CAP.6 I Totalitarismi - riassunto capitolo 6 storia del pensiero politico PDF

Title CAP.6 I Totalitarismi - riassunto capitolo 6 storia del pensiero politico
Course Storia delle dottrine politiche
Institution Università degli Studi Roma Tre
Pages 5
File Size 123.6 KB
File Type PDF
Total Downloads 45
Total Views 144

Summary

riassunto capitolo 6 storia del pensiero politico ...


Description

I TOTALITARISMI: Il tentativo di rispondere all’esigenza di un nuovo ordine nello Stato, di una nuova identità, di una politica rispettabile, è dato dai totalitarismi, che si servono dell’Ideologia. Il totalitarismo ha origine nella crisi dello Stato e dell’individuo, dovuta all’incapacità dello Stato liberale ottocentesco di gestire il sistema politico, economico e sociale. Il periodo tra le due guerre mondiali si caratterizza per una serie di esperimenti politici che vennero definiti Totalitari: è il caso della fascistizzazione di quasi tutta l’Europa, con esclusione di Francia ed Inghilterra. Si indicavano con il termine “totalitari” quei regimi che proponevano la politica come dimensione totale, capace di penetrare in tutti gli strati della società e diventando una sorta di religione. Il totalitarismo doveva coinvolgere tutto l’individuo, senza consentire margini di indipendenza, libertà, alterativa. Mussolini si approprierà del termine, ma rovesciandone il senso e portandolo in positivo, indicandolo come la volontà del regime di portare l’intera società all’interno dello Stato. Ma ad oggi sappiamo che il fascismo italiano non riuscì ad essere totalitario, ma autoritario, mentre chi fu totalitario fu il regime nazista e quello stalinista. Nazismo e comunismo non gradivano il termine, perché il primo si definiva “popolare”, e il secondo “rivoluzionario”. CARATTERISTICHE DEL TOTALITARISMO: Hannah Arendt, negli anni 50, pubblica un’opera intitolata “Le origini del totalitarismo”, in cui offre una visione più profonda del significato del termine. La Arendt ha posizioni comuni con Freud circa la società di massa: l’avvento della società di massa ha reso l’uomo e gli individui più soli e superflui (inutili) a tal punto che chi ha avuto il potere assoluto ha utilizzato le masse, le quali si sono fatte usare inconsciamente e, quindi, in modo inevitabile. Un regime totalitario è composto da terrore e ideologia: - Il terrore è costruito appositamente per il controllo, attraverso la polizia segreta e le spie (delatori). Il controllo sulle masse è la certezza della loro fedeltà al regime. Ogni regime totalitario ha un nemico, che non è solo qualcuno colpevole di qualcosa: il nemico è l’oppositore del regime e il disturbatore, il “portatore di malattie”. Il nemico deve essere prevenuto e annientato. Tutti gli uomini devono essere dominati ed epurati. Il terrore deve distruggere la psicologia umana, rendendola non più in grado di pensare: milioni di uomini si lasciarono deportare senza resistenza perché essi erano già cadaveri viventi, in quanto il sistema totalitario mirava ad uccidere prima di tutto la personalità morale delle sue vittime. - l’Ideologia è il complesso di credenze, opinioni, rappresentazioni, valori che orientano un determinato gruppo sociale. Il totalitarismo sfrutta l’ideologia per omogeneizzare le masse e dargli quel senso di unità interna, che inevitabilmente genera consensi. Quando un gruppo, quindi una società, riconosce i suoi simboli e le sue identità, demandati da una figura ritenuta “maggiore” e che appare come unificatrice o “idolo” (come il dittatore), esso tende a rispettare le volontà del proprio leader. E’ qui che compare la figura del “nemico” interno o esterno: la presenza di un nemico, infatti, garantisce la compattezza interna di un gruppo (quindi della società) contro di esso. L’ideologia, inoltre, si pone il problema di rifare l’uomo e il mondo a partire da un obiettivo che è sempre spostato nel futuro. I regimi totalitari si caratterizzano anche per il Partito unico, che si sostituisce allo Stato come vero centro del potere e detentore del monopolio della violenza. A capo del partito unico ovviamente vi è un Leader carismatico in rapporto diretto con le masse in grado di ipnotizzarle. Il capo carismatico usa con una certa destrezza il Potere politico, generando un sistema di coercizione inconsciamente accettato dalla massa. Tramite il Potere politico si prende il Controllo totale su comunicazioni ed economia, che aiuteranno il regime a impugnare le redini del popolo, ormai ipnotizzato ed incantato. Le masse, quindi, sono le prime vittime dell’inganno e della violenza del totalitarismo.

FASCISMO: Il fascismo, così come il nazismo, fa la sua comparsa in Europa quando i processi di dissoluzione della politica dello Stato liberale e costituzionale danno origine a tendenze ostili nei confronti delle classi dirigenti, della democrazia parlamentare e dei partiti. Il fascismo si affermò in una nazione che, pur vittoriosa, si sentiva altrettanto umiliata dal rifiuto degli altri paesi vincitori di dare soddisfazione alle sue aspirazioni di espansione territoriale e frustrata nelle sue pretese di maggiore prestigio internazionale (trattato di Versailles - 1919).

IDEOLOGIA FASCISTA: Come scrive Mussolini, il fascismo nacque da un bisogno di azione, e non fu elaborato a tavolino: si tratta di un’ideologia che contiene al suo interno delle contraddizioni, elementi tra loro incompatibili o incoerenti, e composta da tendenze repubblicane, monarchiche, rivoluzionarie, socialiste, nazionaliste. È il nazionalismo italiano a fornire al fascismo originario buona parte della sua dottrina: mito della nazione, lotta delle nazioni povere contro le potenze più grandi, richiamo alla romanità imperiale, esaltazione dello Stato-potenza come suprema autorità. Ma la differenza tra Fascismo e Nazionalismo è che il primo può esistere anche solo grazie alla mobilitazione delle masse, mentre il secondo fu quasi esclusivamente un fenomeno borghese o aristocratico. Il fascismo, di certo non di origine democratica, è comunque aperto alla dimensione sociale (mobilitazione delle masse). Ecco perché il fascismo ottenne anche consenso, oltre che una ferrea opposizione chiaramente, almeno fino alla guerra, il cui andamento rovinoso, seguito dalla delusione dell’inserimento delle leggi razziali, staccò del tutto il popolo dal fascismo. PROGRAMMA: Il fascismo si impone drasticamente come religione dello Stato e del popolo, unica fede a cui credere ed obbedire. Cerca addirittura di sostituirsi a Chiesa e monarchia, pur venendo in pratica a patti con esse (per mantenere il consenso). Il movimento sfrutta la figura di una Leadership fondata sul culto carismatico del capo, legittimato dal consenso di massa e da rituali secolarizzati. Seguono il monopolio della rappresentanza politica da parte di un Partito unico di massa organizzato gerarchicamente, il pieno controllo dello Stato su economia, società, politica e cultura. Ma il fascismo delle origini, lo squadrismo, incorpora (in base al Programma dei fasci di combattimento del 1919) richieste per certi versi democratiche. Il Programma, infatti, chiede il suffragio universale, la rappresentanza proporzionale, il voto e l’eleggibilità per le donne, una forma costituzionale dello Stato garantita da un’Assemblea nazionale, la rappresentanza degli interessi (corporazioni), la riduzione dell’esercito a milizia nazionale e a scopi unicamente difensivi. Dal punto di vista sociale, invoca le otto ore, salari minimi, la partecipazione dei lavoratori alla vita delle aziende, la concessione della gestione di industrie e servizi pubblici su organizzazione operaia. Se dapprima era un movimento, una volta giunto al potere il fascismo divenne un Regime. In quanto tale, Mussolini doveva impegnarsi a dotarsi di un “complesso dottrinale” in grado di fondare una precisa struttura ideologica. Nel 1932 fu pubblicata “La dottrina del fascismo”, curata da Mussolini e Gentile: si tratta di un documento contenente ancora una volta caratteri contradditori. La novità più rilevante rispetto al Programma dei fasci di combattimento del 1919 è l’esplicito abbandono del principio democratico di uguaglianza e di maggioranza, considerato nemico della naturale disuguaglianza gerarchica del genere umano: “il suffragio universale non può livellare la disuguaglianza degli uomini”. LA NAZIONE: La nazione è definita dalla Carta del lavoro come un organismo dotato di fini, vita e mezzi superiori, per potenza e durata. È comunque lo Stato, in quanto espressione di una volontà etica universale, che crea la nazione. Il fascismo comincia a indossare una veste autoritaria e antiliberale: la lotta di classe e la competizione tra i partiti devono essere sostituite dall’integrazione totalitaria delle masse nella vita politica, per creare una democrazia organizzata, centralizzata, autoritaria. Il Partito unico (potere coercitivo) e la Corporazione, costituiscono gli strumenti atti a realizzare la fusione tra il popolo, ripoliticizzato autoritariamente, e lo Stato. Non vi sono forze economiche e produttive capaci di sottrarsi all’autoritarismo interventista dello Stato: lo Stato fascista ha rivendicato a sé anche il campo dell’economia. Le sue propaggini arrivano in ogni angolo della società. CORPORAZIONE: La Corporazione, ideata da Rocco, sotto il diretto controllo dell’esecutivo, serve ad attuare la disciplina integrale e unitaria delle forze produttive in funzione della potenza politica e degli interessi dello Stato. L’individuo, sul piano politico della corporazione, non è più un numero, ma è espressione di interessi precisi e organizzati. Il corporativismo si rivela un’alternativa sia al liberalismo sia al socialismo, in quanto supera il conflitto tra capitale e lavoro, anche se non fu mai integralmente realizzato nella pratica. IL PARTITO: Il partito fascista, subordinato allo Stato, è basato sul culto del capo carismatico, rappresentante politico, che ha la funzione di mediante tra l’élite governante e le masse. Al partito vengono conferite due differenti funzioni: da un lato quella di assicurare allo Stato il consenso volontario del popolo,

dall’altro quella di selezionare gli elementi migliori, a cui spetta il compito di trasferire nel mondo la civiltà della romanità imperiale. Un tema che riprende chiaramente l’orgoglio delle proprie discendenze italiche, da cui deriva anche il concetto di superiorità della razza; idea che nonostante le leggi razziali del 1938 non ha mai avuto nel fascismo il ruolo strutturale che invece assume nel nazismo.

NAZISMO: Abbreviazione di nazionalsocialismo, anche il nazismo non scaturisce da un corpo unitario di pensiero ma è un misto di idee e princìpi derivati da fonti disparate. Rispetto al fascismo esso si distingue in primo luogo per essere una forma politica totalitaria e non solo autoritaria, e quindi per una più accentuata rottura della tradizione storica e intellettuale della modernità, alla quale sostituisce un passato inventato o deformato per scopi propagandistici. Ecco dunque che nascono gli ideali di utilizzo terroristico del potere, dell’onnipotenza, dell’uomo nuovo. Sino alla crisi del 1929, il nazionalsocialismo è una forza minoritaria nella società tedesca, anche se riprende gli umori legati allo spirito di rivincita nato in Germania come rifiuto della sconfitta (trattato di Versailles, 1919). È solo con l’inizio della crisi, che porta alla rovina il ceto medio, che il nazismo inizia quell’ascesa (con il NSDAP) che lo porterà a conquistare la maggioranza relativa alle elezioni politiche del 1932. CARATTERISTICHE: Mentre il regime fascista subordina il partito agli interessi dello Stato, il nazismo tende invece a sovrapporre il partito allo Stato. Al partito, e dunque al capo carismatico (Fuhrer), viene quindi attribuita una diretta responsabilità politica e una funzione onnipervasiva, che va al di là delle separazioni e dei limiti che la modernità ha voluto imporre al potere politico. Il partito, con la sua armata (SA), è il soggetto politico capace di realizzare l’organizzazione della società e la mobilitazione del popolo. Il totalitarismo nazista si presenta come un potere politico partitico del tutto arbitrario, che opera secondo modalità non di tutela ma di annichilimento (distruzione totale) terroristico della società alla ricerca di nuovi nemici. Lo Stato è soltanto uno strumento, il cui fine è la conservazione dell’esistenza razziale dei tedeschi, oltre al cosiddetto “Stato normativo” necessario a garantire il funzionamento di un’economia capitalistica. RAZZA: Il popolo, inteso come razza, è il fine della politica, che ne fa l’oggetto di ogni cura e tutela, ma finisce per servire da strumento di legittimazione. Il nazismo, nell’ideologia della razza, manifesta un’esigenza di concretezza: vengono attuate, infatti, ricerche scientifiche (o pseudo-scientifiche) volte a confermare la superiorità della razza tedesca (razza ariana) a livello biologico ed ereditario. Già nell’800 il francese De Gobineau aveva condotto uno studio in cui sosteneva che la razza era il fondamento della civiltà, e che quest’ultima è destinata a morire se la razza degenera, ossia se la purezza del suo sangue non viene preservata dalla mescolanza con le altre razze. Ma sarà Chamberlain, qualche anno dopo, a diffondere la popolarizzazione del Mito ariano mediante l’identificazione della razza superiore con quella tedesca. Vi è quindi il mito dell’uomo nuovo, la volontà di creare un nuovo tipo di uomo e attuare il risveglio della razza nordica. Nemico mortale di questo progetto è la razza ebraica che, secondo il pensiero nazista, mira a impadronirsi del mondo e cerca di distruggere la razza superiore mediante la diffusione dell’egualitarismo democratico, socialista o cristiano. PROGRAMMA: I venticinque punti del programma del Partito nazionalsocialista dei lavoratori, con a capo Adolf Hitler, sono descritti da un documento ufficiale (Dap), e si tratta di una mescolanza di parole d’ordine nazionaliste, razziste, autoritarie. Chi gioverà dell’ascesa di Hitler al governo saranno i dirigenti dell’industria, della burocrazia e dell’esercito, i quali potranno godere dei vantaggi economici derivanti dalla politica nazista. Questa, in effetti, attraverso programmi di lavori pubblici e soprattutto attraverso il riarmo, innescò una forma di spesa pubblica che alleviò e condizioni delle masse operaie, generando automaticamente offerta di lavoro: un motivo del consenso da parte del popolo al partito nazista fu proprio l’intervento nell’economia, che aiutò le masse operaie a riprendersi dalla crisi del 1929. Con l’annuncio del “piano quadriennale” del 1936, l’influenza dello Stato e del partito sull’economia aumentano in maniera rilevante. La relativa autonomia dell’economia rispetto alla politica viene limitata da imposizioni e interventi da parte dello Stato, ma non del tutto. Anche in Germania sono ora presenti le Corporazioni, che servono a favorire il controllo statale nella produzione.

IDEOLOGIA NAZISTA: La fonte principale dell’ideologia nazista, oltre ai 25 punti del Dap, è il Mein Kampf (La mia battaglia), scritto nel 1925 da Hitler. Lo Stato, secondo la concezione nazista descritta nel suo libro, è lo strumento tecnico dell’unità razziale dei tedeschi, mentre il partito nazista ne interpreta la volontà politica profonda. Questa idea di Popolo è collocata all’interno di una concezione del mondo basata sulla legge del più forte: una lotta vinta dalle civiltà razzialmente pure, e persa da quelle imbastardite. Compito del nazismo è quindi realizzare una rinascita razziale della Germania, per assicurare al popolo tedesco (razza superiore) lo Spazio vitale (Lebensraum) in cui realizzare l’impero razziale germanico: per fare ciò, è necessario eliminare gli ebrei (olocausto), e sottomettere l’elemento non tedesco e quindi inferiore (soprattutto lo slavo). Il Fuhrerprinzip è il principio di funzionamento di questo sistema politico: un solo capo, un solo leader a cui non ci si può opporre. Ogni vertice politico è gestito da un uomo solo, un capo che non deve prendere in considerazione i pareri e le volontà dei sottoposti, ma che se ne assume in pieno la responsabilità e che ne rende conto a un capo di livello superiore. Nel caso di Hitler, egli si dichiara di discendenza provvidenziale, divina, demandato da Dio con il compito di portare il Popolo verso il suo grande destino di dominio: un ruolo guida mondiale della Germania. Il Fuhrer concentra in sé tutti i poteri. Un unico popolo, un unico movimento, un unico Fuhrer: e così è stato realmente. ANTISEMITISMO: L’antisemitismo è uno dei concetti centrali dell’ideologia nazista. Esso è la vera essenza del totalitarismo nazista. Hitler lo sfrutta per guadagnarsi il sostegno dei ceti superiori, del proletariato e della piccola borghesia rovinata dalla crisi del 1929. L’antisemitismo è veramente una personale ossessione di Hitler, il quale la trasforma in una volontà di sterminio, che diventa poi l’obiettivo finale del nazismo. La razza ebraica, infatti, è per Hitler una razza non umana, peggio che inferiore, pericolosissima, in quanto promuove le ideologie universalistiche, liberali, socialiste, pacifiste, che indeboliscono la razza superiore. A questo si aggiunge la convinzione di Hitler della presunzione da parte degli ebrei di voler dominare il mondo. Hitler realizzò una politica ferramente coerente rispetto a questi princìpi, e gli ebrei furono perseguitati fino all’ultimo, fino alla fine della guerra, anche quando l’esercito tedesco stava ormai ripiegando verso Berlino devastato dalle forze Alleate e dai Sovietici: anche quando non vi erano più né energie e né possibilità di salvarsi, il nazismo proseguì la deportazione degli ebrei.

COMUNISMO: Il potere del partito comunista di Lenin divenne totalitario negli anni 20, quando cadde interamente nelle mani del suo successore Stalin. Il sistema staliniano aveva incontrato l’opposizione di alcune delle figure di maggiore rilievo della rivoluzione d’Ottobre (1917), tra cui Trockij e Bucharin. Quest’ultimo afferma che l’industrializzazione forzata da parte dello Stato avrebbe finito per riprodurre il meccanismo dell’accumulazione capitalistica. Per questo, espone l’idea di socialismo basato su un rapporto di interdipendenzaa tra razionalizzazione produttiva e crescita del mercato interno (ecco perché egli è uno degli ispiratori della Nuova Politica Economica). Alla Nep si era invece opposto Trockij, che considerava il mondo agricolo secondo il tradizionale schema marxiano dell’accumulazione originaria, e quindi oggetto solo di sfruttamento ai fini dell’industria. Sconfitto nel 1925 da Stalin, Trockij elabora negli anni successivi una critica dello stalinismo che però non si spingerà mai a negare il carattere socialista dell’Unione Sovietica. Il tradimento staliniano descritto da Trockij si basata sulla deformazione autoritaria compiuto sul piano delle sovrastrutture e del dominio politico, incompatibile con la logica socialista. Egli ritiene quindi che, per contrastare il totalitarismo di Stalin, sia necessario porre l’accento sulla dimensione internazionale, ricercando in Occidente quello stesso ruolo di iniziativa rivoluzionaria che nel 1917 i bolscevichi avevano assegnato all’esperienza sovietica nei confronti dell’Occidente. Condannato a morte nel 1936, Trockij fugge in Messico, dove verrà comunque assassinato su ordine di Stalin. CARATTERISTICHE: Anche il regime comunista staliniano pone le sue basi su una visione utopistica della storia, ispirata all’avvento di una nuova era. Stalin attua il suo programma per mezzo di una pratica sistematica di terrore e repressione di massa, contemporaneamente a forti trasformazioni dell’impostazione economica e politica. Il partito diventa la suprema autorità in materia di decisioni politiche ed economiche, e si trasforma in uno strumento di mobilitazione delle masse allo scopo di applicare quelle decisioni. Nel contesto rurale, l’elemento distruttivo ricade sui contadini più ricchi (Kulaki), la cui eliminazione fisica come classe risponde al disegno di esercitare un completo controllo sui contadini e la totale integrazione

dell’agricoltura nel sistema della pianificazione centrale: viene creata una nuova classe contadina, quella dell’agricoltore collettivo. TERRORE: La pratica del terrore sistematico viene realizzata per mezzo dei campi di lavoro forzato (Gulag). L’altro mezzo utilizzato per diffondere nel paese un’atmosfera di terrore generalizzato è costituito dalle grandi purghe, gestite dalla potente polizia politica: si tratta di arresto di membri della vecchia borghesia, e di eliminazione degli elementi considerati inaffidabili all’interno del partito e dell’esercito. Il potere colpiva ovunque, stroncando qualsiasi forma di opposizione individuale e o...


Similar Free PDFs