Poliziano - I\' mi trovai fanciulle un bel mattino. Parafrasi completa e commento PDF

Title Poliziano - I\' mi trovai fanciulle un bel mattino. Parafrasi completa e commento
Author Gaia Trischitta
Course Letteratura Italiana
Institution Università degli Studi di Messina
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Summary

Poliziano - I'mi trovai fanciulle un bel mattino. Introduzione al componimento, parafrasi completa, note di commento a piè di pagina e segnalazione delle principali figure retoriche,...


Description

ANGELO POLIZIANO – RIME I' mi trovai, fanciulle, un bel mattino BALLATA DI 4 STANZE DI ENDECASILLABI E RIPRESA DI DUE ENDECASILLABI

I' mi trovai, fanciulle1, un bel mattino di mezzo maggio in un verde giardino.

X X

Eran d'intorno violette e gigli fra l'erba verde, e vaghi fior2 novelli azzurri gialli candidi e vermigli:5 ond'io porsi la mano a côr di quelli per adornar e' mie' biondi capelli e cinger di grillanda el vago crino.

A B A B B X

I' mi trovai, fanciulle, un bel mattino. di mezzo maggio in un verde giardino.

X

Ma poi ch'i' ebbi pien di fiori un lembo,10 vidi le rose e non pur d'un colore: io colsi allor per empir tutto el grembo, perch'era sì soave il loro odore che tutto mi senti' destar el core di dolce voglia3 e d'un piacer divino4.15

X

I' mi trovai, fanciulle, un bel mattino. di mezzo maggio in un verde giardino.

X

I' posi mente: quelle rose allora mai non vi potre' dir quant'eran belle; quale scoppiava della boccia ancora; qual'eron un po' passe e qual novelle5.20 Amor6 mi disse allor: «Va', co' di quelle che più vedi fiorite in sullo spino7».

X

I' mi trovai, fanciulle, un bel mattino. di mezzo maggio in un verde giardino.

X

1

Apostrofe Chiasmo: erba verde / vaghi fior (Sost. Agg. / Agg. Sost.) 3 Sinestesia “dolce voglia” 4 Chiasmo 5 Anafora 6 Personificazione 7 Metonimia 2

RIPRESA

MUTAZIONI: prima parte della stanza. Contano da 2 a 4 versi e hanno identica formula sillabica.

VOLTA: seconda parte della stanza. Solitamente il primo verso della volta rima con l’ultimo delle mutazioni. L’ultimo verso della volta rima con la ripresa, costituendo la chiave del componimento

Quando la rosa ogni suo' foglia spande, quando è più bella, quando8 è più gradita,25 allora è buona a metter in ghirlande, prima che la sua bellezza sia fuggita: sicché fanciulle9, mentre è più fiorita, cogliàn la bella rosa del giardino. X I' mi trovai, fanciulle, un bel mattino30 di mezzo maggio in un verde giardino.

X

PARAFRASI

I' mi trovai, fanciulle, un bel mattino di mezzo maggio in un verde giardino.

X X

Eran d'intorno violette e gigli fra l'erba verde, e vaghi10 fior novelli azzurri gialli candidi e vermigli:5 ond'io porsi la mano a côr11 di quelli per adornar e' mie' biondi capelli e cinger di grillanda el vago crino.

A B A B B X

I' mi trovai, fanciulle, un bel mattino. di mezzo maggio in un verde giardino.

X X

Un bel mattino alla metà di maggio, fanciulle, mi trovai in un giardino verdeggiante. Tutto intorno, nell’erba verde, c’erano violette, gigli e graziosi fiori appena sbocciati, azzurri, gialli, bianchi e rossi: e io tesi la mano per coglierne qualcuno per adornare i miei capelli biondi e per cingere con una ghirlanda la mia graziosa chioma. Ma poi ch'i' ebbi pien di fiori un lembo,10 vidi le rose e non pur d'un colore: io colsi allor per empir tutto el grembo, perch'era sì soave il loro odore 8

Anafora Apostrofe 10 “Graziosi” 11 “Cogliere” 9

che tutto mi senti' destar el core di dolce voglia e d'un piacer divino.15

X

I' mi trovai, fanciulle, un bel mattino. di mezzo maggio in un verde giardino.

X X

Dopo che ebbi riempito di fiori un lembo della veste, vidi le rose, e non di un solo colore; allora ne colsi da colmarmene tutto il grembo, perché il loro profumo era così soave che mi sentii destare tutto il cuore da un dolce desiderio e un piacere divino. I' posi mente: quelle rose allora mai non vi potre' dir quant'eran belle; quale scoppiava della boccia ancora12; qual'eron un po' passe e qual novelle.20 Amor mi disse allor: «Va', co'13 di quelle che più vedi fiorite in sullo spino».

X

I' mi trovai, fanciulle, un bel mattino. di mezzo maggio in un verde giardino.

X X

Io mi fermai a guardare quelle rose con attenzione: non potrei mai dirvi quanto fossero belle! qualcuna stava ancora sbocciando, alcune erano un po’ appassite, altre appena fiorite. Amore allora mi disse: "Vai a cogliere quelle che vedi più fiorite sulle spine".

Quando la rosa ogni suo' foglia spande, quando è più bella, quando è più gradita,25 allora è buona a metter in ghirlande, prima che la sua bellezza sia fuggita: sicché fanciulle, mentre è più fiorita, cogliàn la bella rosa del giardino.

12

X

Una delle varie fonti classiche riprese da Poliziano per l’immagine della raccolta dei fiori è un carme latino che a quell’epoca veniva attribuito a Virgilio e appartiene invece al poeta Ausonio (sec. IV d.C.), il De rosis nascentibus (“[Carme] sulle rose in boccio”), del quale Poliziano stesso aveva scritto un commento (e di fatto tra il commento al carme e i versi della nostra ballata c’è più di un punto di contatto). Un’altra fonte classica è un passo di un retore greco, Coricio, che descrive Afrodite nell’atto di adornarsi di rose, in attesa del giudizio di Paride: passo che Poliziano conosceva perfettamente, perché l’aveva tradotto nei suoi Miscellanea filologici (dove però lo attribuisce per errore a un altro retore greco, Libanio). Ecco che il Poliziano filologo dà non solo l’ispirazione ma anche l’argomento al Poliziano poeta. 13 “Cogli”

I' mi trovai, fanciulle, un bel mattino30 di mezzo maggio in un verde giardino.

X X

Quando la rosa apre tutti i suoi petali, quando è più bella, quando è più ricercata, allora è adatta per fare ghirlande, prima che la sua bellezza sia sfiorita. E perciò, fanciulle, cogliamo la bella rosa del giardino mentre è al culmine della sua fioritura.

OSSERVAZIONI STRUTTURA E MOTIVI Al di là della sua apparente semplicità, la ballata è costruita con grande cura. STROFA I - viene fissata l’ambientazione: un giardino primaverile ricco di fiori; poi la fanciulla descrive quello che fa: alza la mano per raccogliere i fiori e intrecciarli in una ghirlanda; STROFA II - la fanciulla si accorge che, in mezzo agli altri fiori, ci sono anche alcune rose («vidi le rose»), e comincia a coglierle. STROFA III - Dopo averle semplicemente viste, però, la giovane vi presta più attenzione («I’ posi mente...») e le descrive nei loro diversi stadi di fioritura: mentre le osserva, Amore le suggerisce di cogliere quelle più fiorite. STROFA IV - la giovane spiega che la rosa si deve cogliere prima che sfiorisca, e invita le altre fanciulle a fare come lei. Il simbolo è piuttosto trasparente, ma Poliziano non lo esplicita: non dice mai chiaramente che “la giovinezza è come la rosa”, e che va colta (cioè vissuta) prima che la maturità arrivi, ma lascia a noi lettori – o ascoltatori – la possibilità di intuirlo. LA TECNICA DELL’IMITAZIONE Se leggiamo la ballata avendo sott’occhio l’elegia De rosis nascentibus di Ausonio, possiamo vedere come Poliziano metta in pratica da autentico virtuoso la teoria umanistica dell’imitazione. Imitare non vuol dire riprendere passivamente qualcosa che altri (i migliori) hanno già scritto, ma vuol dire ispirarsi a essi, rielaborare i loro esempi e creare qualcosa di nuovo. In questo caso, dall’elegia De rosis nacentibus Poliziano riprende l’ambientazione primaverile («Ver erat», “era primavera”); riprende l’idea di una figura che parla in prima persona, camminando tra le rose («errabam riguis ... in hortis», “vagavo tra le aiuole ben irrigate”), e che si rivolge a una fanciulla («collige, virgo, rosas», “raccogli le rose, fanciulla”); e riprende la descrizione delle rose ai diversi stadi di fioritura («Heac viret [...] / hanc tenui folio purpura rubra notat, / haec aperit primi fastigia celsa obelisci», “Questa è ancora tutta verde

[...] questa è appena segnata da una sottile striatura di rosso porpora; questa mostra i superbi splendori della cima del bocciolo”). Però, proprio perché l’imitazione non è una banale copia, tanto importanti quanto le somiglianze sono le differenze rispetto al modello. La più degna di nota è la scelta di Poliziano di non esplicitare la metafora della rosa: alla fine dell’elegia latina si stabilisce un chiaro parallelo tra la rosa in fiore e la stagione della giovinezza («collige, virgo, rosas dum flos novus et nova pubes, / et memor esto aevum sic properare tuum», “Cogli le rose, fanciulla, finché il fiore è nuovo e nuova la tua giovinezza, / e ricordati che così corre veloce anche la tua vita”); Poliziano lascia invece che sia il lettore (o l’ascoltatore) a fare il collegamento: allude, ma senza appesantire il testo con un’interpretazione allegorica (che aveva invece sviluppato nel commento all’elegia)....


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