Docsity imparare a rischiare gigerenzer PDF

Title Docsity imparare a rischiare gigerenzer
Author drum drum
Course Sociologia economica
Institution Università degli Studi Gabriele d'Annunzio - Chieti e Pescara
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Warning: TT: undefined function: 32imparare a rischiaregigerenzerSociologia Economica Università degli Studi G. d'Annunzio Chieti - Pescara 28 pag.Document shared on docsityIMPARARE A RISCHIARE – COME PRENDERE DECISIONI GIUSTE GERD GIGERENZERParte prima – LA PSICOLOGIA DEL RISCHIO LA GENTE È STUPIDA...


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imparare a rischiare gigerenzer Sociologia Economica Università degli Studi G. d'Annunzio Chieti - Pescara 28 pag.

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IMPARARE A RISCHIA RISCHIARE RE – COME PRENDE PRENDERE RE DECISI DECISION ON ONII G GIUST IUST IUSTE E GE GERD RD GI GIGERENZER GERENZER Parte prima – LA PSICOL PSICOLOGIA OGIA DEL RISCHIO 1. LA GENTE È S ST T UPID UPIDA? A?

Ogni nuova crisi ci da delle paturnie, finché la dimentichiamo e cominciamo a preoccuparci per quella successiva. Manca l’idea di un cittadino che sappia rischiare con intelligenza. Gli uomini hanno bisogno di essere guidati cont continuamente, inuamente, proprio come un bambino ha bisogno dei g enitori. Il problema è la società che non è alfabetizzata al rischio. La conoscenza di base indispensabile per far fronte a una società tecnologica è l’alfabetizzazione alfabetizzazione al risc rischi hi hio. o. Le probabilità de dell la pioggia Il problema sta negli esperti. La nuova tecnologia delle previsioni ha permesso ai meteorologi di sostituire semplici annunci con la forma verbale della certezza (domani pioverà) o della possibilità (verosimilmente) con numeri precisi, ma la maggiore precisione non ha portato a capire quello che dice veramente il messaggio. Il problema non sta solo nella testa della gente ma nell’incapacità degli esperti di spiegare chiaramente che cosa vogliono dire. Le paturnie per la pillola In UK paturnie per la pillola contraccettiva. Dal 1960 donne messe in allarme periodicamente dalle notizie che la pillola può dare la trombosi nelle gambe o nei polmoni. Il comitato britannico sulla sicurezza delle medicine fece un comunicato con cui si avvertiva che i contraccettivi orali di terza generazione aumentava del doppio, cioè del 100%, il rischio di trombosi. I campanelli d’allarme suonarono in tutto il paese, molte donne smisero di prendere la pillola e ne vennero fuori gravidanze non volute e aborti. Ma quant’è grande un 100%? Gli studi su cui si basava la notizia avevano mostrato che ogni 7 mila donne che avevano preso la pillola di seconda generazione circa 1 aveva avuto una trombosi e questo numero era salito a 2 con le pillole di terza generazione (1 persona in più rispetto alla situazione precedente provoca un aumento del 100%). È fondamentale ogni volta chiedere q ual è l’aumento del rischio assoluto. Ogni direttore di giornale dovrebbe avvertire la responsabilità etica di imporre che le notizie siano date in modo trasparente, ma ciò non avviene. È sempre necessario tenere in considerazione la distinzione tra rischio relativo e rischio assoluto assoluto.. I terroristi usano il nostr nostro o cervello Le immagini dell’impatto degli aerei alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001 sono depositate indelebilmente nella nostra memoria. Dopo l’attacco molti americani smisero di volare ed iniziarono a viaggiare in macchina sulle lunghe tratte. L’uso dell’auto durò 12 mesi, poi si tornò alla normalità. L’aumento dei viaggi in auto ebbe conseguenze gravi in termini di incedenti. Si stima che circa 1600 americani abbiano perso la vita sulle strade per aver deciso di evitare il rischio di volare. I terroristi colpiscono due volte: prima attaccano sul piano della forza fisica e poi ci aggrediscono di nuovo con l’aiuto del nostro cervello. È il primo colpo ad attirare tutta l’attenzione. Gli eventi a bassa probabilità in cui improvvisamente restano uccise molte persone (rischi rischi terrificanti terrificanti) fanno scattare un meccanismo psicologico inconscio: se muoiono tutte insieme molte persone reagisci con la paura e evita quella situazione. Si tratta della paura di morire in un determ determii nato modo o a breve tempo. Quando sono parecchi a morire il nostro cervello reagisce con l’ansia, ma quando sono altrettanti a morire in un modo distribuito nel tempo (incidenti in macchina) è meno probabile che ci venga paura. Abbiamo paura di morire improvvisamente insieme ad altri. In un gruppo piccolo la perdita improvvisa di molte vite può minare la stabilità della comunità stessa. Nelle società moderne la sopravvivenza individuale non dipende più dal sostegno e dalla protezione di un piccolo gruppo o una tribù. L’argomentazione razionale non è sempre vittoriosa contro le paure del vecchio cervello. Se c’è un conflitto tra la ragione e una forte emozione, non cercare di ra ragionare gionare gionare.. Trova un un’’ emozione op opposta posta

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ancora più forte. Una delle emozioni che possono controbilanciare i rischi terrificanti è l’amore amore paterno o materno. Il secondo colpo del terrorismo ha prodotto un’erosione delle lib libertà ertà civili. Prima dell’11 settembre le perquisizioni intime erano considerate una violazione dei diritti umani, mentre oggi sono viste come dovere dei cittadini. Solo mostrandoci intelligenti davanti al rischio possiamo resistere alle manipolazioni terroristiche e creare una società sicura e capace di reagire meglio. Non c’è speranza che impariam impariamo o a gestire i rrii schi? La gente non è stupida; il problema è che il nostro sistema scolastico è di un’incredibile cecità per quanto riguarda l’alfabetizza alfabetizza alfabetizzazione zione al rischio. Chi vuole può sempre imparare a comportarsi con intelligenza davanti al rischio: - Ognuno può im imparare parare a gestire il rrischio ischio e l’l’ii ncertezza - Gli esperti son sono o un aspetto de dell problema, non la soluzione (molti esperti hanno in primis difficoltà a capire i rischi) - Meno è pi più: ù: di fronte a un problema complesso noi cerchiamo una soluzione complessa, e quando questa non funziona, ne cerchiamo un’altra ancora più complicata. I problemi complessi non richiedono sempre soluzioni complesse. Imparare a rischiare con intelligenz intelligenza a Per Kant l’illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a sé stesso. Oggi ogni utente di internet ha più accesso all’informazione di quanto ne abbia mai avuto l’umanità in passato. Gli indispensabili pilastri di una società pronta per la libertà positiva sono dei cittadini capaci di mostrarsi intelligenti davanti al rischio. 2. LA CERT CERTE EZZA È UN’ILL UN’ILLU USIONE Nel migliore dei mondi possibili tutto dovrebbe essere certo. Se conoscessimo con certezza tutto il futuro, la nostra vita sarebbe svuotata di ogni emozione, niente soprese e piaceri, tanto sapevamo già tutto. L’illusione della certez certezza za Molti di noi pretendono la certezza dai banchieri, dai medici, dai politici e questi rispondono propinandoci l’illusione della certezza, facendoci credere che una cosa sia sicura anche quando non lo è. Gli umani hanno c reato sistemi di credenze che p prromettono certezza in tutto il cors corso o della storia. Il 4% su un campione di 1000 persone crede che l’oroscopo di un professionista sia assolutamente certo. Quando entra in gioco la tecnologi tecnologia a, l’illusione della certezza cresce. Le impronte digitali in una scena del crimine sono caratteristiche uniche dell’individuo. Se le impronte di un sospettato corrispondessero a quelle trovate sul luogo del delitto, quale giuria l’assolverebbe? Ma il sistema di identificazione delle impronte digitali è infallibile? Si è creduto che le impronte fossero “a prova di errore” fino al 1998. Gli esseri umani sembrano avere un b isogno di certezza certezza,, una spinta a tenersi stretto un qualcosa e non metterlo in discussione. In un mondo inc incerto erto non possiamo pianificare o ogni gni cosa in anticipo. Gli esseri umani inseguono la certezza dai tempi dei tempi. Oggi le tecnologie attuali, dai metodi matematici di previsione dell’andamento delle azioni ai sistemi d’immagine in medicina, rivaleggiano con la religione e l’autorità per la conquista della fiducia. La ricerca della certezza è il mag magg g ior ostacolo che si frapponga tra noi e una ges gestione tione iinte nte ntell ligente del risc rischi hi hio. o. Le false certezze possono fare dei danni tremendi. Dobbiam Dobbiamo o imparare a con convvivere con l’ince l’incerte rte rtezza. zza.

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Rischio e incertezz incertezza a Dal 600 l’opposizione tra fortuna e sapienza si è trasformato in relazione intima. La penombra dell’incertezza ha molte sfumature e gradazioni. La rivoluzione pro rob b abilistica avviata nel 600 diede al genere umano la capacità di pensare statisticamente, così da trionfare sopra fortuna, ma questa capacità era stata pensata per la più pallida delle ombre dell’incertezza, il mondo del rischio conosciut conosciuto o (mondo in cui tutte le alternative, le conseguenze e le probabilità sono note). Più spesso, però, noi viviamo in un mondo in trasformazione dove diverse di queste cose sono ignote e abbiamo a che fare con rischi sconosciut sconosciutii , ovvero l’l’ii ncertezza. Quando prendiamo delle decisioni abbiamo bisogno di due insiemi di strumenti intellettuali: - Rischio (se sono noti, le buone decisioni richiedono logica e pensiero statistico); - Incertezza (se c’è qualche rischio sconosciuto, le buone decisioni richiedono anche intuizione e regole del pollice intelligenti). Nella maggior parte dei casi ci vuole una combinazione dei due fattori. Alcune cose sono calcolabili, altre no. Quando il rischio è noto L’addomesticamento del caso ha creato le probabilità matematiche: - Rischio noto/rischio noto/rischio:: probabilità che possono misurate empiricamente - Incertezze: non possono essere misurate empiricamente In origine il termine “rischio” non si riferiva solo al pericolo o al danno, ma a tutte le vicende, belle e brutte, nelle mani di fortuna. C’è un fatto importante che spesso viene trascurato: la probabilità non è sempre la stess stessa a cosa. È nata con tre facce: - Frequenza: nella prima delle sue identità la probabilità ha a che fare con l’atto del conteggio. - Struttura ffisica: isica: la probabilità a che fare con la struttura di un oggetto. Le probabilità legate alla struttura sono dette propensità - Gradi di credenza: la probabilità a che fare con i gradi di credenza. A differenza dei rischi conosciuti, basati su una frequenza misurabile o una struttura fisica, i gradi di credenza possono essere totalmente soggettivi e variabili. Calcolare un rischio è una cosa, comunicarlo è un’altra. La capacità di comunicare un rischio è importante. Fin qui abbiamo considerato due strategie per comunicare i rischi: - Usare la frequenza e non la probabilità dell’evento singolo; - Usare i rischi assoluti e non i rischi relativi L’incertezza In un mondo incerto il pensiero statistico e la comunicazione del rischio non bastano da soli. Esempio dell’ammaraggio dell’aereo sul fiume Hudson. Una reg regola ola del polli pollice ce (EUR EURII STICA STICA) ci per permette mette di prendere una decisione rapidamente, senza b isogno di ta tante nte informazioni, ma ciononostante in modo assai acc accu urato. I piloti di aereo sono addestrati a usarla consapevolmente. È utilizzata anche inconsciamente dai giocatori NBA. L’euristica euristica dello sguard sguardo o risolve il problema guidando il giocatore verso il punto in cui la palla toccherà terra. Ognuna delle regole del pollice può essere adoperata sia consciamente che inconsciamente. Se l’uso uso è inconscio il giudizio che ne risu risulta lta è intuitivo. Un’intuizione è un giudizio: - Che si forma molto rapidamente nella coscienza;

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Tale che non siamo pienamente consapevoli delle ragion che ci stanno sotto; Ma che è abbastanza deciso da farci agire sulla sua base.

Il risultato intuitivo è una forma di intelligenza inconscia. È un errore supporre che la conoscenza sia necessariamente conscia e intenzionale. La nostra società è spesso restia a riconoscere nell’intuizione una forma di intelligenza, mentre non esita a considerare intelligente il calcolo logico. Alcuni sociologici, analogamente, guardano con sospetto l’intuizione e la considerano la principale fonte di errori umani. L’esempio dell’aereo smentisce questa posizione: un’euristica può essere più sicura e precisa di un calcolo, e la stessa euristica può essere alla base di decisioni sia consce sia inconsce.Le Le re reg g ole del po pollice llice va vanno nno adattate al alle le circost circostan an anze. ze. L’euristica dello sguardo è un esempio di come la mente sappia scoprire soluzioni semplici di problemi complessi. È un’euristica perché si concentra su una sola informaz informazii one importante e ignora il resto. Noi abbiamo bisogno, dopo quella probabilistica, di una seconda rivoluzione che prenda l’euristica sul serio e dia finalmente al genere umano la capacità di affrontare l’intera gamma dell’incertezza. Non confondiamo rischi rischio o e incertez incertezza za Nella vita solo poche situazioni ci permettono di calcolare il rischio in modo preciso. L’illusione della certezza ha due facce. Ogni volta che un rischio noto è scambiato per certezza assoluta, si ha l’illusione del rischio zero. L’illusione del risc rischio hio calcolabile scambia l’incertezza per rischio conosciuto. ILLUSIONE DEL RIS RISC CHIO ZERO Quelli che fanno sesso non protetto con più persone rischiano l’HIV. L’esame dell’HIV è molto diffuso e non sempre volontario. Il test prevede 2 step finali per arrivare ad un test conclusivo. Se uno non è un soggetto a rischio di AIDS, ma il risultato è positivo, non è detto che sia infetto. Ci sono anche falsi positivi, cioè persone non infette ma che risultano ugualmente tali al test. Se non sei un soggetto a rischio di HIV, non devi farti prendere dal panico. Dopo un test positivo la probabilità di essere infetti è del 96% circa, alta ma ancora lontana dalla certezza. ILLUSIONE DEL TACCH TACCHII NO Il problema sta in certi metodi di misurazione scorretti che presuppongono, sbagliando, che in un mondo d’incertezza i rischia siano noti, e poiché così facendo producono numeri precisi per un rischio incerto, ci danno l’illusione della certezza. La ricerca della certez certezza za La certezza assoluta è uno stato mentale che esc esclude lude i l d ubbio ubbio,, di qualsiasi nat natura. ura. L’illusione del rischio zero non si limita a nascere nella testa della gente: viene messa sul mercato, adattata con cura al pubblico, pubblicizzata.L L a ricerca del della la certezza è un d esider esiderio io umano molto profon rofondo. do. Nel nostro secolo, diversi studiosi di talento hanno inventato stratagemmi per trattare l’incertezza come se fosse un rischio conosciuto, così da poterle applicare i loro soliti modelli matematici anziché confrontarsi con il mondo reale. In un mondo incerto i metodi decisionali complessi, quelli che richiedono più informazioni e più calcoli, spesso sono inferiori e possono far danno proprio invocando certezze ingiustificate. Per molti esperti, ma anche per l’opinione pubblica, la convinzione dominante è che di più sia sempre meglio. Molti credono che le regole del pollice siano scorciatoie rapide e sporche per risparmiare tempo e fatica a spese della qualità. -

Rischio è diverso da incertezz incertezza: a: la migliore decisione in condizioni di rischio non è la migliore in condizioni d’incertezza;

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Le rego regoll e del pollice (euristica) non sono così st stupi upi upide: de: regole del pollice semplici possono produrre decisioni migliori dei calcoli più intricati; Meno è più: i problemi complessi non richiedono sempre soluzioni complesse. Prima cercate le soluzioni semplici.

3. LE DECISI DECISIO ONI PRUDENZIALI L’avversione al rischio è strettamente legata alla paura di commettere errori. L’avversione al rischio viene coltivata fin dai tempi della scuola: la sola cosa che conta è imparare a superare i test commettendo meno errori possibile, ma così non si coltivano grandi menti. CULTURA DEL L’ERROR L’ERRORE E cultura in cui sia possibile ammettere apertamente di avere sbagliato, così da imparare dai propri errori ed evitare di ricaderci in futuro. Uno dei grandi vantaggi della cultura americana, per esempio, è l’inclinazione a un processo di tentativi ed errori in cui sbagliare non è una grande vergona. ERRARE E’ UMANO Einstein e Wertheimer erano amici intimi fin dai tempi di Berlino. Entrambi fuggirono negli USA negli anni 30 del 900. Egli pone un quesito: Una vecchia auto scassata deve fare 2 miglia, la prima metà in salita e la seconda in discesa. Mal ridotta com’è, non può fare il primo miglio (salita) a una velocità media di più di 15 miglia l’ora. Domanda: quale velocità dovrà andare nel secondo miglio (discesa) per raggiungere sull’intera distanza una velocità media di 30 miglia l’ora? Il quesito trappola di Wertheimer sembra suggerire che la risposta potrebbe essere 45 miglia l’ora, oppure 60, ma non c’ è risposta. La vecchia auto non raggiungerebbe una velocità media di 30 miglia all’ora nemmeno se riuscisse a scendere rapida come un razzo. Einstein non è riuscito ad arrivarci. La salita è lunga 1 miglio, l’auto va a 15 miglia l’ora e dunque ci mette 4 minuti. E quanto ci mette a fare tutta la salita e tutta la discesa a una media di 30 miglia l’ora? In tutto la strada è lunga 2 miglia, e 30 miglia all’ora vogliono dire 2 miglia in 4 minuti. Dunque, l’auto deve coprire l’intera distanza in 4 minuti, solo che li ha già consumati tutti per arrivare in cima. Non è vergogna comm commettere ettere errore. Nessuno è perfe perfetto. tto. UN SISTEMA CHE NON COMMETTE ERROR ERRORII NON E’ INTELLIGENTE Quando ci guardiamo intorno, pensiamo di percepire il mondo esterno, ma non è così. Intelligente vuol dire andare oltre le informazioni che ci vengono date e correre dei rischi. L’illusione della scacchiera ci mostra che l’intelligenza non è la capacità di riprodurre accuratamente ogni singolo grado di luce riflesso da ogni quadrato, o in generale ogni singola informazione, ma l’arte di indovinare a partire dalle informazioni che abbiamo. Le illusioni ottiche ci aiutano a capire come funziona il nostro cervello: - Il cerv cervel el ello lo rice ricevve informaz informazii oni insuffici insufficienti enti sul mon mond d o; - Intelligenza sign significa ifica andar andare e oltre le informazioni for fornite nite e cercare di indovinare sulla loro base che cosa c’è la fuori; “bu oni”. - Tirando a indovinare ogn ognii sistema i ntelligente comm commette ette errori “bu Il sistema visivo deve andare oltre le informazioni che riceve e fare scommesse su quello che c’è “là fuori”. Se un sistema non commette errori, non è intelligente, e in realtà le illusioni ottiche ci mostrano il successo della conoscenza, non il suo fallimento. Gli errori buoni Avere un’illusione ottica significa commettere un buon errore. Gli errori buoni sono q uelli che abb abbii amo bisogno di fare. I bambini, notoriamente, ne commettono. Gli errori buoni sono funzional funzionalii: se un

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bambino decidesse di andare sul sicuro e usare solo verbi che ha già sentito (io ando invece che io vado) apprenderebbe molto più lentamente. O impari attraverso le mancanze o mancherai di imparare. Spesso è figlia dell’errore la scoperta di una cosa che non stavamo cercando. Cristoforo Colombo voleva aprire una rotta per l’India e non scoprire l’America. Euristica del ri riconosc conosc conoscimento imento se riconosci i l nome di una città m ma a non quello di un’ un’altra, altra, con oncl cl cludi udi che la città riconosciuta ha la popolazi popolazione one maggiore. Questa regola, tuttavia, non funziona sempre, ma solo quando le cose più grosse sono effettivamente le più conosciute. Gli errori buoni ci aiutano a imparare a scoprire, mentre un sistema che non commetta errori impara poco e scopre ancora meno. Gli errori cattivi Spesso gli insegnanti pensano di costruire giovani menti che non commettano errori, e questa idea è un esempio di errore cattivo. L’intelligenza, l’innovazion l’innovazione e e la creat creativi ivi ività tà ven vengono gono meno, se si pro roii bisce alla gente di commett commettere ere err...


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