Le dinamiche culturale della globalizzazione PDF

Title Le dinamiche culturale della globalizzazione
Author anna rosato
Course Sociologia dei processi culturali
Institution Università di Bologna
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riassunti professore Terenzi...


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Il nuovo libro: Punto di osservazione specifico cultura testo specifico sul ruolo dei fenomeni culturali rispetto ai processi di globalizzazione Cultura causa dei processi della globalizzazione? E quali sono gli effetti della globalizzazione sulla cultura? La globalizzazione rende il mondo contemporaneo più inclusivo/unitario o tende ad incrementare i processi di inclusione? Nel primo saggio si fa riferimento specificamente a questo, nel secondo ci si chiede se nel mondo globalizzato le religioni stanno acquisendo una rinnovata centralità nella sfera pubblica e in che mondo nel caso questo sta avvenendo? La religione è quindi intesa non come fenomeno privato ma come un fattore importante nella sfera pubblica ritorno di alcune persone già studiate anche se sotto un diverso aspetto Le problematiche e i metodi sono analoghe a quelle della modernità nonostante le grandi differenze Nel terzo capitolo non oggetto di prova intermedia Successivamente riflessione sulla globalizzazione a partire dalle tesi di Ulrich Beck. Oggi parliamo del capitolo successivo che intraprende i temi affrontati precedentemente nel libro e che aiuto a far luce sulla globalizzazione. Ultimo capitolo dialogo interculturale nel mediterraneo, luogo di incontro-scontro nel corso di tutta la storia IL DIBATTITO SULLA GLOBALIZZAZIONE Capitolo 5 Quando si parla di questo tema la prima questione fondamentale che gli scienziati sociali si pongono:  la globalizzazione è un fenomeno radicalmente nuovo rispetto alla modernità e al passato oppure no? = domanda sulla quale si confrontano da tempo non solo scienziati sociali ma anche storici  introdotto nuovo concetto che fino a pochi decenni fa non esisteva  due grandi tesi alla quale gli scienziati devono rispondere prima di proporre nuove tesi sulla globalizzazione Prima tesi: Esistite già in passato forme di proto-globalizzazione globalizzazioni prima della globalizzazione  secondo quest’approccio la globalizzazione non è qualcosa di radicalmente nuovo tale da introdurre un nuovo concetto  Abbiamo assistito già a delle forme che richiamano il concetto di globalizzazione - Ad esempio: periodo ellenistico visto da molti come una sorta di globalizzazione per quella piccola parte di mondo conosciuta allora, infatti alcuni parlano della globalizzazione come nuovo ellenismo per dar man forte a questa tesi. - Altro esempio: l’impero romano e la diffusione che ha rappresentato un caso interessante perché diversi territori, culture e lingue sono state riunificate sotto la stessa struttura politica che ha portato con se anche le istituzioni come il diritto romano Ampliando l’ambito di orizzonte basandosi più sulla cultura le religioni in particolare il cristianesimo e l’islam. Fenomeni più moderni e di natura politica come le scoperte geografiche che volevano dimostrare che il mondo aveva confini molto più ampi di quello che si immaginava  come il colonialismo e l’imperialismo.  Secondo questo filone di studi la globalizzazione è un’ulteriore tappa di questa genesi che attraversa la storia e non è quindi necessario utilizzare un nuovo termine perché il concetto non descrive una realtà del tutto nuova. Contiene diverse visioni: chi descrive la globalizzazione in termini di capitalismo, in termini di americanizzazione del mondo, come forma di nuovo e più radicale imperialismo parole vecchie per descrive una realtà non molto nuova Seconda tesi: Anche se è possibile individuare una forma di analogia con il passato, la globalizzazione rappresenta qualcosa di radicalmente nuovo.

In questo caso chi si rifà a questa tesi sostiene che lo specifico della globalizzazione così come noi la definiamo è rappresentata dal fatto che può godere di un’infrastruttura comunicativa e tecnologica impossibile nel passato, in particolare internet e in generale dei media digitali  peculiarità rispetto al passato ciò che in passato è stato ottenuto in decine di anni oggi viene ottenuto in decine di mesi e ciò che prima raggiungeva una parte molto ristretta anche se lontana dal punto di diffusione oggi è un fenomeno capillare che raggiunge anche i punti più lontani del globo  metafora del villaggio globale che descrive questa tesi  peculiarità della globalizzazione e degli strumenti che l’hanno resa possibile Dato per scontato ciò ragioneremo nel nostro percorso dando per scontato che la globalizzazione sia qualcosa di nuovo rispetto la passato. Che atteggiamento hanno adottato in prevalenza gli scienziati? Tre approcci alla globalizzazione, che ci aiutano ad ordinare e a dare un significato a questo schema: - Iper-globalist: si collocano coloro che vedono nella globalizzazione un fenomeno essenzialmente positivo rappresenta un processo sociale, politico e culturale che migliora il mondo  corrente che soffre di una sorta di marxismo di ritorno  fa dell’economia il solo e vero elemento strutturale della società emancipa gli individui, è la soluzione ad una serie di problemi e difficoltà che caratterizzano le società contemporanee  Contribuisce ad esempio a combattere la povertà  secondo questi studiosi anche le grandi nazionali potrebbero portare benefici alle popolazioni in quanto nonostante il minimo salario che viene dato ai lavoratori è comunque meglio di ciò che c’era in precedenza. Tesi che aiuta a superare le chiusure nazionali e nazionalistiche - Scettici: vedono con il fumo negli occhi tutto ciò che riguarda la globalizzazione che tende solamente a diffondere e universalizzare certe dinamiche già conosciute in Europa che poi si diffondono sullo schema globale  Messa in discussione globale della globalizzazione e dei suoi effetti  corrente che soffre di un pregiudizio economicistico analogo  esasperando il rischio di uno scontro tra civiltà - Possibilist: guardano ai rischi della globalizzazione senza però condannarla in modo assoluto  La globalizzazione potrebbe e dovrebbe essere governata in quanto avrebbe potenzialità positive che non si sviluppano senza un intervento politico-istituzionale  non c’è esaltazione della globalizzazione né un suo rifiuto  è la corrente più aperta e facilmente modificabile  Iper-globalist e scettici condividono la tesi che la globalizzazione va avanti per la sua strada  male per gli scettici e bene per gli Iper-globalisti Dimensione culturale della globalizzazione Esiste una cultura globale oppure no? Si sta affermando l’idea di una cultura globale? Le tesi sono molto diversificate, in linea di massima qualcuno ritiene che la globalizzazione comporti anche una cultura globale valori di riferimento che fanno emergere una singola cultura unificata  oppure la tesi opposta: non si può parlare di una cultura globale come se fosse un linguaggio globale come quando si dice che l’inglese sta diventando una lingua globale, ma bensì esisterebbe il fenomeno che tutto ciò che riguarda la cultura diventa una questione che interessa tutti. Punti di osservazione molto diversi e diverse tesi sulla cultura che accomuna tutti gli uomini indifferentemente da quale sia il contesto in cui vivono come la mcdonaldizzazione del mondo esempio di utilizzo del concetto di cultura globale  emerge una cultura comune/condivisa a livello globale a partire da alcune pratiche/principi/slogan tipi del modo di produrre, di consumare e di promuovere l’immagine commerciale tipi del McDonald

CULTURA E GLOBALIZZAZIONE Wallerstein Studia la globalizzazione e si interroga sul rapporto tra cultura e globalizzazione a partire da una prospettiva legata a Marx Cerca di attualizzare le tesi di Marx per studiare la globalizzazione e arriverà a conclusioni facilmente individuabili da questa premessa  secondo Wallerstein la cultura è una dimensione marginale dei processi di globalizzazione, o meglio è una questione importante ma derivata, perché ciò che conta nella globalizzazione non è la cultura e non sono i fattori di ordine culturale, ma i fattori di ordine economico Già negli anni ’70 mette a tema, non la parola globalizzazione che non era ancora stata inventata, ma i temi su cui riflette e la prospettiva che utilizza descrivono fondamentalmente la globalizzazione così come verrà poi definita in seguito. Prima tesi se vogliamo studiare lo scenario internazionale e le relazioni, con i cambiamenti prodotti dal capitalismo moderno non dobbiamo assumere come unità di analisi uno stato ma bensì il sistema mondo  idea che stia nascendo qualcosa che va al di là di ciò che c’era in precedenza. Secondo lui ciò che vediamo oggi davanti ai nostri occhi è l’emergere di un sistema mondo  tutto sociale politico e istituzionale che va studiato tutto assieme orizzonte di tipo collettivistico Il sistema mondo ha la sua base nel capitalismo moderno e nell’economia  è l’evoluzione del capitalismo moderno ristrutturando la totalità del mondo.  La base della sua visione è quindi economica ed organicistica. Nel sistema mondo possiamo distinguere 3 aree: - centrali, - semiperiferiche - periferiche. Aree centrali: guidano il processo e hanno una leadership. Aree semi-periferiche: sono state centri in passato e ora non lo sono più, come lo Spagna o che potrebbero diventare in un futuro non troppo lontano un centro, come la Cina. Le aree periferiche : sono quelle dove c’è una dipendenza molto stretta rispetto alle aree centrali, sia politica che economica. Sostengono involontariamente il benessere e il potere delle aree centrali. Parla anche di cultura riconoscendone un ruolo = È del tutto funzionale e la considera pura ideologia al servizio delle dinamiche del sistema mondo. Questa cultura è un mezzo per governare le contradizioni nel sistema globale dell’economia anche se si presenta come univerionalistica. La globalizzazione tende a presentarsi come la soluzione di tanti mali ma finisce per perpetuarle Wallerstein dedica molto spazio al razzismo e al sessismo più o meno malcelate all’interno del sistema mondo che provocano gerarchie all’interno del sistema mondo alche se sono esclusivamente ideologiche. Mette a tema la possibilità che le periferie del mondo riescono a liberarsi dal vincolo di dipendenza assoluta dal centro prendendo coscienza delle dinamiche ideologiche Wallerstein ha una visione negatva, infatti secondo lui la globalizzazione è un’estensione dello sviluppo del capitalismo Può essere quindi fatto rientrare tra coloro che non ritengono che la globalizzazione sia una novità radicale Robertson Seconda tesi direzione opposta  introdotto nelle scienze sociali il concetto di globalizzazione e critica direttamente le tesi di Wallerstein.  Ritiene che i fattori culturali possano avere un ruolo importante nella globalizzazione, che non dipende da altri fattori. Robertson convinto di ciò tanto che nei suoi primi studi all’inizio degli anni’90 vede la necessita di un ordine globale glocalizzazione:

 convinto che la globalizzazione può affermarsi e sopravvivere solo se è capace di rispettare le identità culturali tipiche della civiltà locali. Altrimenti rischia di non riuscire a risolvere le tensioni provocate.  Se guardiamo a ciò che avviene oggi in Europa possiamo dire che le tesi di Robertson erano profetiche sulla globalizzazione in generale ma anche su ciò che da lì a qualche anno sarebbe diventata l’Europa. Robertson ci mette sul chi va là su due rischi  l’idea di uno stato mondiale con un mondo unificato in tutto dove c’è un'unica visione con un unico governo e istituzione,  e d’altra parte ci mette in guardia sull’idea della chiusura etnica, mettendo al cento la centralità della cultura Prende quindi le distanze da una globalizzazione intesa come omologazione. Dà però un ruolo importante alla cultura e all’identità culturale Effetti della globalizzazione sulle identtà culturali In questo caso possiamo vedere fondamentalmente tre letture diverse di tipi di globalizzazione: - Culture omologate fa emergere identità culturali sempre più omologate tra loro. In una prima fase degli studi sulla globalizzazione, anni ’90 circa, questa era la tesi prevalente. C’era l’idea che la globalizzazione favorisse la nascita, l’avvento e la diffusione di identità culturali sempre più omologate  La globalizzazione tendeva a ridurre il mondo ad unità dal punto di vista culturale Tesi ad esempio di Ritzer quando parla della McDonaldizzazione del mondo Altra tesi è quella di Serge Latouche che parlava di occidentalizzazione del mondo, cioè l’idea secondo la quale era un’entità geografica, in primis l’Europa, una religione, il cristianesimo, una visione del mondo, cioè quella illuministica e un sistema del mondo, cioè quello capitalistico, che pian piano diventavano globali inglobando dentro di sé il resto del mondo. Le identità culturali sono quindi sempre più omologate. - Culture eterogenee La globalizzazione favorisce l’emergere di identità culturali eterogenee  Nasce di reazione alla teorie delle culture omologate  Tesi secondo la quale l’avvento e la diffusione della globalizzazione tendeva a rimettere al centro le differenze culturali e a rivendicare le differenze e le identità culturali. Resistenza alla globalizzazione in diversi paesi del mondo che si sono nutriti della globalizzazione per riportare alla luce la tradizione che rivendica il suo non essere globale e quindi legata ad un territorio. Rivendicazioni localisticheParte di stati che rivendicano la loro diversità rispetto allo stato in cui sono inseriti e più in generale rispetto ad un contesto globale che va in un'altra direzione, che non viene accettato e riconosciuto. - Culture ibridizzateFa emergere identità culturali ibridizzate  Studi più recenti sulla globalizzazione che tendono a mettere in luce il fatto che la globalizzazione non è né l’emergere di un cultura omologata né di un eterogenea che si differenzia dal resto. Tende a favorire l’emergere di identità e culture fuse/mescolate/ibridizzate dove ognuno di noi è più cose allo stesso tempo, in cui nella definizione di ognuno di noi ci stanno cose che appartengono a culture, ad identità e a influenze molto diverse. Il più importante di questi studiosi è Jan Nederveen Pieterse, che ha scritto il libro global melange  identità culturali non sono mai pure ma nascono sempre dall’intreccio e dal confronto con l’altro Peter Berger Tesi specifica sulla globalizzazione  importante studioso di questi fenomeni  formulazione di un immagine specifica dove definisce i quattro volti della globalizzazione  globalizzazione dal punto di vista culturale ha 4 volti fondamentali  i primi due a livello di cultura di élite e gli ultimi due a livello di cultura popolare. Le culture di élite: 1. Davos culture rappresentate tutte le élite mondiale economiche, politiche e commerciale che, riunendosi in un summit, discutono i destini del mondo. Summit molto importante perché segna il cammino della globalizzazione. Ciò che esce da questo forum detta la linea della globalizzazione e influenza non solo coloro che partecipano ma anche tutti coloro che vorrebbero parteciparebenché il numero dei partecipanti è relativamente ristretto, è potenzialmente

illimitato il numero di coloro che vorrebbero partecipare e cercano quindi di impostare la loro vita in modo tale da essere degni di essere prima o poi invitati a questo forum  la globalizzazione vista dal punto di vista dell’élite economico-finanziarie e politiche 2. Faculty club culture Importanza dell’élite intellettuale e culturale a livello di grandi importanti fondazioni culturali e università mondiali c’è un élite che porta avanti alcune tesi/tematiche /priorità nell’agenda internazionale che influiscono molto sulla globalizzazione come il tema del riscaldamento globale, la difesa e la negazione di alcuni diritti, la nascita di nuovi diritti. Tematiche che hanno un motore di un élite intellettuale globale Cultura a livello popolare 1. La culture McWorld Diffusione a livello globale di uno stile di vita improntato al consumo e alle logiche che portano avanti le grandi multinazionali che riguardano non solo lo stile di consumo ma anche gli stili di vita che influiscono su come noi percepiamo noi stessi al rapporto che abbiamo con gli altri 2. Protestantesimo evangelico  con qualche analogia nella diffusione della globalizzazione, un certo ethos protestante incentrato sulla realizzazione individuale, sull’autenticità sul perseguimento delle finalità di autorealizzazione personale tipico del protestantesimo evangelico, abbia e abbia avuto un ruolo importante nella diffusione della globalizzazione Rifugge dalle tesi troppo semplificatorie guardando la globalizzazione dal punto di vista culturale si vedono almeno due fenomeni:  Globalizzazioni alternatve: globalizzazione dal punto di vista culturale non va soltanto in una direzione dall’occidente al resto del mondo, in quanto anche l’occidente risente di pressioni, dinamiche, e valori che vengono da altre parti del mondo  la globalizzazione è un fenomeno complesso e non è quindi unidirezionale globalizzazione che nasce anche in Asia ad esempio  come l’attenzione dell’occidente a spiritualità orientali, a pratiche orientali Sub globalizzazione: non esiste un unico processo di globalizzazione su scala mondiale ma esistono a livello continentale dei fenomeni di globalizzazioni interna ai continenti, e non a livello mondiale

Capitolo 4 Metamorfosi del mondo globale e cultura cosmopolita Espressione metamorfosi  Beck utilizza questa espressione in un opera in cui ha ritenuto di ripartire/ rimettere in discussione alcune categorie del suo lavoro per spiegare la metamorfosi Cosmopolitsmo = sentirsi cittadino del mondo  più in generale una cultura che tende a superare le divisioni e le identificazioni esclusive con una cultura un appartenenza di qualsiasi tipo Beck e la globalizzazione Autore molto importante per gli studi sulla globalizzazione  riflessione lunga e molto articolata  fu tra i primi a utilizzare la parola globalizzazione in modo sistematico  lungo il suo percorso intellettuale Beck attraversa 3 fasi in riferimento alla globalizzazione: - 1886: libro “La società del rischio verso un seconda modernità”  fase segnata dall’introduzione di due concetti molto importanti: società del rischio e seconda modernità  momento fondativo della riflessione di Beck sulla globalizzazione - seconda tappa: riferimento a un libro uscito nel 1997: “che cos è la globalizzazione: rischi e prospettive della società planetaria”  testo in cui Beck mette a tema la globalizzazione (concettualizza la globalizzazione) - terza fase: anni 2000, prima decade  fase in cui chiarifica/approfondisce il nesso tra globalizzazione e cosmopolitismo in diversi aspetti della vita sociale  quello politico, quello religioso e terzo filone molto importante = l’Europa  Beck è stato un intellettuale europeo che prima di altri si è interrogato sulla natura del processo di integrazione europea, sugli sviluppi e sul destino di questo processo mettendoli in relazione al tema della globalizzazione è conosciuto anche per la sua riflessione sull’Europa  sulle questione politiche e culturali connesse all’Europa

A un certo punto pochi anni fa, Beck scrive un libro = “La metamorfosi del mondo” = punto di arrivo della riflessione di Beck ma anche punto di ripartenza  perché Beck pur avendo elaborato in precedenza dei concetti fondamentali che sono diventati di uso comune nelle scienze sociali (società del rischio, globalizzazione, seconda modernità)  sente la necessità di introdurre una nuova parola = metamorfosi  perché ritiene che in concetti che aveva utilizzato fino a quel momento non descrivessero più in modo proprio la realtà sociale e politica che Beck aveva davanti agli occhi  un punto di ripartenza La società del rischio – opera dell‘ 86 Beck anticipa ciò che sarebbe avvenuto  parla di una realtà sociale che ancora non c’è davanti agli occhi dei contemporanei  ci fa vedere un mondo che di lì a poco sarebbe diventato realtà  ci parla in quest’opera di una realtà sociale che noi avremmo vissuto soltanto pochi anni dopo con la caduta del muro di Berlino e i processi che questo ha comportato  alcuni anni dopo la scrittura dell’opera gli scienziati sociali e politici vedono/ipotizzano e cercano di descrivere questo radicale cambiamento - es. più eclatante di questa fase, di questo sentore, cioè di un mondo che si lasciava alle spalle una contrapposizione radicale quella della Guerra Fredda, di un mondo che sembrava fi...


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