Riassunto Etruscologia PDF

Title Riassunto Etruscologia
Author Giulia Coticchia Cardoza
Course Etruscologia
Institution Università degli Studi di Firenze
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ETRUSCOLOGIA 1. Etruscologia, origine e sviluppo di una disciplina L'etruscologia, come disciplina archeologica, nasce con Luigi Lanzi, chiamato da Leopoldo di Lorena a Firenze come vicedirettore della Galleria degli Uffizi. Nella sua opera Saggio di lingua etrusca e d'altre antiche d'Italia egli propone un nuovo studio basato sul metodo critico della scienza moderna. Prima di lui, tutto ciò che riguardava il mondo etrusco, veniva incluso in un più ampio fenomeno chiamato “etruscheria”: in epoca romana abbiamo notizie etrusche grazie alla Naturalis Historie di Plinio il Vecchio, che fa cenni sull'arte etrusca e soprattutto sulla coroplasica, introdotta introdotta in Italia da tre maestri arrivati a Tarquinia; quest'arte in Etruria avrebbe avuto molta fortuna. Anche le statue bronzee di tipo etrusco erano molto diffuse in epoca classica, Quintilliano riflette sulla facilità con il quale è possibile distinguere una statua greca da una tuscanica. Anche in epoca medievale i cimeli Etruschi godono di grande interesse, ma è solo alla fine del XV secolo che nasce il mito etrusco. In questo ambiente si colloca Annio da Viterbo, nel cui trattato Antiquitatum variarum riconduce le origini degli etruschi al principio del mondo: collega gli Etruschi alla discendenza di Noè e al dio Giano (corrispondente italico). I suoi sarcofagi, come il Mausoleo di Porsenna a Chiusi, divennero ben presto dei punti di riferimento. Da ricordare sono inoltre i capitelli con volto femminile tra volute usate da Alberti per il Tempio Malatestiano. Anche Sangallo il Giovane pare proiettato verso le antichità etrusche, come ci presentano i disegni della Porta Marzia di Perugia, opera d'impostazione etrusca. Il filo-etruschimo toscano del XVI secolo fu certamente favorito da numerose scoperte, come quella della Minerva o della Chimera, quest'ultima custodita da Cosimo de' Medici. Così la grandezza e lo splendore etrusco erano strumenti per giustificare l'espansionismo fiorentino. Il bronzo ritrae la belva nel momento in cui si ritrae sotto i colpi dell'avversario, che hanno già ferito l'animale. Inoltre l'organicità stilistica avvertibile tra l'anatomia plastica e la schematizzazione geometrica della criniera fanno datare il bronzo verso la fine del V secolo a.C. (dipendenza da modelli ateniesi). In questo periodo abbiamo anche la grande personalità di Thomas Dempster, il quale nella sua opera De etruria Regalia, commissionato da Cosimo II (1616-18), egli analizza la storia, i costumi e la città degli Etruschi. L'opera verrà pubblicata nel XVIII secolo da Scipione Maffei che, sentendo il bisogno di solida documentazione, danno vita alla prima monografia moderna sugli Etruschi. Nello stesso periodo si intensifica anche l'attività di scavo, e il collezionismo diventa consapevole; nascono inoltre studi eruditi come l'Accademia Etrusca di Cortona. Nella seconda metà del XVIII secolo, sulla scia delle idee classiciste e nazionaliste di Montesquieu, viene ribadita la superiorità Etrusca su quella Romana, un esempio viene

offerto dall'opera di Winckelmann Storia delle arti e del disegno presso gli antichi, dove specifica che questa superiorità va rintracciata nella capacità etrusca di seguire le proprie passioni. Importante personalità a Firenze nel '700 fu Anton Francesco Gori, il quale esprime la necessità di raccogliere le opere etrusche presentandole al pubblico. Alla sua morte viene sostituito da Giovanni Battista Passeri, che nella sua opera offre una ricca documentazione di vasi ritenuti etruschi. Quest'opera riflette il gusto del tempo per questo tipo di raffigurazioni, che giunge fino in Inghilterra (Etruscan taste). A Firenze questo slancio, come ricordato all'inizio, viene offerto da Lanzi che decifrò per primo una serie di testi etruschi, fornendo così anche un inquadramento linguistico. La sua opera testimonia una nuova impostazione di studio fortemente legata all'analisi monumentale. Nell'800 vi è un forte incremento delle attività di scavo, che permettono la scoperta di grandi aree cimiteriali: Tomba degli Scudi e delle Sedie, Tomba della Capanna, Tomba di François a Vulci (1857), quest'ultima scoperta da Alessandro François del quale si deve la scoperta anche del famoso Cratere di Chiusi, opera di Ergotimos e Kleitias, conservato al museo Archeologico di Firenze. A partire dal XX secolo nascono opere complessive, manualistiche, come quella di Pericle Duxati o Nogare, e l'Etruscologia diventa disciplina universitaria. 2. Gli etruschi e le altre genti dell'Italia Antica (Piceni, Iapigi,

Lucani)

In territorio Italico la civiltà Etrusca è quella che ha avuto più impatto (a livello artigianale, di fonti, contatto con il Mediterraneo) rispetto agli altri popoli limitrofi. Nel 7 a.C. Augusto divide l'Italia in regioni, che corrispondono più o meno a etnie differenti, alcune delle quali sono autoctone e hanno modellato i costumi all'interno di questi territori. Gli Etruschi avevano contatti con le civiltà del Mediterraneo e con quelle dell'Italia preromana. A Vulci abbiamo l'Oinochoe del Pittore delle Rondini (fig 43) dell'ultimo quarto del VII secolo, che confrontato con il wibl goat style (stile delle capre selvatiche) proveniente dalla Grecia, possiamo teorizzare la sua provenienza da ambiente ionico, il suo stile poi successivamente si evolverà. Questo tipo di artigiani lavora principalmente per le aristocrazie, spesso per una famiglia, andando così a sottolineare la presenza di un piccolo settore della società. Uno stesso sentore è fornito dall' Incensiere di Artimino (fig 37) dove troviamo l'iscrizione “Lartuza Kuleniie”, legato probabilmente ad una tavoletta femminile, dove troviamo la stessa iscrizione. Lart → nome proprio. Le iscrizioni erano frequenti soprattutto sul piede dei vasi e veniva effettuata prima della cottura. Importante è anche la città di Orvieto (= Volsini), dove è stata rinvenuta la Necropoli del Crocifisso del Tufo (fig 59), che presenta tombe a dado con iscrizione dei nomi dei

proprietari (VI secolo). Il quadro sociale presentato è caratterizzato da un ceto medio-alto con origini italiche. Per quanto riguarda le tombe inoltre incorriamo in una differenza tra nord e sud_ a sud troviamo la tecnica dell'inumazione; a nord la tecnica dell'incenerizione. La prima facies Etrusca, successiva all'età del Ferro (dal IX secolo all'ultimo quarto dell'VIII secolo), è quella Villanoviana. Lungo l'Appennino troviamo diverse culture:  PICENI I Piceni sono una popolazione che comprende le Marche e la zona settentrionale dell'Abruzzo. Il significato etnonimo è “quelli del picchio”, poiché nella divisione a seguito della battaglia tra Sabelli e Umbri (mito latino), i Piceni seguono il Picchio. I tratti distintivi della cultura materiale riguarda l'VIII secolo, dove troviamo sepolture nei quali il defunto è posto in posizione rannicchiata fetale, molto simile a quello delle genti adriatiche. Per quanto riguarda gli oggetti caratteristici abbiamo:

 Fibula ad occhiali;  Elmo crestato;  Spade ad antenne. Nell'area di Metelica sono state rinvenute necropoli (Tomba di Monte Penna e Tomba Principessa di Passo Gabella) che hanno restituito corredi principeschi molto ricchi in tombe a circolo con fossa centrale. Tra gli oggetti troviamo: Oinochoi composite (fig 5);  Spade uguali a quelle ad antenne;  Kotyle in argento (d Fabriano);  Pettorali femminili a motivi geometrici;  Pissidi in avorio (zanna elefante) In queste zone vi era l'esistenza di nuclei familiari aperti e tra loro collegati. L'evoluzione sociale è molto simile a quella Etrusca, caratterizzata quindi da funzioni cerimoniali alla presenza di numerose persone. Questo è testimoniato dall' Olla con sostegno con vasetti attaccati (da Monte Penna) e il coperchio cinerario con guerrieri attorno ad un totem (caccia di gruppo). 

Abbiamo inoltre una distinzione linguistica tra i Piceni che vivevano al nord e quelli del sud. Dal nord abbiamo la stele di Novilara, dove troviamo scritte in alfabeto etrusco e scene di collettività di caccia; a sud troviamo un'iscrizione con una lingua diversa da quella etrusca

(andamento bustrofedico → serpentiforme).  IAPIGI In questa zona troviamo Dauni (ceramiche tipiche: trozzelle), Peucezi e Massapi (legati maggiormente alla Grecia). La città Daunia manifesta la sua forma monumentale con la stele del defunto inumato in in tomba a fossa. Queste steli si dividono in due fasi (fine VII inizio VI secolo a.C.) in base alla caratterizzazione della superficie, e si dividono anche per genere (maschile o femminile). Nella Stele funeraria Daunia di tipo femminile (fig 7) troviamo una decorazione di scene di genere, nessuna arma ma abbiamo la presenza di pendagli. Nell'apice del rettangolo viene inserita la testa. Questa ha teste stilizzate, schematiche. Lo stile è geometrico con schemi bidimensionali. Nella stele maschile troviamo invece armi, nella parte anteriore abbiamo spada e il petto caratterizzato da cardiophyx nella forma di rettangolo. Questo tipo pettorale di ritrova anche in Etruria. Anche qui nell'apice viene inserita la testa. Per quanto riguarda la ceramica, abbiamo la produzione canosina (fig 6), caratterizzata per la presenza di sfumature rosse.

 LUCANI A sud dell'area Daunia troviamo quella Lucana. Questo territorio ha avuto due fasi di occupazione: una nel VII-VI secolo, dove la popolazione era chiamata Paupetiantes, popolo caratterizzato da potenti aristocrazie; durante la seconda fase giungono i Lucani, popolazione proveniente dal centro Italia che si stanzia in Basilicata (V-VI secolo a.C). Una delle località più famose è Serra di Vaglio, dov'è presente lo scavo di un santuario della dea Mefite, legata al culto delle acque. Qui sono stati recuperati ricchi corredi funerari, come quella della Principessa di Vaglio (fine VII secolo) con oggetti in ambra (questa zona ha lo stesso nucleo di commercio dell'Adriatico interessato all'ambra del Baltico). A Torre di Satriano altri scavi hanno portato alla luce una serie di palazzi aristocratici Paupetiantes ad un unico vano. Qui è stato rinvenuto un altro edificio, l'Araktonon con tre vani e un portico antistante che è la parte più importante del palazzo del principe, decorato con terracotte architettoniche dell'area Magno Greca. Per quanto riguarda le ceramiche, il più importante centro mediatore è il Metaponto, ed è molto probabile che le maestranze del VI secolo dei

Paupetiantes provenisse da quell'area. Comunque il commercio veniva fondamentalmente mediato dai centri Magno Greci, ciò è dimostrato dalla presenza di una coppa del VI secolo di origine attica.

3. Gli etruschi e le altre genti dell'Italia Antica (Umbri, Sabini,

Lazio)  UMBRI Gli Umbri sono una popolazione antica contemporanea ai Sabelli. Il nome deriva da Ombros, ossia diluvio. Questo perchè i principali centri della civiltà sono collocati vicino a laghi o fiumi. L'Umbria originariamente era costellata da corsi da laghi. Questa civiltà ha tratti caratteristici all'inizio molto simili a quelli Etruschi, successivamente acquisisce però tratti peculiari. Il rito funerario è l'incenerizione, le cui ceneri vengono conservate in vasi biconici, simili a quelli dell'Etruria, con corredi poveri che servono a noi ad individuare il genere attraverso la presenza alternata di rasoi o fibule. Nelle sepolture maschili infatti si trovano rasoi, mentre in quelli femminili troviamo fuseruole, ossia piccoli oggetti in terracotta che servono per inserire all'interno una stecca di legno che le donne usavano per filare; e fibule che potevano essere a sanguisuga oppure vi erano fibule che presentavano una staffa a disco incastrata all'interno di una molla. La fibula è un oggetto simile ad una spilla da balia, veniva usato infatti per chiudere le vesti, era un elemento fortemente decorativo, e la presenza nel corredo determinava un rango sociale importante. Sono utili a noi perchè ci permettono delle scansioni cronologiche, etniche e geografiche. Biga con paramenti in bronzo da Monteleone, Spoleto (fig 4) → è un carro da guerra che serviva per le parate, che si differenzia dal carpentum o calesse. Il Currus presenta lame a sbalzo che dovevano stare su una struttura in legno. La scena presenta una donna con mantello che consegna le armi ad Achille. Il defunto sceglie questa iconografia per rappresentare il suo status. Questa rappresentazione può essere datata allo stile ionico (forme morbide, plastiche) si perde la stilizzazione dello stile orientalizzante, che in Etruria inizia intorno al 54050 a.C, possiamo quindi datare il Carro alla seconda metà del VI secolo a.C. A Gubbio c'è un importante villaggio etrusco dove sono state rinvenute

dodici lamine di bronzo. Queste lamine presentano l'alfabeto etrusco, ma la lingua è umbra (indoeuropea, vicino al latino). Queste lamine presentano tracce di chiodi, poiché venivano esposte al pubblico affinchè venissero lette dalla comunità.  SABINI Questa popolazione deriva dai Sabelli. Importate è la necropoli di Colle del Forno, una necropoli scoperchiata a pianta a croce in cui si accede lungo un draunos, dove si apre un atrio con stanze. Nel corredo abbiamo le ruote del kurros in bronzo e un graffione etrusco (→ oggetto tra i 150190 cm di lunghezza con immanicatura e serie di punte di metallo), usato principalmente per cuocere la carne, ma questo non presenta derivanti del fuoco, probabilmente era usato per qualcosa relativa all'illuminazione; è presente anche un trono per contenere le ceneri del defunto (sistema comune in Etruria interna) Guerriero di Capestrano (fig 8) è stato rinvenuto integro. Ci fornisce informazioni circa l'abbigliamento: cappello, kardiophyx, spada e iscrizione tracciata sui lati. Il monumento ci riferisce il nome di un questore: Nevio Pumpuledio (nome italico). Lo stile presenta l'impostazione del kuros, ma il volto ha una caratterizzazione più o meno cilindrica sulla parte inferiore, quindi realistica ma con una forte connotazione geometrica (risente dell'esperienza orientalizzante). Testa da Numana (sud Ancona) → testa di guerriero con copricapo piceno. Presenta connotazioni simili al Guerriero di Capestranono: forma cilindrica del volto stilizzato, connotazione volumetrica. Durante la guerra Sannitica le armature sono derivanti del cardiophix → scudi uniti a formare una corazza, provenienti dalla Necropoli di Pestum. Questo ci testimonia l'influenza sabellica in altre aree della penisola, soprattutto nel sud e nel centro Italia. Abbiamo la presenza di necropoli con tombe a circolo (con tumuli). Non ci sono spazi lasciati liberi, e ciò denota una comunità ampia (non città) con forme di amministrazione (monarca → Guerriero di Capestrano) e centri di riferimento. Le comunità del V/VI secolo hanno proprie attività artigianali di alto livello → letti funebri in legno e osso (trasposizione del simposio greco)  CULTURA LAZIALE Si trova in strettissimo contatto con l'area Etrusca. Quest'area, già in epoca protostorica, presenta comunità con una propria cultura materiale:

fornelli, statuine offerenti, tombe a fossa e tombe e capanna. Tomba a Capanna della Necropoli del Foro Romano (fig 3) → corredo contenuto in un grande vaso → Tombe a Ziro ( Lo ziro è un grosso vaso fittile dentro il quale venivano collocati l'urna con le ceneri ed il corredo funerario).

→ TIRRENI Prima della guerra di Troia questa popolazione abita a nord dell'Egeo (→ Pelasgi). È presente un dibattito molto acceso su questa popolazione: Stele funeraria di Lemno (fig 2) → è un documento di grande importanza, presenra un'iscrizione ripetuta in due lati. La scrittura è in alfabeto etrusco ma in lingua lemnia, una lingua agglutinante ma non indoeuropea che ricorda molto l'etrusco (es. termini numerali).

4. Origine degli Etruschi

Parlare di origine per l'ethnos etrusco può essere fuorviante, poiché appunto non c'è un origine propriamente detta, bensì una formazione dell'ethnos etrusco. In Etruria non si giunge di massa, ma questo processo è graduale. Inoltre gli Etruschi si chiamavano con il nome di Rosna, termine poi latinizzato in Rosenna. I tirreni e i Pelasgi possono essere considerati gli antenati degli Etrushci. In Egitto è attestata la presenza dei Popoli del Mare, Teresh, i quali tentarono di fondare villaggi nella zona della foce del Nilo, ma saranno sconfitti dai faraoni del XII secolo a.C. Nel complesso templare di Kamak troviamo la rappresentazione della battaglia contro i popoli del mare, in cui le navi vengono rappresentate con specifiche caratteristiche, come ad esempio le terminazioni a testa di animale, che possono essere ricondotte alla cultura nuragica in quanto sono state confrontate con le navicelle nuragiche, che tuttavia appartengono al XI secolo, mentre le raffigurazioni al XII secolo. Il popolo di Teresh viene rappresentato come un popolo bellicoso, la cui origine è incerta, forse antecedente alla guerra di Troia. Le fonti di informazione sugli Etruschi sono di due tipi: primarie e secondarie. Le fonti primarie sono costituite dai documenti epigrafici, archeologici, antropologici, paesaggistici, toponomastici e onomastici. Quelle secondarie sono le testimonianze letterario-storiografiche, linguistiche, comparative e folkloristiche. Per ciascuna fonte è doveroso considerare sempre il tempo e l'ambiente in cui essa è stata prodotta e qualsiasi sia il dato che scaturisce da una fonte, esso non va mai generalizzato, ma sempre riferito al contesto cronologico, sociale, culturale e geografico.  LE FONTI EGIZIE Una serie di testimonianze egizie ci parla dei Popoli del Mare, a partire

dall'epoca di Ramsete II (1290-1224 a.C., XVIII dinastia). Si tratta del sarcofago di Iun-Teresh da Gurob (di colui che era detto: "sostegno dei Trš"). Il nome del popolo "Trš" (teresh) ritorna poi sull'iscrizione di Merenptah (1224-1214 a.C., XIX dinastia), a Karnak, nel Grande Tempio di Ammone, dove si commemora la grande vittoria ottenuta sui Libici e si nominano genti alleate del principe libico sconfitto: Ikwš, Rk, Šrdn, Škrs, Trš. Ancora l'etnico Trš ritorna in due documenti di Ramsete III (11941163 a.C., XX dinastia), ed è ancora legato alle vittorie del faraone sui Popoli del Mare.  LE FONTI GRECHE → ESIODO (700 a.C. circa) nel passo conclusivo della Teogonia (vv. 10111018) colloca gli 'illustri Tirreni' in una terra 'molto lontana, nei recessi d'isole sacre'. Egli usava Tyrsenoi come termine generale per tutte le popolazioni italiche incontrate, associando Etruschi e Latini. Su di essi avrebbero governato Agrio e Latino, sorta di diarchia che, secondo Colonna, potrebbe evocare l'alternanza di Tito Tazio e Romolo. Nel VI secolo, prima della conquista persiana della Lidia, si sviluppa il modello 'ionico', a cui si riferiscono due differenti credenze: origine 'pelasgica' e origine 'lidia'. TRADIZIONE PELASGICA → ECATEO DI MILETO (vissuto a cavallo tra VI e V sec. a.C.) identifica gli Etruschi con i Pelasgi che, dopo un lungo vagare nell'Egeo, avrebbero trovato sede nella penisola italiana, soppiantando gli Umbri e diventando Tirreni. Poco più tardi, ELLANICO DI LESBO (V sec. a.C.) sostiene che i Pelasgi, scacciati dalla Tessaglia dai Greci, sarebbero partiti alla volta di Spina sull'Adriatico sotto la guida di Nanas. Da qui sarebbero passati a Cortona, base della loro conquista della Toscana dove avrebbero assunto il nome di Tirreni. E' evidente che quest'ultima tradizione riflette una situazione contingente al momento in cui veniva scritta. E' proprio tra la fine del VI secolo e la metà del V che si assiste all'espansione di Spina e del suo porto, dove fiorivano i commerci tra Greci ed Etruschi. La tradizione 'pelasgica' rivive in autori più tardi come ANTICLIDE DI ATENE (III sec. a.C.), che assimila gli Etruschi ai Pelasgi e mette alla loro guida Tirreno, come nel caso del popolo di Lemno e Imbro (così in STRABONE, V, 2, 4). Ancora a difesa della tesi 'pelasgica' troviamo MIRSILO DI METIMNA (metà del III sec. a.C.), il quale assegna agli Etruschi il nome di Tirreni e inverte il loro movimento migratorio da Occidente ad Oriente. TRADIZIONE LIDIA La La credenza di una derivazione degli Etruschi dai Pelasgi viene soppiantata dalla tradizione 'lidia' che, in breve, diverrà la tesi più sostenuta nell'antichità. Alla base di questa solidità sta nel fatto che

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