Riassunto Millenni - PREISTORIA, ARTE E STATI DELL’ANIMA IN MARGINE AL DIBATTITO SULLO SCIAMANESIMO PALEOLITICO PDF

Title Riassunto Millenni - PREISTORIA, ARTE E STATI DELL’ANIMA IN MARGINE AL DIBATTITO SULLO SCIAMANESIMO PALEOLITICO
Author Federica Zaccardo
Course Paletnologia
Institution Università degli Studi di Firenze
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Summary

Riassunto dettagliato ed efficace del libro scritto da Fabio Martini e Francesco Fratini. ...


Description

PALETNOLOGIA CAPITOLO I - “SCIAMANESIMO”: UNA STORIA DI DEFINIZIONI E DI APPROSSIMAZIONI Asia settentrionale (soprattutto Siberia), figura sciamanica Figura in rapporto tra terreno e ultraterreno, in una dimensione che fa parte dell’irrazionale. Figura che si trova anche nelle culture tribali africane, in America (con differenza tra nord e sud) e in Australia. Primi studi che riguardano questo fenomeno sono dello studioso rumeno del XIX secolo Eliade: indica lo sciamanesimo come un fenomeno che è comune a civiltà e manifestazioni culturali diversificate nel tempo e nello spazio. In realtà si arriverà poi alla concezione che la parola “fenomeno” non è corretta poiché esistono solo discorsi sullo sciamanesimo. Gli uomini del paleolitico non rappresentano il groundzero ma sono uomini inseriti in un contesto sociale/culturale definito (tenendo di conto del loro accumulo esperienziale che è molto meno pesante). Afferma questo in risposta alle indagini sulle realtà storiche antiche allo sciamanesimo. Da dove viene la parola sciamano? Nel 1699 in un viaggio intrapreso da Ides Evert Ysbrant questo riporta per lo sbigottimento di questi eventi sconosciuti: “Se cinque o sei tungusi abitano vicini [...] si rivolgono tutti allo stesso sciamano [...]. Ogni volta che essi si riuniscono presso di lui, lo si vede vestire un abito adorno di ferraglie dal peso di più! di duecento libbre con ogni sorta di figure diaboliche [...]. Questo sciamano [...] prende un lungo tamburo su quale batte colpo su colpo e questo rumore assai spiacevole, accompagnato da urla terribili [...] produce una musica che incute terrore [...]. Lo sciamano cadeva all’indietro come se avesse perso coscienza ed ' allora essi gli rendono onore come a un santo” (Marazzi 2009, pag. 17). Trascrive quindi foneticamente il termine tunguso con il quale l’operatore del sacro viene indicato e proprio in quegli anni apparirà per la prima volta anche la parola shaman in inglese. Nel 1780 abbiamo testimonianza della parola shamanism, una parola che supera l’identità del personaggio e lo trasforma in una tendenza comportamentale simbolica. Le opinioni riguardo allo sciamanesimo sono in perenne evoluzione e mutamento. L’uomo viene comunque indicato come naturalmente predisposto ad entrare in contatto col divino. Il primo studioso specialista dello sciamanesimo mongolo-buriato è stato Dorji Banzarov e si pone il problema della visione etica o emica sul discorso dello sciamanesimo. Visione etica: oggettiva, occhio esterno ed estraneo. Visione emica: cultura dello studioso vicinissima a quella dell’oggetto di studio. Se il ‘700 ha visto la riduzione di “sciamano” a sinonimo di mago, fattucchiere o stregone, la fine dell’Ottocento, in concomitanza con la diffusione delle teorie evoluzioniste, corrisponde all’avvio di una moltiplicazione dei significati: in altre parole avviene la scoperta degli “sciamanesimi” nel mondo, tendenza che è all’origine della confusione che tutt’oggi regna nella letteratura. Nel XX secolo Franz Boas intraprende studi interdisciplinari per avvicinarsi allo studio. Vede lo sciamanesimo come un patrimonio immateriale che passa di comunità in comunità. Dall’epicentro della Siberia le tradizioni sciamaniche vengono accolte di comunità in comunità fino ad arrivare in America in Alaska, Canada e Stati Uniti. Raccontò della sua esperienza diretta con uno sciamano. Alla fine dell’ottocento i discorsi sullo sciamanesimo non interessavano solamente studiosi, antropologi ed etnologi ma anche coloro che appartenevano alla sfera delle scienze umane. Lo sciamanesimo inizia ad essere studiato sotto una prospettiva scientifica e l’atto dell’operatore del sacro viene indicato come il decorso di una crisi epilettica, come il quadro clinico di uno schizofrenico o come persone che soffrono di attacchi isterici, tra cui crisi epilettiche, pianto e 1

ecolalia, per via delle condizioni ambientali (nel caso della Siberia il clima è perennemente rigido, i paesaggi sono monotoni e monocromi e il corpo può avere carenza vitaminica per effetti alimentari).

CAPITOLO II - LA MENTE DEI PROGENITORI E L’ORIGINE DELLA COSCIENZA Coscienza come consapevolezza delle proprie abilità e strumento di conoscenza. Questa è la svolta decisiva nella storia evolutiva. La coscienza, nella storiografia del pensiero occidentale, attraversa tre stadi, come afferma Umberto Galimberti: 1. Stadio del linguaggio simbolico: mitico, religioso e spirituale. Espressioni fluttuanti di significato. non ancorati al tempo e allo spazio. Ne deriva che gruppi umani diversi possono attribuire ai medesimi simboli significati diversi e che la globalizzazione di temi e linguaggi potrebbe essere da noi interpretata in modo fallace, poiché la comunicazione usa strumenti comprensibili solo all’interno della comunità che condivide i linguaggi medesimi. L lo stadio relativo all’archeologia preistorica. 2. Stadio filosofico: una cosa è sé stessa e no può essere altro. Ha origine con la nascita della filosofia e nello specifico con l’introduzione del concetto di non contraddizione, al quale la nostra cultura occidentale deve il superamento delle possibili variabilitàN dei significati nel linguaggio simbolico. “dallo stadio omerico che ha alla base l’azione unificante del m)thos, a quella platonica dove il l*gos determina le norme, a quella aristotelica nella quale l’unit+ funzionale dell’organismo vivente ' l’anima, sino a S. Agostino che nella vita dell’individuo introduce l’interiorit+!”. 3. Stadio del linguaggio scientifico: prende le possibilità di dare altre interpretazioni. la regola scientifica preclude le possibilitàN di dare diverse interpretazioni, togliendo al simbolo ogni valore e sostituendolo con il codice, la cui validitàN e di conseguenza la sua necessaria condivisione si basa sulla ripetibilitàN e quindi sulla sua continua verificabilitàN. Filosofia moderna postgaleniana. Altre definizioni di coscienza: 1. Edoardo Boncinelli (1999): coscienza fenomenica e cognitiva. La coscienza fenomenica è tipica dell’animale mentre quella cognitiva è propria dell’uomo. Definisce lo stato di consapevolezza individuale delle proprie esperienze, il quale genera la capacità di vivere e rielaborare i propri stati psicologici interiori. La coscienza fenomenica viene integrata nella coscienza cognitiva. 2. Antonio R. Damasio (2000): coscienza estesa e nucleare. La coscienza nucleare è un fenomeno biologico semplice, che non conosce il passatone il futuro, istantaneo senso di sé. Quella estesa è un sistema complesso e articolato che permette all’uomo di avere un senso elaborato del sé, di avere un’identità individuale e colloca la persona nello spazio e nel tempo attraverso l’utilizzo del linguaggio, della memoria e del ragionamento. 3. Edelman (1991,1993): coscienza primaria e superiore uguale alle definizioni di Damasio. 2

Coscienza quindi come strumento di conoscenza ma soprattutto mezzo di sviluppo di capacità mentali che riuniscano il sensibile e ciòN che sensibile non è. La documentazione archeologica consente di affermare che la coscienza compare ad un certo stadio dell’evoluzione, quando viene acquisita la capacità di raccontarsi, di raccontare e di trasmettere le dinamiche e le relazioni tra l’organismo e il mondo circostante, quando la consapevolezza del proprio esistere nello spazio e nel tempo porta ad una progressiva conoscenza di emozioni, di tecniche, di pratiche e di comportamenti e caci, capaci di superare l’esame selettivo della sopravvivenza generando una sempre piP matura sapienza ambientale. La coscienza ha quindi una capacità simbolica: dà corpo ad un’alterità reale rendendola visibile attraverso gesti, figure, parole, suoni rimanendo però una realtà incompiuta. Questa inoltre non rientra in un ordine e può essere suscettibile di devianze e variazioni. Il simbolo quindi è la sintesi di due opposti: mostra l’esistente ma allo stesso tempo non esiste. Il genere Homo aveva la capacità di raccontarsi, di raccontare, di relazionare sé stesso con il mondo circostante, aveva consapevolezza di esistere nel tempo e nello spazio, aveva coscienza di sé, aveva un linguaggio articolato ed era in grado di progettare. Questo grazie all’exaptation, ovvero la capacità di riutilizzare strutture già esistenti, alla coscienza condivisa, che permette la sua trasmissione di generazione in generazione e grazie al linguaggio che è un creatore di simboli. L’esperienza tecnologica accumulata attraverso le generazioni e l’evoluzione delle diverse specie comporta un progressivo controllo delle varie “arti”. La documentazione archeologica illustra con certezza questo controllo in diversi comportamenti specifici che possiamo inserire all’interno di una griglia cronologica e di una successione che l’archeologia ha ormai codificato in una serie di grandi tappe evolutive che qui citiamo in ordine cronologico: la lavorazione delle rocce e la produzione di strumenti in pietra da parte di Homo Habilis (2,5 milioni di anni); l’addomesticazione del fuoco da parte di Herectus sensu lato (con sicurezza a partire da 400.000 anni fa), il rito funerario da parte di H. Neanderthalensis (circa 100.000 anni orsono) con la mera conservazione del cadavere in una fossa (luogo della memoria) scavata all’interno della grotta dove vive la comunità (sentimenti ed emozioni come fatto sociale). Arriviamo quindi alla comparsa della specie Sapiens, con la quale prende corpo un simbolismo di uso che investe diversi atteggiamenti (l’arte, la danza, la musica, le pratiche funerarie, gli ornamenti corporali) lasciando per gli archeologi tracce di un pensiero che, rispetto alle epoche precedenti, si è fatto metaforico e di gesti anch’essi metaforici e simbolici. La rivoluzione del sapiens è la creazione mediante simboli figurativi di un modello del mondo, dove una parte di rilievo è assegnata al mondo animale, alla donna che garantisce la riproduzione, alla caccia e, molto secondariamente in termini quantitativi, a quegli individui teriomorfi che in questa sede piP ci interessano. Questa grande tappa nella storia evolutiva della coscienza concerne la capacità di elaborare immagini, cioèN la capacità di rendere in modo bidimensionale la percezione che è tridimensionale, per masse e volumi. CAPITOLO III - PRIMA E AL DI LT DELL’ARTE: SEGNI, FIGURAZIONI, SIMBOLI E STATI DELL’ANIMA NEL PALEOLITICO Evidenze archeologiche:

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Raffigurazioni dipinte e incise di antropomorfi con maschere o travestimenti zoomorfi.

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Piccole statuette con le stesse caratteristiche.

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Figure nude, come del resto tutte le figure maschili e femminili: iconografia cosciente.

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Non individui in azione ma nudi corpi.

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La maschera e i travestimenti assumono quindi un significato profondo: i corpi diventano altro. Trasfigurano una realtà corporea.

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Alle figurazioni si deve unire anche l’analisi del contesto e il rapporto delle figure con lo spazio.

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Antropozoomorfi: personaggi ibridi.

Evidenze arte parietale soprattutto presente in Francia con una 20ina di evidenze. Documentazione sciamanica: antropomorfi con maschere o zoomorfi dall’aurignaziano fino al pleistocene. Gli antropozoomorfi Sono personaggi ibridi, con attributi zoomorfi innestati su una struttura corporea antropomorfa, non troppo schematici né caricaturali né grotteschi. Una terza figura di possibile antropozoomorfo (“dieu cornu”) è visibile, anch’essa nel “Santuario” Grotta di Trois-Frères, all’interno di un ampio pannello comprendente molte immagini zoomorfe, che sono di dimensioni decisamente maggiori. Zoccoli e pelame appartengono all’animale mentre le cosce, la posizione laterale obliqua e il fallo in erezione con il testicolo arrotondato indicano la presenza di attributi umani.

Nella Cueva de Ardales (Malaga) una schematica figura incompleta, giàN segnalata come pinnipede, è interpretata oggi come antropomorfo femminile con testa aviforme (Cantalejo et alii 2006): sul profilo parziale del corpo, appena bombato sul ventre, si innestano una sorta di piccolo seno e un lungo collo terminante con una testa allungata con estremità a guisa di becco. Innegabile è la suggestione della testa ai repertori aviformi, l’assegnazione ad individuo femminile è legata esclusivamente all’ipotizzato piccolo seno, nel complesso la figura non possiede quella chiarezza iconica che consentirebbe di inserirla a pieno titolo tra gli antropozoomorfi. Citiamo questa evidenza di Ardales come esempio delle raffigurazioni vagamente antropomorfe oppure con lineamenti del viso grotteschi che vanno inserite nel repertorio in analisi solo dubitativamente a causa della loro incertezza e labilità rappresentativa, in quanto potrebbero indebolire il modello rappresentazionale del teriomorfo, dove gli attributi umani e quelli animali sono ben netti, bene evidenziati e inequivocabili.

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Passando all’arte mobiliare, la rassegna di Welté e Lambert (2012) registra 24 immagini, 3 aurignaziane (Hohelstein-Stadel, Hole Fels, Geis- senklosterle in Germania), 8 gravettiane (Kostienki I e Malta in Russia, a cui si uniscono sei citazioni da fonti bibliografiche) e 12 maddaleniane (Xtiolles, Gourdan, Tuc d’Audoubert ed Lnlene in Francia, Las Caldas e La Garma in Spagna, Kesslerloch in Svizzera) e 2 epigravettiane (Tolentino e Macomer in Italia). La maggiore concentrazione delle evidenze in area pirenaica potrebbe essere casuale e non essere indicativa di un’area nucleare. La cosiddetta Venere di Macomer, in Sardegna, è una piccola statuetta tutto tondo che è rimasta inascoltata sino a pochi anni orsono, quando è stata proposta come una delle poche evidenze relative alla saltuaria e poco documentata presenza dell’uomo in Sardegna durante il Paleolitico superiore (Mussi e Melis 2002; Mussi 2003). Privo di informazioni sul contesto di provenienza, questo teriomorfo viene attribuito agli ultimi millenni del Pleistocene su basi stilistiche, tecnologiche e iconografiche. La massa del corpo, sicuramente umano, ha in grande evidenza i glutei e le cosce (l’estremità degli arti inferiori manca), i seni sono ridotti e il ventre non è prominente. La testa ha lineamenti zoomorfi vaghi, grossolanamente accennati e l’attribuzione di Mussi e Melis al Prolagus resta ipotetica. L’incertezza della definizione della specie animale, tuttavia, nulla toglie alla valenza antropozoomorfa della statuetta.

Esempio del Maddaleniano: Tra le figurazioni dubitative citiamo il cosiddetto “Petit Sorcier” della Grotta Lascaux, dipinto su una parete a destra del Pozzo, attribuito al Maddaleniano (Breuil 1952, Vialou 1979). Descritto dal Glory come curieux petit personnage con testa di cavallo, munito di un indumento conico, armato e con il fallo in erezione, l’ipotetico sorcier (altezza cm 40) è stato oggetto di lunga e ripetuta discussione (Duhard 1996). 5

Hommes blesss Oltre agli antropozoomorfi, forse esempli cattivi della presenza all’interno delle comunità di individui collegati al mondo magico-religioso, altre figurazioni antropomorfe ferite (hommes bless/s) hanno ispirato la medesima funzione di personaggi eccezionali e sono state riparo di Laugerie Basse. Rilievo della scena con bisonte e figura umana dubitativamente mascherata, realizzata su frammento di osso di renna (in basso e particolare della figura umana (in alto) (da Leroi Gourhan 1965). Collegate al tema dello sciamanesimo paleolitico. Sono figure umane piP o meno stilizzate o sommarie che appaiono attraversate da linee o tratti multipli che si interrompono poco al di fuori del loro profilo. Tali segni lineari rappresenterebbero, secondo le interpretazioni piPN diffuse, zagaglie o dardi penetrati nel corpo. Nella Grotta Cougnac, presso Gourdon nel Lot, all’interno del grande fregio con figure di Megaceros è dipinta in nero una figura antropomorfa parziale (solo le gambe e parte del dorso) in movimento, colpita da dietro da tre segni lineari. Una seconda figura in movimento e ferita, questa volta completa, anch’essa nel grande fregio, è interessata da sette linee che convergono nel corpo (zagaglie?), la testa globosa è schematica e non si ravvisano indizi di mascheramento.

Nella sua piP recente produzione sull’argomento, Bahn reitera le precedenti critiche, anche nella serie di lezioni tenute presso la Society of Antiquities in Scozia (Bahn 2010), nelle quali concentra le sue osservazioni nel demolire le ipotesi di Clottes e Lewis-Williams le quali non si baserebbero su seri presupposti scienti ci e ribadisce che l’arte paleolitica sarebbe un sistema di narrazioni mitologiche. 6

Quesiti: 1 - Quando compare il “fare segno” nella storia dell’uomo e come possiamo

interpretare questo fenomeno? I segni sono in un qualche modo ispirati ad un’organizzazione o sono forse casuali? La documentazione del fare segno, seppur molto scarsa, attribuisce ai Neanderthal le prime esperienze grafiche di tipo lineare. Gli studiosi non sono ancora sicuri che si tratti di un segno collegato ad un’intenzione particolare o alla nascita del pensiero simbolico. Una serie di evidenze è rintracciabile in Ungheria, Bulgaria, Italia, Spagna e Francia. La grafica neandertaliana è limitata a rari frammenti lapidei e a piP numerosi frammenti di osso (costola, scapola e, piP spesso, frammenti indeterminabili) e di corno sui quali compaiono segni incisi eseguiti in modo piP o meno sommario e organizzato, di tipo geometrico-lineare.

La grafica neandertaliana tuttavia si presenta come il primo documento attestante la volontà e la capacità di trasportare su un supporto, che , altro da s, immagini della mente, sebbene non ancora identificate in soggetti del mondo sensibile. Questo primato che assegniamo all’Uomo di Neanderthal è giustificato dalla capacità di realizzare: - motivi lineari generici, costruiti mediante un intreccio di linee parallele e subparallele, sempre molto ravvicinate, disposte a gruppi che si intersecano e che provengono da piP direzioni. Il numero delle linee, e quindi la complessitàN dei fasci, è variabile. Si tratta di una sintassi molto standardizzata che interessa una superficie del supporto, sulla quale talora il motivo è decentrato e si avvicina ai margini laterali. - motivi lineari specializzati, profondamente diversificati, ma aventi come carattere comune una specifica definizione del tratto lineare: motivo a linee concentriche, motivo a zig zag costruito con l’associazione di singoli segni a V, motivo cruciforme (questo elemento, che rimane un unicum, desta una forte perplessitàN sia per la regolaritàN geometrica bidimensionale del supporto, sia per l’essenzialitàN del segno cruciforme, sia per la complessitàN concettuale collegata all’utilizzo di una linea di frattura naturale per definire e realizzare l’immagine); - motivo lineare con scansione ritmica in gruppi di linee. 7

Tutto questo appare comunque molto lontano dall’esperienza grafica del Sapiens che ha raccontato attraverso una serie di testimonianze (statuette, pitture, incisioni, bassorilievi e altorilievi) il proprio mondo interiore attraverso immagini antropomorfe e zoomorfe. I soggetti sono riconoscibili e ci permettono di analizzare meglio il patrimonio comportamentale a noi pervenuto. Le testimonianze appartenenti ai Neanderthal vengono quindi definite come “figurazioni”, termine che attesta di per sé un’incompiutezza, un work in progress. I tre motivi sopraelencati potrebbero riferirsi a tre stadi diversi: -

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Il primo stadio sarebbe la materializzazione di un movimento libero. Le linee non hanno infatti un punto di riferimento privilegiato, o un punto di inizio o di fine ma sono di per sé mobili. I punti vengono poi annullati nel risultato finale che si mostra come unica superficie. I motivi specializzati e a scansione ritmica invece si pongono su un piano concettuale diverso in quanto il campo compositivo del supporto (super ci piane, margini, bordi) sono soggetti a misurazione, ad una classificazione dello spazio che permette la configurazione di un ritmo e la regolaritàN, in altre parole la comprensione immediata di un progetto grafico. Il motivo cruciforme e le linee concentriche nascono da una direzione del movimento, in questi due casi esiste un punto com...


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