Asylums Riassunto PDF

Title Asylums Riassunto
Author Lara Domeneghetti
Course Sociologia generale
Institution Università degli Studi di Milano-Bicocca
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riassunto del libro di Goffman per il corso di sociologia generale...


Description

Riassunto del libro “Asylums” di Erving Goffman Esame di Sociologia Generale Università degli studi di Milano – Bicocca

Le istituzioni totali PREFAZIONE Erving Goffman dal 1954 al 1957 fu visitatore del Laboratory of Socio-environmental Studies del National Institute of Mental Helth in Bethesda, Maryland. Lo scopo del suo lavoro era apprendere qualcosa sul mondo dell’internato e su come egli vivesse la sua situazione. Iniziò spacciandosi per istruttore di ginnastica intrattenendo i pazienti ed evitando lo staff. Era chiaro che non dovesse farsi influenzare e coinvolgere perché, se lo avesse fatto, i dati sarebbero stati limitati. Tale progetto presentava, però, dei limiti: 1. Goffman pensava che il ruolo e il tempo gli avrebbero impedito la raccolta dei dati 2. Il modo di vedere il mondo da parte di un gruppo funziona se si sostiene coloro che ne fanno parte; infatti se si vuole descrivere la vita del paziente non si può essere obiettivi. 3. L'autore era un borghese e ciò avrebbe potuto intaccare il suo giudizio. 4. Goffman non aveva molto rispetto per l psichiatria come scienza. Tale studio fu trattato con il medico Jay Hoffman: l’ospedale avrebbe controllato il testo prima della pubblicazione senza, però, fare censure. L'osservazione riportata non doveva far identificare né il personale dello staff né gli internati. La libertà e l’opportunità di ricerca venne data da un ente governativo dell’area di Washington.

PREMESSA Un'istituzione totale può essere definita come luogo di residenza e lavoro di gruppi di persone che dividono una situazione comune trascorrendo parte della loro vita in un regime chiuso. Tale libro ha lo scopo di mettere fuoco il mondo degli internati e confrontare diverse interpretazioni. Presenta 4 saggi: 1. Caratteristiche delle istituzioni totali – indagine generale sulla vita sociale che si svolge in tali posti 2. La carriera morale del malato mentale – analizza gli effetti iniziali dell’istituzionalizzazione 3. La vita sotterranea di un’istituzione pubblica – tipo di legame tra internato e istituto 4. Il modello medico e il ricovero psichiatrico – pone l’attenzione sullo staff.

SAGGIO 1 Sulle caratteristiche delle istituzioni totali Le organizzazioni sociali sono luoghi, locali, edifici dove si svolge una certa attività. Alcune istituzioni, come la stazione centrale, sono accessibili a chiunque, altre sono più esclusive, altre, come negozi o uffici postali, sono costituite da membri fissi che svolgono un servizio; altre come case e fabbriche coinvolgono un gruppo meno fluttuante di partecipanti. In tale saggio viene esaminata una categoria specifica di istituzioni. Ogni istituzione tende a circuire i suoi componenti in una sorta di azione inglobante. Questo carattere inglobante impedisce lo

scambio sociale e l’uscita verso il mondo esterno, ed è raffigurato da porte chiuse, alte mura e filo spinato. Tale tipo di istituzione è definita, dall’autore, istituzione totale. Nella nostra società si distinguono 5 categorie di istituzioni totali: 1. Istituzioni per tutelare incapaci NON pericolosi 2. Luoghi per coloro che rappresentano un pericolo perché non sanno badare a loro stessi 3. Istituzioni per proteggere la società da pericoli intenzionali 4. Istituzioni create con lo scopo di svolgere attività 5. Organizzazioni “staccate dal mondo” per preparazioni religiose Uno degli assetti sociali fondamentali nella società moderna è che l’uomo tende a dormire, divertirsi e lavorare in luoghi diversi e con compagni diversi. Una caratteristica importante è la rottura delle barriere che separano queste tre sfere di vita: • • • •

Tutti gli aspetti della vita si svolgono nello stesso luogo Ogni fase delle attività giornaliere si svolge a stretto contatto con altre persone Le fasi delle attività giornaliere sono stabilite da ritmi Ci sono attività forzate organizzate secondo un unico piano razionale

Il fatto cruciale delle istituzioni totali è il dover manipolare molti bisogni umani. Ne conseguono delle implicazioni. Quando si agisce su gruppi di individui accade che essi siano controllati da personale che controlla che ogni membro faccia ciò che gli è stato chiesto di fare. Nelle istituzioni totali si distingue un grande gruppo di persone controllate, chiamati internati, e un piccolo staff. Gli internati vivono nell’istituzione con contatti limitati con l’esterno, mentre lo staff è integrato nel mondo esterno. Ogni gruppo si fa immagine dell’altro: lo staff giudica gli internati malevoli e diffidenti, mentre gli internati credono che il personale sia spregevole. Lo staff si sente superiore, invece gli internati si ritengono inferiori e deboli. La distanza sociale è notevole e il colloquio fra una sfera e l’altra avviene con toni di voce particolari. È ridotta la possibilità di comunicare tra un livello e l’altro; il “ricoverato” è escluso dal sapere le decisioni prese riguardo il suo destino. Tali mondi sociali procedono fianco a fianco urtandosi in qualche punto di contatto. All'interno delle istituzioni viene richiesta agli internati un’attività così limitata che tendono ad annoiarsi. In altri casi l’orario di lavoro supera quello di una semplice giornata lavorativa, ma viene svolto comunque per paura di punizioni fisiche. Le istituzioni totali sono incompatibili anche con la famiglia: gli internati vivono, mangiano e dormono nello stesso luogo di lavoro e con gli stessi compagni e ciò rende difficile la “creazione” di una vita familiare significativa. Al contrario, il fatto di avere la famiglia separata dal luogo di lavoro consente ai membri dello staff di mantenersi integrati nella comunità esterna. L'istituzione totale è un ibrido sociale: nella nostra società esse sono luoghi in cui si forzano alcune persone a diventare diverse. È quindi un esperimento naturale su ciò che può essere fatto del sé.

Il mondo dell’internato Quando l’internato entra nell’istituzione presenta un proprio ambiente familiare, un proprio stile di vita. Si escludono dalla lista delle istituzioni totali gli orfanotrofi perché gli orfani vengono socializzati con il mondo esterno. Se avviene un cambiamento culturale, esso è legato alla rimozione di certe possibilità di comportamento. Si potrebbe assistere alla disculturazione, cioè all’incapacità di fronteggiare una situazione tipica della vita quotidiana. Le istituzioni totali non tendono ad una sopraffazione culturale, ma creano e sostengono un tipo di tensione tra il mondo familiare e quello istituzionale. La recluta entra nell’istituzione con un concetto di sé ed è sottoposta ad una serie di umiliazioni e profanazioni del sé che viene mortificato. Hanno

così inizio cambiamenti nella sua carriera morale. I processi attraverso i quali il sé viene mortificato sono standardizzati nelle istituzioni totali: 1. Barriera tra internato e mondo esterno – in molte istituzioni totali il privilegio di ricevere visite è totalmente negato. Quando l’ingresso è volontario, la recluta è già parzialmente ritirata dal mondo familiare. I detenuti, invece, possono anche perdere diritti sul denaro, di voto, ecc. 2. Processo di ammissione – fotografare, pesare, prendere le impronte digitali, assegnare numeri, sono tutte mortificazioni. 3. Test di obbedienza – un internato che si rivela provocatorio riceve una punizione che si protrarrà fino a quando tale internato non si arrenderà, umiliandosi. Tali test e processi di ammissione sono elaborati come forma di benvenuto. 4. Perdita e acquisto – la perdita implica una spoliazione di ciò che si possiede come, ad esempio, il proprio nome. L'acquisto, invece, è la consegna di oggetti standard come le divise. L'uomo ha bisogno di corredo per la propria identità per mezzo del quale poter manipolare la propria facciata personale. 5. Deturpazione fisica – amputazione di arti o marchi a fuoco, ma tale mortificazione è riscontrabile in poche istituzioni. 6. Immagine attaccata – vengono imposte regole, atteggiamenti e gesti che portano un’immagine sgradevole dell’individuo. Negli ospedali psichiatrici i pazienti possono mangiare solo con il cucchiaio. Lo staff può chiamare l’internato con nomignoli ridicoli, maledirlo, prenderlo in giro. 7. Esposizione contaminante – nel mondo esterno l’individuo può contare su oggetti che gli danno sentimento del sé come il suo corpo, i suoi pensieri. E nelle istituzioni totali tali territori sono violati. I detenuti non possono nascondere fatti o abitudini e durante le visite mediche sono obbligati a denudarsi anche davanti a persone di sesso opposto. Il tipo più ovvio di tali esposizioni è di natura fisica: cibo sporco, alloggi disordinati, divise sudice, bagni sporchi, ecc. Infine, in alcune istituzioni totali sono imposti dei medicinali da prendere o iniezioni da fare. 8. Perquisizioni – sono di routine perquisizioni del letto o personali o addirittura rettali. Può essere perquisita o addirittura letta la posta di tali internati. 9. Si può considerare una fonte di mortificazione meno diretta la rottura della relazione abituale tra individuo e i suoi atti. Il fenomeno da considerare è il “circuito”: ciò che provoca una reazione difensiva da parte dell’internato prende tale reazione come un bersaglio del suo attacco successivo. L'internato però non può difendersi nel modo abituale. In una società civile, quando l’individuo è costretto ad accettare delle imposizioni, egli per “difendersi” parla male degli altri, ha il muso lungo, ecc. Nelle istituzioni totali il personale curante potrebbe punire tale comportamento. Nelle istituzioni totali l’autorità agisce su molti elementi sempre sottoposti a giudizi. L'allargamento del dominio imposto presenta 2 aspetti: • •

Le imposizioni sono legate all’obbligo di concludere un’attività Tale “dominio a vasto raggio” si manifesta nei sistemi autoritari di tipo militare. Una volta imposta una autorità militare e delle regole, l’internato vive in uno stato d’ansia insopportabile e nella paura di infrangere le regole e pagarne le conseguenze con punizioni fisiche.

Puntualizziamo 3 problemi di carattere generale: 1. Le istituzioni totali violentano i fatti che nella società civile hanno il compito di testimoniare che colui che agisce ha potere sul suo mondo. Espressione di importanza

personale è l’uso del linguaggio: infatti, rispondendo ad una domanda con parole proprie, l’internato mantiene la convinzione di essere preso in considerazione. 2. La logica usata per le aggressioni del sé. Tale argomento suddivide le istituzioni totali in 3 gruppi: o Istituzioni religiose – nelle quali staff e internati si auto mortificano e si auto flagellano. o Nelle prigioni – molti gesti sembrano fatti solo per il potere mortificante: pipì addosso al detenuto. o Nelle altre istituzioni totali – le mortificazioni sono giustificate con la razionalizzazione. Considerati importanti sono: l’impotenza dell’internato e il rapporto tra i suoi desideri e le finalità dell’istituzione. La mortificazione e il restringimento del sé generano un forte senso di tensione, mentre, in un uomo stanco di vivere, genera sollievo. 3. Le aggressioni al sé generano tensione psicologica. L'internato inizia poi a ricevere istruzioni sul sistema di privilegi: con la spoliazione di indebolisce la relazione tra internato e il proprio sé e il sistema di privilegi fornisce una base sulla quale riorganizzarsi personalmente. Sottolineiamo 3 concetti base: 1. Ci sono le “regole di casa” - ossia prescrizioni e proibizioni che definiscono i bisogni dell’internato. 2. Vengono offerti compensi in cambio di OBBEDIENZA. Nel mondo esterno, l’internato decideva da solo quando fumare una sigaretta o bere un caffè o parlare, ma nelle istituzioni tali piccolezze possono risultare problematiche. Le si presentano all’internato come possibili privilegi. 3. Ci sono delle punizioni in caso di infrazione alle regole, come, ad esempio, il ritiro definitivo o temporaneo dei privilegi. Da analizzare ci sono, inoltre, alcuni aspetti del sistema dei privilegi: •





Punizioni e privilegi sono modalità organizzative: le punizioni sono conosciute nel mondo familiare dell’internato come mezzi usati per animali e bambini; i privilegi non corrispondono a ciò che si considera privilegio nel mondo esterno, ma all’assenza di privazioni. La dimissione da un’istituzione totale è elaborata all’interno del sistema dei privilegi. Alcune azioni vengono considerate capaci di provocare un aumento o una diminuzione del periodo di degenza. Punizioni e privilegi vengono inglobati in una sorta di sistema di lavoro di tipo residenziale: gli internati sono spostati da un luogo all’altro al solo scopo di dare la punizione o il compenso conseguenti al loro livello di collaborazione. Con il sistema di privilegi si ottiene un certo grado di collaborazione da persone che spesso non avrebbero collaborato.

Nella vita delle istituzioni totali ci sono importanti processi: 1. Si costituisce il gergo istituzionale per mezzo del quale gli internati descrivono eventi cruciali del loro mondo. 2. Staff e internati sanno il significato di fare azioni di disturbo: impegnarsi in attività proibite, essere colti sul fatto, ricevere una grave punizione. Le tipiche azioni di disturbo sono risse, ubriachezza, tentato suicidio, omosessualità, … 3. Sistema di adattamenti secondari, cioè, un insieme di pratiche che consentono agli internati di ottenere qualche soddisfazione proibita, che sono per l’internato la prova di essere ancora padrone di sé.

4. Vi sono altri fattori che portano alla ricostruzione del sé come la libertà da responsabilità economiche e sociali, processo di fraternizzazione, rifiuto dello staff. Oltre alla fraternizzazione fra gli internati esiste un legame di natura differenziata. In un reparto o un padiglione i cui abitanti percepiscono di essere regolati come una sola unità, si riscontrano combriccole, legami sessuali, amicizie ed iniziano ad appoggiarsi l’un l’altro. I fenomeni di fraternizzazione sono, però, limitati perché non sempre l’internato può fidarsi dei propri compagni a causa dell’alto rischio di aggressione o tradimento; si arriva così ad una condizione detta ANOMIA. Il sistema dei privilegi e dei processi di mortificazione rappresentano le condizioni cui deve adattarsi l’internato ma, per fronteggiarle, egli escogita mezzi e azioni. Userà, inoltre, forme diverse di adattamento: •

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Ritiro dalla situazione: in questa forma di adattamento l’internato ritira, apparentemente, l’attenzione da tutto, riducendola ai soli eventi relativi al proprio corpo. Questa riduzione è definita regressione e tale linea di adattamento è spesso irreversibile. Linea intransigente: l’internato sfida intenzionalmente l’istruttore, rifiutando di cooperare con il personale. Colonizzazione: la parte di realtà organizzata e vissuta dall’internato come se si trattasse di tutta la realtà. Di solito, colui che accetta troppo facilmente questa linea di adattamento subisce delle critiche dai compagni e il personale stesso risulta imbarazzato dall’uso che viene fatto dell’istituzione. I “coloni” spesso si sentono in obbligo di nascondere la soddisfazione che provano nell’istituto per essere solidali con gli altri internati e, talvolta, fanno “baccano volontario” per non essere dimessi. Conversione: il paziente assume su di sé il giudizio che, solitamente, lo staff ha su di lui e tenta di recitare il ruolo del ricoverato perfetto, presentandosi come colui che s i mette a completa disposizione dello staff, anche per trattare gli altri pazienti con una severità che supera quella dello staff. A questo proposito, le istituzioni totali si differiscono: alcune offrono un modello di comportamento che è ideale e caratterizzato dallo staff; altre non offrono un ideale di comportamento.

I modi di adattamento rappresentano tracce da seguire, ma pochi internati ne seguono solo una; la maggior parte segue la linea definita “il prendersela con calma”, ossia, la combinazione di vari adattamenti. Talvolta, il mondo familiare dell’internato, è stato tale da immunizzarlo al mondo istituzionale: alcuni che hanno vissuto in prigioni o orfanotrofi, tendono a vedere l’ospedale psichiatrico come un’altra istituzione a cui applicare le tecniche di adattamento già imparate e perfezionate. Alcuni temi dominanti della cultura dell’internato sono: •



In molte istituzioni totali viene a crearsi un particolare giudizio del sé. La posizione di debolezza crea un’atmosfera di fallimento personale e come reazione, l’internato tende a costruirsi una storia da raccontare ai compagni per giustificare la sua degradazione. È molto diffusa fra gli internati la sensazione di tempo perso; il tempo trascorso nell’istituzione è inutile, sprecato. I ricoverati che perdono 3 o 4 anni di vita in questa specie di esilio, possono tentare di convincersi che hanno contribuito alla loro stessa cura.

Questo senso di tempo morto spiega il compenso ricercato nelle attività di promozione: alcune collettive come i giochi, il coro o la banda; altre individuali come leggere, guardare la tv, … alcune di queste attività costituiscono un tipo di adattamento secondario come le “sbornie” o il gioco a carte, che, qualora diventino troppo intense e continue, è probabile che lo staff vi si opponga. Nella società civile, un individuo ha la possibilità di riposarsi, rilassarsi guardando la tv, leggendo, ascoltando la radio. Nelle istituzioni totali, soprattutto subito dopo l’ammissione, queste opportunità possono risultare inaccessibili. Adesso analizziamo ciò che accade quando l’internato viene dimesso. Succede spesso che coloro che vengono dimessi entrino in un forte stato di ansia, a causa della quale, giungono a commettere un guaio per essere trattenuti. Le istituzioni totali tendono a ricomporre i meccanismi regolatori del sé del paziente così che egli si trovi a conservarne spontaneamente i valori. Subito dopo le dimissioni, l’internato troverà meravigliosi la libertà e i piaceri della vita e dimenticherà gran parte della sua vita in istituto. Spesso, il momento del ricovero significa essere assunto in una condizione predeterminante: all’interno dell’istituto, l’internato assume una posizione diversa da ciò che era fuori e, al contempo, nel mondo esterno non potrà più essere la stessa. L'ansia della dimissione potrebbe essere ritenuta il risultato della mancanza di volontà dell’internato, che è ancora troppo “malato” per far fronte alle responsabilità dalle quali l’istituzione totale lo ha liberato. Più importante è la disculturazione, cioè la perdita o mancanza di cognizioni circa alcune abitudini ritenute indispensabili nella società libera. Altro fattore è la stigmatizzazione, ossia la volontà da parte dell’internato di nascondere il suo passato. La dimissione giunge nel momento in cui l’internato ha imparato le regole dell’istituto ed è riuscito ad ottenere quei privilegi che sono tanto importanti. In alcuni ospedali psichiatrici un internato pronto per la dimissione può essere interrogato per l’ultima volta per scoprire se egli nutra o no risentimento nei confronti dell’istituzione. L'internato dovrà, inoltre, promettere spesso di chiedere aiuto qualora si sentisse ancora “malato”.

Il mondo dello staff La prima cosa da dire sullo staff è che con il suo lavoro ha a che fare con le persone. Ciò che determina la particolarità dell’attività dello staff è proprio il fatto che oggetti e prodotti del lavoro sono uomini. All'interno de sistema istituzionale psichiatrico, il paziente deve essere accompagnato da una serie di annotazioni informative che spieghino ciò che è stato fatto al e dal paziente stesso e chi è da ritenersi responsabile del caso. Nella carriera dell’internato, dall’ammissione alla sua morte, persone diverse dello staff aggiungeranno le loro annotazioni al caso. Il mantenere un tipo di vita umana viene definito come parte della responsabilità dell’istituzione e corrisponde a ciò che l’istituzione garantisce all’internato in cambio della sua libertà. Una seconda caratteristica nel mondo dello staff è che gli internati conservano una condizione sociale e legami con l’esterno, perché l’istituzione deve rispettare alcuni diritti degli internati stessi. Di tasse, pensioni, debiti, impegni legali, permessi, permessi pe...


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