Sotto Controllo Letture femminili in Italia nella prima età moderna PDF

Title Sotto Controllo Letture femminili in Italia nella prima età moderna
Author Yuri Terzi
Course Storia della stampa e dell’editoria
Institution Università degli Studi di Milano
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SOTTO CONTROLLO Letture femminili in Italia nella prima età moderna Capitolo primo: Imparare a leggere I dati raccolti nella Venezia del 500/600 evidenziano che nelle case dei nobili fossero presenti molto spesso delle maestre, che abitavano con la famiglia, anche se non si sa con precisione se il loro compito fosse unicamente quello di badare ai figli, o si dedicassero anche all’insegnamento; le figlie dei nobili, inoltre, venivano mandate a studiare nei monasteri, anche se diverse fonti testimoniano regole precise, come il divieto di insegnare loro a scrivere. È interessante però notare che, al di fuori di questi contesti, diverse donne di ceto sociale più basso sapessero leggere, chi più chi meno; in questo contesto, le uniche istituzioni che si facevano carico dell’insegnamento a fanciulle di origine umile erano le Scuole di dottrina cristiana, che offrivano un insegnamento ottantacinque giorni l’anno, e venivano costituite dagli ordini monastici delle Orsoline, dei Cappuccini, dei Somaschini e dei Gesuiti; questi ultimi, soprattutto, prediligevano l’apprendimento tramite le capacità mnemoniche, piuttosto che promuovendo le capacità di lettura autonoma. Queste scuole nacquero anche a Roma, dove però le donne di origine plebea, a meno che non volessero farsi monache, non avevano accesso all’insegnamento della lettura e della scrittura; le scuole più rinomate furono quella della gesuitessa Mary Ward, e in seguito un programma d’istruzione voluto dal papa stesso. A Mantova Eleonora d’Austria istituì una scuola per le fanciulle povere, alle quali veniva insegnato a leggere e diventare donne di casa; è interessante invece citare la Dozzena di zitelle spirituali, nata in Umbria nella prima metà dei Seicento, che di fatto era una comunità di sole donne che ruotava attorno alla figura centrale della fondatrice, Marta. Queste ‘zitelle’ vivevano in una casa in affitto, dove di fatto si comportavano quasi come se facessero parte di un ordine monastico; fu probabilmente per questo motivo che l’Inquisizione romana ordinò ben presto lo scioglimento di questa comunità.

Capitolo secondo: luoghi e tempi di letture 1. Donne che possiedono libri Campionature fatte su inventari relativi ai libri posseduti da donne, rivelano numeri assai esigui relativi ai testi in loro possesso, e che molto spesso i mariti o i conoscenti lasciavano loro in eredità molti volumi, alcuni di grande valore, che non venivano nemmeno sfogliati, o venivano venduti, se non distrutti. Solo alcune di queste nobildonne riconoscevano il valore di questi libri, citandoli con dettagli nei loro testamenti. 2. Spazi e momenti di lettura I libri, comprati, ricevuti in dono o presi in prestito, spesso venivano letti in luoghi pubblici, commentati e diventavano argomento di dibattito, ma più generalmente la lettura avveniva tra le mura domestiche, soprattutto per le donne; sono pochi i casi documentati di donne che osavano leggere in pubblica piazza, e spesso finivano davanti alle autorità ecclesiastiche. Nelle case dei più umili, invece, la lettura era un momento di condivisione, spesso accanto al fuoco, o addirittura di comunanza col vicinato, quando avveniva negli orti, mentre per i nobili, leggere distoglieva dai propri obblighi quotidiani, quindi si cercava di inserire questa pratica durante i pasti, o addirittura la notte. La lettura notturna, per le donne, era comunque lettura devota, in ginocchio. 3. Libri come tesori Chi riconosceva l’importanza (o la pericolosità?) di quei volumi, spesso li portava con sé ovunque andasse, o se li conservava in casa, venivano scelti luoghi chiusi, come armadi o casse; nelle case dei patrizi, invece,

molto spesso si esponevano, magari singolarmente, sui tavoli. Questo non riguardava, ovviamente, i libri proibiti, che spesso trovavano posto sotto al letto, o in altri luoghi inconsueti.

Capitolo terzo: Leggere con fede 1. Letture spirituali Alcuni uomini si erano avvicinati alle idee protestanti di Lutero e avevano deciso di dedicare del tempo a far conoscere la scrittura a tutta la famiglia, comprese mogli e figlie; in altri casi, invece, le donne della famiglia non avevano bisogno di qualcuno che leggesse per loro, anzi, vantavano una grandissima indipendenza nel loro rapporto con la parola sacra scritta. 2. Lettura curativa Anche in campo cattolico le donne si dedicavano alle letture devote, che avevano una funzione curativa, in quanto leggendo più volte gli stessi passi o le stesse storie, si pensava che queste andassero a toccare il loro cuore; questi testi molte volte venivano ritenuti capaci di effetti miracolosi, come accadde ad esempio per la Vita di Maria Maddalena de’ Pazzi, responsabile di aver permesso ad alcune donne di avere la grazia, e ad altre, come Lisabetta Buonvisi, la guarigione da una malattia. 3. Letture superstiziose L’autore racconta la storia di un processo per sortilegio che si tenne a Roma nel 1567; Porzia, moglie di un uccellatore, fu accusata di aver cercato, con la collaborazione di altre donne e di un prete, di predire il sesso di un nascituro, tramite una formula scritta indirizzata ad uno spirito, che doveva essere letta ad alta voce. Durante il processo, sia Porzia che il prete sono a conoscenza della linea di divisione tra lecito e superstizioso; il loro non è l’unico caso, in quanto esistono molti documenti che testimoniano il dilagare di queste orazioni, che riprendevano testualmente i libri sacri, e subivano leggere modifiche quando venivano ricopiate. Si usa portare con se le orazioni, e la carta stessa diventava magica, bastava perciò utilizzarla per toccare l’altra persona, per avere un effetto immediato. La possibilità di ricostruire queste pratiche magiche è data dall’interesse che l’Inquisizione riservò loro; solo raramente le denunce scaturivano da timori teologici, ma derivavano da conflitti privati.

Capitolo quarto: Letture proibite Nel periodo dell’Inquisizione, a lungo ci si chiese come trattare coloro che venivano trovati in possesso di libri proibiti; come venne riferito alla Congregazione dell’indice, questi libri venivano segnalati senza resistenze, quindi era naturale non agire in modo severo, ma anzi accertandosi che l’inquisito avesse a sua disposizione gli strumenti per intenderne i contenuti. 1. Di fronte all’inquisitore In questo contesto, non si badava molto alle donne, ritenendole troppo ignoranti per potersi accostare alla letteratura eterodossa, e molto spesso di questo approfittava chi si serviva di loro per diffondere testi proibiti. Era facile, infatti, nel caso in cui venissero scoperte, appellarsi alla propria ignoranza in quanto donne, utilizzando quegli stessi pregiudizi negativi per salvare loro stesse. 2. La ‘’qualità’’ delle lettrici Esistevano aggravanti che, agli occhi dei giudici, mutavano la qualità delle lettrici: il possesso di un libro proibito poteva far nascere un sospetto, ma la lettura di questi testi affermava una vera e propria identità

eretica; è questo il caso di Lunarda, una filatrice di sessant’anni, che dopo la sua morte venne accusata di eresia, in quanto possedeva ed era solita leggere un libricino dal contenuto eterodosso. Per questo motivo, quando questi fatti vennero alla luce, il suo cadavere venne disseppellito dal luogo sacro e il prete della donna, che aveva trascurato per anni molti indizi, fu sospeso dai sacramenti per sette mesi. 3. Per malizia o per ignoranza Negli anni 70/80 del 500 i tribunali inquisitori si concentravano principalmente sui motivi che spingevano verso la lettura dei testi proibiti, ovvero la malizia, o l’ignoranza? Nel caso in cui da un colloquio con l’inquisito non emergessero intenzioni maliziose, si cercava di indirizzare nel verso giusto il suo pensiero; si può parlare quindi di una vera e propria indagine sulle intenzioni

Capitolo quinto: La Congregazione dell’Indice e la questione femminile 1. Come emendare Una situazione confusionaria si andò a configurare, nel momento in cui molti testi letterari venivano proibiti, e si rese perciò necessario mettere in atto azioni meno incisive, come l’espurgazione, che doveva rifarsi a precisi criteri: in primo luogo, da emendare erano le proposizioni apertamente eretiche, che potevano compromettere la fede cattolica. Per rendere fattibile tutto questo, le inquisizioni furono decentrate, e questo portò all’espurgazione di molte opere, che non erano però presenti in nessun Indice. 2. La divinizzazione della donna Tema da espurgare era anche la divinizzazione della donna, che veniva identificata come una Dea, e se il suo amore portava in paradiso, la sua mancanza conduceva all’inferno; questi e altre considerazioni venivano ritenute blasfemie, quindi molti libri, alcuni del Petrarca o di Bembo, vennero espurgati. 3. Biblioteche femminili Venne operata una distinzione tra pubblico colto e pubblico ignorante, nel quale figurava anche la categoria femminile; il divieto di pubblicare libri sacri come la Bibbia in volgare, ma solo in latino, sembra andare di pari passo con l’impossibilità delle donne di capirlo, come già abbiamo appreso 4. Lettrici sotto tutela La tutela delle lettrici spinse a purgare certi testi, in modo che potessero essere letti dal pubblico femminile senza pericoli di alcun tipo; nella Dechiaratione sopra il nome di Gesù, è da rilevare un dialogo in volgare scritto da Arcangelo da Borgonovo, un filosofo e teologo francescano, e indirizzato a delle donne, nel quale l’argomento centrale è la trasmissione del sapere religioso; secondo lui, se inizialmente non era giusto che chiunque potesse accedere direttamente a temi evangelici, i tempi erano cambiati, e la Bibbia poteva perciò essere spiegata in volgare. In molti denunciarono il testo, anche dopo la morte di Arcangelo, soprattutto perché, oltre ad essere scritto nella lingua comune, era indirizzato ad una donna. 5. ‘’Della dignità delle donne’’ Nel corso del 500 si avviò un dibattito sulla preminenza o meno delle donne rispetto agli uomini, al cui centro figuravano moltissimi testi, che vennero espurgati solo a partire dal 600;cadde fra le grinfie dei censori lo scrittore Sperone Speroni, autore di Dialogo d’amore e Dialogo della dignità delle donne, a causa dei contenuti e delle espressioni troppo focose e inappropriate. Per difendersi, egli scrisse un’Apologia, nella quale spiegava quelli che secondo lui erano i problemi alla base del tentativo di censurare le opere letterarie.

Girolamo Borri, autore del Ragionamento della perfezione delle donne, fu portato davanti all’Inquisizione e imprigionato, in quanto si espresse favorevolmente in merito all’amore platonico, e criticò Aristotetele, in quanto secondo il suo parere, era normale che egli come uomo avesse avvalorato l’idea della supremazia maschile. Egli cercò di difendersi affermando che le idee riportate nel suo Ragionamento erano così incredibili, che nessuno avrebbe dato loro credito, in quanto nemmeno lui le avvallava. 6. Le correzioni coatte di Bronzini Cristofano Bronzini svolge un ruolo fondamentale in questo contesto, con il suo trattato dedicato a Maria Maddalena d’Austria( ella governava assieme alla suocera il Granducato di Toscana, in rappresentanza del figlio ancora minorenne), nel quale egli pronuncia una frase iconica, che verrà ovviamente espurgata: ‘esser stata creata da dio la donna Signora dell’huomo’. Bronzini dà vita a un dialogo fittizio, ambientato nel giardini di Villa dei Medici a Roma, che dura otto giorni consecutivi, nel quale il personaggio Onofrio (che lo rappresenta) è intercessore delle donne, in contrapposizione a Tolomei da Ferrare; sono inoltre presenti due moderatrici, Vittoria e Margherita; questo trattato accoglie l’intero repertorio delle discussioni del 500 in merito al ruolo della donna, è ricco di esempi ed è arricchito da continui riferimenti alla Bibbia e a Platone. Purtroppo il suo libro fu inquisito e lo stampatore arrestato, e Bronzini fu costretto a censurare l’opera, che peccava principalmente nei seguenti punti: 1) in una interpretazione troppo libera delle Sacre Scritture, secondo la quale la donna, essendo stata creata per ultima, rappresentava un’ideale di perfezione 2) interpretazioni neoplatoniche sulla bellezza della donna, che corrisponde ad una bellezza divina 3) passaggi troppo lascivi 4) racconti di papi che erano ricorsi all’aiuto di donne 5) accenni al Simposio di Platone, sonetti di Petrarca e di Tasso. Di fatto il testo diventò piatto e vennero cancellate tutte le parti maggiormente significative. Sebbene quella di Bronzini non fosse la prima opera che esaltava la superiorità femminile, quello che scatenò una feroce risposta fu che fosse un libro destinato alle donne, e questo portò i censori ad affermare con maggior veemenza che la superiorità maschile fosse stata stabilita direttamente da Dio

Capitolo sesto: Letture seduttrici Tra 500 e 600 in molti identificano nelle storie cavalleresche strumenti pericolosi che, in mano alle donne, portano a conseguenze disastrose a livello morale, in quanto alimentano le loro fantasie. 1. ‘’Letture vergognosissime’’ In moltissimi casi, il solo possesso di libri lascivi conduceva ad accuse di prostituzione, nel caso delle donne, e portava a lunghissime indagini, volte a confermare i sospetti, o a individuare le motivazioni per le quali questi libri erano presenti nelle case. 2. ‘’ Lui l’ha sforzata con inganno’’ È interessante considerare une vicenda del 1570, che ha come protagonista Innocenzia, figliastra di Gianbattista Bucchi, e un giovane aiutante archivista, Vespasiano, accusato dalla ragazza di aver promesso di sposarla e di essersi tirato indietro, con la scusa di una dote non sufficientemente adeguata, dopo averla stuprata; il giovane venne arrestato e rilasciato solo in seguito alla promessa di sposare Innocenzia, ma ciò che emerge in questa vicenda è il ruolo della parola scritta. Nel momento in cui Vespasiano si rende conto di trovarsi davanti ad una ragazza che sa leggere, inizia un corteggiamento fatto di lettere, nelle quali egli esprime tutto il suo amore e la sua volontà di sposare la ragazza, accompagnata dal desiderio che lei si conceda a lui; Vespasiano infatti era solito andare a trovare la

ragazza e stare con lei a letto, grazie alla complicità della balia. Egli le aveva dato in dono un libro che narrava storie di giovani donne che avevano deciso di rimanere vergini, e questo lo ricorda in tribunale, forse per discolparsi, ed afferma inoltre che Innocenzia riconosce una sua citazione tratta dal Furioso. Seppur ella non voglia ammetterlo, sicuramente il corteggiamento del giovane aveva dato i suoi frutti, in quanto davanti al tribunale era in grado di recitare a memoria le lettere che Vespasiano le mandava, e per avvalorare la tesi dello stupro affermava di aver avuto difficoltà ad urinare per i tre giorni successivi, e si dimostra molto scaltra nel presentarsi da un lato come una lettrice ortodossa, ma dall’altro a porre l’accento sul potere seduttore delle lettere e dei libri.

CAPITOLO SETTE: LA CREAZIONE DI UN MODELLO: LA LETTRICE IDEALE In questo contesto si analizzerà la creazione di un modello di letture adattato alle esigenze del genere femminile, entro il quale, la lettura era considerata per le donne un metodo di accrescimento spirituale e dava loro la possibilità della salvezza eterna, sempre se accettavano di rimanere all’interno di esso. 1. Precetti e avvertimenti I precetti che vengono istituiti servono a delineare il canone delle opere ammesse per un pubblico femminile, riconoscendo, che alla lettura si accostano anche donne di medio/basso ceto; opere di riferimento sono De institutione foeminae christianae di Vives e un dialogo di Ludovico Dolce, che verrà in seguito modificato, con l’aggiunta di maggiori restrizioni. In tutti i casi, i libri concessi al pubblico femminile sono soprattutto letture devote, che ricordino alle donne le virtù da coltivare, come crescere i figli ed essere buone mogli, mentre vengono completamente esclusi i romanzi cavallereschi. A livello di ceti sociali, alle donne di umili origini è consigliato saper leggere solamente qualche libretto devozionale, a quelle di ceto medio, avere una conoscenza basilare della scrittura, mentre le aristocratiche dovrebbero avere un buon livello di cultura generale, scritta e parlata; in ogni caso, sarebbe bene non ostentare mai le proprie conoscenze, leggere nei giorni feriali, senza mai trascurare i propri doveri, e custodire con attenzione i propri libri, portandoli sempre con sé. 2. A misura di donna (interessante ma non particolarmente rilevante: Leon Battista Alberti aveva chiuso a chiave i suoi libri, per non permettere alla moglie di accedervi, ed esortava i suoi amici a fare lo stesso) Nel corso del 500/600 si mettono in atto azioni volte a creare un vero e proprio circuito di libri dedicati alle donne, tramite l’uso di titoli, dediche e prefazioni; è degna di nota questa citazione di Chemello: ‘in questo circuito comunicativo la donna conserva intatto il secolare statuto di ‘muta’: oggetto di discorso che circola insistentemente attorno a lei, discorso alienato dal suo soggetto reale’. 3. Il libro come dono Tra 1400 titoli cinquecenteschi, il 10% di essi era dedicato a donne, un numero molto alto, se si considera il basso tasso di alfabetizzazione femminile del tempo; nelle lettere dedicatorie è degna di nota la preoccupazione che il libro venga letto fino alla fine, e che venga recepito nel modo corretto e appieno, e magari messo in pratica; non abbiamo, comunque, testimonianze certe di come queste dedicatorie venissero percepite da coloro alle quali erano indirizzate, anche se emergono credenze su come esse dovessero reagire cortesemente a queste dediche. 4. ‘Figliuole mie!’

Gli autori, per sentirsi più vicini alle lettrici, inseriscono moltissime apostrofi, per rivolgersi direttamente a loro, seppur molte volte, in diverse parti del testo, fosse chiaro che non le consideravano comunque al loro livello intellettuale, e quindi capaci di recepire correttamente.

CAPITOLO OTTO: TRA LA CORTE E L’ORATORIO Il modello di donna ideale era quindi quello di una lettrice devota, che non aveva nulla a che fare con le cose profane, ma andava a improntare la sua vita sulla sacralità e la religione; la stessa Maria vergine, viene raffigurata come una donna cinquecentesca, che non usciva mai di casa e non aveva a che fare con gli uomini, ma che giovava della compagnia di donne per bene e con loro trascorreva il tempo occupandosi della casa e leggendo le profezie che la avrebbero riguardata personalmente (quasi impossibile che Maria sapesse leggere). 1. La lettrice colta Alcune biografie di lettrici rimangono molto sul vago, come quella di Veronica Gambara, nella quale non si citano con precisione i libri che leggeva, mentre in altri casi, come quello di Irene di Spilimbergo, sono più esplicite; la donna era un mirabile esempio di ricerca della perfeziona nell’ambito della società cortigiana: leggeva le opere di Bembo e di Petrarca, ed era solita prendere appunti ai margini del testo, svegliarsi presto per studiare, disquisire in merito a ciò che conosceva bene, mentre a non entrare nel merito, se non riteneva di possedere abbastanza conoscenze in merito all’argomento. Simile è l’esperienza della scrittrice Moderata Fonte. 2. Lettrici devote (scelte dai biografi cattolici) Maria di Portogallo, principessa di Parma e Piacenza, voleva vivere da perfetta cristiana, perciò pur essendo molto colta e conoscendo diverse lingue, si era posta lei stessa restrizioni letterarie, che avrebbero potuto compromettere la sua castità; per sorvegliare le letture dei suoi sudditi, oltre ad imporre dei divieti, promosse la circolazione di opere considerate adeguate. Eleonora d’Asburgo, similmente a Maria di Portogallo, sorvegliava le letture delle sue dame, e inoltre aveva fondato una scuola di dottrina cristiana per le povere fanciulle; era solita promuovere la lettura ad alta voce, e quando aveva male agli occhi, o durante le ore dei pasti, chiedeva che qualcuno leggesse per lei. 3. Le letture di una madre di famiglia Maria Veralli Spada era una marchesa romana, moglie e madre di famiglia, della quale è stato rinvenuto un taccuino nel quale appuntava le sue letture, divise per argomenti; alla voce ‘matrimonio’ emerge che, nonostante ella fosse un partito perfetto per il marito, alla...


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