8. Forme della prosa tra le due guerre PDF

Title 8. Forme della prosa tra le due guerre
Author Fabiana Vilone
Course Letteratura italiana contemporanea E
Institution Università degli Studi di Torino
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riassunto...


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Le forme della prosa tra le due guerre Ancora il classicismo: l'ordine de “La Ronda” Con la rivista romana “La Ronda”, pubblicata tra il 1919 e il 1922, le letteratura del dopoguerra si inaugura all'insegna del ritorno all'ordine → un gruppo di scrittori esprime insoddisfazione per l'orizzonte tumultuoso e sperientale del decennio passato, per il generale turbamento degli equilibri formali e dei modelli di comportamento intellettuale: lo stesso titolo della rivista, che si riferisce alla ronda militare, indica un proposito di mettere ordine nel disordine della cultura contemporanea. Alla contestazione e alla ridiscussione continua, all'esaltazione della giovinezza e dell'energia, i rondisti oppongono un'esigenza di maturità, riaffermando l'aspetto istituzionale della letteratura. “La Ronda” suggerì un modello di classicismo moderno, rifacendosi a quello tutto italiano di Leopardi e Manzoni; il campo d'azione de “La Ronda” fu, soprattutto, quello della prosa → la prosa rondista cercò un supremo equilibrio formale e mirò a concentrare, in una sapiente eleganza, il senso della coscienza intellettuale. Questo programma classicistico, però, restò indeterminato, non riuscì a riempirsi di contenuti e approdò ad una nuova poetica del frammento: le pagine della rivista furono, comunque, aperte ad esperienze di alto livello, non sempre chiuse nello stesso orizzonte classicistico.

Gli scrittori de “La Ronda” • Nell'opera di VINCENZO CARDARELLI si riassumono i limiti e le contraddizioni de “La Ronda”, di cui egòi fu interprete più battagliero → intellettuale dedito ad una vita di occasioni letterarie, tra conversazioni e polemiche, tra collaborazioni ai giornali, al di fuori di un lavoro istituzionale ben definito. Nel solco de “La Voce”, egli sviluppò una ricerca di analisi morale, attenta a ricavare significati di più ampio orizzonte culturale-intellettuale, anche da situazioni personali e da notazioni frammentarie ed eterogenee. Dopo l'intreccio tra prosa e poesia dei Prologhi (1916) e di altri volumi, egli separò e raccolse i componimenti poetici in Giorni in piena (1934) e poi in Poesie (1942) → la lirica di Cardarelli mantiene i suoi migliori caratteri proprio nell'intreccio con i frammenti in prosa: il suo meglio, infatti, è proprio da ricercare tra le pieghe delle sue prose, in una trama di frammenti autobiografici, descrittivi, aneddotici e saggistici; • EMILIO CECCHI sapeva seguire e fissare sulla pagina le avventure intellettuali più diverse, ma arrivando sempre a filtrarle con un disincantato equilibrio; pieno di sensibilità decadente e di inquietudini romantiche, egli si impegnò a controllarle entro misure di comunicazione cordiale e di civile moderazione. La sua critica letteraria è essenzialmente descrittiva e presta attenzione alle pieghe nascoste, esplorando lo spessore umano dei testi, cercandovi segni di civiltà e riassumendone i diversi aspetti con intrecci di immagini e metafore. I suoi frammenti di prosa creativa furono elaborati con grande cura e raccolti nei volumi Pesci rossi (1920), L'osteria del cattivo tempo (1927), Qualche cosa (1931) e Corse al trotto (1936) → le cose più marginali e minute lasciano qui emergere segni segreti, risvolti inquietanti e simboli minacciosi, ricoperti, però, di mille cautele; • in direzione opposta al frammentismo della prosa d'arte degli altri rondisti si mosse RICCARDO BACCHELLI, che si mise sulla via del romanzo storico, seguendo il modello manzoniano, a partire da Il diavolo a Pontelungo (1927), a cui seguì una serie vastissima di romanzi di considerevole successo, culminata nel ciclo Il mulino del Po (1938-1940); • una vita disordinata fu quella di BRUNO BARILLI, il più irregolare tra i rondisti → critico musicale, musicista e giornalista, mosse dal gusto del frammento per creare una prosa in cui la passione per la musica e per i colori si intreccia con una sensualità corposa e delirante, con un senso del vagabondaggio e della dissipazione.

Massimo Bontempelli e la sua modernità Nell'esperienza di Massimo Bontempelli, nato a Como nel 1878 e morto a Roma nel 1960, il rapporto con la modernità comporta un proposito di costruzione, con la ricerca di un'arte destinata ad una

società e un pubblico di massa → egli cerca un'avanguardia con un altissimo indice di socialità, con il programma di 900 e, poi, con tutta la sua opera egli mira ad introdurre e a far circolare l'insegnamento delle avanguardie nella comunicazione sociale. Molto vicini alla matrice futurista sono i due romanzi La vita intensa. Romanzo dei romanzi (1920), che risulta dalla giocosa giustapposizione di dieci brevissimi romanzi d'avventura, e La vita operosa (1921), serie di vicende comiche sullo sfondo della Milano del dopoguerra. Lasciano un segno più intenso i romanzi successivi, La scacchiera davanti allo specchio (1922), con la vicenda di un viaggio attraverso le immagini di uno specchio, ed Eva ultima (1923), in cui una marionetta si rivela più autentica di tanti personaggi reali, fissati nella condizione di maschere pirandelliane. Con 900, la rivista fondata da lui nel 1926 e durata fino al 1929, Bontempelli cercò di tradurre su un piano programmatico il suo gusto spontaneo, privo di una vera carica critica → la ricerca di un rapporto con il mondo moderno non si risolveva né in una scelta di temi né in una sperimentazione stilistica, ma metteva al centro il rapporto col pubblico: ciò si riassumeva nella forma del realismo magico, che mirava ad una narrativa tesa a ricavare prospettive mitiche e magiche dalla realtà moderna. Bontempelli collegava questo programma ad una concezione della storia che vedeva sorgere nella società moderna una “terza età” che mutava i connotati tradizionali del tempo e dello spazio e in cui il nuovo compito dell'uomo doveva essere quello di “creare oggetti, da collocare fuori di noi e con essi modificare il mondo”.

Corrado Alvaro La produzione letteraria di Corrado Alvaro, nato a San Luca d'Aspromonte nel 1895 e morto a Roma nel 1956, costituì una delle prime manifestazioni di un nuovo realismo che per lui, meridionale, ebbe un essenziale modello in Verga, ma che, per la vicinanza con Pirandello e con le prospettive di 900, si allargò verso suggestioni liriche e fantastiche, trasponendo le vicende narrate in significati assoluti, in un orizzonte mitico e carico di risonanze personali e autobiografiche. In una varia produzione di racconti, Alvaro rapresentò sia la vita contadina sia quella cittadina, soprattutto nell'intreccio di malesseri e di desideri che costituisce l'esperienza dei giovani → il romanzo breve Gente in Aspromonte (1930) può considerarsi l'opera migliore di Alvaro, con la narrazione incalzante di una vicenda di oppressione, di impegno per il riscatto sociale, di rivolta vendicatrice, legata alla scoperta della violenza della realtà da parte di un adolescente calabrese.

“Solaria” e le riviste fiorentine Dalla seconda metà degli anni Venti, Firenze tornò ad essere il centro di richiamo per molti scrittori delle nuove generazioni → infatti, proprio a Firenze e per iniziativa di Alberto Carocci, nacque nel 1926 la rivista “Solaria”, che nel titolo alludeva alla utopica “città del sole” e mirava al progetto di una moderna civiltà letteraria, aperta i più ampi orizzonti della letteratura europea e mondiale. La prospettiva solariana si opponeva ad ogni imbrigliamento dell'esperienza letteraria entro la politica e l'ideologia del fascismo → mettendo in primo piano la narrativa, essa prestava attenzione a esperienze contemporanee, come quelle di Tozzi e Svevo, e quelle europee, come quelle di Mann, Kafka, Proust, Joyce ed Eliot, e risaliva indietro ai grandi modelli del romanzo russo (Dostoevskij). La rivista fu guardata con sospetto dalle autorità fasciste e, dopo varie difficoltà, dovette chiudere nel 1936 → la sua attività fu continuata da “Letteratura”, fondata nel 1937 da Bonsanti. Il proposito di analisi civile, di attenzione alla realtà storica e sociale fu continuato invece, tra grandi difficoltà, tra il 1936 e il 1939, da un'altra rivista fiorentina, “La riforma letteraria”, fondata dallo stesso Carrocci. Nella vita culturale fiorentina, ebbero rilevanza anche le riviste fasciste e una rivista cattolica tradizionalista e popolare, convergente con il fascismo, “Il Frontespizio” → questa rivista diede voce ad un cattolicesimo più inquieto e problematico, rappresentato dai giovani poeti e critici dell'ermetismo; tale gruppo si staccò presto da “Il Frontespizio” e venne accolto nella rivista “Campo di Marte”, fondata da Alfonso Gatto e Vasco Pratolini e che si pose come lo strumento essenziale della riflessione dell'ermetismo.

Alberto Savinio (1891 – 1952) La vita Andrea DE CHIRICO nacque ad Atene nel 1891 (fratello di Giorgio De Chirico, famoso pittore). Alla morte del padre (1905), si trasferì a Monaco di Baviera, con la madre ed il fratello; fu, poi, a Milano e a Firenze e, nel 1910, si recò a Parigi, partecipano al mondo dell'avanguardia artistica e letteraria. Rientrato in Italia allo scoppo della guerra, si arruolò insieme a Giorgio e con lui prestò servizio militare a Ferrara → qui, dall'incontro dei due fratelli con Govoni e Carrà, ebbero origine il programma e le forme della pittura metafisica. Nel 1918, apparve il primo volume di Savinio, Hermaphrodito, che raccoglieva testi in versi e in prosa scritti negli anni precedenti. Nel dopoguerra soggiornò a Roma e a Milano, interessandosi più direttamente di teatro e partecipando all'esperienza del Teatro d'Arte di Roma. Nel 1926, sposò l'attrice Maria Morino e iniziò l'attività di pittore, trasferendosi a Parigi, dove rimase fino al 1934 e dove infittì i suoi contatti con le avanguardie e, in particolare, con Breton e i surrealisti; al ritorno in Italia, dopo brevi soggiorni a Torino e a Milano, si stabilì definitivamente a Roma dal 1935. All'attività pittorica, accompagnò un più intenso impegno letterario e critico → evitò di prendere posizione nei confronti del regime fascista e mantenne una lucidissima indipendenza di giudizio, che lo portò, al momento del crollo del fascismo, a denunciare le radici ideologiche e culturali del totalitarismo. Nel dopoguerra, investì gran parte delle sue energie nel mondo del teatro e dello spettacolo. Morì, per un attacco cardiaco, a Roma nel 1952.

La saggezza del dilettantismo Savinio occupa una posizione particolarissima nella letteratura italiana → egli, infatti, amò presentare l'insieme della sua attività e il senso stesso della sua ricchissima cultura sotto il segno del dilettantismo, di una leggerissima superficialità che rifiuta l'identificazione della saggezza con la profondità, l'assoluto e i valori metafisici. Questo atteggiamento si appoggia su caratteri mediterranei, solari e marini → Savinio ricava dalla sua origine greca una predilizione per il mondo classico, sentito come un universo aperto, senza valori nascosti; non si tratta, però, di una visione di tipo classicistico. Per Savinio, il campo della realtà e della cultura è aperto, innanzitutto, ad una serie di incontri casuali tra le cose e le parole → vi domina una libera immaginazione che aggredisce ogni serenità, ogni fissità ed ogni convenzione culturale e sociale. Il mito propone in quasi tutti gli scritti di Savinio una serie di curiosi e spesso comici intrecci con le occasioni più quotidiane e banali della realtà moderna e borghese → il mondo mitico appare come un immenso serbatoio di figure senza spessore, di forme del vivere e dell'apparire che sembrano enigmatiche, ma non hanno nessun significato profondo. Molto forte è la suggestione del mondo dell'infanzia, con il tema degli ostacoli insormontabili che la vita familiare e sociale pone alla sua libertà e alla sua felicità; inistente è la riflessione sul tempo e sul movimento della mente verso il passato, che si risolve non in un recupero della memoria, ma in un inquietante annullamento del tempo stesso, nella scoperta del suo eterno ritornare e della coincidenza tra la nascita e la morte. Un peso essenziale ha, infine, la tematica della sessualità, del contrasto tra maschile e femminile, che si risolve nel rifiuto di una cultura e nell'aspirazione ad integrare maschile e femminile nell'equilibrio indecente e giocoso dell'ermafrodito.

Le opere letterarie • HERMAPHRODITO (1918) contiene racconti, divagazioni e deformazioni comiche che ricordano la recente narrativa del poeta Guillame Apollinaire → vi si intrecciano motivi mitici ed autobiografici, accumulando una serie di enigmi vuoti, che valgono per la stranezza del loro stesso esibirsi e nagano ogni senso profondo; • sulla via di un gioco dissacrante e di una realtà rappresentata attraverso curiose scomposizioni, si pongono La casa ispirata (1925) e Angelica o la notte di maggio (1927), piccolo antiromanzo dallo stile rapido e frantumato; • fin dal 1919, Savinio aveva iniziato la stesura del romanzo TRAGEDIA DELL'INFANZIA,







pubblicato nel 1937 → cercando di fissare un'immagine dell'infanzia, egli ne metteva in luce il carattere elementare, fatto di associazioni tra oggetti e presenze, in un gioco di costrizioni, di impossibilità e di vuoti. A dispetto della società adulta e della falsa serietà dell'organizzazione, l'infanzia si rivelava come uno spazio indecifrabile allo sguardo adulto; questa indagine prosegue in termini più autobiografici nell'Infanzia di Nivasio Dolcemare (1941), in cui le avventure del bambino, nell'universo marino della Grecia, si aprono verso aeree sproporzioni comiche e leggerissimi equivoci; i racconti del volume Casa “la Vita” (1943) si dispongono in un crescendo che, dal ricordo della solare infanzia ellenica, si rivolge sempre di più verso figure della morte, nella convinzione che essa è il problema centrale, proprio perchè tronca tutti i possibili problemi. Tra questi racconti, vanno ricordati Il signor Münster, il cui protagonista assiste alla propria morte e decomposizione, che culmina in un gioco surreale di scambi e di evanescenze; nella successiva raccolta, Tutta la vita (1945) continuano a imporsi immagini della minacciosa stranezza che può assumere ciò che è più consueto, con vari ritorni alle tracce della vita familiare.

Anche nei testi più esplicitamente saggistici, si intrecciano i più diversi temi → Savinio aderisce in modo sempre problematico alle tematiche che affronta, sentendo la cultura e la storia come parti di un'esperienza globale, che va al di là dei libri e delle stesse forme estetiche. • L'incarnazione più esemplare di questa scrittura saggistica si ha nella NUOVA ENCICLOPEDIA, che in gran parte raccoglie i diversi contributi apparsi sull'omonima rubrica della rivista di architettura “Domus”; • tra gli altri volumi saggistici ricordiamo: ◦ Dico a te, Clio (1940) → riflessioni sulla storia; ◦ Ascolto il tuo cuore, città (1943) → divagazioni su Milano; ◦ Sorte dell'Europa (1945) → sulle prospettive della civiltà europea all'uscita dalla guerra; ◦ Souvenirs (1945) → su Parigi.

Tommaso Landolfi (1908 – 1979) La vita e il pensiero Nato in provincia di Frosinone nel 1908, Landolfi visse a lungo a Firenze, dove si laureò in letteratura russa; lavorò come traduttore dal russo e dal tedesco. Ebbe importanti rapporti intellettuali con l'ambiente fiorentino e con i gruppi legati alle riviste degli anni Trenta, in primo luogo con i poeti dell'ermetismo. Nel dopoguerra rimase molto appartato rispetto al mondo letterario ufficiale e continuò a coltivare la sua passione per il gioco; compì vari soggiorni all'estero, dividendo il resto del suo tempo tra Firenze e Roma. Morì, proprio presso Roma, nel 1979. Landolfi si accosta al fantastico e al surreale, partendo da un fondo romantico e nordico, dalla suggestione della grande letteratura ottocentesca e della tradizione dell'umorismo e del fantastico, senza avvicinarsi direttamente alle esperienze delle avanguardie. Nella sua vita, la passione per la letteratura si è accompagnata a quella per il gioco → essi appaiono due modi per scommettere con se stesso, per consumarsi in una ricerca di assoluto e di avventura, in una continua dissipazione dell'io. La sua passione per la grande narrativa ottocentesca si accompagnò sempre ad un'attrazione per mondi misteriosi e fantastici → sentì la suggestione del “romanticismo nero” (da Hoffmann a Poe), del grande romanzo francese e russo, di Kafka e del surrealismo. Nella singolarità dell'esperienza di Landolfi, il meraviglioso ed il fantastico prendono avvio da una lacerazione segreta, da quella che l'autore stesso indica come un'insufficienza esistenziale, legata al fatto stesso di vivere e scrivere: lo scrittore si sente fuoti da ogni ruolo sociale privilegiato, ai margini dei grandi processi della società e della storia; nello stesso tempo, cerca nella letteratura un'esperienza assoluta, autentica e definitiva. Una serie di temi costanti conferisce una singolare sostanza figurativa a questo mondo così estremo: in continuità con la tradizione del romanticismo nero, vi hanno un ruolo centrale la luna e

l'immaginario notturno; al malinconico e sinistro orizzonte lunare, si collega la presenza della tematica amorosa con figure di donne inafferrabili e splendenti, sensuali e metalliche allo stesso tempo, con personaggi maschili che cercano in esse un abbandono totale. A queste immagini di erotismo, si accompagna un'attenzione ai caratteri più viscidi e animaleschi della sensualità, al richiamo assassino che può ad essa accompagnarsi → il mondo del sogno e quello della follia suscitano occasioni di invenzioni fantastiche; gran parte dei personaggi landolfiniani appaiono sospesi in una condizione tra il sogno e la follia, chiusi in una solitudine lunatica ed animalesca.

Le opere • Il primo libro di Landolfi, Dialogo dei massimi sistemi (1937) è composto da sette racconti, in cui un gioco di allucinate invenzioni si appoggia ad una continua scomposizione del narrare, ad una serie di scatti umorali, di esplosioni fantastiche e ghigni beffardi; • al 1939 risale l'edizione del romanzo LA PIETRA LUNARE, in cui la rappresentazione di un piccolo mondo provinciale si deformava progressivamente nella rivelazione di un mondo stregonesco e misterioso, attraverso il personaggio di Gurù, la donna-capra; • la tematica della follia e della solitudine si apre verso un orizzonte fantascientifico in Cancroregina (1950); • LA BIERE DU PECHEUR (La bara del peccatore, 1953) → è il primo volume di una nuova forma di diario artificiale, che ruota attorno all'esperienza personale, mischiando dati reali e fittizi, intrecciando il riferimento a personaggi, situazioni, rapporti inventati con l'analisi dell'io. Qui, la voce dell'autore esibisce fino in fondo la sua mania dell'impossibile, il suo desiderio appassionato e romantico di felicità, in un gioco di domande e risposte senza fine.

Antonio Delfini (1907 – 1963) Vita e opere Antonio Delfini, nato a Modena nel 1907 e morto nella stessa città nel 1963, visse l'intera esistenza e il rapporto con la letteratura in modo appassionato e timido, con un miscuglio di candore, ingenuità, aggressività, risentimenti, fuori da ogni posizione istituzionale. Il successo delle sue opere fu scarso → tra queste opere, i racconti de Il ricordo della Basca (1938) e de La rosina perduta (1957); di minor rilievo sono le sue Poesie della fine del mondo (1961). Nel 1982 sono stati pubblicati, con il titolo Diari, vari testi, appunti e notazioni autobiografiche raccolte tra le carte di Delfini → queste mostrano come egli mutasse continuamente i propri rapporti con il mondo circostante, sottopendo a derisione se stesso e le cose, manifestando una volontà di vita totale e insieme la coscienza di un'insuperabile dissipazione del suo io e della realtà. La sua passione per la letteratura si appoggia sempre su un intollerante atteggiamento antiletterario, sul rifiuto di piegarsi a modelli e a forme istituzionali, a poetiche e a progetti di gruppo. La sua scrittura muove da quel suo impossibile desiderio di totalità e da un bisogno di affermazione dell'io. I suoi testi si presentano come destinati a qualche donna bellissima e irraggiungibile, con cui è impossibile comunicare, ma che si troverà a leggerli e potrà finalmente sentire il richiamo dei suoi sentimenti; al contrario, possono essere destinati ai numerosi nemici ...


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