Etica e morale ricoeur PDF

Title Etica e morale ricoeur
Author Anna Zorat
Course Teologia III
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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Summary

ETICA E MORALE RICOEUR: E LE ETICHE In un momento come oggi in cui la vita etica diventa terreno di mille controversie, la lezione di R. torna molto utile. Egli, soprattutto, compie, attraverso un lavoro di linguaggio e pensiero, una distinzione tra etica e morale, che designano due prospettive dive...


Description

ETICA E MORALE RICOEUR: L’ETICA E LE ETICHE In un momento come oggi in cui la vita etica diventa terreno di mille controversie, la lezione di R. torna molto utile. Egli, soprattutto, compie, attraverso un lavoro di linguaggio e pensiero, una distinzione tra etica e morale, che designano due prospettive diverse del vivere insieme. Ricoeur cerca di trovare un punto di dialogo tra etica e morale. Hegel aveva già affrontato il problema dell’etica nella sua opera “Lineamenti di filosofia del diritto”, facendo una suddivisione tra particolare e universale; io, soggetto particolare, posso relazionarmi con l’universalità della legge? Bisogna trovare un elemento razionale, lo STATO. Bisogna capire se c’è un principio di razionalità per cui gruppi di persone possono riconoscersi insieme. Si passa dall’astrattizzazione del rapporto tra diritto e cittadino, al passaggio alla moralità. Hegel inoltre, si trova a giustificare la guerra: è un processo fondamentale per la storia, dice, e in caso di guerra i diritti dei cittadini cessano. MORALE DEONTOLOGICA DI KANT: rinuncia al desiderio perché raggiunge un più alto livello di universalizzazione nel compimento della legge. Secondo Ricoeur bisogna riprendere la critica di Hegel e di Kant. Il Nostro, da un lato rivaluta il pensiero Hegeliano però non accetta il suo pensiero totalizzante (in merito alla guerra). Hegel non ha vissuto la guerra, al contrario di Ricoeur, ed è per questo che quest’ultimo considera il pensiero di Hegel totalizzante. Dietro il particolare universale si nasconde il totalitarismo; la realizzazione dell’universale avviene attraverso il particolare. Ricoeur vuole partire dall’etica, e tiene molto al fatto che il singolo abbia sempre la capacità di scegliere davanti alle istituzioni. Secondo R. si passa dall’etica alla morale per poi tornare all’etica, poiché siamo soggetti tragici e le nostre miglior intenzioni possono tramutarsi nel loro opposto, non c’è trasparenza, le convinzioni estreme rovinano sempre tutto. Ritornando alla distinzione tra etica e morale: etica  introduce il significato della vita compiuta all’interno di istituzioni giuste; questione dell’essere veramente se stessi, compimento delle potenzialità di ognuno. Attraverso il conflitto il soggetto entra nel mondo, l’eticità è vista come il superamento della morale kantiana. Morale  momento del dover essere L’aspirazione etica alla vita buona comporta la stima di sé, la vita buona infatti, è per sua natura condivisa con altri, è vita comune, con e per gli altri; ma gli altri non sono solo le persone con le quali io posso avere un rapporto faccia a faccia. Esiste anche “il terzo”,, ed è questo rapporto che impone l’esigenza delle istituzioni, necessarie nel vivere comune. Quindi una vita buona, con e per gli altri, entro istituzioni giuste. Per Ricoeur, però, le istituzioni, al contrario di Hegel, non rappresentano un’entità superiore rispetto alla vita delle persone, ma costituiscono il terreno di mediazione dei conflitti, sul quale è possibile esercitare la sollecitudine verso gli altri. Agire, invece, significa esercitare un potere sugli altri, ma questo potere potrebbe trasformare l’altro nella vittima; occorrono quindi delle regole che si impongono come doveri da rispettare. L’imperativo Kantiano diventa la trascrizione della regola d’Oro, non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te. Occorre rispettare sia le regole della morale che le regole della giustizia; passando dall’etica alla morale il sé diventa sia colui che si stima che colui che è capace di rispettare e di rispettarsi in quanto persona morale. Il problema nasce di fronte ai conflitti fra i doveri che le situazioni della vita ci impongono. In genere nella tragedia i conflitti conducono alla morte, in Hegel si afferma la potenza superiore dello spirito, ma questa non è la via di Ricoeur: egli tende ad una sintesi che non distrugga le persone, bensì le salvaguardi e le perfezioni nelle loro responsabilità. Quindi l’uomo capace di stimare se stesso e gli altri, rispettando la legge, ma anche l’uomo responsabile verso sé e verso gli altri, e verso la società. Ricoeur ripercorre all’inverso il suo ternario etico, in relazione con l’idea di conflitto: partendo dalle istituzioni, per passare al rispetto verso gli altri, fino al concetto di autonomia della coscienza. Le istituzioni sono necessarie per

Ricoeur come per Hegel, ma per lui non rappresentano un’entità superiore rispetto alla vita delle persone, esse costituiscono il terreno di mediazione dei conflitti, sul quale è possibile esercitare la sollecitudine verso gli altri. -

Secondo testo

La moralità è il dominio della norma, e ancora una volta è Kant l’autore principe della morale, in quanto fornisce il criterio di universalità della norma che purifica i motivi dell’azione. Io obbedisco a ciò che la ragione mi ordinea, quella stessa ragione che ordinando mi fa sentire un soggetto morale. Ricoeur effettua una correzione rispetto a Kant, per il ruolo che riserva ai sentimenti morali, partendo dal rispetto, non solo il rispetto nei confronti della legge, ma l’intera gamma dei sentimenti morali. -

Terzo testo

L’ultimo testo è anche il più antico. Ci troviamo di fronte alla genealogia della morale a partire dall’affermazione della libertà. La libertà umana è la libertà di un essere finito che non si possiede né si realizza, ma deve conquistarsi e testimoniarsi attraverso l’opera di un’intera vita morale. Attraverso la libertà riusciamo a dimostrare le nostre capacità, liberta del sé – libertà dell’altro – libertà degli altri con le istituzioni. Ricoeur parte da una critica a Kant: per Kant la libertà è un fatto della ragione che non possiamo dimostrare, l’unico modo per dimostrarla è agire. Sei libero solo quando eserciti la legge morale. C’è prima la legge e poi la libertà o viceversa? Per R. la polarità tra libertà e legge deriva da una polarizzazione dell’io. Si parte dalla libertà per arrivare all’imperativo, il compito del vangelo è di liberare la libertà e restituirla al suo dinamismo universale, l’uomo è più importante della legge. La morale e la giustizia non possono risolvere tutto, ci sono “leggi” di altro tipo che governano su tutto. ETICA E MORALE (1) Nella distinzione tra etica, che designa la prospettiva di una vita compiuta all’interno di azioni stimate buone, e morale, che designa norme e obbligazioni, si può riconoscere l’opposizione tra due eredità: l’eredità aristotelica, ove l’etica è caratterizzata per la sua prospettiva teleologica (da telos, fine), e un’eredità kantiana, ove la morale è definita per il carattere di obbligazione della norma. Ricoeur si propone qui di difendere il primato dell’etica sulla morale, e la necessità per la prospettiva etica di passare per il vaglio della norma. LA PROSPETTIVA ETICA Anche qui la prospettiva etica è definita da: auspicio di una vita buona, con e per gli altri, all’interno di istituzioni giuste. Quando si parla di auspicio di una vita buona si parla di un ottativo, non di un imperativo. Ma la cura di sé è un buon punto di partenza o bisognerebbe partire dalla cura dell’altro? La cosa fondamentale è, innanzitutto, la capacità di scegliere in base a delle ragioni, di preferire una cosa ad un’altra, quindi la capacità di agire intenzionalmente; poi la capacità di produrre cambiamenti nel corso delle cose, quindi la capacità di iniziativa. Fondamentale è, quindi, la stima di sé, perché apprezzando le nostre azioni apprezziamo anche noi stessi in quanto autori di tali azioni. Vivere bene con e per gli altri: stima di sé e sollecitudine non possono pensarsi l’una separata dall’altra. Dire sé non è dire io, sé implica altro da sé. Subentra quindi la reciprocità, le persone sono quindi riconosciute come insostituibili nello scambio. E’ compito della compassione ristabilire la reciprocità quando questa viene meno, poiché nella compassione colui che pareva il solo a donare riceve, attraverso la gratitudine e la riconoscenza, più di quanto abbia donato. Vivere bene, con e per l’altro, all’interno di istituzioni giuste: il vivere bene non si limita solo alle relazioni interpersonali, ma si estende appunto anche alle istituzioni che sono le strutture del vivere insieme di una comunità storica. La giustizia, però, presenta tratti etici che sono diversi rispetto a quelli dell’amicizia. L’istituzione ha un’ampiezza più vasta del faccia a faccia dell’amicizia o dell’amore, subentra quindi il ciascuno, che è il destinatario di una ripartizione giusta.

Il passaggio dall’etica alla morale avviene a causa della violenza. Quando Kant, infatti, afferma che non si deve trattare nessuno come un mezzo ma come un fine in sé, presuppone che il rapporto tra uomo e uomo sia lo sfruttamento. Anche l’idea di giustizia si trasforma passando da piano etico a quello morale. A formalizzare l’idea di giustizia in modo completo è stato John Rawls. Il primo principio è che Ogni persona è uguale di fronte alla legge, per quanto riguarda il secondo principio subentra un problema: le ineguaglianze sociali ed economiche devono essere combinate in modo da essere previste a vantaggio di ciascuno, e collegate a posizioni aperte a tutti. Adottando il punto di vista dei più svantaggiati Rawls ragiona da moralista e prende in considerazione l’ingiustizia naturale della distribuzione dei vantaggi e degli svantaggi in tutte le società conosciute. Ed è qui che spunta il suo senso di equità, che basandosi sull’imperativo kantiano ci ricorda di trattare le persone non come un mezzo ma come un fine per sé. SAGGEZZA PRATICA Accanto alla relazione c’è sempre il conflitto. Attraverso il conflitto si risolve quello che il soggetto è, si risolve ciò che etico e morale, siamo sempre calati nella tragicità che le nostre azioni possono comportare. L’altro è sempre un non io che genera conflitto. Sappiamo che i conflitti nascono quando caratteri ostinati si identificano così tanto in una regola da diventare ciechi nei confronti di tutte le altre. Per far fronte ai conflitti è richiesta una saggezza pratica, una saggezza legata quindi al giudizio morale. Il conflitto nasce al livello della prima componente della stima di sé, quando si applica la regola dell’universalizzazione che si scontra con il particolarismo, e solo una discussione tra culture potrà dire quali pretesi universali diventeranno universali riconosciuti. Non esiste una regola tra le regole per decidere, ancora una volta bisognerà ricorrere alla saggezza pratica.

DALLA MORALE ALL’ETICA E ALLE ETICHE (2) Ricoeur spezza in due il termine etica: ciò che sta a monte delle norme, etica anteriore, e ciò che sta a valle delle norme, etica posteriore. L’etica anteriore mira al radicamento delle norme nella vita e nel desiderio, l’etica posteriore tende a inserire le norme nelle situazioni concrete. La morale non presuppone altro che un soggetto capace di porsi ponendo la norma che lo pone come soggetto. L’ETICA FONDAMENTALE COME ETICA ANTERIORE Si fa appello alla morale dell’obbligo. Il sentimento dell’essere obbligati fa da sutura tra il regno delle norme e la vita, il desiderio. Il rispetto è, per Ricoeur, uno dei motivi in grado di spingere un soggetto morale a fare il suo dovere. Ricoeur ritrova in Aristotele i lineamenti costitutivi dell’etica fondamentale, e lo stesso fa in Kant. I due approcci infatti coincidono in qualche punto significativo, come ad esempio nel concetto di voluntas. La possibilità che la morale degli antichi e quella dei moderni possa ricongiungersi, riconoscersi e reciprocamente salutarsi in questo concetto non riguarda più né l’etica né la morale, ma l’antropologia filosofica che faccia dell’idea di capacità uno dei suoi concetti direttivi. LE ETICHE POSTERIORI COME LUOGHI DELLA SAGGEZZA PRATICA …. IL PROBLEMA DEL FONDAMENTO DELLA MORALE Il fine che questo saggio ha è quello di cercare per la morale un fondamento più primitivo, più radicale di quello della legge.

LA LIBERTA’, FONTE DELL’ETICA IL punto di partenza di un’etica si trova nella nozione di libertà, e quest’ultima si pone, non si possiede. Ognuno di noi non può vedere la propria libertà, possiamo solo porci e crederci liberi. Si parte quindi dalla credenza che “io posso e che io sono ciò che posso, che io posso ciò che sono”. Questo è il punto di partenza di un’etica. La causalità della libertà si riprende attraverso un lungo percorso delle opere e delle azioni, anche se, essa non è inclusa in alcun atto. Cosa significa quindi attestarsi per la libertà? Significa darsi da fare, e non darsi a vedere. L’etica, è quindi, un percorso tra la credenza dell’”io posso”, e la storia reale dove attesto questo “io posso”. LA LIBERTA’ IN SECONDA PERSONA (fenomeno centrale dell’etica) Si entra veramente problema della moralità quando si pone la libertà alla seconda persona, come il volere della libertà dell’altro, il volere che la tua libertà sia. Effettivamente quando dubitiamo di essere liberi non crediamo più nemmeno nella libertà degli altri e perdiamo anche le forze per aiutarli ad essere liberi. Se mi credo non libero, credo pure che l’antro non sia libero, perché è un mio simile. Il limite significa ora conflitto. LA MEDIAZIONE DELL’ISTITUZIONE Non si è mai potuto dimostrare che la giustizia, il coraggio, la temperanza e così via abbiamo lo statuto di entità. Il problema nasce dall’impossibilità di conferire all’entità dell’etica sia uno statuto fisico sia uno statuto estetico. Per questo, Ricoeur, introduce la parola ISTITUZIONE. Ognuno di noi, dice, nasce in una situazione non eticamente neutra, in quanto alla nascita siamo già in gioco, con scelte, preferenze e valori che sono già esistenti. Nessuno si situa sul punto zero dell’etica, e questo concetto può paragonarsi a quanto accade con il linguaggio: nessuno comincia il linguaggio, quindi nessuno comincia l’istituzione, si giunge sempre a cose fatte. IL VALORE La nozione di valore contiene un atto di valutazione, ma è anche vero che è un elemento di riconoscimento, e non solo quello di valutazione, che mi permette di distinguere ciò che vale da ciò che desidero. Tale nozione è un concetto misto che assicura il compromesso tra desiderio di libertà delle coscienze singole e situazioni già qualificate eticamente. Il valore è il risultato di un azione che mira a produrre una nuova istituzione, ma a partire da uno stato istituzionale già sedimentato. Ogni valore è un compromesso tra un'esigenza, un riconoscimento e una situazione. LA NORMA L’idea di norma, a differenza del valore, introduce un elemento di scissione. Con questa scissione inizia l’interdizione, quindi l’impossibilità di far coincidere il mio desiderabile con il preferibile. La norma è, quindi, la condizione affinchè ci sia una durata. A tal proposito lo stesso Nietzsche parla del ruolo della promessa: l’uomo è divenuto l’animale della promessa grazie alla capacità di contare su di sé e di darsi una volontà nel caos dei desideri. Ma soprattutto la funzione principale della norma è quella di rendere i valori esenti dall’arbitrio di ciascuno. Hegel distingue la volontà arbitraria dalla volontà razionale, e mostra come attraverso il contratto la vlontà si educhi alla razionalità. L’IMPERATIVO Lìmperativo introduce l’elemento di comando, e mentre la norma può enunciarsi in forme universali, l’imperativo si rapporta sempre a un’azione singolare presentata sotto forma di comando. Weber rivolge la propria attenzione al concetto di “autorità”: il problema si pone quando all’interno di un gruppo sociale avviene una scissione a causa della il ceto di chi domanda e il ceto di chi obbedisce divengono distinti. Secondo Weber,

ogni istituzione d’autorità nasce dal fatto che quanti comandano non sono quelli che ubbidiscono. Elabora una teoria della motivazione introducendo l’idea di un orientamento dell’azione di ciascuno in rapporto all’azione dell’altro. Quando un sistema di valori viene percepito come imposto da un capo, la libertà non si riconosce più come origine, ma si sente sottomessa al comando. Io parto dalla mia libertà, dalla tua libertà, dalla mediazione dell’istituzione, per accedere al valore e all’imperativo. Solo quando possiamo applicare al nostro desiderio, ai nostri valori, un criterio di universalità, potremmo riconoscere un’aria di famiglia. LA LEGGE …. LA PROSPETTIVA EVANGELICA NELL’ORDINE ETICO IL RITORNO ALL’INTENZIONE ETICA LA funzione etica del vangelo, secondo Ricoeur, è quella di restituire la prospettiva dell’altro. Attraverso la morale evangelica si vede delinearsi un nuovo ordine di valori e di nuove istituzioni, che sarebbero quelli della libertà. La prima funzione è, quindi, quella di ricondurci all’origine dell’intero processo dell’etica, al di là del momento dove essa si oggettiva in legge. In definitiva, non si deve tentare d unificare l’etica, ma lasciarla in questa situazione di dialettica aperta. L’intenzione di Ricoeur era di mettere in evidenza tre aspetti: 1) Ritorno alla motivazione etica al di là del funzionamento legale 2) Uso del paradosso come linguaggio dell’immaginazione etica 3) Dialettica dei due livelli etici e impossibilità di ridurli l’uno all’altro...


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