\"Il Cinema Americano Classico\" PDF

Title \"Il Cinema Americano Classico\"
Author Cinzia Barra
Course Storia del cinema
Institution Sapienza - Università di Roma
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Breve sintesi del libro ...


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IL CINEMA AMERICANO CLASSICO L’APPARATO PRODUTTIVO: IL MAGO DI OZ 1- Lo studio system Lo studio è il luogo dove il film viene girato, insieme di edifici di produzione, anche se per questo concetto è più appropriato “studio system”, con cui si intende l’assetto industriale cinematografico della Hollywood classica, che lavora proprio come un’industria. Il metodo di produzione hollywoodiano era vicino ad una produzione manifatturiera di tipo seriale, che permetteva forme di attività collettive e di cooperazione tra operai specializzati. La Hollywood classica e il sistema dello “studio system” sono dominati da alcuni grandi studios, in grado di realizzare e distribuire film su larga scala. Questo sistema resta in vita dagli anni ’20 ai ’50. Si verifica poi un passaggio da un sistema “central producer”, che va dalla metà degli anni ’10 alla fine del decennio successivo e comporta il controllo di un unico produttore nelle case hollywoodiane, ad un sistema “unit system”, che a partire dagli anni ’30 comporta un’organizzazione in cui un gruppo di uomini supervisiona 6/8 film all’anno. Per buona parte della sua storia Hollywood vede il predominio delle Majors, ognuna possiede delle strutture per realizzare film e ha sotto contratto personale che opera in base alle direttive dei vertici delle compagnie. Ogni Major ha una sua politica e una specializzazione in alcuni generi. Oltre ad avere i teatri di posa le Majors possiedono anche strutture per distribuire i propri film, secondo una “integrazione verticale”. Erano cinque la case maggiori: 1. MGM; 2. WARNER BROTHERS; PARAMOUNT; 20TH CENTURY FOX; RKO. Disponendo di propri cinema e di proprie strutture le Majors possono gestire autonomamente i loro prodotti, una pratica comune è quella del “block booking”, secondo cui vengono dati in noleggio blocchi di film, in cui figuravo anche i B-Movies. Alle Majors di affiancano le Minors, le quali possiedono mezzi inferiori, anche se le differenze tra le due non sono nette, infatti anche i grandi studios in alcuni casi producevano film a basso budget, di serie B. Tra le Minors figurano: 1. COLUMBIA; 2. UNIVERSALE; 3. UNITED ARTISTS. Si verificano casi di collaborazione tra le une e le altre (es. Via col Vento) Questo assetto dura fino alla fine degli anni ’40, dai ’50 la situazione si modifica. Infatti si parlerà di “package-unit system”, che riguarda lavori su singoli progetti in cui viene messa a punto una squadra combinando le risorse. Gli attori erano vincolati da contratti con le case produttrici, il primo a svincolarsi fu Cary Grant. Tra la fine dei ’40 e l’inizio dei ’50 si abbattono delle difficoltà sul cinema, quali l’avvento della televisione e la “Paramount decision”, che favoriscono le case indipendenti. Nel 1948 la Corte Suprema emana una sentenza, appunto la Paramount decision, che sulla base delle legislazione antitrust costringe le Majors a vendere le catene di sale indebolendole, e dichiara illegale il Block Booking, provocando la fine dei B-Movies. Gli ultimi anni della Hollywood classica vedono un netto calo della produzione, dagli anni ’50 ai ’60 le compagnie licenziano parte del personale, affittano teatri di posa alle televisioni ed esse stesse iniziano a fare televisione. 2- Il sistema dei generi Lo studio system non era una semplice produzione in serie, poiché ogni film doveva essere un pezzo unico. La Hollywood classica lavora utilizzando vari modelli di racconto (i generi) attorno cui era articolata una

dialettica di standardizzazione e di differenziazione. Nel corso del tempo i generi si modificano e si articolano in sottogeneri e si ibridano tra loro. 3- Il Codice Hayas Con la Grande Depressione degli anni ’30, molti film iniziarono ad assorbire gli stimoli provenienti dalla società, caratterizzata dall’avvento della criminalità, così nei film vennero inseriti violenza e sesso. Per evitare la censura federale nel 1927 viene introdotto il Codice Hayas, ossia un elenco di argomenti da evitare o trattare con cautela. Nel 1930 viene adottato un nuovo codice di autoregolamentazione basato sul testo del ‘ 27. Nel 1934 il codice viene imposto, infatti nessun film doveva essere distribuito nelle sale dalle Majors senza la sua approvazione, in caso di violazione la casa sarebbe stata multata. Negli anni ‘40/’50 il Codice entra in crisi, vista la crescita dall’audience giovanile e delle lotte per i diritti civili. Il codice sarà abrogato definitivamente nel 1968. 4- Il genio del sistema “Il Mago di Oz” L’organizzazione del lavoro nella Hollywood classica calcava la vocazione collettiva del processo creativo. “Il Mago di Oz” è tratto dall’omonimo romanzo di Baum da cui nel 1937 MGM decise di fare un nuovo adattamento, per fronteggiare la concorrenza Disney. Il film è infatti costituito sullo stesso sistema adottato da Disney: un soggetto fiabesco con il pattern musical, anche se si distingue poiché film dal vero non cartone. Il film, nonostante i buoni risultati ai botteghini, visti gli alti costi di produzione rappresenterà comunque una perdita per la casa produttrice. Mayer (direttore MGM), affidò il progetto del film a M. LeRoy, ex regista Warner. Per la bambina Mayer cercò di prendere in prestito Shirley Temple, ma con scarsi risultati, ripiegando su Judy Garland, rivelatasi poi fondamentale per le sue doti canore. Il primo sceneggiatore cui venne affidato il film fu H. Mankiewicz, i titoli di testa attribuiscono la sceneggiatura a Langley, Ryerson, Woolf, ma in realtà il lavoro fu svolto da 10 scrittori. Una situazione analoga riguarda la regia del film, il primo fu Thorpe, seguito da Cukor e poi da Fleming e Vidor. Questo film è definito film “senza autore”. LO STILE CLASSICO: CASABLANCA 1- La classicità hollywoodiana Il cinema dell’età dell’oro di Hollywood è un punto di riferimento del ‘900, la classicità di questo mondo è il risultato di decenni di sperimentazioni, tecniche e narrative, che rappresenta il raggiungimento di una stabilità nel modo di produzione e rappresentazione ma anche l’espressione di una cultura capace di segnare un’epoca. Con Hollywood si celebra la nascita di un cinema capace di raccontare con forme proprie, con un proprio stile e di comporre autonomamente. Già dagli anni ’10 il cinema americano è da considerarsi classico. La differenza con il cinema delle origini è l’abbandono della perfomance teatrale in diretta. Il cinema primitivo era caratterizzato da inquadrature autonome, analoghe alla visione teatrale, in campo totale e fissa, privilegiando lo spettacolo della visione, dell’attrazione, piuttosto che la continuità narrativa. Il cinema classico ha come scopo quello di narrare attraverso il montaggio e la successione continua di diversi piano secondo la mobilizzazione della macchina da presa. Si verifica anche un passaggio da un consumo esclusivamente popolare ad un consumo di massa. 2- Il racconto cinematografico classico

La classicità del cinema hollywoodiano classico di questi periodo si basa su un’idea di racconto, di caratteristiche linguistiche, secondo un modello narrativo pure ed economico. Tale modello coincide con una narrazione forte, orientata da un narratore che guida la storia attraverso una serie di eventi e situazioni concatenate tra loro, in base a precisi collegamenti causa/effetto, in un contesto ambientale ben preciso, dove agiscono personaggi coincidenti con ruoli e tipi ben definiti. Questo tipo di racconto cinematografica generalmente prevede un “double pot”, ossia una combinazione di due linee che riguardano gli stessi personaggi principali, un plot risulta essere dominante rispetto all’altro ed evidenzia il genere del film. Ogni genere presuppone infatti una serie di ruoli definiti in base a cui è costruito il sistema dei personaggi, le relazioni tra personaggi principali e secondari. Il personaggio classico è definito in base alla finalità narrativa che ne determina l’azione: la psicologia si confonde con l’agire. La definizione del personaggio classico si realizza anche in relazione allo star system, le star infatti confondono la loro fisionomia con i personaggi che andranno ad interpretare. Anche l’articolazione dello spazio-tempo segue principi convenzionali, il film è costruito su un’alternanza di scene che rispettano la durata reale e di sequenze in cui il montaggio organizza il tempo della storia, nonostante ciò nulla deve alterare il carattere di naturalezza e trasparenza del racconto. 3- Il decoupage classico Il cinema classico sonoro introietta tutti gli elementi dello spettacolo in una sola dimensione: la proiezione. La verosimiglianza del narrato funziona sulla continuità e sulla naturalezza di ciò che si svolge sullo schermo. Dato possibile dalla celatura di tutti i dispositivi. Il cinema classico ha affermato il ruolo decisivo del montaggio, ma è proprio questo elemento a dover essere nascosto agli occhi dello spettatore. 4- Casablanca Questo film rappresenta il culmine della Hollywood classica. Prodotto dal Warner Bros, il film è il risultato di una vera e propria catena di montaggio, frutto dello studio system piuttosto che di una logica autoriale. Casablanca racconta la necessitò dell’intervento statunitense nella seconda guerra mondiale e la fine della politica isolazionista degli USA. Il film utilizza la logica del double plot: una storia di taglio melodrammatico si affianca a una storia di guerra e usa la seconda per risolvere i dilemmi della prima. 5- La presentazione di Rick: esercizi di stile Questo film descrive i tratti dell’icona Bogart, capace di esserbe parte essenziale ma anche di emergerne e di vivere di vita propria. IDEOLOGIA NAZIONALE, SENTIERI SELVAGGI 1- Hollywood, la società, la politica Il western di Ford ha suscitato un’influenza molto marcata sui cineasti delle successive generazioni in quanto si configura come vera e propria sintesi dei temi dell’immaginario e della cultura americana: la costruzione della civiltà in uno spazio vergine, il viaggio oltre la frontiera, lo scontro con i selvaggi, il terrore dell’altro e dell’abuso per mano di esso. Il cinema americano è stato la fabbrica dei sogni del XX secolo, ma anche i film più leggeri possono presentare tracce di problemi sociali, politici, culturali. I registi degli anni ’30 si occupano di problemi politici e sociali secondo il principio della crudezza delle produzioni. Il codice Hayas impose l’eliminazione degli aspetti più aspri. Hollywood si mobilita in maniera massiccia durante il periodo bellico, con film di propaganda, spettacoli di grandi star per le truppe. Con il Maccartismo viene interrotta questa linea, il cinema non è esente dalle liste nere, che vennero

abbandonate solo negli anni ’60. Una pratica molto diffusa era l’impiego del passato per affrontare tematiche del presente. 2- Il mito della frontiera e il genere western Attraverso il genere western i registi hanno identificato una vera e propria epica nazionale e hanno elaborato metafore della contemporaneità. L’ero americano rappresentato è un uomo in fuga dalle donne e dalla civiltà, un uomo che sceglie una vita errabonda nella prateria, sui mari, in guerra o a caccia. La wilderness è l’unica forma di amore. La frontiera occidentale del paese divideva uno spazio civile (tame) da uno selvaggio (wild), questo confine era mobile. 3- Mi chiamo John Ford. Faccio Western Il cineasta hollywoodiano che più si è dedicato al western è J. Ford, i suoi film si incentravano sul mito della frontiera e l’opera che meglio lo rappresenta è “Sentieri selvaggi”. Il personaggio principale è intepretato da J. Wayne. La location principale è la Monument Valley, zona desertica del Sud-Ovest, che rappresenta lo spazio fordiano per eccellenza, la colonna sonora è costruita da motivi della tradizione folk americana. La dialettica tame/wild è sempre presente. 4- Un’odissea americana: sentieri selvaggi Quella di questo film è una scenografia fortemente stilizzata: è lo spazio del mito, svincolato da coordinate geografiche e la sua forza è la portata simbolica. Un particolare tema è sviluppato sul confronto tra femminilità/tame e uomo/wildness. Il protagonista si trova in bilico tra due mondi. Oltre la parabola dell’uomo fuggiasco troviamo anche quella della captivity tale: la donna bianca rapita dai selvaggi. Il personaggio principale è come un Ulisse, tornato da un viaggio, rifiuta la civiltà e parte per un altro (restal alla soglia della porta di casa). I GENERI E L’UNIVERSO NARRATIVO: LA COMMEDIA. LA SIGNORA DEL VENERDI’ 1- La galassia del comico In ambito cinematografico sotto la definizione “comedy” rientra ogni tipo di film che faccia ridere. Con questo termine si indica un grande filne che nasce con gli inizi del cinema americano e ne attraversa tutta la storia. La distinzione principale è quella tra “commedian comedy”, ossia un film che si basa sulla performance di un attore o coppia ed è l’equivalente del comico e “romantic comedy”, al cui centro vi sono un uomo e una donna di cui il film segue le peripezie sentimentali sino al lieto fine. C’è in questo caso solitamente una lotta tra i due sessi, un modello utilizzato è quello del ri-matrimonio . “la signora del venerdì” è più propriamente una “screwball comedy”, propria degli anni ’30/’40, in cui domina uno stile pazzo, ironico ed anarchico, privo di regole. 2- Howard Hawks, un artista americano Nella Hollywood classica i registi più importanti tendevano a specializzarsi in alcuni generi, Hawks fu l’eccezione. I suoi film raccontano spesso la stessa vicenda, collocata in contesti spazio-temporali diversi, in cui un gruppo di uomini si misura con una sfida ardua che metterà alla prova la loro capacità. L’universo è quello maschile, dominato da un’amicizia virile in cui le donne trovano spazio a fatica. 3- La rubo e la rifaccio: La signora del venerdì e la commedia degli anni ‘30

“La signora del venerdì” è un titolo chiave della screwball comedy, ci offre la possibilità di verificare come un film possa essere nel contempo interno al lavoro personale di un autore e parte integrande di un orizzonte più ampio, ossia il genere. In questo film troviamo i temi caratteristici dell’autore, ma anche richiami e riferimenti ad altri film. Si tratta di una tipica commedia del rimatrimonio, i dialoghi sono ricchi di allusioni sessuali. Il film è costruito sul delicato equilibrio tra commedia e tragedia, sul fondo della storia d’amore troviamo infatti un uomo che sta per essere impiccato e una città in mano a politici senza scrupoli, buona parte del film si svolge all’interno del carcere. Si nota la mancanza di musica. I GENERI E L’UNIVERSO NARRATIVO: IL NOIR. VERTIGO 1- What is this thing called noir? Il noir cinematografico vive di uno statuto incerto, non ne esiste una detta definizione. Da un lato il genere è per lo più considerato un sottogenere del giallo, oppure del film criminale. I tratti narrativi, tematici e stilistici appaiono piuttosto stabili e riconoscibili. E’ spesso la dimensione onirica e allucinata che distingue il genere, dove l’ambientazione e la tematica ceiminale sono espressione di un malessere e di una patologia che hanno a che fare con la depressione ed il disorientamento della società americana nel periodo bellico e post bellico. Una notevole influenza deriva dalla psicoanalisi, come stimolo per l’espressione di un disagio sociale generalizzato che viene spesso a coincidere e confondersi con un turbamento. Il motivo del sogno definisce molti racconti e intrecci di questa produzione. Elemento fondamentale è il flashback che crea l’effetto di confusione e ambiguità. Il racconto si sviluppa da diversi punti di vista. 2- Vertigine e il noir. L’universo del sogno, tra letteratura e cinema Nella relazione tra letteratura e noir si possono definire due linee, una secondo la quale si rispetta la struttura tipica del romanzo-suspense, l’altra in cui le tipologie del giallo/nero letterario si confondono o si fondono con strutture narrative estremamente complesse, sviluppano gli spunti letterari con peculiari forme di racconto che appoggiano sul flashback, sulle modificazioni del punto di vista, sulle narrazioni soggettive. E’ la dimensione onirica a proiettare su uno sfondo vago e sfumato: le modalità cinematografiche di narrazione soggettiva, retrospettiva, onirica sembrano consentire una rappresentazione quasi naturale della dialettica presenza/assenza, vita/morte, realtà/immaginazione. 3- Dal romanzo al film. Dal giallo al nero Si può notare la profonda differenza tra il testo letterario e quello cinematografico, che rendono conto della diversa qualità e materia dei sogni raccontata. Questa qualità viene conquistata dal regista attraverso diverse strategie, facendo passare il film da serie B a serie A. In questo caso il regista riesce a controllare pienamente e direttamente tutte le fasi di realizzazione del film, il lavoro fatto rappresenta una rielaborazione narrativa a partire dallo stesso testo della Caspary. Le modificazioni del romanzo si collocano a diversi livelli: oggetti, personaggi, ma soprattutto struttura e strategia narrativa. 4- Sogni silacri e strategia narrativa La scena iniziale rivela una strategia narrativa peculiare ed essenziale in rapporto a ciò che segue, al film nel suo complesso. Inizia una narrazione da un soggetto indistinto, il tema del contrasto tra presenza e assenza, tra realtà e immaginazione, tra soggetto e simulacro si collega a tutto il testo a alla strategia narrativa.

5- Vertigine come doppio racconto E’ possibile notare nel film una doppia articolazione narrativa, da un lato la storia narrata (la storia di Laura). Mentre il primo livello comporta una serie di trasformazioni del soggetto narrativo, il secondo comporta una serie di trasformazioni del punto di vista, ossia dell’istanza attraverso cui la storia è raccontata. Ciascun livello presenta un punto di rottura e squilibrio: nel primo la ricomparsa di laura, nel secondo la modificazione del punto di vista. LO STAR SYSTEM: QUANDO LA MOGLIE VA IN VACANZA 1- Star system e divismo: considerazioni generali La presenza del divo è una garanzia commerciale,rappresenta un investimento della casa di produzione che comporta una serie di strategie che precedono e preparano la realizzazione del film in cui l’attore sarà il protagonista. Tramite organi di stampa e pubblicità viene inventata una persona che terrà vive determinate aspettative. Il tentativo è quello di tradurre il sogno americano, nell’idea che tutti i sogni possano essere prefabbricati. Al centro di tale logica c’è appunto lo star system, la star è un prodotto tangibile che può essere tipizzato. L’emergere della figura del divo viene contraddistinta da fenomeni di ricezione e consumo che dimostrano che il divo stesso corrisponde a desideri e bisogni motivati socialmente. La star corrisponde a una concezione di immaginario socioculturale, legato a ideologie e valori dominanti in una determinata epoca. L’icone divistica è caratterizzata da una duplicità: da un lato rappresenta e incarna l’epoca, dall’altro si delinea come archetipo esterno, maschera ideale e concettuale. E’ l’attore stesso a determinare il personaggio, la cui analisi va fatta su tre piani: quello della storia, dell’intreccio e il modo in cui l’attore interpreta il suo ruolo. 2- Il caso di Marilyn Nata come dumb blonde, Marilyn è un sex symbol dalle diverse connotazioni. Il divismo è un fenomento che accomuna attore, divo e personaggio. I personaggi incarnano le aspettative e i desideri del pubblico, il divo stesso definisce il suo personaggio. Oltre l’impegno cinematografico l’immagine del divo è utilizzato anche per pubblicizzare prodotti. Il mito di Marilyn è legato oggi a un’immagine biografica che la morte improvvisa rende letteraria e al contempo simbolica, il suo caso è l’esempio chiaro della creazione industriale di un’immagine divistica. L’immagine di Marilyn è legata all’abbinamento di sensualità diromepente e fragilità innocente che costituisce l’ingrediente fondamentale del suo personaggio. 3- Quando la moglie va in vacanza. Ovvero Marilyn e gli stimoli repressi del maschio maturo Marilyn sembra essere la perfetta espressione del binomio sesso /innocenza. I personaggi del film sono estremamente tipizzati, funzionano come simboli, il film allude al cinema e alla carriera della stessa Marilyn. L’obiettivo è quello di mettere a nudo i meccanismi dello star system. AUTORI A HOLLYWOOD. ORSON WELLS E QUARTO POTERE 1- Il contesto. Norma ed eccezione: un i...


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