Andrea sperelli letteratura italiana domande PDF

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Andrea Sperelli è il protagonista di una delle opere più significative della letteratura italiana, ossia Il Piacere di Gabriele D’Annunzio. risposte...

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IL CONTE ANDREA SPERELLI 1) Il passo può essere diviso in due parti: nella prima parte il narratore manifesta ammirazione per un particolare modello di umanità. Infatti, egli esprime la propria posizione antidemocratica, poiché egli vedeva la borghesia come un grigio diluvio che distrugge miseramente le cose rare e belle. Nella seconda parte, il narratore esprime duri giudizi sulla personalità del protagonista. Infatti, Andrea viene descritto come un dandy, ideale del giovane italiano, impegnato d’arte con educazione estetica, culto della bellezza, disprezzatore dei pregiudizi e avido di piacere. Non studiava dai libri ma con la realtà umana e la curiosità era la cosa più acuta. Un altro elemento era il sofisma infatti non era mai sincero. Infine, ha un forte senso estetico dove la bellezza è il suo essere interiore. 2) Il ceto borghese, per il narratore, è un evento dannoso che minaccia di distruggere le cose belle e la classe aristocratica in cui era tenuta viva di generazione in generazione una certa tradizione familiare di cultura, eleganza e arte. Andrea Sperelli è estraneo allo spirito democratico, non ha passioni politiche né interessi per una società che non sia quella ristretta di cui egli è parte. Egli è un esteta e cerca di fare la propria vita come si fa un’opera d’arte.

3) Egli alternò, fino ai venti anni, le lunghe letture con i lunghi viaggi in compagnia del padre e poté compiere la sua straordinaria educazione estetica sotto la cura paterna, senza restrizioni e costrizioni di maestri. Dal padre ebbe appunto il gusto delle cose d’arte, il culto passionato della bellezza, il paradossale disprezzo dei pregiudizi, l’avidità del piacere. Questo padre sapeva largamente vivere. Lo stesso suo matrimonio era avvenuto in circostanze quasi tragiche, dopo una furiosa passione. Quindi egli aveva la pace coniugale turbata e travagliata. Infatti, si era finalmente separato dalla moglie ed aveva sempre tenuto con sé il figlio, viaggiando con lui per tutta l’Europa. L’educazione di Andrea era dunque viva, cioè fatta non tanto sui libri, quanto in cospetto delle realità umane. Lo spirito di lui era corrotto dall’alta cultura e dall’esperimento; e in lui la curiosità diveniva più acuta come più si allargava la conoscenza. Il padre gli aveva dato una massima fondamentale: “Bisogna fare la propria vita, come si fa un’opera. Bisogna che la vita d’un uomo d’intelletto sia opera di lui. La superiorità vera è tutta qui”.

Un altro seme paterno aveva perfidamente fruttificato nell’animo di Andrea: il seme del sofisma (ragionamento sottile che equivale a moltiplicare il proprio piacere o il proprio dolore). Un tal seme trovò nel giovane Andrea un terreno propizio e la menzogna verso sé stesso divenne un abito così aderente alla coscienza che egli giunse a non poter mai riprendere su sé stesso il libero dominio. Il narratore parla di ambiguità perché le massime volontarie (affermazioni sentenziose basate su una forte volontà), potevano anche essere interpretate come altri criteri morali, cadevano appunto in una natura involontaria, in un uomo, cioè, la cui potenza volitiva era debolissima.

4) La “natura involontaria” consiste nella perdita totale della moralità e della volontà. Infatti, Andrea è dotato di una sensibilità estrema, ma privo di forza di volontà, abbandonandosi completamente alle massime volontarie del padre senza accorgersi della loro potenza distruttiva e devastante.

5) Il narratore con “menzogna non tanto verso gli altri quanto verso sé stesso” ci fa capire di che tipo d’uomo si tratta, per D’Annunzio è quasi come compilare un manuale dell’abbordaggio e della depravazione nella cosiddetta società elegante....