Cartografia - geografia umana PDF

Title Cartografia - geografia umana
Course Sviluppo e Cooperazione Internazionale
Institution Università di Bologna
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Riassunto del capitolo sulla cartografia ...


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CAPITOLO 13: LA CARTOGRAFIA. La CARTA GEOGRAFICA → è una rappresentazione in piano, ridotta, simbolica e approssimata di una parte o di tutta la superficie terrestre. LA RIDUZIONE DELLA SUPERFICIE TERRESTRE. Generalmente l'operazione di riduzione delle misure degli oggetti geografici per essere rappresentati sulla carta è considerata un'operazione puramente matematica, e consiste nel ridurre tutte le misure in proporzioni uguali, che viene accettata dai fruitori della carta. In realtà, però, è un'operazione che nasconde delle trasformazioni della realtà. Il coefficiente di riduzione per passare dalla realtà alla rappresentazione cartografica, o di moltiplicazione, per passare dalla rappresentazione alla realtà, viene chiamato scala. Viene espressa con quella che si chiama “scala grafica2, che consiste in un segmento, stampato sulla carta stessa, affiancato dall'indicazione della misura che il tratto sulla carta rappresenta nella realtà, così, ad esempio, un certo segmento sulla carta può corrispondere a 1 km o a 10 a 500 km sulla superficie terrestre. La scala può essere espressa anche con un rapporto matematico, sempre stampato sulla carta, che prende il nome di scala numerica. Generalmente si mette in rapporto l'unità con il numero di volte in cui è stata divisa, così la scala 1:100.000 significa che l'unità di misura (metro, chilometro o miglio) è stata ridotta 100.000 volte per essere rappresentata. Essendo un divisione ne consegue che le carte con divisore grande hanno scala più piccola di carte con divisore piccolo. Per es: una scala 1:100.000 è a scala più grande di una carta a 1:1.000.000 Più la scala è piccola è più la superficie di Terra rappresentata su di una medesima porzione di carta è ampia per cui gli oggetti geografici sono rappresentati più piccoli e più fitti. Per evitare l'illeggibilità, i cartografi fanno due operazioni: 1) la GENERALIZZAIZONE O SEMPLIFICAZIONE: consiste nell'eliminazione dei dettagli degli oggetti rappresentati, quindi, per esempio, una linea di costa può essere rappresentata con tutte le sue sinuosità e i suoi scogli ad una scala di 1:25.000 mentre ad una scala più piccola, per esempio 1:1.000.000, le sinuosità della costa non possono essere accennate. 2) la SELEZIONE: consiste nell'eliminazione di alcuni oggetti geografici,il cartografo può decidere di eliminare il tracciato dei fiumi o i simboli riferiti a centri abitati inferiori ad una certa soglia demografica piuttosto che i confini o la viabilità minore. Queste scelte possono dipendere dallo scopo per cui è stata redatta la carta e quindi dal messaggio che con la carta di vuole trasmettere, ma possono permettere un certo grado di arbitrarietà, tanto più che generalmente non sono dichiarate. Se la selezione non è uniforme, cioè per esempio si indicano solo alcuni confini di stato e non altri, il messaggio della carta può essere considerato menzoniero o di parte. La SIMBOLICITA': si considera che la carta sia simbolica in quanto utilizza dei simboli per rappresentare gli oggetti geografici. Tutto ciò che è impresso sulla carta è un simbolo, anche ciò che può sembrare una raffigurazione dell'oggetto rappresentato. (per esempio l'azzurro con cui viene rappresentato il mare o il corso di un fiume, rimanda all'immagine mentale che noi abbiamo del mare, ma non è affatto detto che corrisponda all'aspetto reale di quel tratto di mare o di fiume.) La carta per veicolare il suo messaggio necessita di un'operazione di codifica o decodifica della realtà. Il redattore della carta, si costruisce, del territorio che deve rappresentare, un'immagine mentale che codifica attraverso dei simboli. Dal canto suo il lettore della carta deve decodificare i simboli scelti dal cartografo e a sua volta crearsi un'immagine mentale della realtà rappresentata. In questo duplice passaggio interviene la soggettività dell'estensore della carta e del suo fruitore. Si possono individuare alcune categorie di simboli con caratteristiche peculiari. Vi sono: – i simboli puntiformi: rappresentano oggetti geografici le cui dimensioni non hanno nulla a che fare con le dimensioni dell'oggetto simboleggiato. Per esempio il cerchietto che rappresenta una città, non ha alcun rapporto con l'estensione della città stessa, anche se può essere stampato con dimensioni più o meno grandi, ma non in rapporto alla sua superficie. – I simboli lineari: sono quei simboli che, anche se hanno uno spessore, vanno presi in considerazione solo per la loro lunghezza. I simboli lineari per eccellenza sono quelli che rappresentano i confini – i simboli areali: hanno superficie proporzionale, almeno in teoria, alla superficie del fenomeno rappresentato. Le carte geografiche, però, modificano, soprattutto a piccola scala, la forma dei territori rappresentati per cui anche i simboli aerali non sono perfettamente proporzionali ai fenomeni rappresentati. – I simboli verbali: sono tutte le parole ospitate dalla carta. Solitamente si limitano ai nomi dei luoghi e degli oggetti geografici. I simboli verbali rivestono un ruolo ambiguo, rappresentano infatti fenomeni che non si possono vedere sul terreno, ma che identificano porzioni di superficie terrestre. Attribuire un nome corrisponde ad attribuire un'identità.





Usare gli endonimi, cioè i nomi di un luogo così come sono conosciuti e pronunciati in loco, per esempio “Paris” o “Venezia”, piuttosto che gli esonimi, cioè i nomi di luogo così come sono conosciuti e pronunciati altrove “Paris” o “Venise”, può servire per rendere familiare un luogo lontano o per esoticizzare un luogo vicino. Nel caso di oggetti geografici posti in aree bi o plurilingui, o in cui è in corso un conflitto per la loro sovranità o per ottenere maggiore autonomia, è una scelta molto delicata. I simboli numerici: corrispondono a tutti i numeri che possiamo trovare sulle carte, siano essi riferiti alle altitudini, alle profondità marine, alle distanze tra i punti o a dati statistici. Anche in questo caso siamo di fronte a simboli che non si vedono direttamente sul territorio ma che hanno funzione esplicativa o pratica. I simboli dinamici: possiamo definirli come l'insieme dei simboli che rappresentano fenomeni in movimento.

L'APPROSSIMAZIONE. La forma della Terra è chiamata geoide, solide che si avvicina molto ad un elissoide di rotazione, figura geometrica. Ogni rappresentazione in piano del nostro pianeta comporta delle deformazioni e che ogni carta geografica è approssimata poiché comporta delle alterazioni nella raffigurazione della sua superficie in piano. I cartografi hanno studiato dei metodi per riprodurre in piano l'intera o una parte della superficie terrestre, che prendono il nome di proiezioni. Possiamo immaginare la carta come formata da almeno due strati, il primo, invisibile, è costituito dal reticolo formato dai meridiani e dai paralleli, che viene chiamato reticolo geografico, a sua volta contenente infiniti punti ognuno dei quali contraddistinto da una coppia di coordinate chiamate latitudine e longitudine, sul quale viene sovrapposto il secondo strato, costituito dal disegno delle forme della terra e degli oggetti posizionati, grazie allo strato invisibile, su di essa. I MERIDIANI: sono linee immaginarie che congiungono i poli terrestri. Insieme al loro antimeriadiano, formano circoli massimi tracciabili sulla superficie terrestre immaginando di intersecarne la superficie con un piano passante per il centro. Se approssimiamo la Terra a un solido perfetto i meridiani hanno tutti medesima lunghezza, circa 20.000 km. I PARALLELI: sono circoli minori ottenuti immaginando di intersecare la superficie terrestre con dei piani tra essi paralleli. Il piano che passa per il centro della sfera disegna il più ampio dei paralleli: l'equatore che è il circolo massimo, i cui punti sono tutti equidistanti dai poli. La lunghezza dell'equatore diminuisce all'aumentare della latitudine, cioè con l'allontanamento, sia verso nord che verso sud, dall'equatore. La lunghezza dell'equatore è di circa 40.075 km. LA LATITUDINE: è la distanza angolare tra l'equatore e un punto posto sulla superficie terrestre, quindi può misurare da 0 a 90 gradi sia in direzione nord che in direzione sud. LA LONGITUDINE: è la distanza angolare tra un meridiano di riferimento e un punto sulla superficie terrestre. Attualmente si usa come meridiano fondamentale quello di Greenwich e si misura da 0 a 180 gradi in direzione est o in direzione ovest. Le PROIEZIONI sono definite vere quando l'operazione di trasporto del reticolato geografico sulla superficie piana avviene per mezzo di metodi geometrici o convenzionali, quando, cioè, questa operazione avviene attraverso l'applicazione di formule matematiche. Le proiezioni si possono catalogare in: – PROIEZIONI ISOGENE O AUTOGONALI: quando sono mantenuti inalterati gli angoli nel passaggio dalla superficie terrestre al piano. Tali proiezioni hanno, nella maggior parte dei casi, la caratteristica di preservare le forme. Sono dette anche conformi o ortoforme. – PROIEZIONI EQUIVALENTI o EQUIREALI o AUTALICHE: sono mantenute inalterate le aree. La condizione di equivalenza non può coesistere con quella di conformità. – PROIEZIONI EQUIDISTANTI o LINEARI: vengono mantenuti i rapporti tra le lunghezze omologhe (rapporto tra le lunghezze sul piano e sull'ellissoide costante lungo particolari direzioni.) In nessuna proiezione possono realizzarsi contemporaneamente queste tre condizioni. Si dicono AFILATTICHE le proiezioni che realizzano un compromesso accettabile minimizzando i vari tipi di deformazione. In queste proiezioni sono presenti, in misura limitata, tutte le diverse possibili deformazioni. Nessuna proiezione può essere considerata migliore di un'altra, può esserlo solo in funzione dello scopo della carta stessa. UN AVVERTIMENTO. È necessario che i cartografi conoscano le proprietà delle proiezioni che utilizzano, selezionando quella che meglio si addice ai suoi scopi. Non è possibile trasformare il globo in una carta geografica in piano priva di distorsioni. Alcune proiezioni sono molto specializzate e opportunamente limitate a un unico scopo, altre raggiungono un più generico livello di accettabilità e utilità.

Se la carta mostra solo una piccola area, la scelta di una proiezione non è determinante, se ne può utilizzare una qualsiasi. La scelta si complica quando l'area da mostrare si estende molto, in quel caso la selezione di una proiezione dipenderà dallo scopo della carta geografica. Il cartografo ha il compito di selezionare la proiezione appropriata, ma spetta al fornitore comprendere le conseguenze di tale scelta, avendo consapevolezza delle inevitabili distorsioni presenti in tutte le carte geografiche in piano. UNA VISIONE ARTIFICIALE. La rappresentazione cartografica è una rappresentazione del tutto artificiale in quanto mostra il territorio come se ogni punto fosse visto dalla sua perpendicolare, cosa ovviamente impossibile. La carta inoltre trasferisce su un piano ciò che in realtà è caratterizzato da rilievi, e quindi si ha difficoltà a rappresentare sulle carte i rilievi. Proprio la rappresentazione del rilievo ha costituito e costituisce una delle sfide più ardue e ancora non definitivamente vinte, della rappresentazione cartografica. Attualmente vengono utilizzate alcune tecniche per rappresentare i rilievi: – il sistema del tratto forte: è un metodo per tracciare le linee delle massime altezze delle catene montuose, segnate con un tratto più marcato dove le dorsali sono più elevate. – Il sistema a tratteggio: consiste nel disegno di tratti disposti lungo le linee di massima pendenza, più fitti dove le pendenze sono maggiori – il sistema a sfumo: consiste nel ricoprire le parti della carta che rappresentano dei rilievi con una colorazione trasparente più intensa dove l'altitudine è maggiore. A questo sistema si abbina spesso quello del lumeggiamento che consiste nel creare un'ombra che renda l'idea del rilievo. – Il sistema delle curve di livello: consiste nel tracciare una serie di isolinee che uniscono punti ad una stessa quota altimetrica, e che prendono il nome di isoipse se sono usate per le montagne e isobate se sono usate per rappresentare le profondità marine. – Il sistema dei colori altimetrici medi: consiste nell'assegnare ad un certo numero di intervalli altimetrici medi un certo colore per cui il lettore vedendo una certa colorazione può capire se è di fronte alla rappresentazione di un'area pianeggiante piuttosto che di una montana. Nessuno di questi sistemi è perfetto, ognuno presenta vantaggi e svantaggi. DOVE FINISCE LA CARTA? La carta geografica è un oggetto ambiguo a partire dal suo nome. Infatti sia i termini carta che mappa, così come il termine latino “tabula”, si riferiscono a questo importante strumento. Ci si può chiedere se la legenda e la stessa cornice facciano o meno parte della carta. Il titolo della carta può modificare il senso della rappresentazione. L'UTILITA' DELLA CARTA GEOGRAFICA. La carta è utile perchè possiamo considerarla un linguaggio spazializzato, che ci permette di vedere i rapporti spaziali tra i diversi oggetti geografici. Il linguaggio cartografico è sincronico, cioè comunica tutti i suoi contenuti in un solo momento, permettendo di cogliere istantaneamente i rapporti spaziali tra gli oggetti rappresentati. Le carte geografiche oltre ad essere utili per le attività pratiche sono anche uno strumento indispensabile per l'analisi geografica. TIPI DI CARTA – carte generiche o di riferimento o di ubicazione: costituiscono un'ampia tipologia di carte. Hanno l'obiettivo di mostrare, senza far trasparire analisi o interpretazioni, una grande varietà di caratteristiche naturali o prodotte dall'essere umano su un'area geografica o sul mondo nella sua interezza. – Carte tematiche: rappresentano una o più serie di temi dello spazio rappresentato. È un termine generico che si applica a una carta in qualsiasi scala che presenti una specifica distribuzione spaziale, ossia che presenti uno o più temi in forma grafica. Possono essere sia qualitative che quantitative. Lo scopo di una carta qualitativa è rappresentare la distribuzione spaziale di una particolare tipologia di informazioni: l'ubicazione mondiale dei giacimenti petroliferi, la distribuzione dei parchi nazionali o i tipi di suolo presente in una certa area. L'interesse si concentra sul luogo in cui si trovano le cose. Le carte tematiche quantitative mostrano graficamente la dimensione spaziale di determinati dati, per esempio, il numero di abitanti, la quantità di riso prodotta, il numero di veicoli circolanti ecc. – i cartogrammi sono il risultato dell'elaborazione di dati statistici e della loro rappresentazione spazializzata. I

più comuni sono quelli a mosaico in cui il risultato di un'elaborazione statistica, per esempio il tasso di natalità, viene elaborata per ogni suddivisione territoriale, come la regione o lo stato e poi rappresentato sul cartogramma assegnando un colore, generalmente in scala cromatica, ad ogni intervallo quantitativo. Si possono costruire anche cartogrammi a punti o a curve isometriche, in cui un fenomeno, per esempio la percentuale di individui in età scolare sul totale della popolazione, è rappresentato sulla carta con linee che uniscono punti di egual misura. I metacartogrammi derivano dal tradimento programmatico dell'analogia tra rappresentazione cartografica e territorio. Le superfici sono rappresentate non in proporzione alla loro estensione, ma in proporzione alla dimensione del fenomeno descritto. COME SI COSTRUISCONO LE CARTE GEOGRAFICHE Bisogna innanzitutto distinguere tra: – CARTE RILEVATE: sono ottenute da rilievi direttamente effettuati sulla superficie terrestre, generalmente si tratta di carte a grande scala. – CARTE DERIVATE: sono la grande maggioranza e comprendono tutte le carte a piccola e piccolissima scala, sono costruite a partire dalle carte rilevate. Il rilievo dei dati viene effettuato in due modi, con la levata di campagna e/o con il telerilevamento. Il rilevamento richiede un lavoro preliminare che consiste nella precisa determinazione di longitudine e latitudine di più coppie di punti, la cui distanza viene misurata con grande precisione, che formano le basi geodetiche, dalle quali si determina un reticolo di triangoli i cui vertici sono misurati e localizzati e che copre tutto il territorio da cartografare. Da questo reticolo si costruiscono reticoli triangolari più piccoli, a questo punto molti cartografi si recano sul terreno e muniti di tavoletta pretoriana disegnano le forme del territorio e degli oggetti i esso presenti. A questo lavoro si affianca, e si sostituisce quasi completamente, il telerilevamento, che consiste nel rilevare da lontano le forme del terreno. Le tecniche di telerilevamento da satellite si sono fatte sempre più sofisticate e i risultati sempre migliori. Bisogna tenere presente che anche queste immagini subiscono le stesse deformazioni, soprattutto a piccola scala, delle carte geografiche tradizionali. Sempre più importante per la localizzazione di un punto sulla superficie terrestre e sulla sua rappresentazione cartografica è il GPS (Global Positioning System) che consiste in un apparecchio che riceve da una serie di satelliti artificiali dei segnali radio la cui elaborazione determina la sua posizione, l'ora e l'eventuale velocità di spostamento. Dal 2005 il motore di ricerca Google gestisce Google Earth, un'innovazione che ha messo a disposizione del grande pubblico una serie vasta di informazioni sulle fattezze della terra. Nonostante questo, però, la conoscenza da parte del grande pubblico dei lineamenti fisici del mondo, non significa conoscenza delle dinamiche del mondo stesso, soprattutto umane e sociali. I SISTEMI INFORMATIVI GEOGRAFICI (GIS) I sistemi informativi geografici (GIS) estendono l'utilizzo dei dati digitalizzati e dell'elaborazione tramite computer per esplorare e rappresentare le informazioni spaziali. Un GIS è sia un pacchetto software integrato per gestire, elaborare e analizzare i dati geografici, sia un computer database nel quale ogni informazione è legata a una precisa ubicazione geografica. Nel modello raster, tale legame richiede di suddividere la superficie di studio in una serie di elle rettangolari e di descrivere il contenuto di ciascuna di esse. Nel modello vettoriale, viene descritta l'ubicazione precisa di ciascun oggetto, punto, linea o superficie, in una distribuzione. In entrambi i modelli, è possibile immagazzinare, consultare, confrontare, elaborare, analizzare e rappresentare una gran quantità diverse informazioni spaziali. Un database GIS, può essere immaginato come una serie di sovrapposizioni di informazioni collegate dal riferimento a un reticolato basato su latitudine e longitudine. Il sistema, consente la rappresentazione distinta delle informazioni spaziali contenute nel database. Esso permette all'utente di sovrapporre carte geografiche relative a diversi temi, di analizzare le relazioni che emergono e calcolare i rapporti spaziali. Il sistema mostra i flussi, le interazioni e le caratteristiche tridimensionali. Un database GIS, come insieme strutturato di informazioni spaziali, è diventato un potente strumento per analisi e sintesi geografiche automatizzate. Per il geografo fisico, le potenzialità analitiche e di creazione di modelli GIS sono fondamentali per comprendere i processi e le interrelazioni nell'ambiente naturale. Cresce sempre più la domanda di esperti nell'utilizzo di questi sistemi: gis e telerilevamento. Un GIS incorpora 3 componenti fondamentali: – la capacità di immagazzinare dati; – i programmi di grafica tramite computer;



i pacchetti di statistica....


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