Tesina Stili Cognitivi PDF

Title Tesina Stili Cognitivi
Author GianCarlo Piergentili
Course Psicologia dello sviluppo, dell’educazione e dell’istruzione: modelli di apprendimento
Institution Università degli Studi della Tuscia
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Summary

tesina universitaria sugli stili cognitivi...


Description

GLI STILI COGNITIVI

Antonio Ciantini

Elaborato conclusivo del Corso di Pedagogia, 6 CFU,

Viterbo, Giugno 2018

INDICE 1

1. Introduzione…………………………………………………………………………..….……pag. 3

2. Gli stili cognitivi ………………………………………….......................................pag. 4

3. La teoria triarchica di Sternberg ……………………………………...................pag. 5 1.

Le funzioni dell’autogoverno mentale

2.

Le forme dell’autogoverno mentale

3.

I livelli dell’autogoverno mentale

4.

Gli scopi dell’autogoverno mentale

5.

I livelli dell’autogoverno mentale

4. Analisi del questionario somministrato………………………………...............pag. 7

5. Importanza degli stili cognitivi per la conoscenza degli alunni e per la progettazione didattica…………………………..…………………………..pag. 11

6. Gli stili cognitivi nell’insegnamento………………………………………….……..pag. 11

7 Conclusioni………………………………………………………………………………….……pag. 15

Bibliografia, sitografia………………………………………………………………………….pag.16

Introduzione 2

Tale elaborato, redatto a conclusione del ciclo di lezioni frontali del corso di pedagogia speciale, vuole essere un breve approfondimento sugli stili cognitivi. L’analisi degli stili cognitivi è determinante, per il docente, al fine di poter adattare le proprie metodologia di insegnamento e/o insegnare agli studenti, una corretta metodologia di studio e di apprendimento. All’interno dell’intero processo di insegnamento, come sappiamo, rientrano varie procedure educative quali l’insegnamento, la didattica, la pedagogia e la scienza dell’educazione. Tali procedure, che possiamo definire come scienze, hanno l’unico obiettivo di formare l’alunno. Per costruire l’apprendimento e la conoscenza degli alunni è necessaria una specifica preparazione del docente. Questi, sia come singolo, sia come “scuola”, deve avere anzitutto delle conoscenze e delle competenze sotto il profilo psico-pedagogico; deve essere attento ai bisogni degli studenti diminuendo al massimo le barriere ambientali e favorendo nel maggior modo possibile l’inclusione; deve prestare estrema attenzione agli interessi specifici di ogni studente. Conoscere gli stili cognitivi permette di impostare adeguatamente il metodo di apprendimento e le strategie didattiche. Per avvalorare le varie teorie trattate nell’elaborato, è stata fatta un’indagine campionaria attraverso la somministrazione di un questionario, redatto secondo il metodo teorizzato da Sternberg, ad alcune classi dell’indirizzo tecnico commerciale di un’istituto tecnico. Nello specifico ad una classe prima, una terza ed una quarta: dall’analisi dei dati si è cercato di darne una lettura generica ed un suggerimento di applicazione più ampio, da estendersi anche in altri indirizzi scolastici diversi da quello preso in esame.

Gli stili cognitivi

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Molteplici studi pedagogici sono impegnati in una serie di riflessioni e valutazioni sui cosiddetti stili di pensiero e la letteratura in tal senso è molto vasta. Sternberg negli anni 90 del secolo scorso ha tentato un’applicazione di queste teorie sugli stili di pensiero in ambito educativo e didattico. Quando parliamo di stili cognitivi dobbiamo necessariamente distinguere tra stili intellettivi, stili apprenditivi ed appunto, stili cognitivi. Gli stili intellettivi si riferiscono all’intelligenza e alle sue particolari disposizioni privilegiate o attitudini che può assumere in diversi soggetti, gruppi o popoli secondo le teorie elaborate da Olson, Goleman, Gardner. Quest’ultimo isola nove formae mentis (logico-matematiche; linguistiche, musicali, corpereocinestetiche, visivo-spaziali, inter-personali, intra-personali, naturalista, esistenziale) che attengono a settori culturali o linguaggi nei quali le singole persone esprimono particolari vocazioni e competenze, escludendo le strategie cognitive con le quali si esercita l’attività di pensiero. Gli stili apprenditivi riguardano il metodo con cui viene registrata l’informazione, è il modo in cui si riattiva l’apprendimento nel senso della prima e personale registrazione delle informazioni (costruzionista, intuitivo, rappresentativo, auditivo, globale, sistematico, impulsivo, etc.). Gli stili cognitivi accolgono tutte le prestazioni mentali che si prolungano nelle elaborazioni delle informazioni (dati, percezioni, nozioni). Sono tutte quelle procedure che consentono all’individuo di collegare le informazioni con quelle pregresse e con il reticolo dei concetti e dei linguaggi. Si riferiscono alla cognition, ossia al processo in cui si riconosce la conoscenza. In sintesi possono essere definiti come personale elaborazione dell’informazione e successiva azione di processazione che permette all’individio di mettere in relazione le nuove informazioni con il pregresso, con i concetti precedentemente acquisiti1. Possiamo parlare quindi di produzione della conoscenza. Il campo di applicazione degli stili cognitivi è quindi nella ricerca dell’informazione, nella codificazione del messaggio, nella memorizzazione, nelle ipotesi e nella presa delle decisioni. Secondo Sternberg quindi c’è un passaggio tra gli stili di pensiero e gli stili cognitivi. Questi ultimi si riferiscono ai processi di organizzazione del pensiero senza una comparazione o una valutazione di qualità tra essi e non si riferiscono né all’intelligenza, né agli interessi intellettivi.

La teoria triarchica di Sternberg

1 P. Crispiani, Didattica Cognitivista, Armando, Roma, 2004, pagg. 133-134. 4

Sternberg tenta un lavoro di chiarificazione e classificazione dei processi presenti nel sistema cognitivo, teorizzando la teoria triarchica, che possiamo riassumere in tre fondamentali stili di pensiero (legislativa, esecutiva, giudiziaria). L’autore innanzitutto ci da ulteriori chiarimenti sugli stili. • Gli stili sono preferenze nell’uso di abilità, non abilità essi stessi: lo stile è il modo in cui ad una persona piace fare una cosa. • Le persone hanno profili di stili, non semplicemente un singolo stile. • Gli stili variano a seconda dei compiti, delle situazioni e nel corso della vita. • Le persone differiscono nella forza e nella flessibilità delle loro preferenze. • Gli stili possono essere insegnati. • Gli stili che vengono valorizzati in una circostanza o in un luogo possono non esserlo in un’altra occasione o in un luogo diverso. • Gli stili normalmente non sono né buoni né cattivi, è solo questione di congruenza/incongruenza. Per questi motivi è necessario conoscere i nostri stili preferiti e quelli degli altri e ricordare che questi variano a seconda del compito o dall’ abilità richiesta, dalla situazione in cui ci troviamo e variano anche nel corso della vita o da un ambiente all’ altro. Per questa via Sternberg giunge alla teorizzazione dell’autogoverno mentale, che possiamo considerare come la tendenza umana a controllare le proprie attività quotidiane, secondo procedure e stili personali. Nello schema che segue sono individuati gli stili di pensiero “cosi come una società ha bisogno di governare se stessa, allo stesso modo noi abbiamo bisogno di governare noi stessi” e le forme di governo non sono altro che i “riflessi esterni di quel che succede nella mente delle persone”. Egli propone una stilizzazione in tredici tipologie suddivise in cinque categorie. Ogni individuo tende ad uno stile di ogni categoria. Nello schema sono presenti anche esempi di comportamenti che corrispondono ad un determinato stile.

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1 Le funzioni dell’autogoverno mentale Come in un immaginario governo, anche le persone, quando pensano ed operano, svolgono tre funzioni: legislativa, esecutiva, giudiziaria. Le persone legislative amano fare le cose a modo loro, privilegiano la creatività e l’innovazione, tendono ad inventare, creare, progettare, formulare e programmare tutto. Questa tendenza risulta contrastante in ambiente scolastico dove è presente uno stile abbastanza rigido, fatto di consegne, compiti, prove standardizzate, impegni cadenzati. Può succedere spesso che lo studente legislativo appaia poco intelligente o addirittura un elemento di disturbo. Le persone esecutive preferiscono ricevere istruzioni sulle cose da fare e su come farle. Amano eseguire direttive, fare ciò che viene loro assegnato, osservare le regola date e affrontare situazioni strutturate. Nella scuola si tende a valutare positivamente tale tipologia di studenti perché la scuola stessa è generalmente strutturata in questo modo. 6

La persona giudiziaria ama valutare ed esprimere giudizi su cose, regole e procedure.

2 Le forme dell’autogoverno mentale Ci sono inoltre 4 modi per accostarsi al mondo e ad i suoi problemi. La persona monarchica tende ad essere motivata da un solo obiettivo o un solo bisogno, ama quindi fare una cosa alla volta, impegnandovi tutte le energie e risorse in modo quasi ossessivo. La persona gerarchica tende ad essere motivata da una gerarchia di obiettivi e riconosce la necessità di stabilire delle priorità. Manifesta quindi una grande capacità organizzativa. La persona oligarchica ama fare molte cose contemporaneamente, spesso in competizione fra loro, ma ha problemi nello stabilire le priorità. Deve ricevere una guida organizzativa. La persona anarchica assume un approccio casuale nella risoluzione dei problemi e respinge i sistemi, le linee guida e tutte le costrizioni. Può incontrare difficoltà di adattamento scolastico.

3 I livelli dell’autogoverno mentale Persone globali e locali: i primi preferiscono avere a che fare con questioni vaste, astratte e generali, mentre i secondi preferiscono occuparsi di problemi concreti che richiedono di lavorare sui dettagli e di entrare nello specifico. Possono essere complementari tra loro.

4 Gli scopi dell’autogoverno mentale Per quanto riguarda gli scopi ci sono persone che preferiscono lavorare da soli, essere autosufficienti e quindi parliamo di stile interno, mentre coloro che preferiscono lavorare con gli altri e concentrarsi sull’esteriorità hanno un orientamento cosiddetto esterno.

5 Le inclinazioni dell’autogoverno mentale Infine possiamo avere un’inclinazione liberale o conservatrice: la prima quando una persona tende a fare cose in modi nuovi ed evitando convenzioni, la seconda quando ci si conforma alle regole e alle convenzioni esistenti in modo sicuro e già noto.

Analisi del questionario somministrato Come anticipato in premessa, il questionario è stato utilizzato come strumento delle rilevazioni degli stili in tre classi di un’istituto tecnico e nello specifico ad una classe prima, ad una terza e ad una quarta dell’indirizzo tecnico commerciale. 7

Sono emersi molteplici stili, ed il lavoro di analisi è stato molto interessante e soprattutto stimolante in quanto ha messo in risalto, alla luce delle analisi svolte sulla teoria degli stili cognitivi, una più approfondita conoscenza degli alunni. Non sono emerse categorizzazioni tipo di alunni con stili simili, nel senso che ad una certa funzione non corrisponde una certa forma. Una variazione, seppur lieve, emerge invece mettendo in relazione i valori medi delle tre classi: all’aumentare dell’età degli studenti il questionario ci restituisce dei valori medi più alti negli stili che si avvicinano di più ad un agire mentale critico (giudiziario) e strutturato (gerarchico). Con l’età aumentano anche i valori medi che indicano il livello locale (l’occuparsi dei dettagli e degli aspetti pragmatici delle situazioni), gli scopi interni (lavorare soli, autosufficienza) e le inclinazioni conservative (operare in modo noto e seguire le convenzioni). Quest’ultimo valore restituito genera una considerazione. Sembrerebbe infatti strano che all’aumentare dell’età degli alunni aumenti anche la loro inclinazione conservativa a discapito di quella liberale che prevede appunto di lavorare con nuove metodologie ed evitare alcune convenzioni: ciò probabilmente può essere giustificato con la forma mentis plasmatasi con lo studio delle materie di riferimento del corso di studi (materie scientifiche, tecniche e computistico matematiche) che tra l’altro sono anche quelle che gli alunni prediligono, avendo scelto tale indirizzo di studi. Questa riflessione può essere uno spunto per confrontare questi valori anche nelle scuole dove si studiano materie umanistiche e provare a correlare i dati per vedere, in concreto, se i dati restituiti sono diversi. Troppo spesso, purtroppo, non si riesce a capire a fondo la “tipologia” di studenti che si hanno di fronte anche e soprattutto non essendo, chi scrive, l’insegnante titolare di una materia bensì un insegnate di sostegno che interagisce meno con il gruppo classe. Per quest’ ultimo motivo è stato utile un confronto con gli insegnati curricolari, dal quale sono state avvalorate le teorie di Sternberg riguardanti le due questioni che emergono dall’analisi dei questionari: - la congruenza/incongruenza tra gli stili degli insegnanti e stili degli alunni e la - congruenza/incongruenza di stile tra insegnamento e apprendimento2. Spesso accade che le persone, i cui modi di pensare non sono congruenti con quelli apprezzati dalle istituzioni in cui si trovano ad agire, sono in genere penalizzate3. Sono state inoltre evidenziate ulteriori tendenze: 2 P. Crispiani, Didattica Cognitivista, Armando, Roma, 2004, pagg. 133-134. 3 R. Sternberg, Stili di pensiero: differenze individuali nell’apprendimento e nella soluzione dei problemi, Trento, Erickson, 1998, pag. 22.

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Vi è anzitutto una scarsa conoscenza riguardo queste tematiche pedagogiche da parte degli insegnanti: ciò porta ad uno scarso riconoscimento delle diversità degli stili degli alunni. Inoltre: 

La scuola privilegia uno stile esecutivo – gerarchico.



Gli insegnanti hanno una maggiore gratificazione dagli studenti che hanno stili cognitivi più

simili a loro. 

Spesso gli insegnati credono che il “rifiuto” da parte dello studente di una materia o di una

particolare attività sia dovuto al disinteresse anziché all’incongruenza di stile cognitivo. 

Gli insegnanti e gli studenti spesso confondono la discordanza nello stile con la mancanza di

abilità.

Nella pagina seguente il fac-simile del questionario somministrato.

AUTOANALISI – STILI DI PENSIERO PUNTEGGIO 1

Mi piacciono i compiti che mi permettono di fare le cose a modo mio (legislativo).

2 3

Mi piacciono le situazioni in cui il mio ruolo è chiaro (esecutivo). Mi piace valutare e confrontare diversi punti di vista su questioni che mi interessano (giudiziario).

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Mi piace completare quello che sto facendo prima di iniziare qualcos’altro (monarchico).

5 Prima di iniziare un compito mi piace fare una lista delle operazioni che devo compiere assegnando un ordine di priorità ad ogni operazione della lista (gerarchico).

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Di solito so quali sono le cose da fare, ma a volte ho problemi nel decidere l’ordine in cui farle (oligarchico).

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Quando lavoro ad un progetto scritto, spesso vago con la mente e la mia penna trascrive tutti i miei pensieri (anarchico). Di solito quando prendo decisioni, non presto attenzione ai dettagli

8

(globale). 9

Mi piacciono i problemi che richiedono attenzione ai dettagli (locale).

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Mi piace lavorare da solo alla risoluzione dei problemi (interno). Mi piace fare cose in modo nuovo, anche se non sono certo che sarà il modo migliore (progressivo).

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Nel mio lavoro preferisco attenermi a quello che è stato fatto nel passato (conservativo).

Importanza degli stili cognitivi per la conoscenza degli alunni e per la progettazione didattica. Conoscere, analizzare e monitorare nel tempo gli stili apprenditivi e, soprattutto, gli stili cognitivi e le modalità di lavoro mentale degli alunni, consente una serie di guadagni pedagogici. Grazie a questa analisi è infatti possibile comprendere il senso ed i motivi del rendimento scolastico e soprattutto le preferenze, le inclinazioni, le propensioni e le predilezioni di lavoro apprenditivo degli alunni e in special modo le loro difficoltà. E’ necessario attenzionare scrupolosamente la dimensione individuale dell’insegnamento e dell’apprendimento dando rilievo alla dimensione individuale del conoscere, del valutare, dell’attivare le motivazioni ed apprendere, al fine di strutturare ed organizzare percorsi didattici idonei e fare ricorso agli eventuali rinforzi o risorse.

Gli stili cognitivi nell’insegnamento Gli stili nell’insegnamento dovrebbero essere sempre regolati dal paradigma della soggettualità/individualizzazione. E’ necessario quindi:

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- Approcciare i lavori didattici con forme diverse ed alternate, per sollecitare la motivazione e la curiosità mentale, mediante narrazioni, immagini, domande, associazione di concetti, etc. - Anteporre informazioni metacognitive, per consentire agli alunni di elevare la loro partecipazione cognitiva. - Sollecitare e dare spazio ad un ampio sviluppo concettuale, mediante approfondimenti, lavoro con concetti, associare/correlare, ramificare, collegare concetti al pregresso. - Sollecitare mappe concettuali individuali: la mappa concettuale, prodotta in forma autonoma dall’alunno, genera di volta in volta nuove personali concettualizzazioni. - Legittimare forme diverse di apprendimento e conoscenza ad esempio attraverso la visione di immagini, ascolti di narrazioni. - Legittimare forme diverse di esposizione o resa di quanto si è appreso, senza eliminare l’esposizione orale e scritta (che restano le prestazioni intellettive più impegnative e formative) consentire o favorire esposizioni altre, di tipo breve, schematico). - Organizzare forme di apprendimento cooperativo, che consentono ampi momenti di esercizio mentale e di produzione della conoscenza dallo scambio reciproco di contributi, punti di vista, dalla divisione del lavoro cognitivo. - Consentire sussidi ad accesso individuale, sia come accesso all’informazione - cartacei, audiovisuali, elettronici - che come sedi di costruzione della conoscenza. - Favorire la più ampia produzione testuale (narrativo, descrittivo, argomentativo, misto). - Favorire percorsi a spirale (avvicinamenti, ritorni, approfondimenti). - Favorire esperienze metacognitive (conoscenza del proprio stile di pensiero e delle sue caratteristiche)4. L’insegnante è chiamato a mantenere una costante vigilanza sulla diversità individuale sui personali modi di apprendere e di conoscere degli alunni. E’ importante la declinazione della pluralità degli stili nei modi di insegnamento, nel senso che le discipline possono essere insegnate in più modi, ciascuno adeguato ad uno stile apprenditivo, quindi forme di insegnamento che invitano a condotte legislative (creare, intervenire), esecutive (riportare, completare, eseguire con regole), giudiziarie (compare, giudicare, criticare). La pluralità degli stili di insegnamento non si persegue accostando insegnanti diversi, ognuno con il proprio stile, ma ogni

4 P. Crispiani, Didattica Cognitivista, Armando, Roma, 2004, pag 157-158. 11

insegnante si dovrebbe sforzare di assumere una veste didattica plurale nel prospettare il lavoro apprenditivo degli allievi5. E’ fondamentale che lo studente costruisca un modello metacognitivo relativamente alla conoscenza/consapevolezza, all’autoregolazione e al controllo del lavoro cognitivo e mentale (previsione, pianificazione, monitoraggio, valutazione). Col termine “metacognizione” ci si riferisce alla possibilità di “pensare sul pensare”, cioè alle capacità autoriflessive tipiche della mente umana. Grazie alla metacognizione il soggetto utilizza il pensiero in modo pianificato e finalizzato per sostenere e favorire il proprio rendimento cognitivo. La metacognizione presenta due dimensioni essenziali: 

l’auto valutazione, cioè il rinvio alla ...


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