Tecnologia e società PDF

Title Tecnologia e società
Course Sociologia dell'Innovazione
Institution Università degli Studi di Padova
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Riassunto "Tecnologia e società"...


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INTRODUZIONE Gli studi sociali sulla tecnologia, di cui si occupa questo lavoro, sono una ramificazione della sociologia che non ha più di vent'anni. Sino ad ora, in Italia, della tecnica si è discusso molto, ma sempre in riferimento agli effetti che essa indurrebbe sull'uomo e sulla società. Qui si assume un punto di vista diverso: gli studi sociali sulla tecnologia si sono concentrati sulle sue forme di esistenza. Studiare i modi di esistenza delle tecnologie significa porsi il problema della compresenza di una pluralità di attori, cose, informazioni e del tipo di cooperazione sociale che li caratterizza. Negli approcci tradizionali, la tecnologia è vista come un'impresa che prescinde dal contesto sociale. Alla base di ogni suo sviluppo è posta un'idea geniale, e possono essere oggetto di studio solo la sua diffusione o il suo rigetto. La bontà di un'idea si manifesta in un processo che procede per stadi, attraverso le fasi di ricerca e sviluppo, della realizzazione dei prototipi e dei primi esemplari di espansione dell'impianto-pilota, della produzione, dello sviluppo dei prodotti e della loro diffusione commerciale. Queste visioni della tecnica come successione evolutiva vengono chiamate modello lineare, o diffusivo, o standard, o pipeline di innovazione tecnologica. Lo sviluppo tecnologico nei modelli lineari è descritto come un moto inerziale delle tecniche diretto verso il loro successo. Ancora oggi, nonostante le tecnoscienze siano imprese collettive gigantesche, il mito del genio è molto forte. In questo quadro, la separazione netta fra macchine e persone, fra tecnica e sociale, viene data per scontata, ma la separazione uomo-macchina deve essere individuata, e non si tratta di un compito semplice. Seguendo gli uomini e le macchine, non li troveremo mai separati gli uni dalle altre, ci troveremo dinnanzi a una trama di persone, cose, infrastrutture informative che convergono su di un unico processo. Anche la separazione fra scienza e tecnica è data per scontata, e la tecnologia è intesa come un'applicazione dei fatti scientifici. Anche tale separazione è discutibile. Si dovrebbe parlare di tecnoscienze, per definire un'unica istituzione sociale che contiene due tipi di imprese simili, distinte per convenzione: se infatti la scienza è conoscenza della tecnologia, è anche vero che la tecnologia incorpora in sé conoscenze scientifiche. Il confine fra la tecnologia, la scienza e la società è una realtà che appartiene al discorso. Nella sociologia tradizionale questi confini sono invece accettati senza discussioni. Negare questi confini e assumere come unità d'analisi un ibrido sociotecnico significa trovare strumenti teorici che possano spiegare il contesto e il contenuto come fenomeni di uno stesso processo. E’ stato proprio questo il percorso innovativo della sociologia della tecnica. Spiegare assieme il contesto e il contenuto significa studiare la tecnologia includendo nel campo di indagine ogni aspetto di questo ibrido, compresi gli artefatti e i loro rapporti con gli uomini. Altrimenti, senza analizzare i processi sociali che contiene, la tecnologia non può essere compresa a sua volta. La sociologia della tecnica «cerca di collocare attività precedentemente viste come individuali, mentali e non sociali su un piano collettivo, situato e storicamente specifico». È impossibile trovare un solo ambito in cui gli oggetti esistano senza essere "pieni di persone", così come nessuna società umana può funzionare in modo incorporeo, senza poggiare sul materiale e su tecnologie. Proprio in considerazione delle molte evidenze sull'aspetto plurale, eterogeneo e indeterminato dei fenomeni tecnici, la sociologia della tecnica ha via via abbandonato interpretazioni che attribuivano ad alcuni attori un ruolo privilegiato nei processi sociotecnici, in virtù della propria posizione sociale, professionale o tecnica. La tecnologia, ma anche la società, appare come frutto del lavoro collettivo, qualunque direzione questo assuma. Il tipo di attività che caratterizza i processi sociali è l'azione con strument, con cui si intende esprimere il legame essenziale fra le azioni, i segni e gli strumenti, che formano un insieme unificato e convergente. L'azione con strumenti configura sistemi di attività in cui uomini e tecnologie convergono o divergono, collaborando all'evoluzione di processi sociotecnici che attraversano organizzazioni, comunità e nazioni. Il punto forte di queste lunghe catene (reti lunghe, Thomas Hughes) sono proprio gli artefatti, gli oggetti creati nei laboratori e nelle imprese, che devono articolarsi in ogni mondo sociale, ed entrare a far parte delle routine di ognuno di essi. Questa articolazione è caratterizzata da negoziazioni, inganni, calcoli, atti di persuasione ma anche da violenza e imposizione, e comporta una continua ridiscussione dei ruoli di tutti gli attori, compresi

gli artefatti, che escono quasi sempre mutati da ogni fase. Per questa ragione, esso è stato definito con il termine di traduzione, poiché in ogni fase di articolazione l'oggetto deve essere tradotto da un mondo ad un altro, e subisce trasformazioni, magari impercettibili, proprio come accade ad un testo tradotto. Ogni componente è socialmente costruita, poiché l'evoluzione dei sistemi tecnologici è vista come effetto dello scontro fra di essi e il loro ambiente esterno. L'approccio SCOT (Social Construction of Technology) concorda sul carattere costruito dell'evoluzione tecnologica. Tuttavia, in ambito SCOT si dà un carattere prioritario ed esplicativo agli interessi sociali, come fattore formativo ed evolutivo fondamentale per la tecnologia. Lo sviluppo tecnologico è qui interpretato come un processo sociale comprensibile solamente se si analizzano le interpretazioni date da gruppi sociali rilevanti. Tali gruppi sociali sono individuabili poiché i loro membri condividono una certa interpretazione dell'artefatto tecnico. Si è definito questo insieme di caratteri e concetti come quadro tecnologico. Esso si colloca "fra gli attori", cioè viene condiviso da intere categorie professionali, gruppi omogenei di utilizzatori, commercianti, finanziatori, e da qualsiasi altro gruppo rilevante (la cultura specialistica degli ingegneri e quella degli utilizzatori profani sono entrambe importanti, e rientrano nel quadro tecnologico). L’approccio SCOT si presenta, riferendo le interpretazioni principalmente alla catena artefatto-problemisoluzioni-nuovo artefatto, come una vera e propria teoria dell'innovazione e dello sviluppo tecnologico. Allo stesso oggetto materiale corrispondono artefatti inseriti ognuno in una storia evolutiva diversa, legata ognuna alle interpretazioni dei gruppi rilevanti. Bijker definisce questa situazione come flessibilità interpretatva. Essa tende a ridursi nel momento in cui i vari gruppi si accordano sul significato da dare all'oggetto, e ne stabiliscono non solo l'interpretazione ma anche la direzione di sviluppo -> chiusura e stabilizzazione dell'artefatto. L'influenza degli studi e delle teorizzazioni di Bruno Latour -> approccio ANT (Actor-Network Theory), ha travalicato l'approccio STS per estendersi all'insieme delle scienze sociali. Latour scorge un'asimmetria nell'approccio SCOT, poiché al suo interno si dà per scontato il sociale. In realtà anche le istituzioni sociali sono conseguenze di operazioni, concatenazioni di eventi e strategie del tutto eterogenee al loro interno. Infine, è diversa la considerazione del ruolo che gli oggetti tecnici svolgono per associare tra di essi attori appartenenti a mondi diversi in reti che si diffondono in luoghi fra di loro distanti e con caratteristiche differenti. Questi elementi (software, presse, automobili, cellulari ecc.) sono inseriti nei processi sociali e i teorici ANT propongono di considerarli attori non-umani, in quanto essi assumono ruoli, il loro uso implica prescrizioni di comportamento per altri attori umani e non-umani. Nell'approccio ANT l'attenzione si sposta dalle condizioni e dai fattori del mutamento tecnico al processo stesso come vero fattore di innovazione. La dimensione centrale del processo riguarda il rafforzamento e l'allargamento delle concatenazioni fra entità diverse. Seguirle significa individuare le reti di obblighi e convenzioni che li legano, e mettere in luce come ognuno di essi (ad esempio, gli umani) abbia la tendenza a delegare agli altri (ad esempio, le macchine) mansioni e doveri attraverso negoziazioni il cui risultato non può essere previsto. Proprio per spiegare le attività di creazione e di mantenimento di queste associazioni di attori eterogenei è stato elaborato il concetto di attore-rete. Inizialmente è stato utilizzato per tematizzare le attività di figure come gli ingegneri, che estendono le proprie attività dall'ambito ingegneristico a quelli sociale, produttivo, finanziario. La loro ingegneria è insieme sociale e tecnica. Gli ingegneri sono chiamati a realizzare oggetti tecnici, ma anche i loro contesti. In questo senso il mutamento tecnico è anche mutamento sociale, e l'ingegnere di successo progetta e realizza non solo un oggetto ma anche segmenti di società, competenze, ruoli, mansioni, tempi . L'approccio ANT sviluppa un'interpretazione degli attori come entità instabili, riconfigurabili secondo un processo di ridefinizione reciproca (mutual shaping) del contenuto dei propri ruoli. L'attore-rete si dispiega in una serie di comportamenti, mansioni, ruoli, competenze e prescrizioni attribuiti ad attori umani (specialisti, utilizzatori ecc.) e ad attanti non-umani (macchine, software, elettroni ecc.) che danno luogo a un dispositivo tecnico. Il soggetto del funzionamento e del mutamento del dispositivo tecnico è collettivo e può essere definito come una rete che agisce, una rete-attore il cui agire è dominato dalle attività collettiva, e al cui centro si trova la traduzione, cioè ogni attività di arruolamento nel network di attori e attanti secondo diverse strategie e tattiche di negoziazione, scambio, persuasione, costrizione, progetto, imbroglio ecc..

1. Tecnologie come articolazioni 1.1. Il processo sociotecnico come "traduzione" Le esperienze socio-tecniche sono sempre situate nei mondi locali della vita quotidiana ma uniscono questi mondi, spesso diversissimi, attraverso il riferimento comune ad un oggetto. Si tratta di trasportare oggetti, informazioni, classificazioni, usi da un contesto ad un altro, attraverso una serie di trasformazioni del contesto locale in cui si plana, ma anche di adattamenti. Per articolare ed estendere il reticolo, è necessario un lavorio continuo che consiste nel modificare continuamente il tipo e la qualità dei legami fra gli attori compresi nella catena di associazioni. Esso può avvenire con l'aggiunta di nuove entità, con la modifica del loro ruolo o la loro eliminazione, e infine con la trasformazione di quest'insieme di modifiche in routine date per scontate, cioè con la loro naturalizzazione. Questo insieme di modifiche con il termine evocativo di traduzione. In particolare, occorre tradurre gli interessi così come si traducono le macchine. Il dispositivo tecnico muore o scompare se non interessa gruppi spesso eterogenei e non traduce le loro esigenze in interessi compatibili alla sua espansione. Gli interessi dei gruppi sociali non sono interpretati come fenomeni che appartengono ai gruppi per loro natura. Essi devono essere interpretati da chi costruisce i dispositivi, che siano espliciti (e, in questo caso, il lavoro è facilitato) oppure latenti e impliciti (e in questo caso devono essere suscitati oppure repressi e mantenuti latenti). Gli interessi non possono essere assunti come condizioni che determinano i processi, ma come prodotti dei processi in vengono interpretati, ricostruiti o costruiti ex novo. Infine, per realizzarsi, il dispositivo tecnico, questo ibrido di persone e di cose, deve necessariamente mutare anche la propria parte non umana, modificandola in modo da rispondere agli interessi dei gruppi, ed è per questo che la traduzione non è univoca, ma molteplice, cioè si svolge in ognuno dei set del reticolo. Non è possibile fare usare una macchina a un nuovo gruppo di utilizzatori senza modificarla ma in qualche misura essa deve rimanere la stessa utilizzata in tutti gli altri set locali. Non è possibile trasporre senza modificare, ma occorre creare dei punti fermi del processo di traduzione, che Latour chiama centri di calcolo. La traduzione è un processo di interessamento di elementi eterogenei, arruolati nel reticolo sociotecnico e infine mobilitati verso mansioni e ruoli. Per arruolamento di un'entità all'interno del reticolo, si intende il meccanismo per il quale un insieme di mansioni è definito e assegnato ad un'entità, che lo accetta. In questo tipo di negoziazioni entra in gioco non solamente il ruolo delle diverse entità, ma anche le identità degli attori, e i loro sistemi di valori. Si tratta, cioè, di un lavoro delicato di riconfigurazione dei rapporti sociali. Trattandosi, nel caso dei mondi tecnici, di reticoli "lunghi", deterritorializzati e dispersi, la negoziazione si sviluppa soprattutto fra intermediari, “portavoce", dei vari gruppi e delle varie entità. Se i portavoce dei gruppi umani sono leader di questi gruppi, quelli dei non-umani sono esperti (ricercatori o tecnici) dotati di saperi riconosciuti, spesso in conflitto fra di loro. L'arruolamento si trasforma in sostegno attivo, in mobilitazione, in un processo continuo e plurale di traduzione, intesa come capacità di agire collettivamente e in modo coordinato in ognuno dei set compresi nella rete. Con azioni minute disperse in ognuno dei set, si compie un "grande sforzo". E tutto ciò avviene attraverso la modifica continua e incessante del dispositivo stesso, attraverso deleghe diverse di compiti che comprendono il passaggio continuo dalla progettazione alla sua (ri)trasformazione in oggetti tecnologici. Lotman -> il meccanismo elementare della traduzione è il dialogo. Le classificazioni possono prendere forma, a loro volta, solamente all'interno di un lavoro collettivo. E’ impossibile coordinare qualsiasi attività umana senza fare riferimento a terminologie comuni, a significati condivisi, che nel mondo della tecnica significano soprattutto standardizzazioni. La costruzione di significati condivisi è legata a una particolare interpretazione dell'uso e dell'oggetto. Gli enunciati, i significati appartengono alla sfera sociale, non a quella individuale. La loro apparente autonomia sottende la presenza di un orizzonte spazio-temporale comune, dell'interpretazione della situazione e della sua valutazione. Ciò è particolarmente vero per i significati che vengono impressi sui dispositivi tecnologici e per gli usi e le manipolazioni di cui sono oggetto. Inoltre l'informazione non è isolabile dal contesto della comunicazione, non è qualcosa di fisso che si scambia attraverso i meccanismi neutri della comunicazione. La realtà dell'interazione è tale per cui essa crea nuove determinazioni dell'esistenza, imprevedibili sulla base dell'analisi delle condizioni e dei fattori preesistenti. L'interazione appare dunque come l'unica realtà a cui lo studioso o l'osservatore ha accesso.

1.2. Gestire ibridi in mondi sociali diversi & purificazione e razionalizzazione Gli attori si muovono nei reticoli senza tenere in considerazione le separazioni date per scontate dalla sociologia tradizionale. Le loro pratiche sono trasversali, ibride anch'esse, e proprio perché mescolano elementi diversi hanno successo. La tecnologia abita mondi sociali plurimi, e li collega. Si tratta di una condizione complessa, in cui si agisce contemporaneamente in mondi diversi, e dunque in ognuno dei mondi connessi uno stesso atto può risultare normale oppure anomalo. Il continuo adattamento ad anomalie inattese in diverse situazioni locali è parte del lavoro di artcolazione, e viene svolto soprattutto attraverso la circolazione di oggetti tecnici, la classificazione e la standardizzazione di mansioni (umane e non umane) e la rideterminazione dei contesti. L'articolazione in ciascuno dei mondi sociali significa la distribuzione di compiti (l'arruolamento) e la ripartizione del lavoro collettivo che, se in un luogo possono essere facilmente integrati nelle routine già esistenti, altrove possono rappresentare autentiche anomalie, se non emergenze. Proprio per il carattere eterogeneo dei dispositivi tecnici e per la loro convergenza in interi reticoli, è necessario progettare e gestire modelli che permettano di superare la tensione fra significati locali e l'esigenza di coerenza complessiva dei reticoli. I due strumenti principali che rispondono a queste esigenze di articolazione sono la standardizzazione e lo sviluppo di oggetti liminari. Le informazioni e le classificazioni standardizzate sono i punti di passaggio obbligati che permettono ai reticoli tecnoscientifici di esistere in quanto luoghi di attività cooperativa e di lavoro collettivo. Non hanno invece grande rilevanza le organizzazioni liminari, che sono creature artificiose messe in campo dal ceto politico per avere l'illusione di poter gestire lo sviluppo tecnologico, e non riescono a fare da collante a simili processi. Più che di organizzazioni liminari, le tecnoscienze hanno bisogno di protocolli per la condivisione di dati, di generare metadata, "dati di dati" condivisi, di strutturazioni tecniche possibilmente uguali per tutti, ovvero di classificazioni e informazioni standardizzate. Questo lavoro è la chiave di volta dei reticoli tecnoscientifici, allo stesso tempo coerenti al loro interno ma inseriti negli interstizi di mondi sociali con appartenenze multiple. Tutti questi processi caratterizzano la gestione delle traduzioni multiple, al cui interno elementi diversi si associano, ma si accompagnano alla creazione, nei discorsi, di due zone distinte, quella degli umani da una parte, e quella dei non-umani dall'altra. Si tratta di processi definiti di purificazione, che consistono nell'estrarre dalle forme ibride dei dispositivi tecnici ciò che proviene dal soggetto (o dal sociale) e ciò che proviene dall'oggetto. In seguito, di ricostruire gli ibridi come insiemi di forme pure legate da intermediari. Il problema è che le catene di associazioni sviluppano azione collettiva distribuendo mansioni e ruoli indifferentemente a umani e non-umani, per cui non è facile individuare un rapporto fra entità umane ed entità non-umane purificate all'interno di qualsiasi processo sociotecnico. All'esistenza degli ibridi si accompagna un'attività costante di creazione e razionalizzazione, che rende significativo, in quanto distinto, un singolo ambito di attività. I discorsi purificatori di razionalizzazione vengono costantemente prodotti, per cui nei processi sociotecnici si assiste al contemporaneo affermarsi della collaborazione e della distinzione. L'attività di coordinare e separare è continua, e tiene insieme l'esigenza di costruire intersezioni continue fra mondi sociali diversi con quella di riprodurne la diversità e l'alterità. Le traduzioni multiple sono un lavoro contraddittorio, in cui allo stesso tempo si costruiscono ibridi e si rappresentano essenze. 1.3. Molteplicità e convergenza L'analisi dei fenomeni tecnici ci porta a focalizzare l'attenzione sul legame che essi costruiscono fra mondi sociali diversi. Becker (1982) ha definito i mondi sociali come un insieme di persone che cooperano per un fine. Tale mondo «esiste nell'attività cooperativa di quelle persone, non come struttura o organizzazione». Esistono molte definizioni per definire queste realtà "locali" contemporanee, allo stesso tempo distinte ma collegate in modo "intimo ed esteso" alle altre. Per la sociologia della tecnica, sono importanti quelle di gruppi sociali rilevanti in Bijker e di attori-rete in Latour, oltre che quella di comunità di pratica. Ad essi si può appartenere secondo gradazioni che vanno dalla marginalità all'estrema inclusione. Le convenzioni che regolano le attività al suo interno non sono conosciute allo stesso modo da tutti i membri, poiché le attività sono differenziate, e dunque i diversi membri accedono alla porzione di regole necessarie ai loro compiti limitati all'interno del lavoro collettivo.

Dal punto di vista metodologico, la critica più incisiva agli approcci SCOT e ANT è di aver proceduto alla descrizione e all'analisi dei fenomeni sociotecnici partendo da un punto di vista dominante (come il grup...


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