Saffo Ode 31 Voigt e Catullo Carme 51 PDF

Title Saffo Ode 31 Voigt e Catullo Carme 51
Author Donatella Esposito
Course Lingua e Letteratura Latina 1
Institution Università degli Studi del Molise
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Summary

Appunti, analisi e traduzione Saffo Ode 31 Voigt e Catullo Carme 51...


Description

Saffo poetessa greca vissuta tra la fine del VII sec a.C. e la prima metà del VI sec a.C. nella principale città dell’isola di Lesbo, Mitilene. Nacque in una famiglia aristocratica e secondo una notizia antica fu per un certo periodo in esilio in Sicilia, forse proprio a causa di questa sua nobiltà coinvolta nelle lotte politiche tra i vari tiranni che allora si contendevano il dominio di Lesbo. La sua vita trascorse, dedita esclusivamente alla poesia, in un tiaso dove attorno le si raccoglievano sia fanciulle di Lesbo che straniere affinché ella le istruisse nella poesia, nel canto, nella danza e nel decoro del vivere civile: per queste fanciulle Saffo esprime nelle sue poesie sentimenti d’amore, sui quali fin dai tempi antichi si è discusso. Fu il poeta greco Anacreonte (vissuto successivamente a Saffo) ad accreditare la tesi che la poetessa nutrisse per le fanciulle che educava un amore omosessuale: secondo la tradizione, fra l’insegnante e le fanciulle nasceva un rapporto di grande familiarità, talora anche sessuale. Il fatto va però inquadrato secondo i costumi dell’epoca come una fase di inizializzazione per la futura vita matrimoniale, tale pratica non era affatto considerata immorale nel contesto storico e sociale in cui viveva Saffo: infatti per gli antichi Greci l’erotismo si faceva canale di trasmissione di formazione culturale e morale nel contesto di un gruppo ristretto, dedicato all’istruzione e alla educazione delle giovani qual era il tiaso, preparando le donne a vivere in una società che prevedeva una stretta separazione dei sessi e una visione della donna quasi unicamente come fattrice di figli e signora del governo domestico. Un’altra leggenda riguarda la passione del poeta greco Alceo (vissuto nello stesso arco di tempo) per Saffo: egli le avrebbe dedicato alcuni versi. Tuttavia si tratta di un’ipotesi che venne smentita in seguito a studi effettuati da studiosi poiché, nonostante i due poeti si conobbero prima che questa fu costretta a fuggire a seguito della famiglia in Sicilia, i suddetti versi potrebbero essere riferiti ad un’altra donna. I carmi lirici di Saffo furono raccolti e ordinati dai grammatici alessandrini in 9 libri tenendo conto in parte del metro in parte del contenuto - il 1° libro contiene tutte le strofe saffiche, tra cui si ricorda il frammento 31 V. cui si fa spesso riferimento come Ode alla gelosia - il 9° libro contiene tutti gli epitalami (in metri diversi) Il tipo di composizione, come quella di Alceo e Anacreonte, è la lirica monodica dove la poetessa esprime le proprie emozioni a divinità o ad altri esseri umani. In effetti, Saffo offre un'immagine semplice ma appassionata dei sentimenti dell' io lirico, dove l'amore ha un ruolo da protagonista con tutta una serie di riflessioni psicologiche e in cui il ricordo e l'analisi delle emozioni passate ne suscita nuove altrettanto forti. Molto forti e precisamente enumerate sono le ripercussioni psicologiche del sentimento amoroso, con l'io soggettivo in primo piano. Singolare nelle forme, raffinatissima nella lingua, la poesia eolica di Saffo (e di Alceo) fu ripresa come modello dai poeti ellenistici e, attraverso questi, dai neoteroi latini e da Orazio. L’ode 31 Voigt di Saffo è un componimento che descrive la potenza dell’amore ed i suoi effetti devastanti sull’animo della poetessa e senza dubbio si tratta del carme più famoso della letteratura greca. Esso esprime l’amore che la poetessa prova per una fanciulla appartenente al Thiaso, purtroppo però non si sa con certezza per quale occasione l’ode fu composta: talvolta questo carme viene anche definito come il carme della gelosia ma ciò è poco accettato dagli studiosi poiché questo sentimento non è un elemento effettivamente presente affianco al turbamento d’amore. Si suppone sia stato composto per il matrimonio della ragazza con l’uomo in questione ma anche questo è improbabile perché il carme predisposto alla celebrazione del matrimonio di coppia è noto con il nome di epitalamo, nel quale si fa riferimento ad entrambi i futuri sposi: in Saffo non è così in quanto il componimento è basato sull’esperienza personale, con inserito uno sfogo personale ed un’analisi introspettiva. La spiegazione più plausibile sarebbe: tra il VI e il VII sec a.C. la poetessa Saffo essendo l’esponente del Thiaso (corrispondente all’etheria, gruppo maschile in cui si discute di

politica, guerra, ecc) ovvero un gruppo di donne a cui ella è maestra di amore, sessualità, e parlando molto in 1ª persona (quell’io che cita sta a significare noi) molto probabilmente compone questo carme perché la fanciulla in questione lascia il gruppo. Saffo considera pari agli dèi l’uomo seduto davanti alla donna che (lei) ama, lo considera fortunato, ciò la fa sconvolgere Il carme 51 di Catullo è una traduzione della celeberrima ode 31 Voigt della poetessa greca Saffo (VII sec a.C.). In particolare, questo componimento viene tramandato dall’ Anonimo del Sublime (il cui autore è appunto anonimo) un trattato di filosofia greca sul bello che raggiunge il sublime. La traduzione di Catullo giunge fino alla 3ª strofa poiché il Sublime si interrompe alla parola sembra, ma da un papiro sappiamo che molto probabilmente il carme di Saffo continuava e che addirittura vi fosse una 5ª strofa. L’opera del poeta latino viene presentata come un’espressione d’amore alternata ad un leggero sintomo di gelosia. Il componimento infatti appartiene al periodo iniziale del rapporto tra il poeta e Clodia (mentre il Carme 51 segna la fase iniziale del rapporto con Lesbia, il carme 11 segna la separazione di Lesbia da Catullo, quindi logicamente è stato composto solo successivamente al primo citato) che qui egli chiama esplicitamente con il nome di Lesbia in omaggio alla poetessa di Lesbo (ma in questo carme l’omaggio a Saffo consiste anche nell’adozione del metro, la strofe saffica). La comunanza tra i due componimenti risiede pertanto nel turbamento sentimentale, cioè nelle pulsioni che vivono nel cuore dei poeti, e nello stravolgimento dei sensi di entrambi. L’amore è inteso come una sorta di malattia che attacca non solo l’anima ma anche il corpo stesso arrivando quasi ad annullare la ragione del poeta.

TRADUZIONE Quando Catullo traduce questo carme lo fa utilizzando la strofe tetrastica ovvero la strofe saffica (in omaggio alla poetessa greca) composta da 4 versi che si ripetono 3 versi endecasillabi + 1 Adonio L’Adonio è una sorta di ritornello che veniva recitato anticamente in processione o canti con l’invocazione ad Adonio o Adone un giovane bellissimo nato dall’amore incestuoso tra Cinera (il re Cipro) e la figlia Mirra, un semidèo.

Quello (ille) sembra a me essere simile a un dio quello, se è lecito, sembra a me superare gli dèi quello che sedendo di fronte continuamente guarda e ascolta te che ridi dolcemente e questo (quod) fatto a me misero strappa (eripit) tutti i sensi infatti, o Lesbia non appena ti vedo niente a me resta - gli ultimi due versi sono un’aggiunta che Catullo fa rispetto a Saffo/Lesbia??? - anastrofe: mettere in 2ª posizione una parola che sta meglio in 1ª posizione quod misero come misero quod, super est come est super ma la lingua mi si (intorpidisce) spezza una sottile fiamma si insinua tra le membra le orecchie ronzano (tintinant) di un suono suo proprio/interno - anastrofe: sed lingua come lingua sed - questo ronzio che sente proviene dall’interno della testa del poeta gli occhi sono ricoperti (teguntur) da una duplice notte - qui utilizza l’enallage ovvero una figura retorica usata nella poesia in cui all’interno di una frase si collegano due termini quando in realtà quel termine starebbe meglio con un altro termine, infatti la coppia corretta sarebbe gemina - lumina mentre Catullo combina gemina - nocte - lumina in poesia significa occhi - anastrofe: gemina teguntur ???????? o Catullo, l’ozio per te è dannoso per l’ozio esulti e ti agiti (gestis) troppo (nimium) l’ozio ha distrutto (perdidit) dei re e delle città un tempo beate oppure prius + verbo l’ozio un tempo ha mandato in rovina re e città beate - anafora triplice: otium, otio, otium - poliptoto: parola che si declina in modi diversi come otium coniugata al nominativo, all’ablativo e

nuovamente al nominativo - l’otium per i latini era il momento della vita di un cittadino romano in cui questo si dedicava allo studio, all’approfondimento culturale in contrapposizione al negotio, momento in cui invece il cittadino romano era dedito alle attività della vita pubblica, al commercio (la strofe dell’otium molto probabilmente stava ad indicare l’inizio di un altro carme)

È un cosiddetto inatteso: si aspettano che Catullo continui, ma egli interrompe la traduzione con una critica all’otium ed è proprio questo otium che permette a Catullo di tradurre Saffo, ma nonostante ciò esso gli ha creato sofferenza, non a caso dice l’ozio ti fa soffrire Catullo. Si è anche ipotizzato che quest’ultima strofa fossero parole che Lesbia rivolse al poeta o addirittura che fossero un componimento di Lesbia che Catullo aggiunse poi nella sua raccolta.

DIFFERENZE CON SAFFO -

la traduzione di Catullo non è una semplice traduzione perché egli interviene II verso, si fas est non è presente in Saffo poiché è un’espressione completamente e tipicamente latina ille in anafora è assente in Saffo identidem = di continuo, in Saffo non è presente, è un’azione continuata che infastidisce Catullo in Saffo non è presente il nome di Lesbia adversus è un avverbio = di fronte, te è accusativo di spectat

Il carme 66 di Catullo è la traduzione di un componimento di Callimaco (III sec a.C.)...


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