 La motivazione Capacità di motivare: riuscire a stimolare i propri collaboratori a raggiungere prestazioni eccellenti è qualità fondamentale di un responsabile. Sviluppo professionale = passaggio dal fare al far fare Nelle competenze trasversali la capacità di motivare rientra nelle capacità comportamentali (che esercitiamo verso gli altri): motivazione estrinseca. In genere quando si discute della complessità di motivare gli altri ci si riferisce a collaboratori già inseriti nel gruppo, tralasciando l’importanza della ricerca e selezione (reperimento delle persone migliori a disposizione nel mercato del lavoro). Spesso il gioco è già vinto o perso all’atto dell’assunzione: “è possibile insegnare a un tacchino come arrampicarsi sugli alberi, ma è meglio assumere uno scoiattolo” (Spencer e Spencer).

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Una volta acquisiti i candidati migliori, il compito successivo è di motivarli adeguatamente. Si tratta di individuare le motivazioni che influenzano la loro volontà di perseguire gli obbiettivi prefissati. La gestione dei subalterni ha come scopo la massima coincid...


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