Alcibiade (riassunto) PDF

Title Alcibiade (riassunto)
Author Jansen Hexase
Course Storia greca
Institution Università degli Studi di Milano
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Riassunto del libro per corso di storia greca...


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Alcibiade - De Romily Storia dell'Antica Grecia Università degli studi dell'Aquila 33 pag.

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ALCIBIADE CAP I Al suo ingresso nel simposio viene accolto festosamente da tutti e viene invitato a prendere posto vicino al padrone di casa. Il suo ingresso sottolinea la SEDUZIONE e le sua cattive abitudini, che nel suo sistema reggono e diventano addirittura mirabili punti di forza. Riguardo la sua bellezza nel 'protagora' Socrate sottilinea che ad Atene non c'è a livello fisico uomo più bello del "bell'Alcibiade". A quei tempi la bellezza era associata anche a qualità di ordine morale, possiamo quindi immaginare i vantaggi a priori che potesse ottenere un uomo tanto bello e abile nella seduzione. Da bambino, rifiutò di suonare il flauto in quanto gli deformava il viso e gli impedica di usare la voce. Il suo indignato rifiuto, lo escluse dal cursus liberale, segui quindi una diversa formazione rispetto agli altri aristocratici. Questa notizia lo rese famoso fin dalla tenera, egli se ne andava passeggiando per l'agorà sfoggiando un vistoso abito rosso porpora, portato con estrema grazia già da bambino. FAMIGLIA Nasce fra il 452 e il 450. Morì neanche cinquantenne. Apparteneva a due delle più importanti di Atene: Il padre Clinia, della famiglia degli Eupatridi, discendenti dell'eroe Aiace. Suo nonno chiamato anch'esso Alcibiade ebbe rapporti politici con Clistene, fondatore della democrazia Ateniese. Clina con il suo matrimonio si legò alla famiglia di Clistene, la più famosa ad Atene, quella degli Alcmenoidi. Clinia sposò la figlia di Megacle(ostracizzato perchè occupava una posizione troppo rilevante). La sorella di Megacle era la madre di Pericle, che diede il suo nome al V sec vista la sa rilevanza e durata a capo della democrazia Ateniese. Nel 447 a.C. Alcibiade restò orfano e il suo tutore divenne prorpio Pericle, mentre iniziava la guerra del Peloponneso. Oltre al peso in politica, queste due famiglie erano incredibilmente ricche. Si hanno notizia di Clinia che equipaggiò a proprie spese una nave da guerra, dal lato Alcmenoide invece, una volta esiliati essi si affiliarono al santuario di Delfi e né finanziarono la ricostruzione. Durante la guerra del Peloponneso il Re di Sparta risparmiò dalla distruzione le terre di Pericle, in merito al loro rapporto di amicizia. Questo suscitò sospetti contro Pericle, per smentirli donò i propri possedimenti alla città di Atene. Tutta questa ricchezza fornì ad Alcibiade l'istruzione presso i migliori pensatori e fornì ad esso tutti i mezzi d'azione per soddisfarre la prorpia ambizione di riuscire nella democrazia. Inoltre nel 422 Alcibiade sposa una figlia di Ipponico, membri di una famiglia talmente ricca da poter ospitare tutti i sofisti che passavano in città. A casa di Ipponico si svolge il 'protagora' di Platone. Oltre ad avere questa enorme disponibilità di denaro, ad Alcibiade per mantenere la sua posizione serviva anche un enorme quantità di denaro. Possedeva una scuderia, elargiva grossi doni alla città e metteva in piedi enormi manifestazioni cittadine affittando navi triremi e cori interi. Non poteva mancare di compiere gesti da gran signore, si narra infatti che per conto di

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Socrate riscattò il grande filosofo Fedone, che venne catturato e venduto come schiavo. Cresciuto da Pericle, passò infanzia e adolescenza a sentir parlare di politica da figure competenti e a stretto contatto con i più grandi pensatori sviluppò e affinò una straordinaria abilità nella retorica. Aveva particolari abilità quando si trovava di fronte a un problema di ordine politico o militare di escogitare la soluzione più efficace, Tucidide a questo proposito dice che privandosi di lui Atene perse molto in quanto seppe fornire le istruzioni da seguire per regolare il corso della guerra. Era inoltre un maestro della persuasione, sia di folle che di singoli individui, mescolava ai suoi argomenti promesse e seduzione rivelandosi pressoché infallibile. La posizione politica agiata in partenza, la ricchezza di famiglia, le sue doti intellettuali notevolmente sopra la media legate da un filo molto spesso qual era il suo desiderio di spiccare misto ad ambizione di prevalere fecero conoscere il suo nome in tutta la Grecia, fra i barbari e in tutto il continente. Conserva per quasi tutta la sua vita, anche grazie alla sua bellezza che non accenna a sforire, un aurea di gioventù intrmontabile. È anche ogetto amoroso di varie dispute fra uomini di alta carica, ciò gli permette di dire tutto ciò che vuole e che tutto gli venga magicamente perdonato. Addirittura nel 416 a riguardo delle operazioni di conquista in Sicilia, si oppone a Nicia rivendicando il diritto dei giovani a parlare in politica e argomentando con i suoi precedenti successi da mediatore con gli stati Peloponnesiaci, aggiunge che gli attriti fra generazioni non devono inceppare il fluido meccanismo della politica Ateniese. Alcibiade ha tutto, perché non dovrebbe pensare da egoista? Perché la sua persona non dovrebbe venire prima di tutto? Alcibiade come immagine di un'ambizione individualista inserita in una democrazia in crisi, con le sue seduzioni e i continui scandali, da spunti di riflessione e mette in luce la crisi politica del nostro tempo.

CAP II Alcibiade aveva troppe qualità per non restare inebriato, l'insolenza è una delle caratteristiche che sentiamo vestirlo alla perfezione. Questi suoi tratti inizialmente slanciano la sua ambizione alle stelle, ma si trasformano poi in una serie di scandali che alla fine lo portano al fallimento, se così possiamo dire. Cornelio Nepote lo definisce: "Lussurioso, libidinoso, dissoluto e intemperante". Ricordiamo un episodio cruciale nella sua infanzia, Alcibiade mikros (bambino) giocava come era consuetudine con i dadi per strada, ma un carro carico di mercanzie doveva passare. Egli chiede al carro di aspettare perchè i dadi dovevano cadere lì lungo il tragitto del carro merci, il carrettista spazientito accellera il passo, tutti i bambini si spostano. Tutti escluso Alcibiade, che si sdraia lungo la traiettoria del carro urlando: " Passa pure adesso, se vuoi". Dimostrazione di presenza di spirito, coraggio guidati dall'egoismo. Da giovinetto pratica l'arte della lotta e in un incontro particolarmente difficile morde il suo avversario che lascia la presa su di lui e urla: " Alcibiade, mordi come le donne!"

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Egli ribatte: " No, come i leoni!". Ribalta qualunque situazione a suo favore, con impudenza forse, ma con tanto coraggio e presenza di spirito. Abiti porpora. Lanciò la moda di un nuovo tipo di calzature dette "Alcibiadi". Addestrava galli da combattimento nell'adolescenza. Chiede ad un suo maestro un libro di Omero. L'uomo non ce l'ha. Alcibiade lo schiaffeggia in difesa dello studio di Omero. Non resiste alle tentazioni, colpisce sempre. Ricco e Bello per Alcibiade diventano mancanza di tatto e costumi scandalosi. Amava essere al centro dell'attenzione, non mancava di porsi in questa posizione spendendo molto denaro. Faceva leva sulla sua fama e sul suo prestigio per far accettare la sua mancanza di scrupoli. Tre aneddoti collegati al suo gusto per le spese folli e la sua mancanza di scrupoli: 1 Ingresso nella vita politica: Durante un assemblea pubblica il popolo accoglieva donazioni e acclamava i donatori. Alcibiade prima fa un ingente donazione, poi mentre il pubblico applaude e urla, si lascia scappare da sotto il mantello una quaglia. Ecco la folla che si accalca per recuperare la quaglia per il giovane. La quaglia evoca leggerezza, la donazione implica generosità e le acclamazioni compiacciono il gusto del giovane personaggio per la popolarità e lo scalpore attorno a sé. Fra l'altro all'epoca era costume diffuso quello di regalarsi fra amanti volatili, si parla spesso infatti di come questo o quello avesse ceduto alle provocazioni di qualhe amante dopo aver ricevuto in dono un volatile, un gallo, un'oca o una quaglia. 2 Non sarebbe meglio se cercasse un modo per non renderne conto? Alla fine di ogni anno, i magistrati dovevano rendere conto del prorpio operato. Alcibiade voleva parlare con Pericle, che durante il mandato si era preso qualche libertà di troppo ed era impegnato a giustificare efficacemente la cosa. Al che Alcibiade rispose proprio: "Non sarebbe meglio se cercasse un modo per non renderne conto?" Evidenzia un inquietante disinvoltura nel perseguire i propri interessi personali anche nel sentiero politico. 3 Alcibiade aveva un cane di grande valore e gli fece tagliare la coda. Tutti ne parlavano con sdegno e disapprovazione. Egli ne era felicissimo e diceva: "Succede proprio quello che voglio io, tutti ne parlano!" Semplicemente gli piaceva attirare l'attenzione su di sé? Sicuramente amava stare al centro dell'attenzione, ma era sempre intento a manipolare il pensiero della folla e in questo caso voleva che dimenticasse qualcosa: "Voglio infatti che gli Ateniesi parlino di questo per non dir di peggio sul mio conto". Lo scandalo soddisfa la sua vanità, ma crea anche una cortina di fumo adatta a dissimulare altri aspetti negativi della sua condotta. In questi tre aneddoti troviamo altri spunti di riflessione riguardo la situazione odierna. Le relazioni amorose intrattenute quanto con le donne quanto con gli uomini, segnarono di scandali il cammino di Alcibiade.

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Quand'era ancora molto giovane andò ad Abido, sull'Ellesponto con lo zio. Qui si dice che entrambi sposarono la stessa donna ed abbero da lei una figlia che non si sapeva di chi fosse e tutti e due in maniera incestuosa se ne divisero i favori. Si dice che per Alcibiade non mancò l'incesto con la madre, la figlia e la sorella. Si sposò con la figlia di un importante uomo. Iniziò la conoscenza col suocerò prendendolo a schiaffi a seguito di una scommessa. Invitò poi l'uomo a frustarlo per punirlo, ma fu perdonato. Ricavò così una grossa dote, pretendendo sempre di più quando nacquero dei bambini.. la famiglia tremava all'idea di vedersi ridotta sul lastrico. Non fu certo un buon marito. La moglie vide Alcibiade intrattenre cortigiane indigene e straniere. Ella si allontanò da casa, rifugiandosi dal fratello. Alcibiade non se ne cura e lei chiede il divorzio. Il divorzio da parte della donna all'epoca era visto malissimo ed anche molto molto raro. Al momento della pubblica apparizione per ufficializzare il divorzio, Alcibiade trascina con la forza la moglie fino a casa, passando a testa alta per l'agorà senza che nessuno osasse muovere un dito per fermarlo. Ci furono alche altre donne nella sua vita... Dopo la presa di Melo da parte di Atene, gli uomini furono sterminati e le donne ridotte in schiavitù, Alcibiade ne prese una ed allevò il figlio che ebbe da lei. Bisogna sottolineare che Alcibiade partecipò ed incoraggio la deciosione successiva alla conquistà di sterminare e schiavizzare il popolo di Melo, dopo questa nota il suo gesto non appare più così elegante e carico di umanità. Quando venne esiliato a Sparta, approfittò degli impegni militari del Re lacedemone Agide, per sedurre sua moglie ed avere da lei un altro bambino. Fiero del fatto che in questo modo i suoi discendeti un giorno sarebbero potuti essere sovrani di Sparta. Si narra che la moglie del re fosse innamoratissima di Alcibiade e che nei momenti in cui nessuno poteva udirla chiamasse il figlio Alcibiade. Agide lo scoprì( un terremoto, databile, aveva fatto fuggire il bell'ateniese dalle camere della regina) ed Alcibiade fu costretto a fuggire in Persia. La Persia era decisiva per le sorti della battaglia e le informazioni interne riportate da Alibiade favorirono Atene.

Un seduttore quando agisce fra i grandi influenza la politica. Un grosso salto fino all'ultimo esilio ricevuto da Alcibiade e lo ritroviamo in Frigia, con Timandra una cortigiana. Egli aveva sedotto e rapito una giovane di illustri natali e i fratelli non accettarono l'affronto. Decisero di porre fine all'esistenza del seduttore. L'immagine che ci resta è di un Alcibiade trafitto da frecce e giavellotti e la sua fedele Timandra che lo copre con le sue vesti per donargli la più degna sepoltura possibile. Così si conclude la vita di Alcibiade raccontata da Plutarco. Alcibiade praticava anche l'amore omosessuale. Anito, che in seguito divenne accusatore di Socrate, all'epoca frequentava il gruppo ed era innamorato di Alcibiade, lo invita a pranzo a casa sua. Egli

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rifiuta, si ubriaca in casa propria, poi va da Anito con un corteo di ubriachi per fare baldoria e ordina ai suoi servi di prendere metà del vasellame d'oro e d'argento. Gli invitati di Anito sono inorriditi, ma lui difende Alcibiade:" Si è comportato con correttezza e amabilità, perché pur potendo prendere tutto, ci ha lasciato la metà." In questo aneddoto da un lato la remissività a cui può condurre l'amore, dall'altro i modi insolenti e la mancanza di scrupoli di Alcibiade verso chi dominava con la sua bellezza. Un meteco innamorato di Alcibiade vende tutti i suoi averi per donarli ad Alcibiade. Eglilo invita a pranzo, gli rende il suo oro e lo invita a candidarsi per una carica pubblica. Il giorno dopo lo accompagna e gli fa da garante, gli uomini che occupano questa carica, offrono del denaro al meteco per rinunciare alla carica. Alcibiade lo spinge a trattare sulla somma e alla fine si ritrova con un capitale maggiore di quello inizale. Alcibiade appare divertito dall'aver manipolato il suo prentendente ed essersi preso gioco dagli uomini corrotti che occupavano quella carica e avevano pagato per lui. Era solo un ragazzino quando scomparve così a lungo che si pensava di avviare delle ricerche ufficiali. Pericle che lo conosceva rifiutò l'avvio delle indagini. Esso infatti si trovava presso Democrate, grande statista e amante di Alcibiade. Democrate preferiva evitare di attirare l'attenzione su di lui con questo scandalo, Alcibiade non si fece mai di questi scrupoli. Due episodi, uno riguardo la relazione con Socrate, l'altro riguardo la sua vita da uomo impegnato in politica: 1 In vari episodi, la relazione omosessuale fra Alcibiade e Socrate viene trattata con tenerezza e si sviluppa fra civetterie e frecciatine che solo due innamorati possono scambiarsi. Socrate resiste agli impulsi sessuali con la stessa forza con cui sa resistere al freddo, alla fame, alla fatica e all'ubriachezza. Le intenzioni di Socrate sono chiare, egli punta all'amore spirtuale, non all'unione dei corpi; è convinto che questa sua vicinanza amorosa nei confronti di Alcibiade possa renderlo migliore. Socrate paragona la loro relazione all'esperienza delle baccanti, superficialmente può sembrare un paragone volgare, ma se leggiamo a fondo il passo in cui fa questo paragone, possiamo capirlo meglio. Quando le baccanti sono possedute dal dio attingono dai pozzi latte e miele, pozzi dai quali altre non cavavano neppure l'acqua. Allo stesso modo Socrate non avendo idea di cosa insegnare ad Alcibiade col suo amore estraeva dolce latte e mile da quest'anima così poco adatta a produrne. Durante il racconto di Alcibiade nel Simposio, possiamo scorgere quanto egli fosse impreparato a questo tipo di amore. 2 Un altro modo per attirare l'attenzione su di sé all'epoca erano le vittorie ai Grandi Giochi. Non era propriamente un atleta, così impegnò nelle corse la sua scuderia di cavalli nella corsa dei carri. Era tradizione di famiglia prendere parte alle corse dei cavalli, così nel 416 Alcibiade rinnovò la tradizione di famiglia e ottenne una serie di successi senza eguali nella storia: partecipò quell'anno con sette carri! Già questo era grandioso, infatti mai nessuno iscrisse mai tale numero di carri ad una singola competizione. Ancora più maestoso fu il risultato: Alcibiade vinse tre premi. Si piazzo primo, secondo e terzo o quarto secondo diversi pareri.

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Efeso gli offrì un padiglione adornato, Chio foraggio per i suoi cavalli, Lesbo vino e viveri per la sua mensa e per i ricevimenti che organizzava ad Olimpia. Alcibiade non mancò di festeggiare sfarzosamente, durante una processione ad Olimpia fu autorizzato a utilizzare i vasi d'oro della città. Secondo il "contro Alcibiade"(attribuito erroneamente ad Andocide) gli stranieri credettero che i vasi fossero di proprietà del bell'ateniese ed essi si fecerò beffe di Olimpia credendo che un uomo solo fosse più potente della città intera. Un'altra macchia in questa vittoria: un amico di Alcibiade, Diomede venne a conoscenza di un buon carro in vendita ad Argo. Diomede sapeva che Alcibiade aveva ottimi contatti con Argo così chiese all'amico di acquistare il carro per conto suo, ma Alcibiade dopo aver acquistato il carro, se lo tiene. Diomede intenta un processo che andrà per le lunghe e che viene interrotto dall'esilio contro Alcibiade. Solo 20 anni dopo Tisia, del quale non si conoscono i legami con Diomede, rispolvera il processo contro il figlio di Alcibiade appena egli raggiunge la maggiore età. Ma riesce ad evitare la causa, dicendo che il carro spettava al padre in quanto frutto di un affare corretto e il processo è conseguenza di un meschino complotto. L'insolenza di Alcibiade e gli scandali che né susseguono possono essere divertenti, ma la loro trasposizione in politica desta non pochi rancori nei suoi confronti.. Nicia dice di lui: "Si fa bello dei suoi cavalli, della sua fama di allevatore, per puntellare con le rendite del comando le voragini aperte dal lusso sfrenato nel suo patrimonio" Alcibiade in tutta risposta: "Abbagliai del mio splendore, nella sacra cornice di Olimpia i greci. E quel giorno, di fronte alla schiera dei miei sette cocchi quando oltre al trionfo del primo conquistai anche il secondo e quarto premio, coronando ogni altro momento della cerimonia con un fulgore degno della vittoria, si diffuse magnifica nel pubblico l'immagine di un Atene superba, mentre cadde dai cuori quella ormai consueta di una città in ginocchio per i sacrifici del suo lungo duello. Impresa che ci cinge d'onore, secondo l'uso attuale. Lo sfarzo poi con cui mi rendo illustre in Atene-con coregie o altre prestazioni- mi attira com'è naturale le gelosie dei miei propri cittadini: ma tra genti forestiere anche da esso spira un senso di grandezza. Dunque non è sterile questa follia, quando uno splende del proprio per creare un profitto non solo a sé stesso, ma allo stato" Questo tipo di politica costa caro, fa nascere la gelosia. Mescoliamoci poi gli scandali e otteremo diffidenza e inimicizia. La grandiosa politica di Alcibiade avrebbe potuto avere successo, ma fu molto presto compromessa dai rancori e dall'irritazione seminate in passato. PAUSA I Prima del suo ingresso in politica Alcibiade, grazie al contatto con numerosi pensatori e all'amore di Socrate ha avuto occasione di unificare la sua morale alla politica, ma escludendo gli insegnamenti del filosofo dalle sue azione si ritroverà ad agire per lo stato ascoltando principalmente i suoi interessi e i suoi impulsi. In "Alcibiade maggiore" c'è una scena in cui Socrate umilia Alcibiade paragonandolo a Temistocle mostrandogli quanto sia impreparato, indegno di quel modello quanto sia ignorante. "Alcibiade fu costretto a chinare la testa e piangere sulle ginocchia di Socrate". È un pianto colmo di paura perché teme di

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non essere preparato come vorrebbe per la carriera che sogna. Questo scoraggiamento però dura poco, infatti il suo ingresso nella vita politica e il successivo sviluppo sono un susseguirsi di peripezie e insuccessi, la scena del pianto rappresenta un lampo di luce che gli suggerisce come sarebbe potuto essere. La corrente trascina via, lontano dagli insegnamenti del suo maestro Alcibiade verso un il suo destino. Abbandoniamo quindi i filosofi e affidiamoci ora agli storici, Tucidide in primis... Alcibiade entra in azione.

CAPITOLO III Alcibiade compare per la prima volta nell'opera di Tucidide e quindi nella storia...


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