Segni Della Memoria 1 PDF

Title Segni Della Memoria 1
Course Letteratura e cultura spagnola 1  
Institution Università degli Studi di Verona
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SEGNI DELLA MEMORIALA GUERRA CIVILE SPAGNOLA, HA PIÙ DI 80 ANNI DALLA SUA CONCLUSIONE, CONTINUA AD ESSERE UN TEMA DI GRANDE ATTUALITÀ. IL FUMETTO E PIÙ RECENTEMENTE IL ROMANZO GRAFICO CI TRAMANDANO GLI ECHI DI QUELLA GUERRA FRATRICIDA ATTRAVERSO UN PROPRIO LINGUAGGIO FATTO DI SORPRENDENTI INTRECCI T...


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SEGNI DELLA MEMORIA LA

GUERRA CIVILE SPAGNOLA, HA PIÙ DI

80

ANNI DALLA SUA CONCLUSIONE, CONTINUA AD ESSERE

UN TEMA DI GRANDE ATTUALITÀ. IL FUMETTO E PIÙ RECENTEMENTE IL ROMANZO GRAFICO CI TRAMANDANO GLI ECHI DI QUELLA GUERRA FRATRICIDA ATTRAVERSO UN PROPRIO LINGUAGGIO FATTO DI SORPRENDENTI INTRECCI TRA STORIA E DI INVENZIONE, TRA SCRITTURA ED IMMAGINI.

1. INTRODUZIONE: LA GUERRA CIVILE SPAGNOLA TRA FUMETTI LEVOGIRI, DESTROGIRI E BUSTROFEDICI Il conflitto fratricida è uno dei temi più frequentati della cultura spagnola e non solo, come testimonia la vasta produzione narrativa, teatrale, poetica, cinematografica. Poco presente ancora, o del tutto assente in ambito accademico, lo studio l'analisi di come il romanzo grafico una letteratura disegnata o più semplicemente il fumetto hanno rappresentato quel conflitto. Vari studiosi di questo genere letterario insieme ad alcuni dei più importanti disegnatori e sceneggiatori, utilizzando i complessi meccanismi narrativi del fumetto, hanno rielaborato in modo nuovo la memoria di quel tragico avvenimento, di quegli stessi cittadini spagnoli hanno per lungo tempo saputo troppo poco. Tra questi, ricordiamo di spagnoli:  Antonio Altarriba, Paco Roca, Alfonso Zapico… Questi sono tre più apprezzati autori di romanzi a fumetti legati al conflitto, e ricordiamo anche il veneziano Lele Vianello che ha presentato i primi disegni di un lavoro intitolato Hispaniola sul quale sta lavorando. Aprile 2018 => è stato organizzato a Verona un convegno internazionale dal titolo Segni della memoria. Disegnare la Guerra civile spagnola. Durante queste giornate si sono riuniti gli studiosi , i disegnatori e gli sceneggiatori sopra citati. Daniele Barbieri => uno dei i maggiori studiosi del fumetto. L'autore evoca l'ampia discussione sull’insostenibile contrapposizione tra fumetto e graphic novel, precisa il ruolo dei primi romanzi a fumetti e mostra cosa vi è di specifico nella scelta di rappresentare a fumetti la guerra civile appunto quindi, egli riesce a dare una risposta perché si racconta e ha

tanto successo di pubblico rappresentare a fumetti il conflitto spagnolo e cosa lo rende preferibile ad altre narrazioni, anche se solamente da alcuni casi. Ortega => si occupa della rappresentazione della donna nel comic, nei manifesti e nella cartellonistica della propaganda repubblicana e fascista durante la guerra civile. Il conflitto, che vide la consistente partecipazione al fronte e nelle retroguardie delle donne, fu anche una guerra di manifesti che mise a confronto due concezioni ben definite del ruolo della donna nella società spagnola. La guerra civile fu un conflitto internazionale che coinvolse soprattutto Francia, Gran Bretagna, Germania, Italia e Unione Sovietica. Determinante fu la politica di non intervento della diplomazia internazionale e ancora di più quella dell'Italia fascista, della Germania nazista e del Portogallo che fornirono un importante sostegno concreto in uomini e armi allo schieramento che si era sollevato contro un governo legittimamente eletto. Allo stesso tempo migliaia di volontari giunsero in Spagna per difendere i valori incarnati dalla Seconda Repubblica, dando vita alle Brigate internazionali. Per questi motivi, per molti storici il conflitto fu una guerra civile europea. Paola Bellomi =>si concentra sulla rappresentazione data nel comic ai volontari ebrei nei battaglioni delle Brigate internazionali. Pepe Gàlvez =>sceneggiatore e tre migliori studiosi del racconto a fumetti spagnolo. Centra la propria riflessione sugli elementi peculiari del linguaggio grafico dell'opera No pasarán di Vittorio Giardino, sugli espedienti narrativi e sui contenuti della vicenda ambientata nella Barcellona sottoposta ai bombardamenti aerei dell’aviazione. Alessandro Scarsella => si concentra su due narrazioni grafiche italiane molto diverse lontane tra loro dal punto di vista cronologico, Romano il legionario di Kurt Kaesar, disegnato dagli stessi anni del conflitto in concomitanza dell'appoggio militare dell'Italia fascista l'esercito franchista, e Verdad di Lorena Canottiere, che a distanza di tre generazioni rielabora alcuni motivi dell’immaginario del conflitto spagnolo. Se nella prima opera vengono descritte essenzialmente le cause ed è prioritario

l'obiettivo della propaganda, nella seconda gli effetti di guerra quella vengono narrati attingendo a un patrimonio letterario artistico decisamente stratificato che evoca e trascina la lettura in altri spazi simbolici che non sono solo quelli legati agli avvenimenti della Guerra civile. Felice Gambin => torna a riflettere sul fumetto italiano legato al conflitto iberico in un saggio in cui mette in risalto i motivi ricorrenti, tra i quali l'omaggio al Guernica di Pablo Picasso e a Federico Garcia Lorca,la presenza delle Brigate internazionali e quindi l'internazionalizzazione del conflitto, il tema delle “due patrie” italiane che si scontrarono nella Guerra di Spagna. Tramite il fumetto italiano, si evidenzia il dialogo tra rappresentazione tra generi espressivi diversi e si fa ricorso ad una eterogeneità di tecniche comunicative e con originali costruzioni dei rapporti tra parole immagini e dei movimenti del lettore all'interno dell'iconotesto. Matteo Rima => prende in considerazione i fumetti statunitensi che hanno raccontato storie situate nella guerra civile spagnola; spiccano tra questi alcuni titoli mainstream quali Blood and claws, pubblicato nel 1991 nella serie Marvel Wolverine…ed altri. Quindi, analizza questi Comics con l'obiettivo di comprendere come perché rispettivi autori abbiano scelto di narrare un conflitto europeo che è, per quanto noto negli Stati Uniti è stato inevitabilmente vissuto come “ancillare”, per nulla traumatico, senza un reale coinvolgimento emotivo, adombrato dall’incubo su scala maggiore rappresentato dalla Seconda guerra mondiale. Maura Rossi => esamina l'intersezione tra elementi grafici e fotografici, mettendo in luce il ruolo della meta- immagine nel recupero della memoria della guerra civile in tre novelas graficas che hanno come protagonista il fotografo Robert Capa e altre nelle quali compare come figura secondaria. Rosa Maria Rodríguez Abella => al centro del suo lavoro ci sono le tecniche espressive caratteristiche del fumetto. La studiosa analizza in prospettiva traduttore logica le onomatopee nell’edizione italiana de Los Surcos De Azar (2013), di Paco Roca, una novela grafica che ricostruisce la vicenda di un gruppo di repubblicani costretti all'esilio all' indomani della

sconfitta nella guerra civile. Dimostra come le onomatopee, oltre ad imitare i suoni del mondo reale, possono progredire senza dover ricorrere alle parole. Nonostante la vicinanza tra spagnolo italiano virgola non ci sono molti suoni imitativi dentici: ogni lingua infatti lessicali onomatopee secondo le proprie regole fonologiche e grafematiche che devono essere ben presenti nella traduzione del comic. Il volume si conclude con alcune considerazioni dei disegnatori e sceneggiatori prima menzionati, tra cui: Antonio Altarriba, Vittorio Giardino, Lorena Canottiere, Paco Roca e Antonio Zapico, i veri protagonisti delle attività veronesi sulle rappresentazioni nel fumetto della Guerra civile spagnola. Si tratta delle loro risposte ad un questionario predisposto proprio perché rimanesse traccia dei loro vivaci indubbiamente interessantissimi serpenti patti in presenza durante il convegno. bisogna saper distinguere il fumetto dal graphic novel, spesso impiegato per contrapporre, in maniera fumosa come marchio di moda e commercialmente seducente, al primo, considerato di qualità inferiore.

LA VITA E LA STORIA 2. LA NÓVELA GRÁFICA E LA GUERRA DI SPAGNA – D. BARBIERI Il romanzo è una forma di espressione adatta a manifestare narrativamente le attenzioni sociali o culturali. Mentre, al fumetto e quasi sempre stata data poca attenzione. La sua origine povera e solitamente poco colta, il suo legame mai reciso con certe forme dell'oralità e del consumo effimero, la situazione con la produzione per bambini ragazzi: questi e molti altri aspetti hanno contribuito a distogliere l'attenzione della critica del pubblico colto. Però, a partire dagli anni ‘60 il fumetto inizia a godere di una qualche considerazione colta. In Italia nel 1965 nasce Linus, rivista fondata da Giovanni Gandini con l'appoggio di un gruppo di intellettuali come Umberto Eco, Oreste Del Buono, Elio Vittorini. In Francia, il fumetto pativa misura minore il generale discredito, infatti sin dall'inizio del decennio

troviamo riviste satiriche, le quali si rivolgono ad un pubblico adulto, colto e politicizzato. L'espansione del mercato è legata ad un pubblico di giovani adulti, fortemente politicizzati. Will Eisner => considerato uno dei più importanti autori di fumetti di tutti i tempi, è un punto di riferimento per gran parte degli autori contemporanei. Secondo lui, il fumetto gode di scarsa considerazione culturale perché non lo si vende nei luoghi della cultura, cioè le librerie. Infatti, l'unico paese al mondo in cui la considerazione culturale del fumetto è più alta della media, cioè la Francia, e anche le guerre in cui quasi da sempre i fumetti sono stati venduti in libreria, come libri, magari dopo una prima uscita se realizzata sulle pagine di una rivista. In Francia, va anche in Italia, i romanzi a fumetti esistevano già; ma Eisner riesce comunque a smuovere il mercato americano, le cui regole sembravano inamovibili. 1992 => viene assegnato il massimo premio letterario americano virgola e il premio Pulitzer, ad una graphic novel, cioè Maus, di Art Spiegelman. Da questo momento in poi, risulta sempre più difficile per i denigratori del fumetto sostenere il suo basso statuto culturale. La diffusione del romanzo a fumetti simpatia sull’allargamento di un pubblico adulto, colto e progressista (benché minoritario), quindi un pubblico certamente adatto a recepire racconti sul tema di cui stiamo parlando, sia la Guerra civile spagnola. Nell'ambito della graphic novel americana è nato ed ha avuto i suoi primi sviluppi in genere nuovo, specifico e di successo: il cosiddetto graphic journalism. Graphic journalism => si caratterizza spesso per la sovrapposizione figurale dei ruoli enunciativi di autore e narratore. L'autore si manifesta come narratore, e il fatto che possa verbalmente dire suggerisce che anche le immagini rappresentino stilisticamente visivamente il suo specifico punto di vista, persino quando mette se stesso in scena come personaggio.

Il primo romanzo a fumetti giornalistico e del 1996 e si intitola Palestina di Joe Sacco. Palestina => Si tratta di un reportage approfondito virgola in cui la personale esperienza della Dora nei luoghi dove andato a indagare viene raccontata insieme ai temi più specificatamente giornalistici. In questo modo, l'oggettività giornalistica non è affatto fredda e distaccata. La sua oggettività espositiva riguarda dunque la sua stessa soggettività emotiva, la quale a sua volta è un prodotto della sua interazione con l'ambiente cose esplorando. Non si può essere troppo distaccati quando si racconta a fumetti. D'altra parte, sacco non può utilizzare un medium freddo ed apparentemente aggettivo come la fotografia: disegnando egli si dichiara comunque un testimone coinvolto. Per analizzare questo tema sono state utilizzate opera fumetti di alcuni grandi fumettisti: 1. NO PASARÁN (Italia, 2000-2008) – VITTORIO GIARDINO Ha una struttura classica. Si rivolge principalmente ad un pubblico italiano e francese che non ha dubbi su da che parte stessero il bene e il male. i dubbi riguardano semmai le specifiche fazioni all'interno della compagine repubblicana, e il rapporto tra i comunisti e gli altri gruppi. Qui l'autore non deve dimostrare nulla. La vicenda narrata interamente di invenzione virgola e l'attenzione primaria del lettore viene concentrata sulle vicende dei personaggi: la ricerca dell'amico scomparso, i rapporti con gli antichi compagni di lotta, la difficile relazione sentimentale con la giornalista conosciuta sul posto… Questo non toglie che la ricostruzione storica dello sfondo lo sia dettagliatissime, compresa la possibilità dei personaggi secondari. La vicenda specifica di Friedman e immediati co protagonisti si snoda sullo sfondo di eventi storici davvero accaduti, documentati con precisione, nella misura in cui entra nella storia. Lo sfondo ci trasmette un'immagine ampiamente plausibile della situazione storica. Non c'è nessun dichiarato intento politico nel lavoro della fumettista, se non una posizione che non ha bisogno di essere dimostrata, perché comunque condivisa tra lui e i suoi lettori.

In ogni caso, la protagonista non fa davvero parte della scena spagnola. Ne ha fatto parte in qualche modo in passato, quando davvero meritava tre volontari; ma ora è soltanto un visitatore, con una missione tutta sua. Alla fine della storia tornerà a casa, e prima della caduta di Barcellona. Tutto sommato, la Spagna in guerra civile è soltanto uno sfondo. Contiene narrazione visiva. La metafora comunicativa di fondo: venite con me a conoscere da vicino, ma sostanzialmente da esterni la Guerra civile spagnola.

2. LA BALADA DE NORTE (Spagna,2015-in corso) – ANTONIO ZAPICO (!!!) Il modello di riferimento di Zapico è Émile Zola. La sua è una evidente proposizione politica: la rivoluzione asturiana viene definita come un momento importante della storia spagnola della Seconda Repubblica, quasi un preludio alla guerra civile vera e propria, anche perché il generale che venne poi incaricato di reprimere (ferocemente) la rivolta fu proprio Francisco Franco. Contiene narrazione visiva. La morale metaforica che possiamo trarre è: lettore, entriamo insieme nella guerra civile spagnola (o almeno nei suoi presupposti). 3. EL ARTE DE VOLAR (2009) – ALTARRIBA e KIM (!!!) Può essere quasi definito un racconto autobiografico, salvo che l'io che racconta è il padre dello sceneggiatore. È il racconto di un’intera vita, dal difficile rapporto con la famiglia di origine alla guerra civile mi ricordo esilio, il ritorno nella buia Spagna franchista, la fortuna e poi il disastro economico, si no al suicidio per stanchezza di vivere quando già ultraottantenne. Non ritroviamo più fiction, solamente una drammatizzazione narrativa di fatti comunque dati per veri. La storia è stata vissuta di persona ed ha lasciato tracce indelebili su chi l'ha attraversata.

Anche la sua può essere definita una proposizione politica. In più è una proposizione sul rapporto stretto tra il personale dir politico. La metafora narrativa evocata potrebbe essere: lettore, viviamo assieme da dentro la guerra civile spagnola. Quindi, mentre Zapico ci invita ad entrare con lui, Altarriba ci mette già dentro, quasi in prima persona. Non si tratta di fiction. Nel primo volume, il narratore è il protagonista stesso e l'intervento esplicito dell'autore si limita alla ripartizione e ai titoli delle sezioni. Il racconto virgola in prima persona, viene messo in parallelo la caduta del suo narratore dal quarto piano dell’ospizio, come se fosse l'intera sua vita che gli corre davanti agli occhi in attesa dell’impatto con il suolo. Questa fortissima soggettività verbale si trova continuamente messa a confronto con l'oggettività, o la occasionalmente diversa soggettività delle immagini. Da un lato c'è il racconto della soggettività e interiorità del narratore; dall'altro c'è l'oggettività delle situazioni, certo mediata dall’interpretazione visiva degli autori. Il racconto storicopersonale trae la sua forza da questo continuo confronto tra realtà e vissuto, tra memoria e presenza. 4. LOS SURCOS DE AZAR (2013) – PACO ROCA Per tutta la durata del testo ci sono due narrazioni parallele, quella della conoscenza tra l'autore e l'intervistato, e quella del racconto testimoniato dall'intervista stessa. Non c'è nulla di autobiografico, e in realtà il modello di riferimento e piuttosto il graphic journalism di Joe Sacco. Il rapporto di fiducia tra il giovane indagatore e l’anziano che gli racconta la propria storia e una componente narrativa importante: attraverso il rapporto tra le due generazioni, infatti, si stabilisce una continuità tra la Spagna progressista e antifascista degli anni ‘30 e ‘40 e quella di oggi. Benché mascherata, la narrazione verbale è presente nel lavoro di Roca.

La proposizione politica coinvolge la responsabilità ed il sentimento personale, ricordarci che è, nonostante gli anni trascorsi, noi siamo ancora tutti i convolti, la storia continua ad attraversarci. La metafora evocata sarebbe: viviamo insieme da dentro i fatti storici virgola in prima persona, o attraverso una prima persona molto vicino a noi. Teoria dell’enunciazione – Émile Benveniste Una nozione importante è quella di débrayage (con il suo converso, l’embrayage). Una delle caratteristiche basilari del racconto in quanto atto di enunciazione e il fatto di manifestare un di scala un distacco (débrayage) tra chi racconta ed i fatti raccontati. Questo distacco si manifesta tipicamente secondo tre parametri:  Débrayage attoriale => la voce narrante racconta di altri attori, oppure di sé ma in un altro tempo e luogo;  Débrayage temporale => i fatti raccontati accadono in un tempo diverso da quello dell'atto enunciativo;  Débrayage spaziale => i fatti accadono in un luogo diverso. Il racconto, inteso come narrazione verbale, si caratterizza per la presenza di tutti e tre i tipi: in quanto atto di parola il quale rappresenta il punto di vista attoriale, temporale e spaziale, da cui vengono raccontati gli eventi. È importante distinguere il ruolo enunciazionale del narratore da quello dell'autore: in letteratura competono loro responsabilità diverse e anche quando è il narratore non si identifica immediatamente con un attore della storia virgola non vi è nessuna garanzia che le eventuali opinioni da lui espresse debbano coincidere con quella dell'autore. Consideriamo ora la narrazione visiva, cioè quella non accompagnata ad alcuna parola narrante: è il caso di gran parte del teatro, di moltissimo cinema e di molto fumetto. La narrazione visiva ha un autore, ma non ha un narratore. Dunque, essa, non avendo un narratore, non manifesta una distanza temporale: di fatti tutto sta accadendo davanti a me ora, anche quando so che i fatti sono ambientati in un’altra epoca. In secondo luogo, anche il distacco spaziale

viene sospeso: non c'è un là rispetto ad un qui, perché non c'è nessun qui di riferimento, se non quello del lettore (dell'enunciatario). Infatti, la narrazione visiva non dovrebbe nemmeno essere chiamata narrazione, poiché non c'è un atto enunciativo-narrativo che la sostenga. Dovremmo parlare quindi di racconti senza narrazione e di sequenze prenarrativizzate. La narrazione visiva sfrutta una serie di caratteristiche è dovuto al suo diverso statuto di enunciazione, che sono impossibili alla narrazione e verbale, a volte parzialmente recuperate attraverso il cosiddetto discorso indiretto libero. D'altra parte, la temporalità non relazionale della narrazione visiva la vincola a modalità molto più grossolane di analessi (flashback) o prolessi (flash forward) di quanto non sia possibile attraverso la parola. La voce narrante compare raramente nel cinema virgola che è spesso pura narrazione visiva. Nel fumetto, viceversa, specie negli ultimi decenni, la narrazione verbale può avere un ruolo importante virgola che si affianca a quello della narrazione visiva. In questo modo, dal punto di vista enunciazionale, il raccontare del fumetto è in un certo senso polifonico, perché la componente verbale e quella visiva portano con sé le proprie caratteristiche, e il risultato espressivo è frutto della loro interazione. Per esempio, la parte verbale può mettere in campo una sua soggettività ai conseguenti débrayages enunciativi mentre, al tempo stesso, la parte visiva può mostrare un'oggettività della situazione, o una sua visione modulata secondo punti di vista differenti. PERCHÉ RACCONTARE A FUMETTI LA GUERRA CIVILE SPAGNOLA? Perché l'immagine costruisce comunque un effetto di presenza che ha la parola non è possibile; mentre la parola aggiunge all'immagine una componente di testimonianza che l'immagine disegnata farebbe fatica ad avere. Alternare narrazione verbale a narrazione visi...


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