Vita e leggenda di Vasco da Gama PDF

Title Vita e leggenda di Vasco da Gama
Author Marta Galli
Course Storia moderna i
Institution Sapienza - Università di Roma
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OUVERTURE: LE OSSA DELLA DISCORDIA Sulle rive del Tago La vita e le gesta di Vasco da Gama furono raccontate in un’opera del 1865 di Giacomo Meyerbeer ed Eugène Scribe, che ebbe molto successo. Nel 1880 a Lisbona, e in altre grandi città del paese, si tenne una grande festa nazionale il cui scopo era celebrare il terzo centenario della morte di Camões, secondo la leggenda il poeta non poté sopportare il pensiero della sua patria sotto il dominio straniero (Asburgo di Spagna) e diede quindi l’addio al mondo. Poco tempo prima, nel 1875, fu creata la Sociedade de Geografia per giustificare i diritti storici del Portogallo su Angola e Mozambico, di fronte alle pretese delle altre potenze europee. Il grande ideologo della festa fu Joaquim Teófilo Fernando Braga (successivamente anche presidente della repubblica per due mandati), anticlericale, socialista e nazionalista, credeva che alla patria necessitasse una rigenerazione dello spirito portoghese. L’evento principale della festa era lo spostamento dei resti del poeta nel monastero geronimiano di Lisbona, questa figura era simbolo della nazione e dava anche la possibilità di ribadire l’importanza dell’eroe dei Lusiadi, cioè Vasco da Gama. Quest’ultimo morì nel 1524, ma nel 1538 uno dei suoi figli trasportò i suoi resti a Vidigueira, nell’Alentejo, nella tomba di famiglia. Nel 1840 la chiesa in cui si trovavano fu saccheggiata e, con l’occasione della festa del 1880, venne proposto di spostarli in un luogo più sicuro; dopo i lavori di recupero e varie tappe durante il viaggio, furono collocati nel monastero geronimiano a Lisbona. Nel 1884 Teixeira de Argão trovò dei documenti che gettavano dubbi sull’identità delle ossa trasportate a Lisbona, emerse che erano state prese le spoglie errate, cioè quelle del bisnipote di Vasco, Dom Francisco da Gama. Nessuno però volle ammettere l’errore fino al 1898, celebrazione del quarto centenario dell’arrivo di Vasco da Gama a Calicut, lo scheletro fu riesumato e messo al suo posto. Cominciarono a circolare delle voci secondo le quali anche queste seconde spoglie non fossero quelle dell’esploratore, si diceva che il visconte di Ribeira Brava era troppo astuto per lasciare che venissero portate via, che quindi aveva rifilato alla commissione un altro scheletro e che confessò tutto sul letto di morte. Per una biografia Di Vasco da Gama sappiamo che fu capitano portoghese di una flotta di tre navi, che negli anni 1497-1499 aprì la prima rotta interamente marittima fra Europa ed Asia. Nacque a Sines, affacciata sulla costa atlantica del Portogallo meridionale, figlio di Estêvão da Gama ed Isabel Sodré. Dopo la prima spedizione in India vi tornò altre due volte (1502-1503 e 1524).

L’EREDITÀ DI SANTIAGO 1

Radici medievali Sappiamo per certo che il padre di Vasco da Gama era membro di un ordine militare, l’Ordine di Santiago. Questo ordine, insieme al processo di espansione marittima portoghese, ha le sue radici nella Reconquista, attraverso la quale i sovrani si impadronirono delle regioni centrali e meridionali del regno, strappandole alle dinastie musulmane. Il termine “Reconquista” non è del tutto esatto, poiché suggerisce che siano state riconquistate le stesse terre che erano state sottratte e che gli stessi poteri fossero stati ristabiliti, cosa che non fu, come si vede nel processo iniziato da Dom Afonso Henriques (1106-1185) e terminato da Dom Afonso III (1246-1279). Coloro che trassero maggior profitto dalla Reconquista nel Portogallo meridionale furono gli ordini militari di Cristo, Santiago e Avis; nelle altre regioni si ebbero l’aristocrazia terriera e le municipalità. Questi ordini altro non sono che eredi di quello dei Templari, il quale raggiunse in pochi anni le vette politiche, finanziarie, religiose e terriere; si ricorda anche l’Ordine degli Ospitalieri (poi Cavalieri di Malta). Il primo fu poi soppresso nella prima metà del 1300 e la maggior parte dei beni fu incamerata dall’Ordine di Cristo. Due ordini, o lo smantellamento dell’espansione portoghese L’Ordine di Avis fu strettamente legato, fino alla fine del Trecento, all’Ordine di Calatrava. L’Ordine di Santiago fu fondato intorno al 1170, durante l’ascesa degli almohadi e almoravidi; pare però che non sia stato solo creato per combattere la minaccia islamica, pare che nascano da un’iniziativa del re di León Don Fernando II, che voleva resistere alle pressioni di Castiglia e Portogallo. Verso gli anni Settanta del XII secolo la Castiglia ed il León erano ormai alleati contro gli almohadi, decretando quini lo stampo anti-islamico dell’Ordine, in accordo con l’agiografia medievale di Santiago de Compostela, in cui il santo era anche detto matamoros. La “scoperta” della tomba dell’apostolo in Galizia diede vita ad un potente mito secondo il quale l’apostolo aveva convertito la penisola al cristianesimo secoli prima; il luogo dove nacque una chiesa divenne noto come Campus Stellarum, per via di una visione miracolosa avuta da un eremita. Nel 1120 papa Callisto II eresse Compostela a sede arcivescovile e diede il via ai lavori della Historia Compostelana, che decretò, una volta per tutte, il prestigio del luogo e del culto. Alla fine della Reconquista l’Ordine di Santiago aveva accumulato molti territori e, una volta in cui i territori portoghesi erano stati definiti, divenne inevitabile che queste istituzioni cominciassero ad assumere un carattere più nazionale. In Castiglia, alla metà del Trecento, i sovrani presero l’abitudine di nominare i loro figli illegittimi come maestri degli ordini, in modo da integrare le loro risorse con quelle della Corona. Quando nel 1250 la conquista del Portogallo terminò definitivamente, la presenza di questi ordini non poteva essere giustificata con la lotta ai saraceni, è pur vero che dopo la Battaglia del Rio Salado (1341), in cui Castiglia e Portogallo si schierarono contro il sultano del Marocco, Dom Afonso 2

IV chiese e ottenne una bolla papale di crociata, che dava ai portoghesi il potere di aprire in qualsiasi momento un fronte contro l’islam in Africa settentrionale. Il ruolo crociato degli ordini militari fu resuscitato nel Quattrocento con l’inizio delle campagne nordafricane da parte del Portogallo, dopo la presa di Ceuta del 1415, fu elaborato un filo conduttore che la ricollegava direttamente alle crociate. Il ruolo principale degli ordini fu di controllare le risorse agrarie e fiscali in Portogallo, facendo da contrappeso alla Chiesa e alla Corona. Tra Trecento e Quattrocento l’appartenenza a questi ordini era ereditaria, erano composto da 30-40 membri, dei quali 13 erano i prescelti. Gradualmente, al loro interno, si infiltrarono i membri della Corona come i principi di sangue reale. L’infante Dom João fu nominato guida dell’Ordine di Santiago nel 1418, l’infante Dom Henrique amministratore dell’Ordine di Cristo, Dom Fernando fu nominato gran maestro dell’Ordine di Avis, ma al suo posto andò Dom Duarte. C’era però un paradosso tra il rapporto della Corona con gli ordini militari: da una parte la Corona voleva sottrarre le alte cariche all’aristocrazia; dall’altra non era il monarca in persona a guadagnare da tutto ciò. Agli ordini andarono i compiti di amministrazione, colonizzazione ed esplorazione, rafforzati dalle bolle Romanus Pontifex (1455) di Nicola V e Inter Caetera (1546) di Callisto III. L’Ordine del Cristo era esclusivamente portoghese, mentre quello di Santiago presentava un’associazione con la Castiglia. Da Dom Henrique a Dom João Al centro dell’espansione oltremare degli anni Venti del Quattrocento vi era l’infante Dom Henrique, detto anche Enrico il Navigatore, egli fu anche mercante di schiavi, padrone di piantagioni di zucchero. Era di discendenza inglese da parte di madre (casa dei Lancaster), egli combinò la religiosità personale ed il celibato con l’astuzia politica, di lui si ricorda che rifiutò di rinunciare a Ceuta in cambio della liberazione del fratello Dom Fernando, che infatti morì (Dom Henrique fu considerato un modello dal dittatore del XX secolo Salazar). Sotto di lui si esplorarono le isole atlantiche e la costa occidentale africana, con l’avvistamento delle isole di Capo Verde e la spedizione in Sierra Leone. Già all’età di 41 anni Dom Henriques aveva designato come suo successore Dom Fernando, figlioccio e nipote, che divenne poi anche gran maestro dell’Ordine di Santiago e del Cristo. Alla morte di Dom Fernando i titoli andarono inizialmente al figlio maggiore, Dom João l’infermo, ma quando questo morì i beni andarono al fratello Dom Diogo che divenne duca di Viseu e Beja e amministratore dell’Ordine di Cristo, mentre al legittimo erede al trono, Dom João, andò il titolo di gran maestro di Santiago. I titoli di Dom Diogo andarono a Dom Manuel, suo fratello. Dom Manuel era duca di Beja, amministratore dell’Ordine di Cristo e titolare di ampi poteri e rendite nelle isole atlantiche. Per queste ultime il progetto di Dom Fernando era di consolidamento; oltre ai vari commerci ed esplorazioni in Africa in questo periodo si ebbe anche lo scontro con i re Cattolici (Castiglia e Aragona), Ferdinando e Isabella, risultato dal matrimonio di Dom Afonso V con Giovanna “La Beltraneja”, 3

considerata erede illegittima di Castiglia. La disputa si concluse con la firma del trattato di Alcáçovas-Toledo (1479-80) che dava ai portoghese i diritti sulle Azzorre, Madeira e Capo Verde e sulle scoperte dell’Africa occidentale, lasciando alla Castiglia la zona delle Canarie. Nel 1481 salì al trono Dom João II (figlio di Dom Afonso V), il “principe perfetto”, che centralizzò le attività ultramarine nelle mani della Corona, di conseguenza aumentava il potere della nobiltà. Il suo potere fu di stampo accentratore e spesso non ottenne il totale appoggio da parte della corte, l’opposizione a Dom João II si coagulò attorno alla figura del terzo duca di Braganza, Dom Fernando, il quale fu però accusato di aver intrattenuto rapporti sleali con i re di Castiglia e Aragona, fu quindi pubblicamente decapitato nel 1484. Seguirono altri colpi politici perché, nello stesso anno, il re pugnalò di sua mano Dom Diogo, duca di Viseu, sospettato di voler vendicare il duca di Braganza. Passando alle scoperte geografiche, una delle maggiori preoccupazioni fu quella di preparare il terreno per penetrare nell’Oceano Indiano e raggiungere le rotte commerciali. Si ricorda che sotto il suo regno avvenne la spedizione di Bartolomeu Dias al Capo di Buona Speranza nel 1487-88, egli partì con tre navi al seguito, la São Cristovão, la São Pantaleão, ed un’altra il cui nome è sconosciuto. L’esplorazione della costa africana mirava ad accertare i limiti meridionali della penetrazione islamica e scoprire se fosse stato possibile trovarvi degli alleati per “attaccare i mori alle spalle”. Ciò si fuse con la leggenda tardomedievale del Prete Gianni, si trattava di voci su un regno cristiano in Etiopia di confessione copta. Dom João II mise in pratica un’altra strategia, verificando cosa realmente si trovava ad est ad est oltre l’Africa, compito che fu assegnato a Corvilhã e Paiva, quest’ultimo raggiunse il Mozambico. Le informazioni dirette sulle condizioni commerciali nell’Oceano Indiano occidentale rimasero scarse in Portogallo all’inizio degli anni Nocanta del Quattrocento, ciò potrebbe spiegare l’assenza di ulteriori spedizioni in quella zona durante gli ultimi anni del regno di Dom João II. La lotta politica nell’ultimo decennio del Quattrocento Si può far risalire la scelta di Vasco da Gama agli ultimi cinque anni del regno di João II, quando questo rimase senza eredi legittimi ed il successore più prossimo era il cugino e cognato Dom Manuel, duca di Beja, ma, dal momento che non riponeva in lui molta fiducia, promosse il figlio illegittimo, Dom Jorge. Quest’ultimo aveva l’appoggio della famiglia degli Almeida, divenne gran maestro di Santiago. Negli ultimi anni del regno di João II, dopo aver raggiunto il Capo di Buona Speranza, si nota un’esitazione nei confronti dell’Asia che era in parte dovuta alla mancanza di informazioni (che spiega l’invio di agenti via terra per ottenere informazioni di tipo religioso, politico e commerciale), ma anche alla diffidenza verso l’uso della rotta del Capo (sia per le perplessità circa i suoi vantaggi economici, sia per l’eventualità di doverla difendere dalla possibile concorrenza castigliana). Ma ciò che differenzia le altre spedizioni da quella in Asia è soprattutto il consenso della nobiltà: in Africa c’era l’attenuante dei mori, quindi le spedizioni erano di carattere militare e religioso; quelle nell’Atlantico erano 4

spedizioni a basso costo ma ad alto rendimento; invece l’Asia appariva troppo vasta, distante e rischiosa. L’eredità dei Gama Sappiamo più o meno con certezza che Vasco da Gama era nipote di un altro Vasco da Gama che risiedeva ad Olivenza, dal suo matrimonio nacque Estêvão da Gama, padre del “nostro” Vasco. Di suo padre sappiamo che risiedeva a Sines e che faceva parte dell’Ordine di Santiago, per conto del quale riscuoteva le tasse notarili; non raggiunse mai i vertici della sua carriera, ma godeva di un’ottima posizione. Sposò Isabel Sodré ed ebbero molti figli, da un documento del 1480, che attesta la tonsura avvenuta nella loro famiglia, si citano i figli Paulo, João, Vasco e Pedro; sappiamo però anche dell’esistenza di Aires, Teresa, e di un altro Vasco, quest’ultimo era figlio illegittimo di Estêvão. Da parte di madre Vasco da Gama aveva origini inglesi, egli nacque a Sines e ricevette la sua istruzione a Évora, il primo chiaro riferimento che lo riguarda è piuttosto tardo, si tratta di un documento del 1492, quando aveva all’incirca 23 anni, che attesta la presa di una caravella portoghese di ritorno dall’Africa carica d’oro da parte dei francesi. La spedizione era comandata da Vasco da Gama che, sotto ordine di Dom João, si impadronì di navi francesi che si trovavano nei porti dell’Algarve; l’uomo era quindi un fidato agente del re, un fidalgo. Un altro documento dello stesso anno attesta di un alterco avvenuto per strada tra Vasco ed un alcalde, al termine del quale il re revocò il mandato di arresto e punì Vasco con una semplice multa. Non parve sostenere l’ascesa al trono di Dom Manuel, a quanto pare propendeva maggiormente per Dom Jorge, ma il re lo mando comunque in spedizione nell’Oceano Atlantico visto il rischio del viaggio e in modo da poter alleviare il peso di un eventuale fallimento. A CALICUT E RITORNO (OGGI KOZHIKODE) La ricostruzione del viaggio L’equipaggio di quattro navi che accompagnò Vasco da Gama nel suo viaggio comprendeva tra i 148 e i 170 uomini ed era composto come segue:  São Gabriel: capitano Vasco da Gama, pilota Pêro de Alenquer, scrivano Diogo Dias;  São Rafael: capitano Paulo da Gama, pilota João de Coimbra, scrivano João de Sá;  Bérrio: capitano Nicolau Coelho, pilota Pêro Escobar, scrivano Álvaro Braga;  Nave d’appoggio: capitano Gonçalo Nunes, pilota Afonso Gonçalves. Fino ai primi dell’Ottocento gli storici dipendevano interamente dalle cronache portoghesi scritte decenni dopo l’avvenuto, specie da quelle dei cronisti principali, che conoscevano a grandi linee la spedizione ma avevano anche a disposizione un gran numero di vividi dettagli poiché ebbero accesso a testimonianze scritte e orali di coloro che vissero l’esperienza in prima persona. Nel 1834 lo storico Alexandre 5

Herculano scoprì un documento anonimo, copia cinquecentesca dell’originale perduto, composto da 79 pagine e conservato nel monastero di Santa Cruz a Coimbra (oggi si trova nella biblioteca municipale di Porto), testimonianza diretta del viaggio di Vasco da Gama. L’autore, tutt’oggi anonimo, si trovava a bordo della caravella comandata da Paulo da Gama e sbarcò insieme a Vasco nella prima visita a Calicut del 1498, tra i vari candidati emersi, i due più probabili sono João de Sá e Álvaro Velho. Per quanto riguarda quest’ultimo sappiamo, sempre che non si tratti di un suo omonimo, che passò otto anni sulle coste della Guinea, in particolare in Sierra Leone, della quale fornì informazioni dettagliate sulla religione che poi furono divulgate, ci si chiede perciò perché non abbia divulgato anche quelle su Vasco da Gama. Per quanto riguarda João de Sá sappiamo che dopo il 1500 fu tesoriere delle spezie nella Casa da Índia e che, come Vasco, era molto legato alla famiglia Almeida. Quel che è certo è che grazie a questo manoscritto abbiamo una testimonianza diretta del viaggio, che parti l’8 luglio 1497 da Lisbona. Il 15 superarono le Canarie per avvistare la costa occidentale africana a sud di Capo Bojador, dopo il Capo di Buona Speranza si diressero verso le acque di Capo Verde, ad agosto erano molto vicini alle coste del Brasile, l’autore descrive tutto ciò che vede, come l’avvistamento di balene, altre creature marine o uccelli. A novembre la flotta era arrivata nella Baia di Sant’Elena, le navi furono pulite e le vele rammendate, cominciò poi l’esplorazione della zona e la descrizione degli abitanti, questi si nutrivano di foche e radici e giravano accompagnati da cani. Vasco da Gama condusse degli esperimenti sui nativi, donando loro del cibo per entrare in confidenza, ciò li portò a barattare degli oggetti, ma alla fine risultarono una popolazione ostile. Il 22 novembre doppiarono il Capo di Buona Speranza e il 25 giunsero nella baia di São Brás (oggi Mossel Bay) dove rimasero per 13 giorni, smantellarono inoltre la quarta imbarcazione per potenziare le altre tre. Anche qui entrarono in contatto coi nativi e riuscirono a barattare la loro merce con delle collane d’avorio, ma ci furono lo stesso degli attriti. Seguirono per la costa sud orientale dell’Africa e superarono l’ultimo padrão lasciato da Bartolomeu Dias ed iniziarono ad avvistare terre mai scoperte prima fino a quando si fermarono alla foce di fiume (Inharrime). Questa terra ed i suoi abitanti erano diversi da quelle viste fino a quel momento, motivo per cui venne ribattezzata Terra da Boa-Gente, entrarono in contatto con l’autorità locale e da questa furono accolti. Dopo la partenza raggiunsero, senza saperlo, uno degli affluenti dello Zambesi (fiume più lungo dell’Africa) lo battezzarono “fiume dei Buoni Presagi” (Bons Sinais), vi fecero una sosta di oltre un mese, ripararono le navi e cominciarono a comparire i primi segnali di malattie fra i marinai, i quali presentavano i classici sintomi dello scorbuto (gonfiori a mani e piedi e infiammazione delle gengive, dovuto alla carenza di vitamina c). Erano finalmente arrivati ai confini di quel mondo commerciale di cui erano alla ricerca, si trovavano sull’isola di Mozambico. Grazie ad una persona dell’equipaggio che conosceva l’arabo seppero dai commercianti del porto che più avanti, lungo la costa, avrebbero incontrato un’isola abitata da mori e cristiani, fecero anche riferimento alla presenza del Prete Gianni. 6

L’Oceano Indiano occidentale intorno al 1500 Di che natura era il sistema commerciale con cui si dovette confrontare la prima spedizione marittima portoghese nell’Oceano Indiano occidentale? Fino a che punto differiva da ciò che i portoghesi di aspettavano di trovare e dal tipo di commercio cui erano abituati nel Mediterraneo e nell’Atlantico? L’espansione commerciale nell’Oceano Indiano dei primi secoli dopo il Mille fu parte di una fase di “dominio arabo”, anche altri gruppi di mercanti asiatici non musulmani erano coinvolti. Agli occhi portoghesi il mondo del commercio dell’Oceano Indiano non dovette apparire del tutto bizzarro: come nel Mediterraneo vi si potevano trovare stati che operavano con maggiore o minore grado rispetto agli interessi delle comunità mercantili: le identità religiose giocavano un ruolo nella determinazione di solidarietà e reti, ma non era l’unico fattore da considerare. Esisteva una grande differenza: il sistematico ricorso alla violenza in mare, inesistente nell’Oceano Indiano. Anche se a tal proposito si possono sollevare due obiezioni: la prima è che esistevano popolazioni di pirati o corsari; la seconda è che i riferimenti alla violenza in mare in Asia nel Quattrocento sono spesso passati inosservati. Di fondamentalmente nuovo nel comportamento portoghese nell’Oceano Indiano non vi era l’uso della forza in sé, ma il grado di esperienza in cui agivano, l’operare su spazi marittimi così vasti e separati da una tale distanza da quello che poteva essere il loro territorio. In cerca di alleati I por...


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