Riassunto Etica in Laboratorio Rufo di Raffaele Davide PDF

Title Riassunto Etica in Laboratorio Rufo di Raffaele Davide
Author Francesco Serata
Course Bioetica
Institution Sapienza - Università di Roma
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Summary

riassunto di Davide Raffaeli del libro di F. Rufo "Etica in Laboratorio"...


Description

Etica in laboratorio Prof. Rufo Sul piano etico, il fine fondamentale dello sviluppo della ricerca scientifica, è quello di estendere le opportunità e le capacità di scelta delle persone nel quadro di una società che sia plurale ma non frantumata in comunità morali estranee le une alle altre. Deve basarsi più che su divieti, su principi morali liberamente condivisi e su scopi orientati al benessere collettivo. La parola bioetica è stata usata per le prima volta nel 1971, da Van Rensselaer Potter. Nel 1971 venne fondato il Joseph and Rose Kennedy Institute fort Study of Human Reproduction and Bioethics alla Georgetown University di Washington. Reich definisce la bioetica come lo studio sistematico della condotta umana nell’area delle scienze della vita e della cura della salute, quando tale condotta viene esaminata alla luce dei valori e dei principi morali. La riflessione bioetica può aiutarci a capire meglio le relazioni fra la scienza, la vita e le scelte morali e dunque a decidere con maggiore consapevolezza, nonché a svolgere con maggiore accortezza le nostre attività personali e professionali. Dewey, scrive, dal momento che l’etica riguarda direttamente la natura umana, tutto ciò che si può conoscere della mente e del corpo umano in fisiologia, medicina, antropologia e psicologia è connesso con la ricerca morale. Per Dewey, la scienza è l’agente dello sviluppo e del progresso sociale, l’attività che ha consentito agli essi umani di ampliare le relazioni sociali e di aprirsi al futuro e al cambiamento attraverso lo smantellamento di autorità e gerarchie tradizionali. La migliore garanzia di efficienza e di potere collettivi è la liberazione e l’uso della diversità delle doti individuali: iniziativa, capacità di progettazione, perspicacia, vigore e resistenza. Per questo motivo in una società fondata sulla democrazia, un’educazione piena si ha soltanto quando ogni persona ha, in proporzione alle sue capacità, una pari responsabilità nel formare gli scopi e le politiche dei gruppi sociali a cui appartiene, e solo questo fatto determina il vero significato della democrazia. Dewey sostiene la necessità di un complessivo rinnovamento della filosofia, della morale, della politica, basato sulla centralità dello spirito antidogmatico e intersoggettivo alla base della scienza moderna. Il nocciolo della democrazia politica consiste nel risolvere le divergenze sociali mediante la discussione e lo scambio di idee. La scienza è l’agente dello sviluppo e del progresso sociale, l’attività che ha consentito agli esseri umani di ampliare le relazioni sociali di aprirsi al futuro e al cambiamento attraverso lo smantellamento di autorità e gerarchie tradizionali. Uno dei doveri più urgenti per ricostruire la filosofia e per sviluppare strumenti affidabili per l’indagine dei fatti umani e morali è di occuparsi sistematicamente dei processi umani. Dewey insiste ripetutamente sulla necessità che la riflessione filosofica, nel corso del suo sviluppo, non perdesse di vista i problemi strettamente collegati alla vita quotidiana delle persone. Il benessere di una società dipende dalla capacità di dar voce alle richieste di ogni individuo che ne fa parte facendolo sentire parte di un tutto. Consentire ai cittadini di manifestare i propri interessi significa favorire una più equa distribuzione delle risorse per la salute. Berlinguer, spiega che il termine bioetica si riferisce, solitamente, ai problemi etici derivanti dalle scoperete e dalle applicazioni delle scienze biologiche. Queste hanno avuto uno straordinario sviluppo dalla seconda metà del nostro secolo, come la fisica aveva dominato la prima metà. La possibilità di conoscere e trasformare il patrimonio genetico delle specie viventi, di avere una sessualità senza procreazione ma anche una procreazione senza rapporti sessuali, di trapiantare organi, di prolungare artificialmente la vita, sono tutti acquisizioni recenti. Nello stesso tempo però vi sono anche altri campi già arati in passato, come la sperimentazione sugli animali e sull’uomo, come i diritti e i doveri di chi cura o previene le malattie, come gli interventi umani sull’ambiente che influiscono sull’equilibrio delle specie viventi. In questi campi la novità non è assoluta, ma sta nelle dimensioni, nel numero delle persone o specie implicate come attori o come spettatori, come beneficiati o come vittime.

L’affermazione della salute come diritto umano fondamentale marca un cambiamento epocale, un vero e proprio rovesciamento di una tradizione millenaria, passando da un privilegio riservato ai ceti sociali più elevati a un diritto per tutti. Jhon Stuart Mill, sottolinea che la natura non possiede alcun senso morale. Il dovere dell’uomo è di cooperare con i poteri rivolti al bene, non imitando il corso della natura, ma adoperandosi continuamente per correggerlo e per condurre quella parte di esse su cui possiamo esercitare un controllo a riuscire più conforme a un livello di giustizia e bontà. Dahrendorf, nel saggio Società e sociologia in America, individua le ragioni dell’insufficienza e dell’insuccesso di quella tradizione di ricerca che definisce “illuminismo applicato” e che si basa su una concezione ingegneristica delle scienze sociali. La tesi del sociologo tedesco-britannico si basa sull’idea che il tradizionale nesso tra cittadinanza e modernità è sottoposto a una progressiva trasformazione, per arrivare a quello che definisce “paradosso del cittadino totale”, nel quale l’affermazione stessa della cittadinanza porta a una critica fondamentale del ruolo della politica come strumento di emancipazione e regolazione sociale. Lo stesso autore trova una possibile risposta a questo cortocircuito nell’ampliamento di quello che egli definisce come chances di vita e cioè di quella combinazione di diritti civili e opportunità di benessere. Viviamo in un mondo di incertezza in cui nessuno conosce tutte le risposte e chi afferma invece di conoscerle non riesce a dimostrare la giustezza della sua soluzione, non bisogna precludersi la possibilità del mutamento e far sì che la società restino aperte. Per Dahrendorf la libertà è la possibilità di estendere al maggior numero di persone la migliore offerta possibile di chances di vita. Sheila Jasanoff, ha definito come epistemologia civica quell’insieme di conoscenze e pratiche che orientano le vite e le scelte dei cittadini e di cui le politiche della scienza devono tenere sempre più conto. Con il concetto di epistemologia civica, ci interroghiamo su come si giunga a percepire l’affidabilità della conoscenza negli ambienti politici (domanda fondamentale in qualsiasi democrazia) e, in particolare, su come operi l’autorevolezza delle asserzioni scientifiche. L’epistemologia civica concepisce la credibilità della scienza, nella vita politica contemporanea, come un fenomeno che deve esser spiegato, e che non si può dar per scontato. Il concetto di epistemologia civica offre anche un mezzo per riuscire a cogliere la diversità transculturale nelle risposte della popolazione alla scienza e alla tecnologia. Amartya Sen, introduce nuove categorie di analisi che hanno superato i tradizionali indicatori di benessere, mettendo al centro della sua impostazione teorica il fattore umano. In questo modo si delinea un nuovo concetto di sviluppo che si differenzia da quello di crescita: lo sviluppo economico non coincide più con un aumento del reddito, ma con un aumento della qualità della vita, nella quale la garanzia del diritto e dell’uguaglianza di accesso alle cure sanitarie rappresenta un elemento fondamentale. Il concetto di “capacitazione” ha come obiettivo la qualità di vita che gli individui sono effettivamente in grado di raggiungere e si propone non di valutare esclusivamente le risorse possedute dalle persone, ma che di considerare ciò che esse possono fare con queste stesse risorse, ovvero quali sono le loro effettive capacità di agire. La capacitazione rappresenta l’effettiva libertà di un individuo di scegliere tra differenti possibilità di essere e di fare. L’equità della salute riguarda una questione ancora più fondamentale, e cioè il grado di salute effettivamente conseguito, tenuto conto che i bisogni sanitari sono diversi, così com’è diversa per ogni persona la suscettibilità alla malattia. Le indagini degli antropologici hanno dato una visione della malattia e della salute che è quella del paziente stesso e diverge da quella di un medico o di un osservatore esterno. Va sottolineata l’importanza delle sofferenze come caratteristica centrale della malattia. Il dolore è troppo spesso una dimensione assente dal materiale empirico usato da chi prepara i programmi sanitari, decide dell’allocazione delle risorse o analizza i rapporti benefici. Sen, pone l’accento sulla necessità di mettere al centro i sentimenti, le preoccupazione e le facoltà mentali che ci accomunano in quanto essere umani, così da andare oltre approcci teorici che si soffermano sul tema dei mezzi, delle risorse e della libertà come indicatori di benessere. L’equità della salute non equivale a

uguali opportunità di cure ma riguarda una questione più fondamentale: il grado di salute conseguito, tenuto conto della diversità dei bisogni sanitari e della diversa suscettibilità di ciascuno alla malattia....


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