Riassunto Kapuscinski PDF

Title Riassunto Kapuscinski
Author Ele Bo
Course Cultura giornalistica
Institution Università degli Studi di Milano
Pages 2
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Summary

riassunto del libro Lapidarium e della carriera di Kapuscinski...


Description

RIASSUNTO KAPUSCINSKI 1932-2007 Giornalista, scrittore e saggista polacco Lavoro: 1. Dopo gli studi lavora alla PAP (agenzia stampa polacca) fino al 1981 2. Dal 1956 diventa corrispondente estero, specializzandosi sui problemi dei paesi sottosviluppati, in particolare Africa, Asia e America latina. 3. Fu “visting professor” in numerose università del mondo Il suo giornalismo: Il giornalista e in particolare il corrispondente estero e di guerra non deve essere cinico perché è necessario una comprensione della miseria umana, ed esige simpatia per la gente, non si può esercitare questo mestiere senza calore umano, deve essere però scettico, realista e prudente, ma anche ricettivo e attivo. È necessario conservare la capacità di provare emozioni ed è essenziale rimanere immuni all’indifferenza. Corrispondete di guerra tipo: persona modesta, cordiale, empatica e disposta a collaborare, adatta per viverci insieme. I corrispondenti sono una categoria di giornalisti particolare perché vivono in condizioni prearie, non solo perché rischiano di essere uccisi, ma perché bisogna essere disposti a sacrificarsi a sacrificare una vita facile ed agiata. Non sono avventurieri ma persone che cercano di agire per il meglio. K. afferma che inizialmente lo appassionava il fronte ma con il tempo ha cambiato interessi, ora ciò che lo attira è un altro aspetto della situazione bellica, la normalità nell’anormalità, cioè la tendenza umana a ricreare la normalità e la quotidianità in una situazione anormale perché la nostalgia e il diritto alla normalità vince sempre e supera tutto anche la guerra. Ciò che il giornalista fa è “ricercare, esplorare e descrivere la storia nel suo farsi” per questo “ogni giornalista è uno storico”. Fare il giornalista significa lavorare su sé stessi, formarsi, acquisire conoscenze e cercare di comprendere il mondo, infatti, K. si considera uno studioso dell’alterità, di altre culture e modi di pensare ed agire. Afferma anche che l’immedesimazione è condizione fondamentale del lavoro del giornalista perché se no si è outsiders e afferma anche che è necessario avere rispetto delle persone di cui si scrive cercando di comprenderle. Per K. la poesia è un esercizio linguistico in quanto la poesia richiede una profonda conoscenza della lingua che poi si traduce in una buona prosa, il suo modo di scrivere è solitamente per frasi rapide e brevi che diano un’impressione di ritmo e movimento, donando chiarezza alla prosa, ma ammette che non sempre questo stile si adatta al tema trattato, infatti per lui lo stile deve corrispondere all’argomento, anche i temi legati a culture estranee alla nostra esigono un loro stile particolare, bisogna dare l’impressione che quanto scritto provenga dall’interno di quella cultura e situazione, in mancanza di questo si otterrà qualcosa di artificioso. Secondo lui inoltre esiste un legame anche tra trama e materia linguistica, infatti per descrivere un potere assoluto anacronistico ha utilizzato un linguaggio antiquato del quale ha preso ispirazione leggendo la letteratura del XVI secolo. Secondo K. il mondo dei corrispondenti esteri è cambiato, infatti ora regna la tv che si distingue per un forte spirito di competizione, per loro l’essenziale non è informare ma che “gli uni sorveglino gli altri”, così facendo tutti si soffermano su un solo luogo e una sola notizia, lasciando che si

dimentichi tutto il resto che varrebbe la pena raccontare. Inoltre, teme che ormai l’unica versione dei fatti che arriva alla massa sia solo e unicamente quella della televisione I servizi di agenzia sono, per K., rapidi ma superficiali e costringono a descrivere il mondo per contrapposizioni estreme, questa sintetizzazione porta alla semplificazione e questo tipo di gergo, quello dei notiziari, porta alla distruzione della poliedricità e della ricchezza della vita. K. reputa Wankowicz e Pruszynski due grandi del reportage polacco: Wankowicz chiude l’epoca del reportage-racconto tradizionale, ricco di aneddoti e iperbolico, scritto con un linguaggio esuberate e colorito, con stile ampio e sontuoso. Pruszynski invece apre l’era del reportage da un lato porta avanti la tradizione del reportage racconto ma dall’altro è moderno utilizza un linguaggio sobrio e uno stile semplice ed è strettamente imparentato con il saggio, infatti, non si limita a descrivere il mondo ma cerca anche di spiegarlo. K. distingue tra discorso e intuizione: discorso = indagare la realtà per mezzo del pensiero logico e analitico; via del ragionamento intuizione = lampo, illuminazione; percezione tutta in una volta, istantanea, che afferra subito l’insieme: forte adesione emotiva all’oggetto conosciuto e scoperto k. afferma di percepire una sempre maggiore richiesta di attualità immediata, a discapito delle qualità reali della letteratura come ad esempio lo stile. Solo due cose vengono prese in considerazione, un tema scottante e di grande richiamo e l’istantaneità. Questo vale per i libri come per il giornalismo. Questo crea un problema da cui è difficile venire a capo, la dittatura della quantità (tutti possono scrivere e lo fanno). Sempre per questa necessità di immediatezza prolificano le interviste fiume, che permettono al lettore di conoscere subito il personaggio intervistato, il cui pensiero è trasposto quasi per aforismi, di immediata comprensione....


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