sociologia delle disuguaglianze PDF

Title sociologia delle disuguaglianze
Course Sociologia della famiglia
Institution Sapienza - Università di Roma
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LE DISUGUAGLIANZE NELLA TRADIZIONE SOCIOLOGICACAPITOLO 1KARL MARXSVILUPPO DEL SISTEMA DEL CAPITALISMO: riproduce disuguaglianze sostanziali negli uomini. Il contesto a cui fa riferimento marx è la seconda rivoluzione industriale in quanto avviene: La produzione meccanizzata  Nascita delle grandi i...


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LE DISUGUAGLIANZE NELLA TRADIZIONE SOCIOLOGICA

CAPITOLO 1 KARL MARX SVILUPPO DEL SISTEMA DEL CAPITALISMO: riproduce disuguaglianze sostanziali negli uomini. Il contesto a cui fa riferimento marx è la seconda rivoluzione industriale in quanto avviene:     

La produzione meccanizzata Nascita delle grandi imprese Nascita dello stato interventista Nascita di mercati su scala mondale Sviluppo urbano

In questa grande trasformazione, la popolazione agricola è derubata di tutti i propri mezzi di produzione. IL CAPITALISMO: presuppone una completa separazione dei produttori diretti dai loro mezzi di produzione. ADAM SMITH: secondo lui gli imprenditori borghesi rispondono a un’etica giusta in quanto controllano le forze produttive in modo pacifico, attraverso uno stile diligente e acuto, teso a irreggimentare ed educare i pigri, i vagabondi e i fannulloni, trasformandoli in una forza lavoro. ↓ Secondo marx, smith omette il lato più importante del capitalismo: la CONQUISTA DEL POTERE SOCIALE. Questa trasformazione crea disuguaglianze ingiuste, miseria e una nuova forma di sfruttamento. HEGEL: riteneva che gli uomini fossero i veri e unici autori del mondo in cui vivono. ↓ Marx specifica che sono le condizioni materiali dell’esistenza a fungere da motore nei cambiamenti della storia. Ha posto al centro gli uomini in quanto persone reali, attive e soggetti definiti, che entrano all’interno di relazioni sociali e politiche altrettanto definite, producendo in modi specifici e agendo come attori della propria storia. Considera l’impiego della violenza e della coercizione come un fattore cruciale per il mantenimento del potere in ogni società poiché in ogni epoca, la realtà della condizione umana è data dagli specifici rapporti di forza tra gruppi sociali in conflitto tra loro, in relazione alla posizione che rivestono nell’organizzazione della produzione, da cui discendono specifiche forme di subordinazione e alienazione Nel 1840 marx si unì a Moses Hess e Friedrich Engels nell’affrontare le disuguaglianze economiche. l’intento era di mostrare il carattere ideologico attraverso cui si riproduceva il dominio di una classe nei confronti di un’altra. Tale sistema andava contrastato su basi storiche empiricamente appurabili. Con l’aiuto di Engel, Marx ruppe definitivamente con la filosofia hegeliana. L’ECONOMIA POLITICA: di marx individua nei modi di produzione e nelle classi le categorie fondamentali per comprendere il capitalismo. il modo di produzione capitalista determina un’estrazione di SURPLUS: il valore economico prodotto dal lavoratore è superiore al salario che egli riceve come compenso. La differenza tra queste due quantità, il PLUSVALORE, viene trattenuto dal capitalista. La struttura delle disuguaglianze è il risultato dell’appropriazione indebita da parte di una classe di quote crescenti di lavoro umano non retribuito. ↓

Tali temi divennero i punti focali del Capitale di Marx, mentre il Manifesto del partito comunista redatto con Engels presentava in modo conciso ed eloquente la questione dell’ingiustizia sociale inscritta nelle disuguaglianze di classe. MARX intravedeva una serie di crisi nel futuro del capitalismo fino al punto che le contraddizioni instabili del sistema avrebbero favorito una rivoluzione di classe e una transizione comunista. La divisione in classi prende forma:  

da un lato le classi dominanti, che governano economicamente, politicamente e culturalmente le relazioni sociali dall’altra le classi dominate, i diretti produttori, il cui lavoro costituisce la base delle forze produttive.

Per Marx LA CLASSE è: un aggregato di persone che condividono una comune posizione sociale in una specifica relazione rispetto ai mezzi di produzione e al sistema di estrazione del valore che contraddistingue la società. Di conseguenza le disuguaglianze sociali sono prima di tutto disuguaglianze di classi, poiché la produzione da un lato e la creazione del valore dall’altro sono distribuiti in maniera gerarchica tra i gruppi, da cui deriva una precisa stratificazione sociale del potere. → la classe definisce i vincoli e le opportunità per gli individui; la sua influenza sulla vita e sul destino delle persone è inevitabile e i tentativi individuali di emanciparsi dalle condizioni di classe date sono destinati per lo più a fallire o si realizzano soltanto in minima parte. STRUTTURA ECONOMICA DI UNA SOCIETA’: è la combinazione dei fattori di produzione e i rapporti che con questa intrattengono i diversi gruppi sociali. → a tale struttura si accompagnano sempre le SOVRASTRUTTURE, ovvero rappresentazioni ideologiche della realtà che contribuiscono a riprodurre le relazioni sociali atte a perpetuare i modi di produzione di un’epoca e di una società. LE RAPPRESENTAZIONI IDEOLOGICHE: hanno origine dai valori, credenze e concezioni non intenzionali, e da una definizione distorta della realtà sulla quale fanno leva gli sforzi strumentali delle élite politiche e culturali tesi a distorcere la realtà.

EMILE DURKHEIM Ha giocato un ruolo centrale nello sviluppo di una sociologia empirica, teoricamente solida e scientificamente riconosciuta. Ha esplorato e analizzato molti temi connessi alle disuguaglianze. Nel 1893 sostenne la sua tesi principale nella sua prima opera la divisione del lavoro sociale, e due anni dopo pubblicò le regole del metodo sociologico e il suicidio. Durkheim condivideva con Schaffle un certo rigetto nei confronti del pensiero di Marx; sosteneva che la società, in quanto organo complesso, rende l’ordine gerarchico qualcosa di inevitabile e pertanto la produzione economica dovrebbe essere organizzata in istituzioni simili alle corporazioni che, funzionerebbero come centri di gestione della attività produttive. Lo stato dovrebbe giocare un ruolo autorevole, ma limitato: interagendo con tali centri di attività, coordinandoli in uno sforzo collettivo, ma gerarchicamente organizzato. L’arresto, il processo e la condanna di Alfred Creyfus nel 1894 segnarono un periodo di peggioramento favorevole da parte del cattolicesimo conservatore. Durkheim fu un dreyfusard impegnato nel difendere pubblicamente il capitano di origine ebrea e a professarne l’innocenza con ogni mezzo possibile. ↓

Questo caso fornì lo stimolo per l’individualismo e gli intellettuali, in cui criticava l’egoismo utilitarista e appoggiava l’individualismo morale di Kant e Rousseau, in quanto ripudiavano il falso principio che l’interesse personale fosse una base adeguata della morale. Secondo Durkheim tutti gli esseri umani sono potenzialmente capaci di agire moralmente e l’agire sociale potrebbe essere guidato da principi astratti e non da interessi egoistici. Durkheim identificò una base di obiettivi forti del socialismo:   

eliminazione della proprietà privata miglioramento della condizione delle classi lavoratrici, introducendo maggiore uguaglianza nelle relazioni economiche subordinazione dell’individuo alla collettività

Inoltre Durkheim proponeva l’idea di uno stato riorganizzato che potesse garantire la coesione sociale e svolgere le funzioni altrimenti assicurate dalla classe capitalista, rendendo quest’ultima meno rilevante, fino a farla quasi scomparire. Le classi lavoratrici non sarebbero state più soggette a scambi disuguali e a contratti ingiusti, ma sarebbero state remunerate secondo il valore sociale dei loro servizi, in base a quanto determinato da dirigenti competenti, in un clima di sostanziale equità. La divisione del lavoro sociale è ambientato in un periodo segnato da cambiamenti e incertezza, e mosso da tre preoccupazioni intrecciate:   

i bisogni sociali a cui è legata la divisione del lavoro le cause e le condizioni da cui tale divisione deriva le principali forme patologiche che piò assumere

Durkheim si allontana dalla critica al capitalismo industriale, preferendo l’analisi delle forme di solidarietà sociale all’esame dei rapporti di classe; ma si separa altrettanto dalla prospettiva dell’economia classica. →la spiegazione della divisione del lavoro sociale risiede nel fatto che nella società industriale moderna cooperazione e interdipendenza non possono essere il risultato del solo utilitarismo e del solo individualismo ma dipendono da una morale complessa. In altre parole la divisione del lavoro non si fonda a partire da sé stessa. Durkheim sottolinea che tanto nelle società primitive in cui la divisione del lavoro è minima, quanto in quelle complesse, dove invece è massima, la felicità e il benessere sociale non costituiscono l’obiettivo dello sviluppo civile. →la sociologia è quindi la scienza delle istituzioni, cioè lo studio sistematico di credenze e modi di comportamento collettivamente istituiti e di tutti quei modi di pensare, agire e sentire socialmente legittimati che Durkheim identifica con il concetto di FATTI SOCIALI. FATTO SOCIALE: è qualcosa di collettivo, più individui interagiscono e producono qualcosa. L’aumento della divisione del lavoro è correlato allo sviluppo di nuovi bisogni e funzioni sociali e le disuguaglianze sono deleterie soltanto nella misura in cui minano l’integrazione sociale. Durkheim è certo che l’ordine costituisce un imperativo fondamentale della vita collettiva e che le diverse condizioni strutturali della società generino, a fronte delle eventuali disuguaglianze, forme diverse di solidarietà: 

SOLIDARIETA’ MECCANICA: tipica delle società semplici, è una forma di coesione sociale basata sulla condivisione di stili, pratiche, tradizioni, sistemi di credenze e rappresentazioni di tipo uniforme che gli individui assumono in modo omogeneo. Se pure vi sono differenze legate all’età, al genere e allo status sociale, ciononostante tutti mostrano la medesima visione del mondo, partecipano agli stessi



riti collettivi, hanno una morale comune e di identificano con la collettività. La solidarietà non può che nascere meccanicamente. La scarsa specializzazione dei ruoli sociali mantiene i gruppi in condizioni di cooperazione e basso conflitto. Le disuguaglianze non sono acute. SOLIDARIETA’ ORGANICA: quando esiste una diffusa differenziazione sociale. L’ordine sociale dipende da individualità separate, ciascuna con capacità ed esigenze socialmente utili, ma distinte. La divisione del lavoro è più sviluppata. La differenziazione dei ruoli provvede al soddisfacimento di una vasta gamma di fabbisogni sociali attraverso catene di scambi e transazioni, e mediata da strumenti quali il denaro, le istituzioni sociali, la specializzazione dei compiti, la fiducia astratta nella tecnica e nello stato. Le disuguaglianze acquisiscono una dimensione soprattutto economica, poiché buona parte degli scambi avviene fuori da norme emotive, affettive e di reciprocità

La specializzazione delle istituzioni e la moltiplicazione delle organizzazioni, ciascuna con un ruolo speciale e ciascuna a sua volta formata da parti differenziate contribuiscono a strutturare posizioni sociali disuguali nel sistema. Una divisione del lavoro che richiede un’adeguata pianificazione delle relazioni tra le diverse strutture istituzionali che Durkheim chiama ORGANI. → l’integrazione delle parti con il tutto è garantita dall’interdipendenza e dai meccanismi di stimolo e controllo provenienti da un ORGANISMO CENTRALE, che è l’amministrazione dello Stato moderno. A differenza di Marx, Durkheim non si interessa del tema dell’alienazione e dei rapporti di classe. L’esistenza di grandi disuguaglianze e il peso rivestito dal principio dell’eredità familiare delle ricchezze e delle proprietà costituiscono un serio ostacolo. Persone potenzialmente più o meglio qualificate di altre, ma economicamente meno dotate, sono ingiustamente scavalcate nella gerarchia sociale da soggetti che godono di un vantaggio di partenza. ↓ Durkheim concorda che le retribuzioni sono il risultato di contrattazioni tra individui e tra gruppi, ma, affinchè tali contratti siano giusti ed equi, tutte le parti dovrebbero essere messe in condizioni di pari opportunità. Dovrebbero vigere norme che tutelino le parti nelle contrattazioni, in modo che gli interesse dei più svantaggiati siano protetti dall’azione di intermediazione dello stato, le società basate sulla proprietà privata dei mezzi di produzione, se non sottoposte a regole centrali di protezione dei più deboli, rischiano di indebolire lo sviluppo e il mantenimento di un minimo di ordine sociale. Molti autori si contrappongono nella definizione della natura politica della teoria di Durkheim: 





CONSERVATORE: Coser, Nisbet e Zeitlin ritengono che la negligenza nel riconoscere ai conflitti sociali un ruolo decisivo per il cambiamento, siano il segno inequivocabile del conservatorismo durkheimiano. LIBERALE: Richter, Lukes e Giddens hanno difeso la teoria dall’accusa di conservatorismo, in quanto sostengono che la teoria sociale sosteneva la modernità in maniera antitetica alle posizioni conservatrici e reazionarie. RADICALE: secondo Pearce, il sociologo manterrebbe una posizione radicale sull’importanza del cambiamento, visto che sposa una visione dello Stato equilibratore dei rapporti di disuguaglianza.

Vanno tenute separate le questioni: 1. DETERMINISMO SOCIALE: dove Durkheim si appoggia alla metafora della società come organismo composto da organi tra loro integrati. 2. COLLETTIVISMO: la teoria delle relazioni ideali tra società, gruppi intracomunitarie individuali può essere vista come una forma moderna, se non utopica, di collettivismo.

3. LE DISUGUAGLIANZE: la posizione di Durkheim sembra essere ambigua: sostiene che le abilità umane siano acquisite socialmente, ma sostiene altresì che il talento e le capacità di ciascuno siano innate. Sembra così che egli ha due teorie di riferimento sulle disuguaglianze e sulle differenze: una dominante e una secondaria ↓ 



LA TEORIA DOMINANTE: Durkheim esprime la convinzione che la distribuzione sociale delle funzioni secondo gruppi fissi (caste) è destinata a scomparire del tutto dalle società moderne, insieme a uno dei suoi fondamenti: la segregazione su basi biologiche, di lignaggio e di discendenza familiare. → l’evoluzione sociale genera differenziazione sia a livello strutturale che individuale, il che costituisce il fondamento di un nuovo meccanismo di allocazione sociale delle funzioni produttive: un sistema moderno che secondo Durkheim dovrebbe stimolare le pari opportunità e la mobilità individuale. In questa prospettiva, la modernità è tenuta insieme dalla solidarietà organica. → la modernità non è completa, tuttavia, fino a quando la divisione del lavoro non abbia prodotto una solidarietà organica riconosciuta e condivisa da tutti i membri della società. → l’integrazione sociale dovrebbe avvenire spontaneamente, a condizione che la divisione del lavoro sia essa stessa spontanea, naturale e lineare. Ciò implica che le istituzioni sociali siano al riparo dai conflitti di classe. → Dirkheim associa due sopravvivenze del sistema delle caste a due forme forzate di divisione del lavoro: 1) STATUS ASCRITTI: l’ascrizione costringe gli individui a restare chiusi in occupazioni loro riservate in base all’appartenenza a gruppi “biologici” o a gruppi sociali piuttosto che in base alle abilità e ai talenti individuali. Queste distorsioni impattano negativamente sulla libera concorrenza degli individui nel mondo del lavoro. 2) EREDITA’ DELLE RISORSE PATRIMONIALI: determina un potere di contrattazione ineguale e quindi costringe gli individui a stipulare contratti ingiusti, poiché tra le parti ve ne è sempre una che gode di condizioni negoziali migliori. Questa divisione forzata del lavoro crea insoddisfazione individuale, potenziale conflitto, problemi sociali e ostacola da solidarietà organica. E’ questo l’aspetto che preoccupa Durkheim. Le due sopravvivenze dovrebbero scomparire definitivamente dalla società moderna e cedere il posto alle pari opportunità e all’equa contrattazione. LA TEORIA SECONDARIA: in questo secondo caso, la persistenza delle differenze di classe viene legittimata. Se dunque la modernità dovrebbe liberare gli individui da sopravvivenze arbitrarie e anacronistiche che sviliscono il corretto rapporto tra funzioni e ricompense, essa deve anche trattenere loro da pretendere aspirazioni eccessive, in quanto queste condurrebbero all’anomia. → la regolamentazione verso l’alto e verso il basso sancisce i limiti delle disuguaglianze così come le pretese di uguaglianza. Le disuguaglianze della società moderna sono maggiori rispetto a quelle delle società tradizionali poiché sviluppo della divisione del lavoro implica disuguaglianze sempre crescenti. ↓ Vi sono due ordini naturali di disuguaglianza che devono riflettersi nel sistema sociale. 1) È l’ineguale capacità naturale presente in ogni individuo. La gerarchia delle abilità naturali impone che gli individui siano disposti verticalmente in un insieme stratificato di posizioni funzionali. 2) È l’ineguale valore sociale inerente a ciascuna funzione professionale. La gerarchia del valore sociale fa si che ciascuno venga compensato in base a una differenziazione delle risorse materiali.

Sebbene abbia prestato molta attenzione ai processi di socializzazione, nella sua analisi della trasmissione sociale, Durkheim stabilisce l’obiettivo di svelare il funzionamento generale della società e non i meccanismi di trasmissione delle disuguaglianze.

MAX WEBER Weber adotta una sociologia della comprensione e ricerca più fattori esplicitativi per interpretare l’agire sociale. Riteneva che la scienza tutta, che si trattasse di quella esatta o di quella sociale, si basa su interpretazioni e pertanto non può mai essere completamente oggettiva. Il POTERE è per l’autore la capacità di influenzare gli altri a fare o pensare cose che allineano alla propria volontà e ai propri desideri. Il potere ha differenti fonti: non solo la proprietà di mezzi e capitali, ma anche lo status sociale, la forza fisica, le conoscenze e l’istruzione, il prestigio, la reputazione, i legami sociali, il pensiero politico. Weber era consapevole che le scienze sociali da lui proposte non offrissero un indirizzo politico, al contempo giudicava tutte le speranze che il proletariato politicizzato riponeva nel progetto rivoluzionario contro le classi borghesi. Tale posizione lo spinse a criticare in modo altrettanto vigoroso le teorie politiche della sua epoca. Pur essendo coinvolto emotivamente in posizioni nazionalistiche, Weber non perse mai la capacità di leggere gli eventi con sguardo scientifico. Sostenne la necessità di volgere verso un regime democratico. La sua non era una scelta costruita in conformità a un giudizio di valore, bensì una ponderazione pragmatica in relazione a uno scopo concreto. Si opponeva fermamente alle numerose scuole di pensiero positiviste che cercavano di definire un insieme di leggi generali della storia e quindi di spiegare tutti gli sviluppi per deduzione. Weber era convinto che l’unicità e l’eccezionalismo dell’Occidente moderno potessero essere compresi attraverso l’analisi della sua traiettoria storica e con il ricorso ad ampie indagini basate sulla comparazione con la Cina, l’India e le civiltà più articolate dell’antichità. ↑ Le tesi weberiane sono in contrasto con le idee dei due secoli precedenti, secondo cui la storia si muove in modo lineare e in una direzione evolutiva. → Weber afferma una nuova posizione: gli attori sociali sono ora concepiti come creatori indiscussi dei loro specifici destini, esito e causa delle loro azioni. Il significato dell’azione umana risiede nello sforzo del soggetto di plasmare la propria vita e di darvi un senso coerente. → Per Weber ogni epoca esalta le sue idee e i propri valori più culturalmente significativi. Ciò fa si che anche le nostre osservazioni più empiriche avvengono in un contesto che è influenzato da tali idee e da tali valori. Ne consegue che il fondamento empirico su cui si basa la scienza cambia continuamente. →Weber si oppone sia alla posizione nomotetica di Menger (il compito delle scienze sociali è la formulazione di legge di carattere generale) sia a quelle ideografica della scuola di storia economica di Schmoller (l’obiettivo deve essere la descrizione completa di casi specifici e situati) Secondo Webe...


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