Riassunto di Momenti di storia dell\'istruzione in Italia PDF

Title Riassunto di Momenti di storia dell\'istruzione in Italia
Author Eleonora Tait
Course Storia della pedagogia
Institution Università degli Studi di Verona
Pages 32
File Size 618.3 KB
File Type PDF
Total Downloads 32
Total Views 125

Summary

Riassunto libro completo...


Description

MOMENTI DI STORIA DELLA SCUOLA ITALIANA 1) LA NASCITA DELLA SCUOLA STATALE Nel Medioevo  l’istruzione e la scolarizzazione in Italia era fornita dalla Chiesa e non è documentata l’esistenza di scuole laiche. Vi erano scuole parrocchiali (vescovili e cenobiali dell’ordine benedettino). Si preferiva far lavorare i figli piuttosto che farli studiare. Nel 1500 l’alfabetizzazione non va identificata con la scolarizzazione, in quanto le scuole non erano una tappa obbligatoria, ma solo una delle strade per la formazione: - le abilità e l’apprendimento di un mestiere si trasmettevano in altri modi; - il saper leggere, scrivere e fare conti non rappresentavano un valore assoluto. Nel 1500 vi era una VARIEGATA RETE SCOLASTICA composta da: 1) Scuole di dottrina cristiana, fondate da Castellino da Castello, per la formazione cristiana della gioventù nelle quali insegnavano a leggere e a scrivere. Esse alfabetizzavano anche i bambini che non destinati al sacerdozio, creando così benefici morali e sociali sulla popolazione. Alla base vi era il catechismo in quanto vi era la convinzione che il popolo cristiano è obbediente, giusto, costante e fedele alla Patria. 2) Oltre alle scuole di dottrina cristiana si diffusero in pochi anni nuovi ordini religiosi della Riforma cattolica che, sorti inizialmente con finalità pastorali ed assistenziali, modificarono poi profondamente il panorama dell’istruzione, facendo sentire il peso della Chiesa sull’educazione scolastica. Nascono quindi nuove scuole dei diversi ordini religiosi: - GESUITI  fondato da Ignazio di Loyola nel 1540, aprirono una una scuola gratuita, la quale ebbe molto successo. Offrivano una cultura liberale, elitaria (= luogo privilegiato per l’istruzione dei ceti medio-alti) e disinteressata (= formazione mediante la lettura degli autori classici e del latino, più che volta alla preparazione ad un preciso lavoro). Il programma (contenuto nella Ratio Studiorum = insieme di regole per la vita scolastica) era: una solida base di grammatica latina, la ripetizione, il ripasso continuo, la memorizzazione, la disputa e la competizione. Vi erano: 5 classi (3 di grammatica, 1 di umanità e 1 di retorica) + altre 3 di filosofia e 4 di teologia nei collegi più importanti. I loro edifici erano di dimensioni notevoli, architettonicamente curati, presentavano grandi biblioteche, ambienti per le rappresentazioni teatrali e le arti cavalleresche. Nel campo scolastico vanno ricordati altri ordini come: - BARNABITI  seguirono le orme dei gesuiti. L’ordine fu fondato a Milano nel 1530 da Antonio Maria Zaccaria con finalità catechistiche e pastorali finchè nel 1605 fu accettata l’offerta di aprire una scuola dove offrivano l’insegnamento gratuito del programma di latino; - SOMASCHI  l’ordine fu fondato da Girolamo Miani a Somasca nel 1534. Sorti dapprima con lo scopo di sostenere degli orfanotrofi, ai quali prestavano assistenza e fornivano anche gli elementi basilari dell’istruzione e della formazione professionale (dottrina cristiana, lettura, scrittura, aritmetica ed un mestiere), in seguito, con l’apertura di un collegio, seguirono l’esempio dei Gesuiti e dei Barnabiti e diventarono maestri delle classi superiori; - FRATELLI DELLA SCUOLA CRISTIANA  fondati da Giovanni Battista De La Salle nel 1684. Fondarono delle vere e proprie scuole popolari, il cui corso di studi prevedeva la religione e i tradizionali insegnamenti di base del leggere, scrivere e far di conto e arti meccaniche. Nel 1685 aprì anche una prima scuola per la formazione dei maestri; - ORSOLINE  fondate da Angela Merici (1470/75-1540);

- scuole delle MAESTRE PIE VENERINI  fondate da Rosa Venerini, a Viterbo, nel 1685. L’istruzione femminile si sviluppò tuttavia molto più lentamente di quella maschile.  Le congregazioni religiose continuavano a moltiplicarsi. Il sacerdote era preparato e impegnato nell'azione pastorale. 3) Nacquero inoltre, fondate da GIUSEPPE CALASANZIO, altre scuole gratuite, in volgare, popolari, chiamate Scuole Pie, che aiutavano nella preparazione professionale degli scolari e a trovare un lavoro. Inizialmente vi accedevano solo ragazzi con certificato di povertà (che venne poi abolito aprono così anche ad altre classi sociali) e il suo insegnamento univa l’istruzione con le pratiche religiose. Per varie ragioni (ottima reputazione pedagogica, pubblicità, alleggerimenti degli oneri amministrativi dei comuni), nel corso del Cinque e Seicento, in molti luoghi d’Italia la direzione delle scuole d’importanti comuni venne affidata agli ordini religiosi. Nella seconda metà del 1700 si manifesta un’attenzione particolare dello Stato verso l’organizzazione delle scuole pubbliche, sia a livello di studi e di progetti che di interventi e di realizzazioni. L’istruzione pubblica diventa in tal modo una funzione statale. 1773: DOMINUS AC REDEMPCTOR  soppressione dei Gesuiti, detentori di gran parte dell'istruzione (circa 660 collegi), da parte di papa Clemente XIV, accusati di aver fondato in America uno Stato contro i domini di Spagna e Portogallo sotto il pretesto della conversione delle anime, dichiarati responsabili di ogni corrompimento politico e religioso. Le RAGIONI del grande evento, cioè dell’assunzione dell’istruzione come sua funziona da parte dello Stato nella seconda metà del 700, non possono essere attribuite solo alla soppressione dei Gesuiti (prova ne sia che questi ultimi si interessavano della scuola secondaria, mentre la riforma riguardò anche le scuole popolari).  La soppressione può intendersi come una propizia occasione, giunta in un CLIMA/CULTURA FAVOREVOLE e attento alle problematiche riguardanti l’istruzione (es. l’organizzazione delle scuole pubbliche). Le motivazioni vanno infatti ricercate in quel mutato clima politico (influenza da parte dell'assolutismo illuminato, che puntava alla costruzione di una nuova società che formi cittadini convinti della bontà della struttura sociopolitica, obbedienti e rispettosi delle leggi. Principe necessario per l'ordine e la tranquillità pubblica, sostiene, difende i popoli e s’impegna per la pubblica felicità), culturale ed economico che si ripercosse sulla vita sociale.

FINI/SCOPI DELLA RIFORMA: a) IDEALI  risveglio del pensiero, diffusione dell’istruzione, benessere della società, miglioramento delle condizioni del popolo b) UTILITARISTICI  ebbero il sopravvento i moventi pratici assolutistici, sui fini culturali e umanitari. Una migliore istruzione era vista infatti come un modo per: - rafforzare la monarchia - creare un’opinione pubblica favorevole agli indirizzi del governo (“sudditi fedeli”); - preparare funzionari capaci, sviluppando l’acquisizione di abilità e competenze necessarie ad una professione o ad un mestiere utile alla società, rafforzando in tal modo la Stato e realizzando l’assolutismo. La riforma di fine Settecento può sintetizzarsi in questi punti: - massiccio intervento dello Stato in campo scolastico; - affermazione di scuole distinte de quella del latino (scuole normali, comuni o triviali, insegnate materie necessarie e indispensabili);

- nascita di una classe insegnante, con preparazione certificata e corsi; - nascita di nuovi compiti (es. direttori, visitatore scolastico, compilatore libri, stampatore); - nuovi mezzi didattici (es. libri, lavagna, banchi, mobili, penne); - affermazione obbligo istruzione per tutti (maschi, femmine), diverso dall'obbligo scolastico. Rapporto Stato-Chiesa: Per raggiungere gli scopi ed effettuare una riforma non si poteva non confrontarsi con la Chiesa. Divenne infatti necessario che il principe ridisegnasse la collocazione della Chiesa, delimitandone le sue funzioni, limitando il numeri dei religiosi, le esenzioni e i privilegi. - Lo Stato vuole solo disciplinare e controllare un settore sino ad allora lasciato alla buona volontà degli ecclesiastici e all’iniziativa dei privati. - Per mancanza di fondi e mancanza di personale laico preparato, il clero rimane tuttavia a dirigere e a far scuola, ma alle dipendenze del governo.

2) UNA SCUOLA “UTILE” ALLE DIVERSE CLASSI SOCIALI: DALLA SOCIETÀ COME ORGANISMO ALL'UTILITARISMO NELL'ISTRUZIONE L'impegno dei principi verso la formazione di cittadini attivi per il benessere dello Stato non aveva per fine diretto l'elevazione ad un'altra classe sociale, quanto ad aumentare e a migliorare la produzione; a questo scopo venivano sollecitate le accademie, soprattutto in campo agricolo. Come l'ignoranza rovina l'uomo, cosi lo studio, almeno di base, è sempre positivo e di vantaggio all'uomo. Non vi è studio che non abbia un qualche vantaggio. CONTRARI ALLA SCUOLA PER IL POPOLO: pensavano che l'istruzione del popolo fosse una perdita di tempo e poteva causare la perturbazione degli ordini della città, i ragazzi avrebbero potuto ribellarsi e lottare per l'uguaglianza e la soppressione delle ingiustizie. Possibilità che il popolo abbandoni i lavori umili in seguito ad un'eccessiva istruzione. Se i figli del popolo ricevessero un'istruzione alta, auspicherebbero al ruolo di ecclesiastici o latini, quindi priverebbero lo Stato del loro lavoro utile. Le scuole così produrrebbero troppi preti e si diffonderebbe il disordine. Lavoro, risparmio, moderazione sono gli ideali proposti ai poveri, poiché molti ritenevano che le scuola gratuite ed aperte a tutti, potessero mettere in pericolo il buon ordinamento della società. Es: CARLI ha paura per un possibile sconvolgimento sociale. Lo stesso PESTOLAZZI, diffusore dell'idea dell'educazione elementare, distingueva i vari livelli dell'istruzione, necessari alle diverse classi sociali e individuava la felicità dell'uomo nell'essere autonomo e contento all'interno del proprio stato. FAVOREVOLI ALLA SCUOLA PER IL POPOLO: pensavano che al popolo potesse bastare un'educazione semplice in scuole gratuite, che informi delle cose di cui faranno uso quando saranno adulti. Il fine è quello di renderlo utile, formare un popolo ubbidiente alle leggi, laborioso. L'istruzione avrebbe prodotto cittadini migliori, più felici e più capaci di opporsi ai tiranni e agli eretici, si sarebbe diffuso il benessere dei sudditi. L'educazione deve essere universale, pubblica rivolta a tutte le classi sociali. Es: Secondo Tommaso CAMPANELLA l'istruzione avrebbe messo in grado tutti i cittadini di fare meglio il loro lavoro e un'istruzione migliore avrebbe prodotto cittadini migliori, più felici e capaci di opporsi ai tiranni e alle lusinghe degli eretici e che se qualcuno della classe umile si fosse elevato grazie all'istruzione, questo non avrebbe recato danno per la società. Sono presenti due classi: coloro che servono la società con le braccia e coloro che la servono con i talenti. Molti furono gli studiosi che espressero il loro parere sulla formazione dei cittadini:  La città "come un corpo composto di varie membra"  Antoniano;  "Il bene della società richiede che le conoscenze non si estendano oltre le sue occupazioni”  La Chalotais;

 "La scienza resa volgare al popolo lo renderebbe infelice"; resti nella "felice oscurità"  Contin;  "L'istruzione del popolo non mira al cambiamento sociale. Si tratta di formare un popolo morigerato ed ubbidiente alle leggi, un popolo numeroso, robusto e sano, un popolo industrioso e laborioso, in somma un popolo utile"  Sores;  "Non si tende a togliere braccia all'aratro, si tratta di renderli più capaci ad intraprenderli ed a sostenerli"  Bianchi. METODO ADATTATO: Il cambiamento istituzionale in campo scolastico toccò anche i contenuti dell'insegnamento e le modalità didattiche. Vennero introdotte materie quali disegno, una maggiore presenza di materie scientifiche, un ridimensionamento del latino e un atteggiamento di apertura verso il mondo economico. Vennero inoltre attuati i PRIMI REGOLAMENTI generali per la scuola:  FERDINANDO II (1586)  scrisse lo Schulordung nel 1586, il primo regolamento scolastico ufficiale per le scuole del Tirolo. Un regolamento caratterizzato da una serie di pratiche di pietà, punizioni assenti, uso del catechismo, obbligo scolastico per maschi e femmine, riconoscimento pubblico del maestro che doveva sostenere un esame e sviluppare nel miglior modo le qualità del bambino, vita virtuosa del maestro, uso lingua materna, dedicare a tutti nello stesso tempo. Non ebbe i successi sperati, ma viene lo stesso considerata una tappa significativa nell’affermazione di una scuola diversa dal latino e del ruolo dello Stato nel campo scolastico  MARIA TERESA  quando sale al trono nel 1740, la situazione scolastica era molto trascurata. Vi era una ridotta frequenza scolastica, determinata da disagi causati dalla distanza, impraticabilità delle strade, povertà dei genitori, si pensava inoltre che l'istruzione togliesse i ragazzi dal lavoro di contadini. Maria Teresa dava importanza all'alfabetizzazione delle masse contadine, per una più razionale coltivazione dei campi e più efficiente sistema di commercializzazione. La scuola doveva produrre dei buoni cattolici e dei sudditi leali.  IGNAZIO FELBIGER  figlio del capo ufficio postale, vissuto in Slesia aveva frequentato il collegio dei gesuiti. Si adoperò al miglioramento della vita nei conventi, sfruttò le conoscenze scientifiche del suo tempo, con il fine di migliorare la produzione agricola e industriale del suo paese. Si impegnò per il miglioramento delle scuole cattoliche. - A Berlino, Fleiberg fu incaricato da Federico II di riformare in ugual misura tutte le scuole della Slesia e della contea di Glatz. A tale scopo nel 1765 pubblicò il Regolamento per le scuole cattoliche delle città e dei villaggi del ducato di Slesia e della contea di Glatz. Esso rendeva necessaria la preparazione per fare scuola, maestri dovevano essere istruiti, svolgevano un tirocinio. I maestri avevano la loro stanza per insegnare. Frequenza scolastica resa obbligatoria da 6 a 13 anni, penalità per gli inadempienti, maestro tiene un registro con presenze ed è tenuto a mostrarlo al parroco e all'ispettore. - Si recò poi a Vienna su invito della regina Maria Teresa d’Austria. La necessità di una scolarizzazione delle masse e il conseguente interesse verso l’istruzione dei ceti sociali più bassi, portò Fleiberg a stilare il REGOLAMENTO SCOLASTICO GENERALE PER LE SCUOLE TEDESCHE NORMALI PRINCIPALI TRIVIALI DI TUTTI GLI STATI EREDITARI DELL'IMPERATRICE E REGINA nel 1774, che poi fu approvato dall'imperatrice Maria Teresa. Esso dava inizio alla riforma scolastica Teresio-Giuseppina e rinnovò tutta l’istruzione pubblica e privata dell’impero austriaco, Tirolo, Lombardia austriaca e altre parti d’Italia. Francesco SOAVE ne fece una traduzione e per questo può considerarsi la “magna carta” scolastica della scuola italiana in quanto contiene le caratteristiche fondamentali che si presenteranno lungo il corso della storia della scuola italiana.

Non si può certo affermare che queste caratteristiche non fossero già presenti, ma senz’altro è la prima volta che uno Stato detta delle regole per tutte le scuole di un segno, segnando un cambiamento radicale nella considerazione dell’istruzione. Esso è una tappa fondamentale nella storia della scuola. Il regolamento prevedeva: - OBBLIGO di istruzione (privata o pubblica) dai 6 ai 12 anni per entrambi i sessi; - approvazione del MAESTRO che dovrò effettuare pratica e sarà interrogato dal direttore; - uso tavole e tabelle, - CLERO insegna religione; - AMBIENTI appositi (es. una stanza per ogni maestro, aula spaziosa per gli esami);- scuola di ripetizione domenicale; - presenza di ISPETTORI; - CLASSI divise secondo il sistema tradizionale (gli scolari che attendono ad un medesimo oggetto d’istruzione, appartengono alla medesima classe, la quale secondo l’abilità potrà dividersi ulteriormente); - il PROGRAMMA è diverso in base al tipo di scuola (più ristretto nelle comuni); - l'ORGANIZZAZIONE scolastica tiene conto della diversità tra città e campagna, del bisogno quindi dell'impiego dei bambini in lavori campestri nei momenti di maggiore bisogno; - alla fine di ogni corso (2 volte all’anno) si terranno degli ESAMI pubblici e verranno premiati i più diligenti. Le scuole infine, si dividono in 3: 1) normali  una per provincia, dove verranno istruiti tutti i maestri, oggetto di istruzione di queste scuole servono per preparare agli studi successivi, attraverso il latino, l'arte, storia, geografia ecc..; 2) principali  nelle città maggiori, programma simile a quello delle scuole normali, va tenuto conto del numero e abilità dei maestri; 3) scuole Comuni o Triviali  in tutte le piccole città, borghi e campagna. Viene insegnata la religione, storia, morale, lettere, calligrafia, aritmetica (con un corso di 4 anni).

3) L'INSEGNAMENTO E LA DIDATTICA Lo Stato dovette individuare i contenuti da trasmettere e indicare ai maestri il metodo con cui insegnare. I metodi d'insegnamento del XVI, XVII e XVIII secolo erano mirati a inculcare nell'allievo un insieme di nozioni teoriche e pratiche. Per il basso popolo l'andare a scuola ara considerato una perdita di tempo e di forza lavoro, per cui difficilmente si poteva sperare in uno spontaneo cambiamento di atteggiamento nei confronti dell’istruzione. Nell’anarchia organizzativa e didattica della scuola prima della riforma settecentesca, è fuorviante parlare di metodo, poiché variava da scuola a scuola, da maestro a maestro. Unico fattore comune: graduale passaggio dal facile al difficile, dal semplice al complesso. Sicuramente una caratteristica metodologica condivisa da tutte le scuole era il: METODO INDIVIDUALIZZATO = ci si rivolgeva singolarmente a ogni scolaro, mentre gli altri ragazzi rimanevano inoperosi e immobili per più ore, scomodi. Vi era uno spreco di tempo, ci volevano parecchi giorni prima che venisse il turno della lezione per ciascuno. Perchè veniva utilizzato? Fanciulli da istruire scarsi, eccessiva fluttuazione della frequenza, mancanza di libri e di altri sussidi didattici e un insufficiente preparazione dei maestri. Nell'aula vi era disordine, confusione e tumulto. Era difficile insegnare a tanti alunni di diverso livello, la scuola livellatrice non teneva conto delle diversità degli alunni, era troppo centrata sull'autorità del maestro e sulla fissità del programma. Erano presenti le punizioni. Cambiando maestro, si cambiava metodo e molte volte capitava di ricominciare da capo.

METODO MUTUO O VICENDEVOLE = in Gran Bretagna si stava estendendo il metodo del reciproco o mutuo insegnamento, che consisteva nell'impiegare gli allievi più preparati in qualità di sotto-maestri. Essi si prendevano cura di un piccolo gruppo di scolari, era un lavoro simultaneo di tutte le classi, nello stesso locale, negli stessi momenti, ovvero le classi lavorano contemporaneamente durante la lezione. Poteva risultare rumoroso, ma era basato sull'ordine e su norme rigorose. La divisione delle classi era omogenea, in base alle capacità dei singoli allievi e del loro livello d'istruzione. Quando il ragazzo aveva completato e assimilato il programma della propria classe, lo si faceva passare a quella superiore o inferiore. Non erano ammesse punizioni corporali. In Italia cominciarono a diffondersi queste scuole, su modello di Lancaster, ma verso il 1820 vennero vietate dal governo, perché ritenute ostili, dove si esaltava l'indipendenza, il patriottismo, la fratellanza universale e vi era poco rispetto della religione cattolica. METODO NORMALE O SIMULTANEO = sviluppato circa nella seconda metà del 1700, questo insegnava contemporaneamente a tutti gli scolari le medesime nozioni, evitando spreco di tempo, migliorando la partecipazione degli scolari e occupandoli nello stesso momento. Il termine normale indicava all’origine la scuola esistente nella capitale della provincia, ma un po’ alla volta con questo termine vennero chiamate le scuole basse di nuova istituzione. Il nuovo metodo disciplinava ogni grado dell’apprendimento, dettando ad ogni maestro ciò che doveva insegnare nella sua classe, precisandone i tempi, le modalità e l'ordine di sviluppo, lasciando quasi nulla alla libera organizzativa. Dal facile e semplice al difficile e complesso. Il metodo normale si diffonde lentamente a causa della poca regolarità nella frequenza scolastica, la disponibilità di libri uguali per tutti e la preparazione dei maestri. FELBIGER, nel 1777, scrive un testo (“Elementi fondamentali del libro di metodo…”) nel quale indica il metodo, o la maniera, con cui un...


Similar Free PDFs