Appunti, lezioni 10-18 - analisi su \"il gattopardo\" - a.a. 2014/2015 PDF

Title Appunti, lezioni 10-18 - analisi su \"il gattopardo\" - a.a. 2014/2015
Course Comunicazione Letteraria Nell'Italia Contemporanea
Institution Università degli Studi di Pavia
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Appunti dell'analisi fatta dalla docente su "Il Gattopardo" [citazioni di riferimento incluse di spiegazione]...


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Giuseppe Tomasi di Lampedusa BIOGRAFIA È principe siciliano nato a fine Ottocento; un intellettuale di stampo europeo, viaggiatore, con lungo soggiorno a Londra presso lo zio ambasciatore. È una di quelle figure CONOSCITRICE DI CLASSICI MA INTERESSATO ANCHE A LETTERATURE EUROPEE. Nei primi anni cinquanta ha scritto solo pochi articoli e qualche recensione rivalutate dopo la sua morte.

…VERSO LA ROTTURA DELLA PIGRIZIA SICILIANA 1954: prima comparsa fisica e intellettuale nel mondo letterario: un convegno organizzato dalla Mondadori a Stazione Termale per promuovere le terme e le attività della casa. Le forme di comunicazione nel 1954 sono queste  tono di serietà. Il pubblico ha notato queste due figure vestite di nero (Lucio Piccolo (il cugino) e Tomasi) NB:Una figura estranea a questa società letteraria è in grado di giudicare dall’alto. La stesura de “Il gattopardo” comincia proprio al ritorno da questo viaggio (fine 1954)  rottura della “pigrizia siciliana” (lui stesso si definiva così) …SULLE ORME DELL’ULISSE DI JOYCE Lampedusa ha un modello e un progetto di cui darà conto in una lettera ad un amico che applica al suo mondo. Questo modello è l’Ulisse di Joyce e vuole riproporre in una giornata la vicenda del bisononn il giorno dello sbarco di Garibaldi in Sicilia. NON HA IN MENTE DI FARE UN ROMANZO STORICO(Soprattutto per la prima parte). Fa una scelta di rottura di narrazione non continua, tanto che alcuni li definiscono racconti. SCELTA DELL’EDITORE……e le ingenuità Nel 1956 comincia a pensare a un editore per la sua opera. Aveva tutti i mezzi di pubblicarlo privatamente come suo cugino ma pensa quasi per una forma di morale verso il suo ruolo di scrittore di dover trovare riscontro nell’editoria. Quindi commette alcune ingenuità circa le modalità e tempo della presentazione dell’opera all’editore.  Il primo errore è di presentazione viene fatto da Lucio Piccolo nella scelta di Mondadori e sceglie il conte Federici (responsabile ufficio stampa della Mondadori).  la prima lettura è di un critico Angelo Romanò , ma l’opera non è finita. Romanò nota che non c’è una vera e propria struttura narrativa e c’è sproporzione tra i 4 capitoli. Ma è un parere negativo che non chiude tutte le strade (le chiude per il libro così com’è)  Disguido interno:Arriva anche il primo NO di Vittorini raccogliendo i limiti degli altri lettori: non dà un giudizio completamente negativo ma suggerisce una revisione

Tomasi successivamente si rivolge all’editore siciliano Flacovio e manda una copia più completa a Vittorini per “i gettoni”  Motivazione del secondo rifiuto di Vittorini: - impostazione narrativa un po’ vecchiotta: colpo duro per Tomasi che voleva innovare il modello di Joyce - l’interesse per la storia supera quello per la narrativa “La prevalenza del tono sociologico su quello narrativo, lo squilibrio delle parti, il linguaggio «piuttosto vecchiotto», le analisi storiche «schematiche e affrettate”. FINALMENTE LA PUBBLICAZIONE NEL 1958 (un anno dopo la morte dell’autore) Alla pubblicazione si arriva con Bassani che lo propone alla Feltrinelli che immediatamente lo pubblica. È un’altra collana che non ha niente a che fare con lo sperimentalismo di “I gettoni” RECENSIONI DI MONTALE, CARLO BÒ La prima recensione di Montale sul “Corriere della sera” ha un positivo riscontro in quanto individua un valore di poesia  opera formalmente perfetta lontanissima dal romanzo storico di un poeta narratore + Carlo Bò scrive che nel 1959 che si tratta di un’opera di eccezione : “ogni fatto obbedisce a un’unità di visione e vi obbedisce in quanto è sottoposto a un confronto. La realtà non è soltanto descritta, ma interpretata, misurata e calcolata in ogni possibile eco e nello stello tempo non si cade mai nell’equivoco dell’astrazione, nel moralismo, così come dall’altra parte si evitano con cura gli scogli della rappresentazione violenta, accesa.” + Nonostante ci fosse questo riscontro positivo, Vittorini fa aprire un dibattito che vede coinvolti i giornali e le recensioni sui quotidiani e i critici. Vittorini in un’intervista su “Il giorno” fa un attacco a Il gattopardo perché dal punto di vista dello stile lo ritiene un esercizio di libera scrittura; inoltre lo identifica come libro di destra (“letteralmente vecchio”)in quanto non sperimentale (tematica legata alla sinistra);attacca anche la concezione della morte perché di fronte all’opposizione di Lampedusa alcuni autori dell’annata come Calvino,Testori CRITICHE Stroncatura di Fortini: “dà l’impressione, anche a chi crede di non intendersene, dell’opera d’arte. Ed è, o sembra, di destra. Fa l’elogio del sempre uguale. È una Sicilia senza astratti furori, e senza sindacalisti. Ma, soprattutto, dà l’impressione del già letto, del già pensato, del già saputo” (Contro ‘Il Gattopardo, 1959, in Saggi italiani I, Garzanti 1987). Fortini vede un espediente comodo per sottrarsi all’impegno. Secondo lui il successo del romanzo era dovuto al fatto che conciliasse le posizioni di cattolici, liberali, scettici e atei, cui si sommava una pur blanda e comunque non azzardata lascivia

Alicata (consigliere di Togliatti). Sulle pagine de L’Unità Mario Alicata criticò innanzitutto la rappresentazione del Risorgimento. A suo avviso Tomasi di Lampedusa non era riuscito a scrivere un grande romanzo storico perché ne aveva colto soltanto i limiti. Inoltre egli individua elementi di determinismo e di razzismo nel discorso di Don Fabrizio all’inviato piemontese sulle condizioni della Sicilia Sciascia posizione abbastanza scettica. Nel 1959 accusò il romanzo di raffinato qualunquismo e incapacità di far parlare la povera gente Gianfranco Contini libro come opera di intrattenimento in cui vengono messi in rilievo valori delle generazioni passate (in particolare Proust)  elegante etichetta di vecchio Eco che lo prende come esempio di un prodotto medio che non degenera,è un eccellente bene di consumo

NB:IL DIBATTITO NON HA FATTO MALE ALLE VENDITE  Vince il premio Strega,che lo porta a un successo di vendite. Riferimenti critici: 1998 Intimità e la storia(lettura analitica del libro) Il principe Fulvo di S.Nigro contenente saggi importanti sul libro 2008 Giancarlo Ferretti, “la lunga corsa del gattopardo” -> ricostruzione editoriale e il dibattito critico

PAROLE DI LAMPEDUSA È Lampedusa stesso che in una lettera, in modo discreto, suggerisce possibile guide interpretative (“ogni parola è stata pesata e molte cose sono soltanto accennate”)  l’elemento di crisi, è la crisi di tutte le epoche; quella del 1860 ma soprattutto la crisi del Novecento che lui stesso ha vissuto( fascismo, declino famiglia, perdita bene, bombardamento casa)  perdita luoghi dell’esistenza  fatto straniante per uno scrittore (pensare quanti scrittori tornano nei loro luoghi di esistenza).

Romanzo storico? Del romanzo storico manca l’elemento consequenziale, ma è un romanzo sulla fine e sul Risorgimento: i fatti storici non vengono mai presentati direttamente, ma sempre filtrati attraverso la coscienza del protagonista. NB: è però un romanzo che RIFLETTE SULLA STORIA in generale, al cui scorrere gli uomini tentano invano di resistere. Non è arretrato,anzi… IMPIANTO NARRATIVO DEL LIBRO -

Negazione del romanzo storico: il libro è costituito di 3 archi temporali distanziati 25 anni ciascuno (no consequenzialità). I 3 ARCHI TEMPORALI 1)1860-62  arrivo Garibaldi, sbarco a Marsala. Il 1860 Occupa i primi 4 capitoli. 2)1885  morte del principe

3) 1910 è la fine di tutto. Il romanzo è un romanzo di personaggi perché le vicende sono vicende sottese, che noi non vediamo ma intuiamo. PERSONAGGIO DI DON FABRIZIO vive la crisi di un’epoca e incarna aspetti tradizionali ma anche moderni. Anomalia ossimorica della sua presentazione rappresentazione sapiente delle responsabilità nobili, familiari(soprattutto nella parte prima) ma è un intellettuale astronomo che ragiona(anche su sé stesso). da qui si capisce la novità:questo personaggio è quasi ossimorico  c’è un sovvertimento di trama (Lampedusa esaurisce nella prima parte le 24 ore di ricostruzione dell’ Ulisse). Era difficile che in quell’epoca uno scienziato avesse questa disposizione critica. Descrizione personaggio:È un uomo fisicamente imponente.  “mostro” di sapere, dagli occhi azzurri (ha una madre tedesca). Sembra un personaggio che trattiene l’ira, ma di questo nobile non avremo mai scene di violenza, anzi solo presa di coscienza del declino che il suo mondo sta attraversando. PUR GIGANTE E PUR INTELLETTUALE (E FORSE ANCHE PER QUESTO) NON È IN GRADO DI PORRE RIMEDIO. Saggio di Francesco Orlando (che si trova in “Intimità e storia”) che di Lampedusa fu allievo

NARRATORE

No narratore onnisciente ma voce narrante che in 3° persona racconta la storia e che si serve di un personaggio come ispettore. Il personaggio don Fabrizio acquista ancora più valore perché la comunicazione passa per la sua coscienza. oltretutto si fa ricorso a una figura della modernità, il monologo interiore o discorso indiretto libero  la narrazione si riflette attraverso la coscienza ordinatrice del personaggio (Ordine e disordine convivono)

FIGURA DELL’ALANO BENDICÒ (è un personaggio a tutti gli effetti) PADRE PIRRONE è il gesuita che vive con la famiglia nobile, Padre Pirrone è la figura della non scelta, dell’adattamento a tutto.  recita serale del rosario. (citazione in latino all’inizio + divinità sul soffitto)  il potere sembra stabilirsi tramite le divinità. In un punto più avanzato del romanzo una bomba porrà fine a questo soffitto olimpico ACCORGIMENTI NARRATIVO - STILISTICI  Descrizione e importanza dei luoghi  bisogno di luce che filtra dalle persiane.  la comunicazione del libro è intrinseco di metafore che alludono alla fine di tutto.  NB: All’ inizio di ogni parte ci è un apertura di voci e di coralità, attraverso le quali descrivere i luoghi. Con il fuori bisogna fare i conti (ma bisogna farli dall’interno)

 Costruzioni in parti  in ogni parte ci sono degli elementi narrativamente portanti che diventano essenziali nella trama franta che va tenuta su più fronti.  La bellezza rimane fino alla fine (la morte si presente con donna di bella presenza)   PRIMA PARTE Descrizione di una prima scena che informerà tutto il romanzo da cui cogliere tutte le contrapposizioni Habitat molliccio

Ma nel sangue di lui fermentavano altre essenze germaniche ben piú incomode per quell'aristocratico siciliano, nell'anno 1860, di quanto potessero essere attraenti la pelle bianchissima ed i capelli biondi nell'ambiente di olivastri e di corvini: un temperamento autoritario, una certa rigidità morale, una propensione alle idee astratte che nell'habitat molliccio della società palermitana si erano mutati rispettivamente in prepotenza capricciosa, perpetui scrupoli morali e disprezzo per i suoi parenti e amici, che gli sembrava andassero alla deriva nei meandri del lento fiume pragmatistico siciliano. La corte sciattona delle due Sicilie è la corte borbonica incarnata dal Re, unico personaggio a cui è assegnato il dialetto siciliano. “si erano mutati”  periferie nelle periferie (connotati mollicci) società palermitana in declino, travagliata da perpetui scrupoli morali. Si insiste sull’orgoglio che in un primo momento è quello del signoreggiare ma dopo è orgoglio dell’analisi matematica e delle proprie qualità che fanno la sua diversità  crisi personale e di un ceto incapace di porre riparo alla questione.  Scena di uscita in

giardino, dove soprattutto si percepiscono gli odori. Le

rose eleganti diventano fiori dall’odore violenti Lampedusa non cerca un linguaggio espressionista ma lavora su un certo realismo e una certo classicismo giocati su parallelismi per avere un messaggio più semplice per catturare un pubblico più ampio.

Il principe riflette sulla morte

alla vista del cadavere del soldato Cacciatori. Di fronte alle sue domande di riflessione, il cognato Malvica gli risponde semplicemente che è morto per il re.  Scena di incontro con il Re  siamo di fronte a una figura inadeguata per affrontare la crisi; è chiaro che gli invasori del Nord sono più potenti.

Cena

in villa Salina pasto sbrecciato (aggettivo che di solito si usa per le stoviglie) Si alterna lo scorrere della giornata con un flashback (caratteristiche cinematografiche) Il potere si manifesta con la scelta di andare a Palermo, scelta sconveniente per quei tempi. Questa scelta diventa offensiva per Padre Pirrone perché il principe lo invita (?) 

In questo capitolo si vede a stento la

rabbia contenuta.

BENDICÒ primo vero alterego del principe, giocoso felice mostra i tratti che il principe non ha la forza di mostrare. COGNATO MALVICA, nobile siciliano medio che non si pone domande, non ha dubbi (rappresenta il pensiero dell'intero ceto nobile palermitano, portavoce del ceto nel libro, pensiero comune). Incontro con il re, cena a casa Salina che riprende la decadenza, il declino (pasto "sbrecciato" uso traslato per riportare segni concreti del declino). Lui contrasta il nuovo potere TANCREDI: compare sullo specchio (tema del doppio)  elemento che richiama la figura di Narciso. La frase che pronuncia è entrata anche nella comunicazione contemporanea e portavoce del trasformismo italiano

figura di Calogero anticipata dal soprastante Russo e sa che gli ruba alle spalle. Mentre Don Fabrizio è vestito con la giacca stretta, il soprastante ha una giacca di campagna ma sa ben fare i suoi affari (ha rubato dei limoni e vuole comprare sotto interposta persona Argivocale). Il principe da intellettuale con sguardo disincantato capisce che è in corso una lenta sostituzione dei ceti e gli vengono in mente le frasi di Tancredi e ne capisce fino in fondo il significato. Il principe tuttavia non contrasta il nuovo potere anzi vuole che la sua casa non venga profanata così come era successo con il soldato morto. È nel feudo di Donnafugata che lui si sente principe mentre a Palermo no. Tale era la quiete che le scoperte politiche della mattinata avevano instaurato nell'anima del Principe, che egli non fece altro che sorridere di ciò che in altro momento gli sarebbe apparsa insolenza. Aprí una delle finestre della torretta. Il paesaggio ostentava tutte le proprie bellezze. Sotto il lievito del forte sole ogni cosa sembrava priva di peso: il mare, in fondo era una macchia di puro colore, le montagne che la notte erano apparse temibilmente piene di agguati, sembravano ammassi di vapori sul punto di dissolversi, e la torva Palermo stessa si stendeva acquetata attorno ai conventi come un gregge al piede dei pastori. Nella rada le navi straniere all'ancora, inviate in previsione di torbidi, non riuscivano ad immettere un senso di timore nella calma maestosa. Il sole, che tuttavia era ben lontano dalla massima sua foga in quella mattina del 13 maggio, si rivelava come l'autentico sovrano della Sicilia: il sole violento e sfacciato, il sole narcotizzante anche, che annullava le volontà singole e manteneva ogni cosa in una immobilità servile, cullata in sogni violenti, in violenze che partecipavano dell'arbitrarietà dei sogni.

La luce è uno degli elementi di forza ed è sempre presente anche con le persiane chiuse. -> violenza del carattere è quasi da attribuire alla violenza del sole

Rapporto con Padre Pirrone che è l’altra figura intellettuale, è il gesuita che deve subire ogni umiliazione e che avrà da perdere dei cambiamenti (come ha detto Russo). Il principe, anche se lo maltratta, instaura con lui un dialogo. Il padre sa tutte le abitudini del principe. ANCHE IL CIBO SI PRESTA ALL’ INTERPRETAZIONE DELLA FINE DEL TUTTO Tutto si dissolve in quel pranzo di famiglia che rappresenta sempre l’elemento dove il pater familias afferma la sua autorità; vi è una metafora gastronomica che si presta all’interpretazione della fine: assalto al torrione, cadono le guarnigione e il principe vi assiste. Alla fine del pranzo venne servita la gelatina al rhum. Questo era il dolce preferito del Principe, e la Principessa, riconoscente delle consolazioni ricevute, aveva avuto cura di ordinarlo la mattina di buon'ora. Si presentava minacciosa, con quella sua forma di torrione appoggiato su bastioni e scarpate, dalle pareti lisce e scivolose impossibili da scalare, presidiata da una guarnigione rossa e verde di ciliegi e di pistacchi; era però trasparente e tremolante ed il cucchiaio vi si affondava con stupefacente agio. Quando la fortezza ambrata giunse a Francesco Paolo, il ragazzo sedicenne ultimo servito, essa non consisteva piú che di spalti cannoneggiati e grossi blocchi divelti. Esilarato dall'aroma del liquore e dal gusto delicato della milizia multicolore, il Principe se la godette davvero assistendo al rapido smantellamento della fosca rocca sotto l'assalto degli appetiti. (cioè quelle del nuovo ceto che si fa avanti). Uno dei suoi bicchieri era rimasto a metà pieno di marsala. Egli lo alzò, guardò in giro la famiglia fissandosi un attimo piú a lungo sugli occhi azzurri di Concetta e: - Alla salute del nostro Tancredi, - disse. Bevve il vino in un solo sorso. Le cifre F.D. che prima si erano distaccate ben nette sul colore dorato del bicchiere pieno non si videro piú. (viene meno il simbolo del dono monarchico)

PARTE SECONDA : Viaggio per Donnafugata nella parte seconda succede un distacco temporale.. La vicenda garibaldina si è ormai consumata e sulle persone narrate vi è un riflesso indubbiamente pesante. Dieci minuti dopo si era giunti alla fattoria di Rampinzèri: un enorme fabbricato, abitato soltanto durante un mese dell'anno da braccianti, muli ed altro bestiame che vi si radunava per il raccolto. Sulla porta solidissima ma sfondata, un Gattopardo di  danzare anomalo (simbolo fine) pietra danzava, benché una sassata gli avesse stroncato proprio le gambe; accanto al fabbricato un pozzo profondo, vigilato da quei tali eucaliptus, offriva muto i vari servizi dei quali era capace: sapeva far da piscina, da abbeveratoio, da carcere, da cimitero. Dissetava, propagava il tifo, custodiva cristiani sequestrati, occultava carogne di bestie e di uomini sinché si riducessero a levigatissimi scheletri anonimi. Tanto piú brillava fra il sudiciume la correttezza elegante di Tancredi. Aveva viaggiato a cavallo e, giunto alla fattoria mezz'ora prima della carovana, aveva avuto tempo di spolverarsi, ripulirsi e cambiare la cravatta bianca. Quando aveva tirato fuori l'acqua dal pozzo a molti usi, si era guardato un momento nello specchio del secchio e si era trovato a posto, con quella benda nera sull'occhio destro che ormai ricordava, piú che non curasse, la ferita buscata tre mesi fa ai combattimenti di Palermo; con quell'altro occhio azzurro cupo che sembrava aver assunto l'incarico di esprimere la malizia anche di quello temporaneamente eclissato; col filetto scarlatto al di sopra della cravatta che discretamente alludeva alla camicia rossa che aveva portato. Aiutò la Principessa a scendere dalla vettura, spolverò con la manica la tuba del Principe, distribuí caramelle alle cugine e frizzi ai cuginetti, si genuflesse quasi dinanzi al Gesuita, ricambiò gl'impeti passionali di Bendicò, consolò mademoiselle Dombreuil, prese in giro tutti, incantò tutti . -> ritratto del fascino e ventaglio di gesti di tancredi (camicia rossa, benda sull’occhio) ; tancredi riesce a rapportarsi con tutti

senza dover instaurare per forza un rapporto di dominio (quindi è già inserito nel nuovo che si è ricoperto d gloria andando a combattare contro garibaldi)

Il momento di Donnafugata è un momento felice per il Principe perché è l’ultimo emblema del suo potere feudale (la casa, il ricevimento, le figure che trova ad esempio il soprastante che qui trova è il contrario di Russo) Il viaggio era durato piú di tre giorni ed era stato orrendo. Le strade, le famose strade siciliane a causa delle quali il principe di Satriano aveva perduto la Luogotenenza, erano delle vaghe traccie irte di buche e zeppe di polvere. La prima notte a Marineo, in casa di un notaio amico, era stata ancora sopportabile; ma la seconda in una locandaccia di Prizzi era stata penosa da passare, distesi tre su ciascun letto, insidiati da faune repe...


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