Acronimi di pubblicità PDF

Title Acronimi di pubblicità
Course Linguaggi della pubblicità
Institution Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM
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Acronimi Pubblicità Il mondo è cambiato radicalmente e questo cambiamento coinvolge tutti. Dobbiamo cambiare il nostro punto di vista, rivedere le nostre idee, le nostre convinzioni e le nostre scelte. Niente è statico, tutto è in movimento. Il cambiamento vale anche per le aziende; non c’è futuro senza un cambio di paradigma e sarà sempre più difficile fare business senza etica. Le imprese devono capire che oggi più che mai i consumatori guardano attentamente all’impatto del loro business sulla nostra vita quotidiana e futura. In riferimento all’ambiente: all’emissione di CO2, all’inquinamento delle acque, alle disuguaglianze di genere... al fatto che perseguire il solo profitto non funziona più. Dunque,questo modello è rifiutato dal consumatore per non rispettare le richieste sociali e ambientali sia del proprio target che quello dei propri dipendenti e della comunità nella quale operano. E tutto questo ha una soluzione e un nome (acronimo).

CSR (corporate social responsability), in italiano RSI (Responsabilità Sociale d’Impresa) La commissione europea ha definito la responsabilità sociale delle imprese come l’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali. Ha una natura multidimensionale, in base a questi principi e orientamenti, la responsabilità sociale d’impresa comprende le prassi in materia di :

Diritti umani

Lavoro e occupazione

Questioni Ambientali

Siamo Tutti Nati Liberi ed Uguali. Non Discriminare. Il Diritto alla Vita. Nessuna Schiavitù. Nessuna Tortura. Hai Diritti Ovunque Tu Vada. S I

e. e.

Formazione. Diversità. Salute e benessere dei lavoratori. Parità di genere, che però ancora oggi è un utopia. Oltre che di genere, vi è una disparità nella distribuzione della ricchezza sia in italia che nel mondo. Secondo il Rapporto Oxfam 2019, in Italia, il 10% più ricco possedeva oltre 6 volte la ricchezza del 50% più povero dei nostri connazionali. Una quota cresciuta in 20 anni del 7,6% a fronte di una riduzione del 36,6% di quella della metà più povera degli italiani. Nel mondo 2.153 miliardari detenevano più ricchezza di 4,6 miliardi di persone, circa il 60% della popolazione globale. C’è da domandarsi se una più equa distribuzione non sia benefica anche per la industria di prodotti e servizi, altrimenti più poveri equivale a meno acquisti.

Biodiversità. Cambiamenti climatici. Efficacia delle risorse. Prevenzione dell’inquinamento. Impatto ecologico di un’attività Lotta alla corruzione. Es. SOS foresta brasiliana

Difesa dei diritti dei consumatori

Fiscalità e Trasparenza

World Economy Forum

Privacy e acquisti online. Associazioni come Adiconsum e centro europeo consumatori ci aiutano a evitare l’acquisto di prodotti contraffati.

Mediobanca ha fatto una ricerca per cui è emerso che i giganti del web come Amazon..., non hanno pagato tasse pari a 46 miliardi. Dal 2016 sono state introdotte delle norme che obbligano le multinazionali ad essere maggiormente trasparenti. Per le aziende multinazionali vi è la possibilità di effettuare i cosiddetti Cash Poooling, quindi unificare le casse e spostare gli introiti di un dato paese in un’altra cassa di un altro paese in cui si ha la sede. Così spostando il denaro in un paese con meno tasse, ho meno costi.

Il CEO di Unilever, proprietario di Findus, algida, Lipton..., ha affermato: continuiamo a valutare il successo su basi finanziarie. È bizzarro e superato. Le nostre metriche finanziarie così come la misura della ricchezza di un paese basata sul PIL, stanno creando disuguaglianze sociali e degrado ambientale. L’obiettivo di profitto sarà possibile solo se le aziende saranno in grado di servire bene i clienti, prendersi cura dei dipendenti, trattare in modo corretto i fornitori e contribuire in modo effettivo al benessere della società e alla salvaguardia del pianeta. In sostanza vi è da assumere una responsabilità complessiva nei confronti della società nella quale vivono, attuano e traggono profitto.

) Significa che lo sfruttamento delle risorse, l’orientamento delle novità tecnologiche, gli investimenti, devono essere coerenti con i bisogni attuali, ma anche futuri. Le 3 dimensioni dello sviluppo sostenibile sono: economica, sociale e ambientale. I 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile sono molto importanti

Tutto ciò è possibile farlo in accordo con tutti i paese, benché alcuni, con l’accordo di Parigi siano usciti.

Acronimi L'acronimo è una sigla formata dalle lettere o dalle sillabe iniziali di diverse parole. IBM: international business machines IKEA: Ingvar Kamprad – Elmatryd, Agunnaryd FIAT: fabbrica italiana automobili Torino NASA: National Aeronautics and Space Administration

PC con scheda madre, floppy disk Arredamento pret a porter Automobili Aerospaziale

Acronimi del Marketing e la Pubblicità ROI (Return On Investment) Nell’ambito pubblicitario, misura dei risultati ottenuti da un investimento in comunicazione. Ovvero il rendimento raggiunto in relazione all’budget utilizzato. Potrebbe essere calcolato anche come la differenza tra il capitale investito in comunicazione e le vendite ottenute, sebbene questo calcolo non considera l’eventuale caratteristiche e stagionalità del prodotto, la distribuzione, promozioni e altre situazioni che possono incidere sui risultati. K Misurazione delle prestazioni e risultati per valutare il successo o meno di un progetto, programma, prodotto o altro all’interno di una organizzazione aziendale. Con una metafora potrebbe essere paragonato agli elementi che ha a disposizione un Capitano e il suo equipaggio alla guida di una nave, per capire dove sono e se stanno andando nella rotta giusta (es. GPS, dati meteorologici, carburante, velocità, ecc.) e così prendere decisioni consapevoli. Es. quanti € genera ogni € investito in adv, quante persone del target sono raggiunte dal nostro messaggio (reach), costo per acquisizione di ogni nuovo cliente (CPA). ATL (Above The Line) e BTL (Below The Line) La definizione ha origine nella linea immaginaria che divide le spese aziendali in quelle più importanti e quelle di minore entità. Sebbene oggi superate dalla concezione della comunicazione integrata, possiamo definire... A L: le attività di comunicazione che impiegano i mezzi classici come TV, stampa, affissione, radio (oggi anche internet), il cui costo è rilevante all’interno del budget. BTL: le attività di comunicazione di supporto come PR, Sponsorizzazione, Direct Mktg, Eventi, Promozioni, FlashMob, Guerrilla Mktg con costi che hanno una incidenza minore.

USP (Unique Selling Proposition) M o, attribuito a Rosser Reeves, che considera che ogni campagna pubblicitaria dovrebbe avere una promessa unica e distintiva sulla quale battere in continuazione per vendere il prodotto o servizio.

Tecniche che servono a rafforzare o migliorare la presenza on line di un’Azienda. Per decidere quale strategia adottare occorre tener conto del budget e dell’orizzonte temporale nel quale agire. S M: Strategie e operazioni a pagamento (es. pay per click) per incrementare il traffico di un sito realizzate per es. attraverso Google AdWords e/o FacebookAds. S O: Ottimizzare struttura e contenuti di un sito per avere più link dai motori di ricerca. D L’i i, commerciali e non, attraverso la posta elettronica usando mailing list predeterminate di utenti.

Terminologia di uso frequente tra gli addetti al lavoro nell’ambito del Mktg e ADV. PPM (pre production meeting) È la riunione preparatoria e previa allo shooting del film, che riunisce Cliente, Agenzia, Casa di Produzione e Regista dove si decide ogni particolare relativo al video in oggetto. Si analizzano lo shootingboard, il casting, stylist proposal, location, props, time table, eventuali musica e speakers e ogni dettaglio utile perché una volta approvato il PPM non si torna indietro, già che il budget per la produzione è stato deciso in precedenza e qualsiasi modifica comporta aumentare costi e budget previsto. Il termine è relativo alla produzione di un video, servizio fotografico o spot pubblicitario.

Rough e layout Idea da brutta a bella

Props Si chiamano props gli oggetti di scena d o.

Storyboard Una sequenza di immagini usate nella video produzione per raccontare come un’idea dovrà apparire sullo schermo. Serve come guida per la produzione di un film e da presentazione al cliente per la approvazione. Animatic Storyboard animato Rubamatic Per aiutare il cliente (che in genere non è un esperto del ramo) nella valutazione dello storyboard, si possono utilizzare degli spezzoni di film esistenti montati in modo da dare l’idea di come il filmato si dipana. Tale procedimento si chiama Rubamatic e presuppone che gli autori dello spot abbiano la possibilità di accedere ad un ampio repertorio di filmati.

Shooting board È lo storyboard disegnato dal regista dove spiega la sua interpretazione e il trattamento che intende dare allo spot.

Stakeholders Individui o gruppi, senza il cui supporto, un’Azienda non è in grado di sopravvivere. Dunque possono essere: finanziatori, Banche, azionisti, collaboratori, dipendenti, clienti, fornitori, gruppi d’interessi locali...

Banner Il web banner o banner ad è probabilmente il formato pubblicitario digitale più noto e per certi versi meno gradito, in quanto si configura come un’interruzione non richiesta al pari degli annunci pubblicitari che troviamo sui giornali o sulle riviste. La parola significa bandiera e il suo impiego è dovuto alla forma che tradizionalmente vi si associa. Il banner può essere statico o interattivo. Quando il banner è visualizzato dall’utente si realizza una “impression” mentre se l’utente esegue un click richiedendo di fatto un approfondimento si realizza il cosiddetto “click through” . Ri Banner dinamico in grado di includere funzioni quali audio, video e animazioni complesse, in grado dei ingaggiare gli utenti e stimolarne la partecipazione; anche senza lasciare la pagina web che stanno visitando. Queste funzioni sono particolarmente importanti perché aumentano le possibilità che il messaggio sia effettivamente visualizzato e compreso. N

g

Un formato che tende a riprodurre il più possibile la user experience della pagina in cui è ospitato, in modo da integrarsi in modo armonico con i contenuti editoriali. Il formato si presenta nativo dal punto di vista grafico e si colloca in spazi adibiti al contenuto e non agli annunci pubblicitari, come avviene per i banner. Le f e e più note di native advertising personalizzate in base ai dati di navigazione degli utenti sono lo sponsored post di Facebook e i promoter tweet di Twitter. Vid Si tratta dell’equivalente digitale degli spot televisivi. Possono essere lineari o non lineari.

Le mappe percettive Sono la sintesi visiva di una situazione in un dato momento. Nello sviluppo della strategia sono utili per focalizzare velocemente, per esempio, la percezione della nostra marca da parte del consumatore e rispetto alla concorrenza. Una mappa può essere risultato di ricerche sui consumatori, o una analisi dei dati in nostro possesso per chiarire azioni o indicare opportunità non ancora considerate.

Le mappe possono essere: concettuali, situazionali, di posizionamento, mind mapping. Mind Mapping Sviluppato da Tony Buzan, è un modo non lineare per organizzare e presentare idee, dati, informazioni. Si parte da un foglio bianco in orizzontale, poi si scrive al centro l’idea o il problema di partenza e si sviluppano le varie soluzioni in modo “radiale”, dal centro verso i bordi del foglio. Si organizzano e visualizzano cosi le idee in modo interconnesso. L’utilizzo all’interno delle mappe di colori, disegni, simboli e quant’altro, oltre alle parole, amplifica la portata dei risultati.

Proviamo a fare una mappa sulla percezione delle marche automobilistiche.

Swot Analysis Creato da Albert Humphrey negli anni ‘60, è un approccio per valutare la situazione dell’azienda. Punti di forza e debolezza, opportunità e minacce. Valuta fattori esterni ed interni all’azienda. Come possiamo migliorarci... Ci da velocemente un quadro chiaro della situazione.

C

Porter e Kramer "Il sistema capitalistico è sotto assedio. Negli ultimi anni, il mondo degli affari è stato criticato e considerato la causa principale di problemi sociali, ambientali ed economici, e sono in molti a ritenere che le aziende stiano prosperando a spese delle loro comunità. La fiducia nel business ha toccato nuovi minimi, portando le Amministrazioni pubbliche a varare politiche che minacciano la competitività e minano alla base la crescita economica. Il mondo del business è caduto in un circolo vizioso. Gran parte del problema sta nelle aziende stesse, che rimangono intrappolate in un approccio superato e ristretto alla creazione di valore. Concentrate come sono a ottimizzare la performance finanziaria di breve termine, non vedono i principali bisogni insoddisfatti del mercato e ciò che può influenzare maggiormente il loro successo a lungo termine. Perché, altrimenti, dovrebbero ignorare il benessere dei propri clienti, l'impoverimento delle risorse naturali che sono essenziali per la loro attività, l'affidabilità dei fornitori e le difficoltà economiche che attraversano le comunità in cui loro producono e vendono i propri prodotti? Le cose non devono andare per forza in questo modo, sostengono Porter della Harvard Business School e Kramer, amministratore delegato della società di consulenza sull'impatto sociale FSG. Le aziende potrebbero riconciliare affari e società civile se solo ridefinissero il proprio obiettivo nei termini di creazione di “valore condiviso”, il che significa generare valore economico in modi tali che producano valore anche per la società, affrontando le sfide che questa si trova a fronteggiare. Un approccio basato sul valore condiviso è quello che rimette in contatto il successo di un'azienda con il progresso sociale. Le aziende ci possono riuscire in tre modi distinti: riconcependo prodotti e servizi, ridefinendo la produttività all'interno della catena del valore e costruendo cluster settoriali di sostegno dove sorgono le varie sedi dell'azienda. Diverse società note per il loro approccio rigido al business (fra cui GE, Wal-Mart, Nestlé, Johnson & Johnson e Unilever) hanno già avviato importanti iniziative in questi ambiti. Nestlé, per esempio, ha riprogettato i suoi processi di raccolta, lavorando a stretto contatto con i piccoli coltivatori delle aree più povere che sono rimasti bloccati in un ciclo di scarsa produttività e qualità, oltre che di degrado ambientale. Nestlé ha offerto consigli sulle pratiche di coltivazione, ha aiutato i contadini ad assicurarsi stock di piante, fertilizzanti e pesticidi, e ha cominciato a pagare loro un sovrapprezzo per chicchi migliori. Raccolti e qualità più elevati hanno aumentato il reddito di questi agricoltori, l'impatto ambientale delle fattorie si è ridotto e la fornitura sicura di buon caffè è cresciuta in modo significativo. È stato creato del valore condiviso. Il concetto di valore condiviso potrebbe cambiare il volto del capitalismo e le sue relazioni con la società intera, (?) oltre che guidare le prossima ondata di innovazione e crescita della produttività dell'economia globale e aprire gli occhi dei manager all'enorme quantità di bisogni umani che vanno ancora soddisfatti, ai grandi mercati che aspettano solo di essere serviti e ai costi interni dei deficit sociali (ma anche ai vantaggi competitivi che possono derivare dal risolverli). La nostra comprensione del vero significato del valore condiviso è, però, ancora agli inizi e per coglierlo appieno i manager dovranno acquisire nuove skill e nuovi saperi, mentre il settore pubblico dovrà capire come regolarsi in modo da agevolare la crescita del valore condiviso e non, invece, ostacolarne la diffusione....


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