Riassunto asylums PDF

Title Riassunto asylums
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Course Sociologia generale
Institution Università degli Studi di Milano-Bicocca
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ERVING GOFFMAN ASYLUMS. LE ISTITUZIONI TOTALI: I MECCANISMI DELL’ESCLUSIONE E DELLA VIOLENZA LE ISTITUZIONI TOTALI ( INTRODUZIONE) Un’istituzione totale può essere definita come il luogo di residenza e di lavoro di gruppi di persone che-tagliate fuori dalla società per un periodo di tempo-si trovano a dividere una situazione comune, passando parte della loro vita in un regime chiuso e amministrato. Le istituzioni totali nella nostra società possono essere raggruppate in 5 categorie. 1) Le istituzioni nate a tutela di incapaci non pericolosi (ciechi,vecchi,orfani,ecc); 2) luoghi istituiti a tutela di coloro che, incapaci di badare a se stessi, rappresentano un pericolo per la comunità; 3) il terzo tipo serve a proteggere la società da quelli che sono pericoli intenzionali nei suoi confronti (prigioni, penitenziari,campi di concentramento); 4) le istituzioni create solo allo scopo di svolgervi una certa attività (navi,collegi,ecc.); 5) organizzazioni definite come dal mondo che hanno anche la funzione di servire come luoghi di preparazione per religiosi (abbazie,monasteri,ecc.). Nelle istituzioni totali, tutti gli aspetti della vita si svolgono nello stesso luogo e sotto la stessa autorità; ogni fase delle attività si svolge a contatto di un grande gruppo di persone, trattate tutte allo stesso modo e obbligate a fare le stesse cose. In queste istituzioni c’è una distinzione fra un gruppo di persone controllate , e lo staff che controlla. Gli internati hanno rapporti limitati con il mondo esterno al contrario dello staff. Lo staff giudica male gli internati e si sente superiore ad essi. Gli internati si sentono deboli e inferiori nei confronti dello staff e ritengono che quest’ultimi siano spregevoli. Fra le 2 classi vi è una distanza sociale notevole ed il ricoverato non può conoscere le decisioni prese nei riguardi del suo destino; il colloquio tra staff e internati assume un tono di voce particolare. Il lavoro nelle istituzioni totali assume una forma diversa da quella che assume nel mondo esterno. Agli internati può essere richiesta un’attività cosi limitata che essi, non abituati a lavori leggeri, si annoiano. A volte l’orario di lavoro può superare quello di una normale giornata lavorativa, ma viene svolto ugualmente per evitare la punizione. Il pagamento può non corrispondere al valore dell’attività prestata ed è spesso di natura rituale, come la razione settimanale di tabacco e i regali di Natale. In alcune istituzioni il pagamento viene effettuato a lavoro finito, quando l’internato va via. Certe volte si genera una sorta di schiavismo, visto che tutto il tempo dell’internato è a disposizione dello staff. Comunque in ogni caso, colui che nel mondo esterno era un buon lavoratore, nell’istituzione totale viene corrotto a causa del sistema lavorativo vigente. A parte il lavoro, le istituzioni totali, sono incompatibili anche con la famiglia. La vita familiare è in contrasto con quella del singolo; i conflitti si evidenziano nella vita di gruppo, dato che quelli che vivono, mangiano e dormono nel luogo di lavoro con un gruppo di compagni, difficilmente possono avere una vita familiare significativa. Al contrario, il fatto di avere la famiglia separata dal luogo di lavoro, consente allo staff, di mantenersi integrato nella comunità esterna. L’esistenza di nuclei familiari offre la garanzia che, le istituzioni totali troveranno qualche resistenza; anche se, a volte capita che, la forza delle istituzioni può avere il controllo su certi gruppi familiari. Bisogna affermare che nella nostra società, le istituzioni totali, vengono viste come luoghi in cui si forzano alcune persone a diventare diverse: un esperimento su ciò che può essere fatto del sé.

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IL MONDO DELL’INTERNATO Quando l’internato entra nell’istituzione presenta la cultura del proprio ambiente familiare, un tipo di vita ed un insieme di attività presi per garantiti fino al momento della sua ammissione nell’istituto. Le istituzioni totali non sostituiscono la loro cultura a qualcosa di già formato; se avviene un cambiamento culturale, è legato alla rimozione di certi comportamenti e al mancato tenersi al passo con i mutamenti sociali che avvengono nel mondo esterno. Allora se la permanenza dell’internato si protrae, si assiste ad un processo di disculturazione, cioè ad una mancanza di allenamento che lo rende incapace di controllare alcune situazioni della vita quotidiana del mondo esterno, quando egli farà ritorno. Quando la recluta entra nell’istituzione totale è sottoposta ad una serie di umiliazioni e degradazioni del sé che viene naturalmente mortificato. Vi sono quindi dei cambiamenti nella carriera morale dell’internato. La prima riduzione del sé viene segnata dalla barriera che le istituzioni totali pongono fra l’internato ed il mondo esterno. Nella vita civile lo schema del susseguirsi dei ruoli di un individuo gli assicura che nessun ruolo da lui giocato ostacolerà il suo agire e i suoi rapporti con un altro ruolo. Nelle istituzioni totali, questo schema viene rotto e avviene la spoliazione dei ruoli. In tante istituzioni totali, all’inizio il permesso di ricevere visite, o uscire per andare a trovare qualcuno, è negato, quindi la recluta deve rompere con i ruoli passati. Quando l’ingresso è volontario, l’internato è già lontano dalla famiglia, quindi, ciò che l’istituzione nega aveva incominciato a perdere significato. Un aspetto legale di questa spoliazione è evidente nel concetto di morte civile: i detenuti possono trovarsi non solo a perdere i diritti sul denaro lasciato loro in testamento, o possibilità di firmare assegni, o di votare; ma parte di questi diritti possono venir loro abrogati. Il processo di ammissione porta altri tipi di mortificazioni. Vi è il personale degli istituti occupato delle procedure di ammissione: fare la storia, pesare, prendere le impronte lavare, spogliare, ecc, istruendo il nuovo entrato sulle regole della comunità e segnandogli l’alloggio. Vi è un’ azione di smussamento, visto che il nuovo arrivato si lascia plasmare e codificare come un oggetto dato in pasto al meccanismo amministrativo dell’istituzione, per essere smussato dalle azioni di routine. L’internato deve collaborare con lo staff; è obbligato al rispetto e alla deferenza, se vuole vivere in pace. Se l’internato non obbedisce e si rivela provocatorio, viene punito fin quando non si arrende e si umilia. All’inizio, il nuovo entrato può essere chiamato con nomignoli come o , facendogli capire che la sua condizione è spregevole. La procedura di ammissione si può definire come una sorta di perdita e di acquisto. L’internato perde tutto ciò che possiede e questo può significare una riduzione del sé. Una volta spogliato l’internato di tutto, l’istituzione deve provvedere un rimpiazzamento, che consiste in oggetti standardizzati. Con questi oggetti è indicato come appartenente all’istituzione, e a volte essi vengono ritirati per essere disinfettati della possibilità di venire identificati come beni personali. Il sentimento di spoliazione viene rinforzato dal fatto, che agli internati non vengono forniti armadietti personali e dal fatto che sono sempre soggetti a perquisizioni e confische delle proprietà personali accumulate. L’insieme delle proprietà personali ha un rapporto particolare con il sé. L’individuo ha bisogno di cosmetici, vestiti,ecc, per apparire più bello a gli occhi degli altri. Ha bisogno di un luogo dove conservare queste cose e gli strumenti di lavoro; insomma l’uomo ha bisogno di un corredo per la propria identità e di ricorrere a specialisti del caso, come barbieri e sarti. Ma al momento dell’ammissione nell’istituzione totale, l’individuo viene privato del suo aspetto abituale e del corredo e degli strumenti con cui conservarlo, soffrendo di una mutilazione personale. Alcuni oggetti però 2

saranno conservati e gli verranno restituiti quando lascerà l’istituto. Quello che l’istituzione da’ in cambio di ciò di cui la recluta viene privata, è di un genere molto grossolano, vecchio, e identico per un gran numero di internati. Si parla anche di deturpazione fisica dovuta ad una mutilazione reale del corpo, come marchia fuoco e amputazioni di arti. Al momento dell’ammissione, la perdita della propria identità, può impedire all’individuo di presentare agli altri la sua usuale immagine di sé. Dopo l’ammissione l’immagine di sé che egli propone viene attaccata in altro modo. Alcune espressioni, gesti, atteggiamenti, comportano un’immagine sgradevole dell’individuo, cos’ che sarà evitato come persona degna di poca considerazione. Ogni regola o ordine che spinga l’individuo ad adottare queste espressioni o questi atteggiamenti, può mortificare il suo sé. Gli internati, inoltre devono rivolgersi allo staff con espressioni di deferenza, per esempio chiamandoli “signore”. Devono anche domandare umilmente, implorare, per ottenere piccole cose. Bisogna anche dire che lo staff, i compagni chiamano l’internato con brutti nomi, lo maledicono, lo prendono in giro. L’individuo deve impegnarsi in attività per dare le implicazioni simboliche sono incompatibili con il concetto che ha di se stesso. Questo tipo di mortificazione si vede quando viene imposto all’individuo un ciclo di vita giornaliera che egli considera estraneo, per fargli assumere un ruolo in cui non si identifica. Un’ altra forma di mortificazione, riguarda una sorta di < esposizione contaminante>. Nel mondo esterno l’individuo può contare su oggetti che gli danno un sentimento del sé, libero da contatti con elementi contaminanti. Nelle istituzioni, invece, i territori appartenenti al sé sono violati, la frontiera che l’individuo edifica fra ciò che è e ciò che lo circonda è invasa e la corporazione del sé profanata. Prima di tutto si parla di (1) violazione della difesa del proprio mondo privato. Al momento dell’ammissione vengono trascritti in un dossier accessibili allo staff, i riferimenti alla condizione sociale dell’internato, al suo comportamento in passato e i fatti più screditanti. Dopo in base a come decide l’istituzione, vi possono essere delle confessioni di gruppo o individuali, dove l’internato è costretto ad esporre fatti e sentimenti relativi al sé ad un pubblico estraneo. Questo pubblico viene quindi a conoscenza di fatti che l’internato tende a nascondere. Un’altra umiliazione che viene imposta all’internato è il (2) denudarsi, di fronte a persone di entrambi i sessi, nel momento delle visite di controllo e mediche. Il tipo più ovvio di questo esporsi contaminante è di natura fisica. A volte vengono rotti quegli ordinamenti che servono a distanziare la fonte della propria contaminazione, così come dover vuotare i propri bisogni ad un orario stabilito. Una forma diffusa di contaminazione fisica è evidente nei reclami su cubo sporco, asciugamani sudici, scarpe e vestiti sudati da chi li ha usati prima, bagni sporchi. Si parla inoltre di contaminazione relativa al dover giacere vicino ai moribondi e di contaminazione chirurgica. Infine l’internato è obbligato a (3) prendere medicine, a mangiare cibo immangiabile e se rifiuta il pasto, può venirgli praticata una violenta contaminazione fisica per mezzo della sonda. Quando chi produce la contaminazione è un essere umano, l’internato è contaminato in sovrappiù da un contatto intenzionale imposto a un rapporto forzato. Il modello delle contaminazioni personali nella nostra società é violento: si pensi ai casi di aggressioni sessuali frequenti nelle istituzioni totali e alle perquisizioni fatte all’internato fino al punto di praticargli un’ispezione rettale. Attraverso le perquisizioni personali o del proprio letto o ancora dei propri oggetti , vengono violati i territori del sé. Inoltre l’abitudine di mescolare persone di età, provenienza etnica e razziale diversi, può far sentire all’internato di essere contaminato dal contatto con compagni indesiderabili. La vita di gruppo richiede, un rapporto reciproco ed un reciproco esporsi fra gli internati. Un esempio di questo rapporto contaminante è il modo di rivolgersi 3

agli internati. Lo staff e gli altri internati si assumono il diritto di trattare intimamente il nuovo entrato. Quando qualcuno è costretto a mangiare del cibo che richiede sporco, la contaminazione deriva dalla connessione che egli scopre fra il cibo e alcune persone. Un altro tipo di esposizione contaminante si verifica nel caso di confessioni organizzate. Se una persona a noi cara viene denunciata, confessare agli estranei il rapporto che ci lega ad essa, può significare un’intensa contaminazione del rapporto stesso e quindi del sé. Ora bisogna considerare una fonte di mortificazione meno diretta nei suoi effetti: la rottura della relazione abituale fra l’individuo che agisce e i suoi atti. Il primo fenomeno da considerare è il : ciò che provoca una reazione difensiva da parte dell’internato, prende questa stessa reazione come bersaglio del suo attacco successivo. L’individuo prova così che la reazione difensiva agli assolti del sé cui è oggetto, viene divorata dalla situazione: nel senso che egli non può difendersi nel modo abituale, stabilendo una distanza fra sé e la situazione mortificante. Vi è un altro tipo di aggressione ai danni dell’internato nel suo ruolo di , aggressione descritta sotto le categorie dell’irreggimentazione o del tiranneggiamento. Nella società civile l’individuo può fare ciò che vuole e i risultati della correttezza delle sue azioni si vedono solo a certe scadenze. Non deve guardarsi alle spalle per vedere se è oggetto di critiche o di approvazioni. In molte attività il giudizio e l’azione dell’autorità sono mantenute a distanza. Così l’individuo può programmare, per un maggior profitto, le proprie attività, così che una si inserisca nell’altra. Si tratta di una sorta di . Nelle istituzioni totali invece, anche le più piccole cose che riguardano le attività dell’internato sono poste a giudizio e a regole; la vita dell’internato è penetrata dell’interazione con altro che tende ad una costante sanzione. Ogni regola priva l’individuo di poter agire nelle sue attività in modo efficace ed autonomo. Un modo per rompere l’economia d’azione è obbligare l’individuo a chiedere aiuto per l’attività minori, che fuori dalla istituzione potrebbe portare a termine da solo. Tutto ciò pone l’individuo nel ruolo di essere sempre sottomesso e mettere le sue azioni in balia del personale curante. Invece di ottenere ciò che chiede l’internato può essere preso in giro e gli può venire rifiutata la richiesta. Nelle istituzioni totali l’autorità agisce su tanti elementi, l’internato può sfuggire alla pressione del giudizio e all’azione inglobante della situazione. Un’istituzione totale è come una scuola di alta classe, che abbia molti perfezionamenti, ma che poi risulti poco rifinita. Vi sono 2 aspetti di questa tendenza all’allargamento del dominio attivamente imposto. 1) Le imposizioni sono legate all’obbligo di portare a termine un’attività, regolata all’unisono con gruppi di compagni. Ciò è definito come irreggimentazione. 2) Questa dominazione si manifesta in sistemi autoritari di tipo militare: tutti i membri dello staff hanno il diritto di disciplinare gli internati. L’internato deve accettare l’autorità e le regole imposte se non vuole essere punito. Vi sono alcuni problemi da puntualizzare. Le istituzioni totali spezzano quei fatti che testimoniano che l’individuo nel suo mondo gode di autodeterminazione, autonomia e libertà d’azione adulte. Inoltre ci sono alcuni agi che vengono perduti al momento dell’ingresso nella istituzione, come un letto morbido, o la tranquillità durante la notte. Tutto ciò porta ad una riduzione dell’autodeterminazione e fa soffrire l’internato. Drammatico è anche l’impedimento alla propria autonomia, quando l’internato per esempio, viene chiuso in un reparto legato di forza e impedito in ogni movimento. Altra espressione evidente dell’impotenza personale nelle istituzioni totali, è riscontrabile nell’uso del linguaggio da parte dell’internato. Le affermazione fatte dall’internato non vengono prese in considerazione e vengono giudicate come sintomi di malattia. L’internato 4

non è ritenuto degno né di un saluto né di attenzione. Inoltre si rende conto che esiste un duplice linguaggio poiché per le sanzioni disciplinari che lo riguardano viene usato un gergo ideale tradotto dallo staff che ne altera l’uso normale. La seconda considerazione è la logica che viene usata per le aggressioni del sé. Nelle istituzioni religiose si riconoscono le implicazioni per il sé insito nelle strutture ambientali. Gli stessi internati e lo staff, perseguono attivamente questo restringimento del sé: la fortificazione è completata dalla automortificazione, le limitazioni dalla rinuncia, le punizioni dalla autoflagellazione, l’inquisizione dalla confessione. Nei campi di concentramento e nelle prigioni, tipi di mortificazioni sono fatti solo per il loro potere mortificante, come quando si urina addosso al detenuto. In molte delle rimanenti istituzioni totali le mortificazioni sono razionalizzate in settori diversi, come l’igiene, la capacità di combattere, la sicurezza ,ecc. alcune persone scelgono volontariamente di entrare nell’istituzione, ma poi non riescono più a prendere decisioni così importanti. Altre invece possono avere all’inizio, e la mantengono sempre , il desiderio di essere spogliati e liberati dalla loro volontà personale. È importante infine dire che la mortificazione o il restringimento del sé implica, un senso di tensione, ma ad un uomo stanco di vivere o privo di colpa può dare sollievo psicologico. Inoltre genera tensione anche il fatto di non poter ricorrere a mezzi di natura fantastica, cinema, libri, perché tutto ciò aumenta l’effetto psicologico della violazione delle proprie barriere personali. Quindi si può affermare che l’invasione del sé, genera uno stato di stress. Agli internati però vengono offerti dei privilegi. L’internato per ricevere questi privilegi deve rispettare le ; deve obbedire allo staff e vi è un terzo elemento nel sistema dei privilegi che è costituito dalle punizioni, designate come la conseguenza di un infrazione alle regole. Una serie di queste punizioni consiste nel ritirare i privilegi, o nell’ abrogare il diritto ad ottenerli. Nelle istituzioni totali i privilegi sono considerati come l’assenza di privazioni cui nessuno presume di dover sottostare, cosa che non corrisponde a ciò che si considera privilegio nel mondo esterno. Anche la questione della dimissione dà un’istituzione totale è elaborata al’interno del sistema di privilegio. Alcune azioni possono provocare un aumento o una diminuzione nel periodo di degenza, mentre altre possono ridurre la pena. In fine, punizioni e privilegi vengono inglobati in un sistema di lavoro di tipo residenziale. I luoghi dove gli internati lavorano o i reparti dove dormono vengono definiti come luoghi nei quali si possono ottenere alcuni tipi e gradi diversi di privilegi. Gli internati vengono spostati da un reparto all’altro, solo per ricevere la punizione o il compenso conseguenti al loro grado di collaborazione. Così si nota una sorta di specializzazione dello spazio,nel senso che un reparto acquista la reputazione di un luogo di punizione per internati violenti, mentre altri trasferimenti vengono intesi come punizioni per il personale. Associati al sistema dei privilegi, ci sono alcuni processi. Viene a costituirsi un che gli internati usano per descrivere gli eventi cruciali del loro mondo. Anche il personale conosce questo linguaggio e lo usa per parlare con gli internati. Inoltre staff e internati sanno bene cosa significa < fare azioni di disturbo>. Significa: impegnarsi in attività proibite, essere colti sul fatto, e ricevere una grave punizione. Nelle istituzioni totali esiste anche un sistema di , un insieme di pratiche che, consentono agli internati di ottenere qualche soddisfazione proibita, o di ottenerne altre permesse con mezzi proibiti. Talvolta un adattamento secondario diventa un margine di difesa del sé. Molto 5

importante è il processo di fraternizzazione che avviene nelle istituzioni totali. Molte persone diverse tra loro socialmente, si trovano a sviluppare un mutuo appoggio. L’internato scopre che gran parte dei compagni sono esseri umani normali, brave persone degne pure di aiuto. A volte gli internati formano gruppetti per prendere in giro il personale e quindi rifiutare lo staff....


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