Catullo Carme 5 Traduzione E Analisi PDF

Title Catullo Carme 5 Traduzione E Analisi
Author Francesca Ferrara
Course LINGUA E LETTERATURA LATINA
Institution Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli
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Summary

Traduzione letterale ed analisi del carme 5 di Catullo ...


Description

CARME 5

5

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Vivamus, mea Lesbia, atque amemus Rumoresque senum severiorum Omnes unius aestimemus assis! Soles occidere et redire possunt: Nobis cum semel occidit brevis lux, Nox est perpetua una dormienda. Da mi basia mille, deinde centum, Dein mille altera, dein secunda centum, Deinde usque altera mille, deinde centum. Dein, cum milia multa fecerimus, Conturbabimus illa, ne sciamus Aut ne quis malus invidere possit, Cum tantum sciat esse basiorum.

TRADUZIONE Viviamo, mia Lesbia, ed amiamoci, e le chiacchiere dei vecchi troppo severi consideriamole tutte un soldo! I soli (giorni) possono tramontare e ritornare; noi, una volta che la breve luce è tramontata, dobbiamo dormire una sola eterna notte. Dammi mille baci, poi cento, poi mille altri, poi ancora cento, ancora altri mille, poi cento. Poi, quando ne avremo raggiunto una gran quantità, li mescoleremo, per non essere consapevoli o perché nessun malvagio possa invidiare sapendo che ci sono tanti baci. ANALISI Il carme 5, composto in endecasillabi faleci, segue i carmi dedicati al passero di Lesbia (carmi 2 e 3) e non è, quindi, il primo componimento in cui compare la figura della donna amata dal poeta. Dietro il nome di Lesbia si nascondeva probabilmente Clodia, sorella di Clodio, rivale di Milone per la carica di tribuno della plebe, una donna dalla condotta abbastanza libera e disinvolta, tanto da essere considerata motivo di corruzione per i giovani romani. A conferma di come Lesbia fosse in realtà Clodia abbiamo alcune orazioni ciceroniane come la Pro Sestio in cui Cicerone cita Clodia come esempio di corruzione

In questo carme Catullo non perde di vista il suo intento di proporre una poesia disimpegnata, ma accanto al lusus è presente anche una sfumatura di serietà che il poeta conferisce al lusus stesso. Ci troviamo di fronte ad una sorta di ossimoro, in cui il gioco amoroso viene ad assumere un significato importante e serio. Al v. 3 AESTIMEMUS ASSIS: è un genitivo di quantità o di prezzo. Con verbi simili ad ESTIMARE il genitivo prende il significato di genitivo di quantità o prezzo. È un’espressione legata all’ambito mercantile, quindi di uso quotidiano, cui Catullo però conferisce una patina di sublimità inserendolo nei suoi testi. Al v. 2 c’è l’oggetto di AESTIMEMUS UNIUS ASSIS ovvero RUMORES. RUMORESQUE SENUM SEVERIORUM OMNES: chiasmo SENUM SEVERIORUM: allitterazione SEVERIORUM OMNES: enjambement Accanto ai giochi formali, però, Catullo ci propone attraverso i vv. 2-3 un messaggio importante. I VECCHI TROPPO SEVERI di cui Catullo ci parla rappresentano in realtà le convenzioni sociali contro cui Catullo e Lesbia vogliono affermare il loro amore ed inoltre stanno a rappresentare anche un’allusione alla convenzioni poetiche. La sfida lanciata da Catullo è sociale, ma anche poetica, scagliandosi contro i VECCHI AUSTERI sotto tutti i punti di vista e compiendo scelte civili, morali e poetiche in controtendenza. Catullo utilizza quest’espressione perché consapevole che il suo rapporto con Lesbia era un rapporto di adulterio, che andava non solo contro le convenzioni sociali, ma anche contro la legge vera e propria. Cantare di un amore di tipo adulterino conferma quanto il progetto poetico e la personalità di Catullo fossero particolarmente audaci. Catullo, però, intende la sua relazione amorosa, non come un rapporto fuori dalla legge, ma come un vincolo ufficiale ed questa la vera grandezza dell’idea che Catullo ci propone dell’amore che viene meglio espressa in un altro componimento catulliano, il carme 76. In quest’ultimo carme, Catullo fa riferimento a tre pilastri della sua idea di amore, ovvero: FIDES (la fedeltà, la fiducia nell’amato), FOEDUS (il patto matrimoniale) e PIETAS (rispetto). Esistono varie tappe del rapporto fra Catullo e Lesbia e il carme 5 corrisponde ad una fase di idillio. Si deve tenere presente, però, il doppio aspetto, la contraddizione fra lusus e foedus che è solo apparente perché essi sono due aspetti dello stesso sentimento e l’autore crede nell’uno e nell’altro. Il lusus di Catullo e un lusus serio, potremmo dire. L’espressione al v. 5 conferma l’idea di un amore eterno e perpetuo. FECERIMUS (futuro anteriore) – CONTURBABIMUS (futuro semplice): consecutio temporum DEIN- DEINDE- DEIN : anafora con variazione vv. 7-10 osserviamo una continua ripetizione dei termini DEIN, DEINDE, MILLE, CENTUM. La ripetizione è un tratto tipico dello stile di Catullo e in questo caso osserviamo una forte insistenza sul suono della lettera D a partire dal v. 7, attraverso il quale Catullo, assieme alle altre reiterazioni, vuole riprodurre la ripetizione del gesto del bacio fra i due amanti e il senso di confusione che si crea fra i due che, travolti dalla passione, si sottraggono al razionale.

Questa serie concitata di ripetizioni, anafore e allitterazioni sono, quindi, aspetti formali che servono al poeta per rappresentare la scena di due amanti che si abbracciano e si baciano. Anche il verbo CONTUBABIMUS contribuisce a riprodurre l’immagine degli amanti “mescolati” fra loro e ancora, l’espressione NE SCIAMUS serve al poeta per creare l’effetto di sospensione dalla realtà e di dominio della passione sull’elemento razionale. Il v. 12 è significativo per la poetica catulliana poiché troviamo presente un altro tema importante per Catullo, quello degli invidiosi (MALUS), in questo caso applicato in ambito amoroso. Con l’aggettivo MALUS, però, Catullo spesso vuole indicare il poeta che ha compiuto scelte diverse dalle sue e che per questo critica Catullo o il poeta di poco valore che crede di essere un poeta finissimo. Quindi qui il MALUS è il malvagio, l’invidioso in ambito erotico, ma per Catullo spesso indica anche il poeta nelle polemiche letterarie, ridefinendo ancora una volta la sovrapposizione fra tema erotico e poetico....


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