Riassunto completo del libro \"Gioco e movimento al nido. Facilitare lo sviluppo da 0 a 3 anni\" - Andrea Ceciliani PDF

Title Riassunto completo del libro \"Gioco e movimento al nido. Facilitare lo sviluppo da 0 a 3 anni\" - Andrea Ceciliani
Author Gaia Galbiati
Course Psicologia dello sviluppo
Institution Università degli Studi di Bergamo
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Riassunto completo e dettagliato del libro "Gioco e movimento al nido. Facilitare lo sviluppo da 0 a 3 anni" - Andrea Ceciliani...


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GIOCO E MOVIMENTO AL NIDO  1.2 Il bambino è persona e relazione A differenza di ciò che normalmente può pensare un adulto, il bambino è una persona a tutti gli effetti, dotata di temperamento e intenzionalità dai primi mesi di vita. La personalità del bambino si manifesta attraverso il bisogno primario della relazione intersoggettiva (madre\padre) o secondaria (educatrice\altri bambini). La relazione diadica è una necessità primaria del bambino, alla stregua del nutrimento e della cura fisica. La relazione necessita di un adulto che si lasci coinvolgere a livello emotivo\affettivo (trasformazione reciproca), cioè che sappia dare valore al linguaggio e allo sviluppo del bambino in tutte le connotazioni possibili: attività tonica nei primi mesi, gioco senso-motorio, attività esplorativa, giochi di rischio, gioco pre-simbolico e simbolico. Più la relazione intersoggettiva è serena e piacevole, più si connotano di positività lo sviluppo socioaffettivo del bambino e la fiducia di sé nell’esplorazione dell’ambiente che lo circonda. Progressivamente il bambino diminuirà i tempi di vicinanza all’adulto, in un continuo processo di allontanamento-riavvicinamento, per trasferire la relazione agli spazi disponibili, agli oggetti ed alle altre persone. L’attività manipolativa, in particolare, consentirà la relazione di scoperta e uso degli oggetti, dilatando i tempi di indipendenza in una gamma di attività giocose che sosterranno il processo di sviluppo dell’autonomia. In tale processo il bambino realizzerà delle esperienze emotive che l’adulto deve saper affiancare affinché possano essere vissute con serenità e gratificazione, anche nelle situazioni spiacevoli. Il pregiudizio dell’adulto non deve disconoscere il valore della relazione corporea e senso-motoria, poiché riconoscere il bambino attraverso il linguaggio non verbale, significa riconoscere e valorizzare la persona che c’è in lui. 1.3 Il bambino è il proprio corpo al mondo Tutto lo sviluppo del bambino è veicolato dal corpo e dal movimento, nel continuo adattamento all’ambiente in cui vive e alle risposte che ottiene in relazione al soddisfacimento dei suoi bisogni. La prima esperienza che il bambino da fa di sé e del mondo che lo circonda, si attua attraverso sensazioni e percezioni collegate al tono muscolare definito dal vissuto emotivo. Il tempo, nei primi anni di vita, è tempo emozionale, percepito in funzione delle sensazioni di piacere\dispiacere, agio\disagio, benessere\malessere, mentre dopo il superamento del distacco dalla figura materna verrà percepito il tempo lineare, come successione degli eventi che riempiono la vita, indipendentemente dalle connotazioni affettive. Dal dialogo tonico si passa alle esperienze senso-motorie, in cui l’attività motoria deve essere favorita dall’adulto assecondando l’agire naturale del bambino, verso situazioni che lo attraggono e interessano a scapito di situazioni che non stimolano la sua curiosità. Tramite questa propensione all’azione e al movimento, il bambino si relaziona al mondo che lo circonda con elevata intensità: mai in nessun altro periodo i progressi nello sviluppo saranno così rapidi e gioiosi come nei primi anni di vita. In questa relazione con l’ambiente si realizza il paradigma fenomenologico del corpo vissuto, un

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corpo soggetto che sta alla base della relazione, immerso in un clima emozionale evidenziato dalla modulazione del tono muscolare ipertonico (attivazione) o ipotonico (quiete). L’alternanza degli stati tonici è continua perché continua è la relazione che integra il corpo e la mente nell’adattamento del bambino all’ambiente che lo circonda. Come sottolinea Spitz, il bambino sviluppa prima la relazione interpersonale (persone,spazi,oggetti) e poi la relazione intrapersonale (riconosce il proprio Sé corporeo). L’adulto deve incoraggiare e sostenere la libera iniziativa del bambino, all’interno di regole e ambienti sicuri, nel rispetto dei tempi dei ritmi propri che garantiscano la massima espressione del suo essere corpo al mondo nell’atto di esplorare, consocere. 1.4 Il bambino è intelligenza senso-motoria ed emotiva Il bambino sviluppa la sua intelligenza grazie all’azione senso-motoria sollecitata dalla curiosità di conoscenza e di appropriazione di spazi, oggetti, situazioni scelti tra quelli che l’ambiente offre. Più l’ambiente è ricco e vario, più il bambino ha la possibilità di trovare lo stimolo adeguato al livello di sviluppo intellettivo raggiunto in quella precisa fase evolutiva. L’intenzionalità muove il bambino verso gli stimoli che l’ambiente gli offre, l’intelligenza gli consente di agire, usare comportamenti o azioni motorie in risposta a tali stimoli. L’adulto che pensa di guidare l’esperienza del piccolo, condizionando il suo agire per fargli apprendere più cose in fretta, potrebbe limitare la sua espressione intelligente. La pratica senso-motoria, nella fascia d’età 0-3 anni, diviene dispositivo fondamentale per assecondare lo sviluppo intellettivo del bambino grazie a esperienze da cui derivano conoscenze, abilità e competenze. L’intelligenza è la manifestazione concrete dell’unità corpo-mente, per cui il bambino manifesta il pensiero mentre compie l’azione. La visione di oggetti sconosciuti guida la curiosità del bambino, ma è la successiva manipolazione che gli consente la conoscenza sensoriale di quegli oggetti, la memorizzazione delle loro caratteristiche e il loro successivo richiamo attraverso la sola osservazione. Ogni comportamento intelligente ha una sua radice emotiva: esiste un cervello emozionale che elabora le sensazioni di agio-benessere e disagio-malessere derivanti da particolari esperienze vissute; l’alternanza di emozioni positive e negativa è indispensabile per una crescita equilibrata. La creatività è espressione intelligente che integra pensiero e azione nella continua trasformazione dell’ambiente tramite la manipolazione, il gioco e, successivamente, la produzione grafica. Il piacere di creare non deve essere soffocato o limitato da ambienti troppo strutturati o organizzati. 1.5 Il bambino è un professionista dell’autoapprendimento I bambini sono fortemente motivati verso l’apprendimento e mostrano straordinarie capacità di adattamento all’ambiente che li circonda. Relazionandosi al mondo attraverso il corpo, lo sviluppo più evidente è quello motorio, infatti i bambini apprendono rapidamente diverse abilità: strisciare, stare seduti, gattonare, arrampicare, camminare, correre ecc. Tutte queste abilità vengono apprese attraverso l’agire intenzionale sull’ambiente; vi sono una serie i meccanismi di autoapprendimento:

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1) L’osservazione: l’esplorazione visiva è il primo meccanismo di autoapprendimento. Il bambino è un grande osservatore e l’osservazione innesca la relazione con gli oggetti che attivano la curiosità e il desiderio di conoscenza: il bambino cerca di toccare tutto ciò che entra nel suo campo visivo, soprattutto se si tratta di oggetti sconosciuti. Infine, l’osservazione è il meccanismo che sostiene l’apprendimento per imitazione, attivo sin dalla nascita e che il bambino realizza sia nella relazione con gli adulti, sia in quella con gli altri bambini. 2) La libera esplorazione: l’istinto esplorativo spinge i bambino a osservare con attenzione quanto lo circonda e ad agire rispetto a quanto attire la sua voglia di conoscenza e apprendimento. La scelta operata dal bambino si collega ai suoi interessi, ai livelli di maturazione che può esprimere. La curiosità infantile non si spegne se il bambino è lasciato libero di agire e di scegliere su cosa e come agire, in caso contrario esiste il rischio che tale impulso naturale alla conoscenza si spenga o diminuisca gradualmente nel tempo. 3) Il gioco : il gioco è un impulso naturale attraverso il quale i bambini apprendono e consolidano abilità e competenze divertendosi. Quando giocano liberamente, i bambini imparano a creare le regole nel rispetto dei partecipanti e degli obiettivi. L’adulto deve convincersi del fatto che ridurre al minimo il suo intervento è il sostegno migliore che può essere dato all’espressione dell’autoformazione e al rispetto dei tre fondamentali elementi che la caratterizzano: curiosità, giocosità e socievolezza. La curiosità attiva l’intenzione di avvicinare gli oggetti osservati e di appropriarsene per conoscerli, la giocosità si integra alla curiosità come situazione in cui adattare le conoscenze acquisite all’ambiente e la socievolezza si manifesta quando la curiosità esplorativa o il gioco vengono condivisi con altri bambini a partire dal gioco parallelo (i bambini condividono spazi\attrezzi ma giocano separati) per giungere a quello cooperativo. 1.6 Il bambino è un giocatore d’azzardo Nella libera pratica dell’esplorazione e del gioco si inseriscono tutte quelle attività in cui il bambino mette alla prova i suoi limiti all’interno di una cornice di rischio che allarma l’adulto. I giochi al limite o di rischio sono quei giochi senso-motori, liberamente praticati, che elicitano livelli appropriati di emozione dovuti ad azioni che motivano il bambino: correre forte, arrampicarsi, saltare in basso, affrontare lo scivolo a testa in giù o dondolare forte sull’altalena. In queste situazioni, di cui i bambini decidono tipologia, intensità e margini, viene messa alla prova il loro livello di fiducia\sfiducia rispetto al controllo della paura e dell’ansia. Si tratta di una spinta innata, sorretta dalla fiducia nelle proprie abilità e di una tendenza ad esplorare il pericolo per comprenderlo e poterlo controllare. Pertanto, tali giochi sviluppano sia la consapevolezza del pericolo, sia la competenza per evitarlo o aggirarlo nelle situazioni future. La consapevolezza di questi due limiti diviene deleteria quando l’intervento dell’adulto pone il limite teorico del “non ci riesci\non sei capace”; tali affermazioni inducono sfiducia e sconforto nel bambino. L’adulto, invece, dovrebbe sostenere il bambino, concordando le regole che consentano tali giochi in una cornice accettabile di sicurezza.

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1.7 Il bambino è il processo di distacco dalla figura materna Parte di quello che il bambino sarà nel futuro si gioca su un processo importante e delicato quale è il distacco dalla figura materna. I primi tre anni di vita si collegano a questo processo che, dallo stato di fusione con la madre, porta il bambino allo stato di diffusione verso il mondo esterno, in una continua alternanza di avvicinamento e allontanamento che media l’acquisizione dell’autonomia. Il dialogo tonico è una fase importante che getta le basi di tutto il successivo controllo e regolazione degli atti motori. L’abbassamento del tono muscolare, con diminuzione del movimento e chiusura del corpo, indica il bisogno, da parte del bambino, di un contatto morbido e tranquillo, in cui trovare sicurezza e protezione; l’adulto deve sintonizzarsi con l’abbassamento tonico del bambino. La stessa azione di aiuto deve essere fornita quando il bambino desidera aprirsi nuovamente all’esterno e riavviare l’azione in seguito ad un progressivo innalzamento del tono muscolare. L’aiuto fornito nel passaggio dallo stato di ipotonia all’ipertonia,sfocerà in un controllo tonico-muscolare fondamentale per le autonomie motorie successive, rispetto all’inizio, realizzazione e arresto di una condotta motoria. Se il bambino, soprattutto nel primo anno di vita, alterna i momenti di fusione e diffusione associandoli alla sensazione di piacere e gratificazione, tenderà ad ampliare i tempi di diffusione verso l’ambiente, allungando quelli di regressione fusionale, perché colmati dalle piacevoli attività rivolte all’ambiente esterno (consolidando così i livelli di autonomia e indipendenza dall’adulto). La problematica del distacco si manifesta nel periodo del nido d’infanzia e viene in parte mediata dall’attaccamento multiplo (educatrice\gruppo dei pari). Il distacco, allora, non si connota più come abbandono ma come affidamento che apre al vero percorso verso l’autonomia e l’indipendenza. Anche la relazione con i pari, simmetrica e orizzontale, offre al bambino un ambito di socializzazione capace di mediare le ansie del distacco materno. In particolare, i dispositivi che mediano il distacco dalla figura adulta sono: - Autoconsolazione (suzione del dito, maniplazione del corpo, vocalizzi); - Uso dell’oggetto transizionale (bambole,peluche o altri oggetti che richiamano la figura materna); - Giochi di rassicurazione profonda (nascondersi\avvolgersi\costruire e distruggere) - Comportamento di base sicura (allontanarsi e riavvicinarsi continuamente dall’adulto nell’atto di esplorare l’ambiente circostante) Anche l’ambiente può mediare il distacco dalla figura materna e l’indipendenza dall’adulto grazie alle attività di esplorazione e manipolazione.

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2. IL TRIANGOLO EDUCATIVO 2.2 L’alleanza educativa La pratica dell’alleanza educativa assume un valore particolare nel nido d’infanzia dove, per la prima volta, la cura familiare si apre alla cura istituzionale con le proprie strategie educative e relazionali. L’alleanza educativa è un accordo tramite il quale due o più soggetti contraggono un reciproco impegno di appoggio e collaborazione teso al raggiungimento di un obiettivo comune. Si tratta di un processo in continuo movimento, che va curato nel tempo perché nel tempo si modifica. Presenta difficoltà che vanno affrontate attraverso un percorso: -

lento, perché rimuovere gli ostacoli richiede tempo simmetrico, perché realizzato da entrambi i partner; orientato al bambino, in quanto soggetto centrale dell’alleanza educativa

Una solida alleanza educativa deve trovare comunione d’intenti nella condivisione delle azioni educative ritenute fondamentali rispetto al percorso di crescita del bambino ed i genitori hanno il compito di proseguire a casa l’azione educativa realizzata al nido, riproponendo i principi educativi e le abitudini consolidate nella routine scolastica e dare continuità orizzontale al percorso formativo rivolto al figlio. Infatti, un atteggiamento dicotomico tra educazione familiare e istituzionale non fa altro che mettere in difficoltà l’orientamento educativo del bambino. Secondo il modello del triangolo educativo, la stabilità educativa viene assicurata dall’alleanza tra genitori ed i vari educatori che si alternano nel tempo, ma la continuità educativa è garantita solo dal genitore, perché è sempre presente nel tempo e nei luoghi di educazione del bambino. L’elemento conservatore dell’alleanza educativa è l’interdipendenza educativa, l’essere cioè consapevoli che, senza il contributo di ciascuno, il processo non può proseguire. Saranno da evitare gli atteggiamenti che sembrano essere i principali responsabili della dis-alleanza educativa. 2.3 La cura educativa La cura educativa è un processo che parte dal Sé, ovvero è riferita a se stessi , in quanto la cura di sé è preliminare e nello stesso tempo componente di quella rivolta agli altri. La cura educativa è innanzitutto relazione emotiva con il bambino, con le sue istanze evolutive, con i suoi bisogni. La cura, secondo l’idea che ne hanno le stesse educatrici, si basa sulla creazione di un clima che promuova e sostenga l’espressione del bambino. Vi è un atteggiamento che identifica la cura verso il bambino anche attraverso il non abuso di intervento. L’intuizione del non intervento è potente, poiché cristallizza l’eccesso di cure di alcuni adulti ansiosi che imprigionano il bambino in una condizione di scarsa libertà d’azione e di espressione. Vi sono alcuni aspetti importanti che caratterizzano l’azione di cura:

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1) L’osservazione del bambino:i bisogni di benessere e libertà: Il benessere di un bambino piccolo si collega alla soddisfazione dei suoi bisogni, alcuni dei quali dipendono dall’adulto, altri da lui stesso. Il più importante bisogno di tutti i bambini, intuito da Maria Montessori, è quello di poter agire liberamente in tutti quegli ambiti in cui non hanno bisogno dell’adulto. Il bambino, se educato alla libertà d’azione, è capace di lavorare o giocare a lungo senza ricorrere al genitore o all’educatrice e cresce in piena autonomia. Viceversa, se è stato abituato all’interferenza continua dell’adulto, non riesce a sviluppare questo grado di autonomia e ricorrerà all’aiuto del genitore\educatore. Appare necessario pre-occuparsi del bambino (prendersi a cuore una situazione o persona con un forte investimento personale emotivo), non solo occuparsi di lui, senza che il pre-occuparsi si trasformi in ansia. 2) L’aiuto educativo L’intervento dell’educatrice deve limitarsi ai momenti in cui è invitata a partecipare e non deve essere frequente né prolungato. Anche quando i comportamenti dei bambini sembrano assumere dei connotati instabili o provocatori, è meglio vigilare, osservando, per verificare l’evoluzione delle situazioni e intervenire solo se necessario. Questo perché i conflitti e le liti sono esperienze sociali che sostengono lo sviluppo delle competenze sociali e, se chiamati in causa, gli adulti devono aiutare i bambini ad accordarsi senza decidere d’autorità la soluzione del problema. Genitori ed educatrici devono predisporre contesti adeguati ai bisogni e desideri del bambino, attendendo di essere coinvolti dal bambino stesso o lasciandolo agire se non chiede aiuto. Con queste caratteristiche si parla di aiuto e non di sostituzione al bambino. Può accadere che un bambino chieda l’aiuto dell’educatore per risolvere un problema; in questo caso l’educatore deve porre il bambino in una situazione in cui possa ripartire per proseguire nel suo agire. Un’altra modalità di aiutare i bambini nella risoluzione di un problema potrebbe essere quello di mettersi in gioco insieme a loro, considerando che i bambini tendono ad imitare gli adulti. 3) L’ambiente educativo Gli spazi, gli ambienti, gli ausili, divengono molto importanti come cura indiretta che, caratterizzando l’ambiente educativo, può stimolare la libera interpretazione d’uso da parte del bambino. Pertanto, all’educatrice spettano diversi compiti di sostegno alle attività intraprese dai bambini: -

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allestire ambienti strutturati, semistrutturati, destrutturati*; Curare la relazione con il bambino attraverso l’attenzione al suo agire, il sostegno nei momenti di stati (scaffolding), il mettersi da parte (fading) nei momenti di evoluzione delle attività; Rinforzare la motivazione dei bambini anche nelle attività di rischio che spesso il timore dell’adulto tende a limitare; Enfatizzare gli aspetti qualitativi dell’esperienza, privilegiando il procedimento usato piuttosto che il risultato conseguito;

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L’ambiente destrutturato all’aperto, a differenza di quelli strutturati e semistrutturati, offre la più ampia gamma di possibilità esplorative proprio perché è il bambino stesso che deve ravvisarle in esso potendo scegliere tra un’infinità di situazioni naturali: piante, rametti, sassi, fiori ecc. Pertanto, è possibile parlare di ambiente che crea una relazione educativa spontanea in un circolo virtuoso tra cura dell’ambiente come azione dell’educatore e ambiente che cura, come libera azione del bambino. Per libertà d’azione si intende la possibilità di agire in modo originale e divergente per tutto ciò che le regole date consentono di fare all’interno dei loro limiti. Il concetto di libera scelta può essere tradotto, in modo trasversale, nell’idea che la possibilità di orientarsi liberamente nelle situazioni educative proposte possa facilitare nel bambino una migliore attivazione dei livelli di attenzione, concentrazione, motivazione e apprendimento. 4) Il corpo e il movimento Nel primo anno di vita il bambino ha bisogno di muoversi liberamente rispetto alle azioni che può compiere e controllare da solo, senza l’aiuto degli adulti. Già dai primi mesi i bambini dovrebbero essere collocati in uno spazio sufficientemente ampio, il suolo, per sperimentare il controllo dei primi movimenti dalla posizione supina: girarsi di fianco, sul ventre, rotolare, spingere , strisciare, afferrare ecc. Le azioni motorie, la stimolazione della motricità grosso motoria, relativa ai grandi spostamenti e fino motoria, relativa alla manipolazione, può essere determinata dall’azione di cura all’ambiente e alle attrezzature. L’idea di cura educativa, in tal senso, si può concretizzare nell’alternanza della presen...


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