Serapide DI Briasside PDF

Title Serapide DI Briasside
Author Alessia Raciti
Course Archeologia e storia dell'arte greca e romana
Institution Università degli Studi di Firenze
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SERAPIDE DI BRIASSIDE. SITO A OSTIA. Nuova divinità dove confluiscono lo Zeus ellenico e l’Osiride egiziano. Di grande dimensioni viene fatta da Briasside che contribuì alla decorazione del Mausoleo. Anche qui un’intelaiatura in legno regge la il corpo e le vesti lavorate in oro e in vari metalli. Come lo Zeus di Fidia,viene rappresentati barbato,sui suoi lunghi capelli è posto il modio (recipiente del grano). Seduto su un trono e poggia i piedi su uno sgabello con zampe di leone. Con la mano sinistra regge uno scettro e la destra la poggia sulle teste del cerbero accanto ai suoi piedi. Indossa un chitone e le sue colossali dimensioni lo avvicinano stilisticamente a Mausolo.

TYCHE DI ANTIOCHIA. COPIA ROMANA SITO IN ROMA. Statua bronzea di Tyche,commissionata intorno il 300 a.C. per celebrare la fondazione di Antiochia. Scultore Eutichide. Figura femminile seduta di grandi dimensioni di cui ci restano alcune immagini di repliche di piccolo formato o su delle monete. La figura si accavalla le gambe su cui poggia la mano destra che regge le messi. La testa di derivazione lisippea, porta la corona a forma di cinta simbolo della città. La dea è seduta su un elemento che simboleggia il paesaggio,una grande roccia,dove ai piedi si ha la figura di un giovane che nuota.

TESTA DI ELIOS DA RODI. SITO IN RODI. Di Lisippo,statua cava rinvenuta nel terreno. Si pensi fosse anche questa di dimensioni colossali e la fama di questa meraviglia ci perviene solo in fonti letterarie. Si pensa che il dio avesse avuto le gambe larghe poggiando i piedi sulle rive dell’imboccatura del porto.

COLOSSO DI RODI DA SANTA MARINELLA A ROMA. Tra il 304 e 293 a.C.,Rodi incarica un altro allievo di Lisippo per la costruzione di una gigantesca statua di Helios. Si pensa che lo scultore si sia basato sulla grandezza dello Zeus del suo maestro a Taranto,che già superava i 15 m. Questo nuovo colosso misura 32m. collocato peresso l’imboccatura del porto ,si diceva che le navi entrando gli arrivassero appena alle ginocchia. Il dio è raffigurato che avanza nudo con passo ampio e deciso,con mano sinistra abbassata che regge l’arco e la destra una fiaccola dorata.

EFEBO GETTY DA FANO. SITO IN BALIBU. Statua in bronzo ritrovata nelle acque dell’Adriatico. Vittima di discussioni tra lo stato californiano e quello italiano per la restituzione. Rappresenta un’atleta stante che solleva il braccio destro per incoronarsi. L’inspirazione è di certo lisippea,nelle proporzione e nel movimento . Quest’opera va inquadrata in una serie di opere atletiche del periodo ellenistico.

DEMOSTENE. SITO IN COPENHAGEN. Oratore e politico è un esempio di eloquenza e dedizione alla patria. La sua effigere in bronzo venne eretta d athene nel 280 a.C. dopo la sua morte. Ha una nuova posizione delle braccia,con le mani posate sul ventre e testa lievemente in avanti con espressione conncentrata. Lo scopo dell’artista fu quello di racchiudere i valore morali e validi.

RITRATTO DI CRISIPPO .SITO MUSEO DI PARIGI. COPIA ROMANA DI META’ III sec. Seduto Crisippo allievo di Zenone e fondatore della scuola stoica. Fatta non molti anni prima della sua morte sottolinea il contrasto tra la posizione annicchiata di un corpo ormai vecchio e la realistica vivacità del ritratto ossuto e rugoso rivolto allo spettatore e di accompagna in un gesto con la mano destra.

AFRODITE CAPITOLINA. IN MUSEO ROMA CAPITOLINO. Copia romana di un originale greco del II secolo a.C. Si ispira, all'Afrodite cnidia di Prassitele.

L'opera ritrae Venere al bagno, nella posizione pudica. Essa infatti si piega leggermente su se stessa per coprirsi con le mani e le braccia il pube e i seni. Accanto a sé ha un panno appoggiato su un'alta anfora. L'acconciatura è alquanto particolare, coi capelli annodati sia sulla nuca, sia sulla testa, a mo' di fiocco. Qui c’è la ricerca di una resa naturalistica e idealizzata del corpo femminile nudo.

AFRODITE DI CAPUA.COPIA ROMANA SITO IN NAPOLI. L'opera è una copia romana di un originale bronzeo del IV secolo a.C.. La statua raffigura una Venere seminuda poggiante col piede sinistro sull'elmo di Marte. Le braccia alzate stanno ad indicare che probabilmente doveva esserci anche uno scudo, forse di Marte, usato dalla dea per specchiarsi.

AFRODITE DI MILO.SITO IN MUSEO PARIGI. 130 a.C. OPERA ELLENISTICA. Scultura di marmo pario alta 202 cm priva delle braccia e del basamento originale. Sulla base di un'iscrizione riportata sul basamento andato perduto si ritiene che si tratti di un'opera di Alessandro di Antiochia. Venne ritrovata spezzata in due parti sull’isola di Milo.

Afrodite si leva stante col busto nudo fino all'addome e le gambe velate da un fitto panneggio. Il corpo compone una misurata tensione che richiama un tipico chiasmo. C’è contrasto tra il liscio incarnato nudo e il vibrare della luce nei capelli ondulati e nel panneggio. Si ritiene possa essere una raffigurazione della Venus Victrix che reca il pomo dorato a Paride. Alcuni frammenti di un avambraccio e di una mano recante una mela sono stati ritrovati vicino alla statua stessa. Si allontana dalla figura eroica delle sculture classiche.

AFRODITE ACCOVACCIATA. SITO MUSEO DI ROMA. era una scultura bronzea di Doidalsa, databile al 250 a.C. circa. Copia marmorea -> (h. 106 cm) Doidalsa rappresentò Afrodite in una posa originalissima, ovvero accovacciata mentre sta per ricevere l'acqua del bagno sacro. Un'altra interpretazione è che raffiguri la dea in una posa "pudica", mentre si accorge di uno spettatore voltando la testa e cerca di coprire con le mani il petto e il pube. La diversa inclinazione delle gambe, la schiena piegata, la testa ruotata con grazia verso sinistra, mostrano la dea in un atteggiamento umanizzato, lontano dalle atmosfere di idealizzazione ultraterrena delle opere precedenti.

POISEDONE DI MILTO. MUSEO DI ATENE. Barbato e stante ,con la mano destra alzata che si appoggia al tridente. Mantello che lo copre sui fianchi e un lembo che gli scende da sopra la spalla sinistra. Di dimensioni 2,17 m. Ha occhi infossati e vicini. Databile all'ultimo quarto del II secolo a.C. Si ritiene che risalga al periodo ellenistico.

NIKE DI SAMOTRACIA. SITO IN LOUVRE PARIGI. Scultura in marmo pario (h. 245 cm) di scuola rodia, attribuita a Pitocrito, databile al 200-180 a.C. circa.

Rinvenuta acefala e senza braccia, raffigura Nike, la giovane dea alata figlia del titano Pallante e della ninfa Stige, adorata dai Greci come personificazione della vittoria sportiva e bellica. La dea, vestita con un leggero chitone, è qui effigiata nell'atto di posarsi sulla prua di una nave da battaglia. Un vento impetuoso investe la figura protesa in avanti, muovendo il panneggio che aderisce strettamente al corpo e crea un gioco chiaroscurale di pieghette dall'altissimo valore virtuosistico, in grado di valorizzare il risalto dello slancio. Scolpita nel pregiato marmo pario, la dea posa con leggerezza il piede destro sulla nave, mentre per il fitto battere delle ali, che frenano l'impeto del volo, il petto si protende in avanti e la gamba sinistra rimane indietro. Le braccia sono perdute, ma alcuni frammenti delle mani e dell'attaccatura delle spalle mostrano che il braccio destro era abbassato, a reggere probabilmente il pennone appoggiato alla stessa spalla, mentre il braccio sinistro era sollevato, con la mano aperta a compiere. La volontà dell'autore della Nike ha esasperato tutto ciò che può suggerire il movimento e la velocità.

GALATA SUICIDA. COPIA ROMANA,MUSEO DI ROMA. È una copia romana in marmo (h. 211 cm) del I secolo a.C. di una statua in bronzo di Epìgono realizzata intorno al 230-220 a.C.. L'opera originale, faceva parte del Donario di Attalo, un perduto monumento trionfale sull'acropoli di Pergamo. La statua raffigura, con tratti realistici quello del guerriero celtico, con gli zigomi alti, l'acconciatura dei capelli, dalle folte e lunghe ciocche e i baffi. Mostra un guerriero colto nell'atto di suicidarsi conficcandosi una spada corta tra le clavicole. La scultura evoca profonde sensazioni di eroismo e pateticità, a evidenziare il valore dei vinti e quindi, di riflesso, anche quello dei vincitori.

GALATA MORENTE. SITO MUSEO ROMA. era una scultura bronzea attribuita a Epigono, databile al 230-220 a.C. circa e oggi nota da una copia marmorea dell'epoca romana. La statua raffigura, con grande realismo, un guerriero galata morente, semisdraiato e col volto rivolto in basso. Il soggetto presenta i tratti tipici del guerriero celtico, considerando gli zigomi alti, l'acconciatura dei capelli, dalle folte e lunghe ciocche, e i

baffi. L'artista evidenziò il dolore dello sconfitto, accentuandone il coraggio e il valore e quindi, dall'altro lato, le qualità militari dei vincitori. GRUPPO DEL PASQUINO. LOGGIA DEI LANZI A FIRENZE. Noto con il nome di paquino è il + celebre tra i monumenti parlanti. In questo tipo il corpo muscoloso,con tunica,elmo e scudo e il capo fiero,è ornato di folta barba. Si pensa che raffiguri Menelao che porta fuori battaglia il corpo di Patrocolo,totalmente abbandonato dalle forze,con gambe che strascicano sul terreno,testa piegata e braccio ricadente. Episodio preso dall’Iliade.

MARSIA E L’ARROTINO.RISPETTIVAMENTE A PARIGI E FIRENZE. Marsia legato nudo ad una corteccia d'albero, scultura di marmo, copia romana del I-II secolo dopo l'età ellenistica. Dal basso volge lo sguardo verso lui uno scita,chiamato l’arrotino. All’inizio erano separate queste 2 sulture. Qui viene rappresentata la punizione che deve subire Marsia per aver sfidato la musica di Apollo. Si pensa che questo gruppo non avesse solo significato mitologico ma per eternare un preciso avvenimento storico. Questo gruppo contiene un monito verso verso altri tentativi di sovversione.

TORO FARNESE,COPIA ROMANA. IN NAPOLI. Gruppo scultoreo ellenistico in marmo. Il complesso marmoreo è alto circa 3,70 m. Esso è stato tratto da un unico blocco di marmo con base di 2,95 × 3,00 m del peso di 24 tonnellate.

Il soggetto rappresenta il supplizio di Dirce, con i figli di Antiope (Anfione e Zeto) che, desiderosi di vendicare gli insulti alla madre, hanno legato a un toro selvaggio Dirce. Nella scena appaiono altri personaggi secondari, aggiunti nel '500 o nel '700: un cane, un bambino e una seconda figura femminile, quest'ultima raffigurante forse Antiope.

PRINCIPE DELLE TERME.MUSEO DI ROMA. 180-160 a.C. Statua in bronzo. La scultura fu realizzata in bronzo con la tecnica detta "a cera persa". Gli occhi, ora perduti, erano inseriti separatamente. Probabilmente recava sul capo una corona o un diadema che si è perduto. Rappresenta un giovane nudo, con un lieve velo di barba, in posa eroica; è appoggiato enfaticamente con la mano sinistra su una lunga asta, sul modello dell'Eracle del greco Lisippo. Il soggetto è di difficile attribuzione. Taluni ritengono che sia il ritratto di un principe ellenistico (Attalo II), altri di un generale romano....


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